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4.1.2 “The Kenya We Want”

4.1.3. L’apporto delle Chiese nel ritorno al Multipartismo

Se il 1990 fu caratterizzato dal ruolo di leader delle chiese nella battaglia per il ritorno del multipartitismo, il 1991 vide i leader ecclesiastici in un ruolo di sostegno all’azione dei politici e delle associazioni civili.

Nel processo di mobilitazione che caratterizzò il 1991 e il 1992 e che provocò la violenta reazione del regime, le diverse confessioni religiose vicine alle posizioni delle opposizioni si opposero al regime in diversi modi. Numerosi vescovi e uomini di Chiesa utilizzarono i pulpiti per dar voce al cambiamento, condannando da un lato il deterioramento delle condizioni economiche e sociali del paese e dall’altro la violenza e la brutalità del regime.

154 In molte occasioni pubbliche, i leader religiosi chiesero apertamente il rilascio dei detenuti politici e si espressero per il ritorno al multipartitismo sostenendo le battaglie della LSK.

Emblematico è in questo senso l’atteggiamento che ebbero Okullu e Gitari nei confronti del regime. Uomini religiosi di formazione conservatrice, i due mutarono radicalmente la loro posizione nel corso di un decennio: se nei primi anni Ottanta si erano spesi a favore dei leader politici condannando fermamente ogni forma di sovversione e insurrezione, nel 1991 iniziarono ad incoraggiare pubblicamente la resistenza ad un regime ormai violento e deleterio per il paese.166

Nell’aprile del 1991, per esempio, Okullu produsse un comunicato stampa nel quale esprimeva da un lato la propria richiesta di rilascio dei detenuti politici e contemporaneamente invitava i kenyani a combattere per il cambiamento.167

Giulia Sabar nel suo saggio Church, state and society in Kenya: from

mediation to opposition 1963-1993 riporta alcuni passaggi dei sermoni che

l’Arcivescovo David Gitari tenne fra il maggio e il giugno del 1991.

La particolarità di questi sermoni sta nel fatto che Gitari, nel ricostruire le analogie fra i passi dell’Antico Testamento e la vita politica del Kenya, fornisse dati e dettagli “di cronaca” sul malcostume e la corruzione che attraversavano il paese.

Dietro la figura di queste personalità, le Chiese si mossero come istituzioni con l’obiettivo di dare una base di azione alle orazioni dei propri rappresentanti. La maggior parte di questi sforzi si tradussero nella costituzioni di assemblee legali dove, di fronte a grandi adunate di persone, i leader dell’opposizione poterono presentare le loro idee per il nuovo Kenya.

166

Gathuo A.W., A country in democratic transition: Kenyan churches in civil society, Boston, University of Massachusetts, 2004, p.63

155 In un paese dove tutte le attività politiche indipendenti e i partiti politici erano considerati ufficialmente illegali, queste assemblee ebbero un ruolo fondamentale nel mettere in relazione i leader delle opposizioni con il loro potenziale elettorato.168

Nel giugno del 1991, due mesi dopo una lettera pastorale della Chiesa Cattolica che chiedeva il rilascio dei detenuti politici, la NCCK pubblicò “Kairos for Kenya – The Right Time for Kenya” schierandosi apertamente per il pluralismo politico, la democrazia, la fine delle detenzioni senza processo, la restrizione dei poteri del presidente e chiedendo la convocazione di un’assemblea nazionale che potesse discutere il futuro del Kenya.169

Sempre in giugno Okullu con Muite, un avvocato Kikuyu membro autorevole della LSK, e diversi membri della NCCK annunciarono la creazione della Justice and Peace Convention il cui scopo era la promozione di un cambiamento nel paese attraverso il ricorso ad un dialogo pubblico fra tutte le parti politiche e sociali coinvolte nella vita del Kenya.

L’idea di convocare delle assemblee era finalizzata al permettere ai leader delle opposizioni di potere presentarsi e discutere con i propri potenziali sostenitori al di fuori dalle manifestazioni pubbliche che erano soggette all’autorizzazione e quindi alle restrizioni governative.

Il primo incontro si tenne il 30 giugno nella Cattedrale All Saints di Nairobi e vide la presenza dell’Arcivescovo Gitari, del Reveredno Njoya, di Oginga Odinga e di altre figure di spicco delle opposizioni.

La reazione del governo fu immediata: dalle colonne del Weekly Review, il Ministro Biwott etichettò la Justice and Peace Convention come una minaccia pericolosa per l’ordine e la pace nel paese paragonandola, come elemento destabilizzante, alla rivolta Saba Saba.

168

Sabar G., op. cit. p.238

169

National Council of the Churches in Kenya, Kairos for Kenya – The Right Time for Kenya, 1991

156 Il rinvio a data da destinarsi della seconda assemblea a seguito delle violenze che stavano attraversando il paese, come abbiamo visto anche contro gli uomini di Chiesa, portò al fallimento della Convention.

Diversi fattori impedirono agli sforzi della Chiesa di trasformarsi in concrete azioni capaci di portare nel paese un vero cambiamento.

Uno dei fattori fu la natura stessa delle Chiesa, divisa ed eterogenea non solo nelle diverse professioni ma anche all’interno di ogni singola confessione.170

Figure come Okullu, Gitari e Muge assunsero il ruolo di leader del fronte che auspicava l’apertura del Kenya alla democrazia ma dovettero fronteggiare oltre all’ostilità del regime anche i conflitti interni.

Un esempio emblematico di queste tensioni è rappresentato dalla controversia che si scatenò al momento dell’elezione del nuovo Vescovo di Eldoret dopo l’assassinio del Vescovo Muge nell’agosto del 1990.

Il sostituto designato, il Reveredno Kewasis di etnia Pokot fu fortemente osteggiato dal gruppo Nandi, dominante nella regione, guidato dal rettore del Reverendo anglicano, Elijah Yego.

La nomina di Kewasis alla fine del 1990 portò ad una sorta di insurrezione contro la CPK che venne accusata di essere un’istituzione tribalista e corrotta.

Questa battaglia minò la credibilità della Chiesa che pian piano venne indebolita nel suo slancio riformista dalla perdita dell’immunità nei confronti della violenza di stato.171

170

Ngunyi M.G., Religious Institutions and Political Liberalisation in Kenya, in Gibbon P.,

Civil Society and Democracy in Kenya, Uppsala, Nordic Africa Institute, 1995, p.126

171

Okuku J.A., Civil Society and Democratisation Processes in Kenya and Uganda: a

Comprative Analysis of the Contribution of Church and NGO, in South African Journal of

157