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Il Ruolo della Società Civile nella Transizione Democratica in Kenya

3.1. Inquadramento storico della Società Civile in Kenya

3.1.3 L’associazionismo sotto il regime di Mo

Salito al potere Moi nel 1978 tentò di consolidare il suo potere emarginando tutte le personalità che avevano osteggiato la sua successione a Kenyatta. Essendo privo di un capitale economico di sua proprietà, Moi attuò un’offensiva indiscriminata tesa a “saccheggiare” coloro che fino al momento della sua salita al potere erano stati i saccheggiatori delle risorse del paese, la GEMA e in generale l’etnia Kikuyu, e parallelamente si legò alle fazioni di Indiani e Kalenjin perpetuando una politica di esclusione etnica che non fece altro che creare le basi per la futura opposizione al suo regime.105

Per spezzare ogni tipo di opposizione politica, Daniel Arap Moi riconfigurò le istituzioni finanziarie, legali, politiche e amministrative attraverso una serie di emendamenti costituzionali fra cui spiccano l’ emendamento n° 7 del 1982 che fece del Kenya uno stato monopartitico per legge e l’ emendamento n° 14 del 1986 che mise sotto il controllo diretto del Presidente il Procuratore Generale e i giudici dell’ Alta Corte.

Questi atti trasformarono la presidenza imperiale di Kenyatta nello stato personale di Moi.106

Un’opposizione credibile al regime di Daniel Arap Moi venne dall’ ala radicale della facoltà di lettere sotto l’egida della University Academic Staff Union (UASU) e dalla Law Society of Kenya(LSK).107

In particolare l’UASU emerse per il suo modo di organizzare lavoratori e studenti universitari e di opporsi alla presenza di basi militari straniere sul suolo kenyano.

105

Bellucci S., Katumanga M., Otenyo E., “Political” versus “Civic” Education in Colonial and

Indipendent Kenya, Africa, LXII, 1, 2007, p.8

106 Chepkwony, A., The Role of Non-Governmental Organisations in Development:A Case of

NCCK, 1963-1978, Uppsala, Nordiska Afrikainstitute, 1987, pp.91-110

107

Sabar G., Church, state and society in Kenya : from mediation to opposition 1963-1993,

98 Per la radicalità del suo programma, Moi bandì UASU nel 1982 insieme al GEMA, alla Gor Mahia e alla Luo Union accusandole di associazionismo etnico.

Successivamente a questa mossa, Moi tentò di controllare le altre forze sociali come i sindacati, le associazioni studentesche e i gruppi femminili in quanto considerati potenziali fomentatori di agitazioni politiche.

Da questo momento la lealtà politiche divenne la discriminante per assumere o mantenere posizioni di privilegio.

La LSK, invece, sopravvisse e crebbe anche se con uno sviluppo sicuramente non lineare. Al tempo della sua fondazione nei primi anni Settanta, la società era dominata da Asiatici ed Europei. Non solo era controllata dal Presidente Kenyatta, ma si occupava raramente di politica agendo da organizzazione di categoria e preoccupandosi prevalentemente solo delle condizioni dei propri membri. L’incremento negli anni Ottanta di Africani portò ad un cambiamento di orientamenti che videro la Società prendere sempre più posizione contro i metodi repressivi del governo Moi e in prima linea nella resistenza alla non ufficiale politica di cooptazione statale delle Organizzazioni non Governative.

Resistendo alla cooptazione, la LSK a partire dalla metà degli anni Ottanta ebbe un ruolo fondamentale nella società civile, legandosi alle organizzazioni religiose, emergendo come un attore fondamentale nella battaglia per la democrazia. All’inizio degli anni Novanta i rapporti fra LSK e stato arrivarono ad un punto di non ritorno e la società assunse, come vedremo, sempre di più il ruolo di attore principale nel movimento per il ritorno al pluralismo. La LSK riuscì col tempo a trasformarsi una NGO specializzata nella difesa dei diritti umani e catalizzatrice nel processo di apertura democratica.108

108

Nzomo M., Civil Society in the Kenyan Political Transition: 1992-2002, in Oyugi W.,

