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CAPITOLO 3 D ISEGNO DI RICERCA

3.1 Quali percorsi fondano i processi di conoscenza di assessment?

3.1.2 Assessment e ricerca

Stante quanto fin qui esposto e nell’ottica di esplicitare gli aspetti teori-ci del ricercatore che conducano al “resoconto riflessivo” come scritto in precedenza, la nostra aspettativa iniziale nella presente ricerca di servizio

sociale, era quindi quella di cercare nei contesti professionali indagati, l’esistenza di “modelli di fatto” che riflettessero gli aspetti teorici del co-struttivismo e del costruzionismo sociale nell’area dell’intervento con i minori e famiglie.

La nostra attenzione poi in questo iniziale “macro-interesse”, si è asso-ciata fin da subito (nel processo d’interrogazione) all’aspetto dell’assessment in servizio sociale anche sullo stimolo della realizzazione di un congresso internazionale3 tenutosi a Padova dal 26 al 29 marzo del 2008 dal titolo Conoscere i bisogni e valutare l’efficacia degli interventi per bambini e famiglie in difficoltà. Prospettive internazionali e sfide per la ricerca, le politiche e i servizi.

Tale evento ha infatti focalizzato la nostra attenzione di ricerca, dall’iniziale interesse su “minorifamiglia”, all’aspetto ancor più mirato dell’assessment in servizio sociale.

Con questo congresso è emersa infatti la constatazione “a più voci”, dell’assenza di un linguaggio comune nell’ambito della “valutazione” (Grietens, 2008) nel sistema “minorifamiglia” e la necessità da parte di tutti i Paesi di coniugare pratiche operative e ricerca per far conoscere le migliori evidenze di successo.

nell’operatività (Whittaker, 2008), all’interno un percorso circolare che a-limenti in conoscenza ed efficacia le prassi e la riflessività.

A livello internazionale diverse (ed eterogenee) risultano infatti le mo-dalità della raccolta d’informazioni e di valutazione da parte dei servizi sulle situazioni problematiche in questo settore (“minorifamiglie”).

Varie infatti sono le pratiche locali nei diversi paesi.

Necessario si renderebbe per esempio l’adattamento, alle diverse realtà professionali praticate, delle evidencebased riconosciute dalla comunità scientifica.

Nella conferenza del 2008 di sui sopra, sono state presentate alcune e-sperienze: l’efficacia dell’assistenza basata sui bisogni (Welling, 2008); l’impiego di strumenti di ricerca qualitativa attraverso il metodo Madit4 (analisi informatizzata per i dati testuali) su documentazione (verbali di unità operative, relazioni di servizio sociale, richieste scritte degli utenti, questionari appositamente compilati per la ricerca) i cui risultati fanno de-lineare delle possibili linee guida per sviluppi sugli interventi con minori e famiglie (Betto, Scampoli, Turchi, Mussoni, 2008); studi preliminari sul costrutto “resilienza” quale capacità, competenza del bambino di affronta-re situazioni avverse e soffeaffronta-renti (Hestbaek, Lausten, 2008); l’individuazione di prove d’efficacia nell’intervento con minori traumatiz-zati (resilienti) e la definizione del profilo “resiliente” (fronteggiare le

contraddizioni che generano sofferenza, manifestare le competenze anche in situazioni di forte stress, superare il processo traumatico) (Bamblett, Lewis, 2008).

Questi sono stati alcuni dei numerosi contributi di ricerca e pratiche professionali presentati in quell’importante scenario internazionale nell’ambito degli interventi e della conoscenza su minorifamiglie.

Aspetti del disagio che delineano innovativi campi futuri di ricerca ap-plicata.

Da tali contributi emerge che (in particolare per il contesto del servizio sociale) l’assessment (funzione riconosciuta anche all’assistente sociale unitamente ad altre professioni per la loro specificità) è un aspetto che nel servizio sociale necessita di un’approfondita ricerca.

Vi è infatti “la necessità di ricercare, sperimentare e verificare gli stru-menti di assessment in modo tale da rendere i riferistru-menti teorici facilmen-te accessibili e di supporto alla definizione dell’area semantica di riferi-mento della disciplina del servizio sociale” (Prizzon, 2008: 300).

Le ricerche sull’assessment in servizio sociale e in particolare sull’assessment come “accertamento iniziale” (Department of Health, 2000; Raineri, 2002; Milner, O’Byrne, 2005; Prizzon 2006; Crisp, Ander-son, Orme, Lister, 2007; Merlini, Bertotti, Filippini, 2007) sono

frammen-prima fase di decisione, è uno degli stadi più impegnativi (e meno studia-ti) dell’intervento” (Zeira, Canali, Vecchiato, Jergeby, Thoburn, Neve, 2007).

Nel contesto italiano si stanno mettendo a punto degli strumenti di ser-vizio sociale quali mappe concettuali di riferimento per orientare l’osservazione e l’assunzione d’informazioni.

Si sta infatti sempre più delineando il confronto con le conoscenze e le ricerche straniere in ambito di costruzione di strumenti, del confronto con le pratiche di servizio sociale che sono risultate efficaci, la predisposizio-ne di guide operative da adattare sulle situazioni concrete dei singoli paesi (Department of Health, 2000; Crisp, Anderson, Orme, Lister, 2007; Cana-li, Frigo, Vecchiato, 2008; Fernandez, 2011).

Alcuni orientamenti di ricerca italiana nell’ambito della valutazione (in-tesa anche in termini più generali rispetto all’assessment) del sistema mi-norifamiglie stanno mettendo a punto da alcuni anni degli strumenti ope-rativi di “autovalutazione riflessiva” da parte dell’assistente sociale sugli aspetti qualitativi della dimensione relazione, tecnico-metodologica e su quella organizzativa (Serbati, Ius, Milani, 2011; Merlini, Bertotti, Filippi-ni, 2007); altri ancora sono orientati alla costruzione di griglie di asses-sment sull’analisi del bisogno (Pompei, Bavazzano, Bezze, Corsi, Verga-ni, Vecchiato, 2004); sulla costruzione di scale per la misura delle

compe-tenze famigliari sull’assunzione delle responsabilità rispetto a un proble-ma e sulla costruzione della scala dell’indice del grado di protezione della famiglia rispetto ai bisogni dei suoi membri (Pompei, Bezze, Corsi, Vec-chiato, 2005); sulla validazione di uno schema della valutazione globale dei bisogni, declinabile a diversi tipi di utenza (“schema polare”) che con-sideri il loro ambito cognitivocomportamentale, quello funzionale-organico e quello socioambientalerelazionale, aspetto quest’ultimo carat-teristico delle competenze “valutative” del servizio sociale (Pompei, Bez-ze, Corsi, Vecchiato, 2005; Prizzon, 2006; Zeira, Canali, Vecchiato, Jer-geby, Thoburn, Neve, 2007).