99 Parallelamente, la lealtà politica al regime divenne la prova del nove per le associazioni nell’assumere o mantenere posizione di leadership e/o privilegio. Nel caso della Kenya Farmers Association (KFA), Moi andò oltre trasformandola nella Kenya Grain Growers Cooperative Union (KGGCU) con l’intento di creare una simbiosi fra i leader delle organizzazioni sociali e lo stato in modo da poter avere sotto controllo il CSO. 109

Un percorso simile fu quello che fece la Maendeleo Ya Wanawake

Organisation (MYWO) che fu fondata nel 1952 come unica organizzazione

di “genere” direttamente dipendente dallo stato coloniale con lo scopo di contrapporsi ai gruppi di donne attive e simpatizzanti per i Mau Mau e promuovere la passività e la sottomissione fra le donne africane.

Nonostante la crescita e la sua “africanizzazione”, MYWO continuò ad essere uno strumento non istituzionalizzato di promozione dei regimi di Kenyatta e Moi.

Nonostante i tentativi negli anni Novanta di svincolarsi dal controllo statale, nel 2002 l’organizzazione dichiarò il suo sostegno al KANU che cercava di mantenere il potere nel paese il 16 agosto 2002.

Così, fino al 2002 le sole organizzazioni civili che poterono agire “liberamente” senza subire la minaccia di essere messe fuori legge furono le associazioni etniche , le organizzazioni vicino alle chiese e il MYWO che, nella sua politica di appoggio al KANU, riusciva a mobilitare grandi masse di donne specialmente nei periodi pre-elettorali. 110

Queste mosse del regime, insieme con il sempre maggiore controllo sugli intellettuali progressisti e sugli esponenti radicali a seguito del fallito colpo di Stato del 1982, favorirono l’emergere di movimenti sociali clandestini il cui scopo era rovesciare il regime. Il primo movimento rivoluzionario fu il Mwakenya, la cui esistenza divenne pubblica nel 1985, che utilizzava dei comunicati cartacei per promuovere la propria agenda rivoluzionaria. Ad

109

Widner, J., op. cit. p.181

100 esso si aggiunse il December Twelve Movement (DTM) ed entrambi movimenti fallirono nel loro intento in quanto non furono capaci di far breccia fra i politici e gli ufficiali militari probabilmente anche a causa della totale mancanza di appoggio da parte delle forze esterne al paese.

Queste debolezze fecero si che questi movimenti non riuscirono mai a darsi una struttura organizzativa capace di mobilitare le masse a sostegno dei propri obiettivi e fra il 1986 e il 1987 essi furono soffocati dal regime e molti attivisti furono arrestati e torturati.111

Essenzialmente i movimenti sociali che si manifestarono in Kenya a seguito dell’esclusione politica e sociale che affliggeva milioni di kenyani e si ponevano l’obiettivo di mettere sotto pressione il regime e di decostruire e, successivamente, ricostruire le istituzioni statali. Mentre il primo obiettivo fu agevolato dalla collaborazione coi moderati, il secondo obiettivo era proprio dei gruppi più radicali.

La reazione statale di fronte a questi movimenti fu quello di cooptare i moderati e isolare i radicali. La riuscita applicazione di questa strategia attraverso il ricorso alla violenza utilizzata non solo per mantenere vivo il regime ma soprattutto per sostenerne la natura. Conseguenza di questo atteggiamento fu l’incapacità totale del regime di dare una risposta positiva e costruttiva ai processi sociali.

La seconda metà degli anni Ottanta si caratterizzò in Kenya oltre che per un’esponenziale crescita della repressione politica anche per i primi sintomi del fallimento della politica di sviluppo statale. Il paese si trovò in una condizione economica e sociale drammatica che Chazan descrive come

111

Widner J., Political Reform in Anglophone and Francophone African Countries, in Widner J., Economic Change and Political Liberalization in Sub-Saharian Africa, Baltimore and London, The Johns Hopkins University Press,1995, p.58

101 un processo di implosione nel quale si contrassero le attività produttive e le esportazioni. 112

Questa crisi aprì nuovi scenari economici e politici e conseguentemente i Programmi di Aggiustamento Strutturale, imposti al Kenya così come a moltissimi stati africani dalle istituzioni economiche internazionali, favorirono il riemergere delle CSO.113