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Il fiorire delle organizzazioni femminili negli anni Novanta

Il Ruolo della Società Civile nella Transizione Democratica in Kenya

3.4 Il ruolo delle donne nell’evoluzione della società civile

3.4.1. Il fiorire delle organizzazioni femminili negli anni Novanta

I primi anni Novanta videro, come descritto nei precedenti capitoli, l’emergere di un movimento eterogeneo che auspicava per il Kenya l’apertura di più ampi spazi per l’associazionismo civile e il ritorno al multipartitismo.

Nei primi sei mesi del 1990 nacquero 16 movimenti di lobby politica pro- riforma e di questi ben 5 erano associazioni femminili che ebbero un forte impulso anche a seguito del rapimento dell’uccisione di 19 ragazze all’interno della scuola St Kizito nel Meru North District.

Questo tragico evento rappresentò un momento di svolta per i movimenti femminili presenti nella società civile kenyana: il Kenya Anti Rape Movement organizzò una campagna di informazione per denunciare e attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema delle violenze sulle giovani donne; la Mandaleo ya Wanawake iniziò un processo di allontanamento dal KANU mentre la League of Women Voters si distinse nella battaglia per il diritto di voto per le donne.

Il cambiamento di orientamento della Mandaleo ya Wanawake è stato al centro dello studio di Lisa Aubrey che ha analizzato nel volume The Politics

of Development Cooperation: NGOs, Gender and Partnership in Kenya il

rapporto fra MYWO, donors stranieri e il Governo kenyano con particolare riferimento alla burocrazia governativa.

Tuttavia, a partire dal 1998, emerse un nuovo movimento, il Kenya Women Political Caucus (KWPC) il cui obiettivo era promuovere una nuova

136 legislazione che ponesse fine alle discriminazioni sociali, politiche ed economiche sulle donne.

Le tensioni interne al movimento, prevalentemente di natura etnica e partitica, portarono alla scissione di un gruppo che diede vita al Kenya Women Political Alliance (KWPA): sebbene divisi da ideologie e appartenenza a gruppi politici diversi, i due movimenti si trovarono a combattere fianco a fianco nel promuovere il tema della parità dei sessi nel processo di revisione costituzionale.138

La Coalition on Violence Against Women (COVAW) nacque nel 1995 con l’obiettivo di contrastare le violenze domestiche e pubbliche contro donne e ragazze e promuovere i diritti civili e politici delle donne stesse.

L’attività che caratterizzò la COVAW fin dai suoi esordi fu l’organizzazione della campagna antiviolenza “16 days of activism against gender-based violence in Kenya” che, con cadenza annuale, nel periodo fra il 25 novembre e il 10 dicembre offriva consulenza legale gratuita e servizi di consulenza psicologica e sanitaria alle donne kenyane.

Il successo di questa campagna spinse il COVAW ad allargare il proprio raggio d’azione e ad iniziare ad operare in diverse aree come:

 Assistenza psicologica alle donne vittime di violenza;

 Progetti di promozione della consapevolezza dei diritti delle donne nelle scuole;

Azioni di lobby and advocacy a livello locale e nazionale per promuovere un sistema sociale, politico e legale più attento alle attento.

Con la sua campagna annuale e con queste iniziative, il COVAW operò in diverse aree del paese fra cui l’area urbana di Nairobi, Kisii, Mombasa e Taita Taveta ottenendo il supporto economico a partire dal 1998 da parte dell’HIVOS.

138

Brouwers R., The Role of Women’s Organisations in Civil Society Building in Kenya, Chaam (NL), EOS Consult for Equal Opportunities and Strenght, 2004, pp. 1-13

137 La Federation of Women’s Lawyers (FIDA) fece la sua comparsa nel 1985 subito dopo la Conferenza Mondiale delle Donne delle Nazioni Unite svoltasi a Nairobi nel 1985. Era formata da avvocatesse e studentesse in Leggi che si riunirono con lo scopo di promuovere la creazione di una società civile libera da ogni forma di ingiustizia e discriminazione nei confronti delle donne. L’operatività della FIDA era garantita dalla presenza di tre sedi di coordinamento localizzate a Nairobi, Kisumu e Mombasa. L’azione della FIDA si articolò intorno a tre pilastri:

1. Patrocinio gratuito, sostegno e consulenza per le donne vittime di episodi di discriminazione legale. I casi su cui la FIDA offriva la proprio consulenza includevano la divisione dei beni matrimoniali, il mantenimento dei figli da parte dei padri, l’affidamento dei bambini e le manifestazioni di violenza domestica.

2. La promozione del Women’s Rights Programme che aveva l’obiettivo di creare le basi legislative e politiche per il riconoscimento dei diritti pubblici e privati delle donne. Il programma prevedeva incontri di sensibilizzazione e di formazione sui diritti delle donne e sulla prevenzione delle violenze rivolti ai rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine locali, alle comunità locali e agli alunni delle scuole.

3. Lo sviluppo di un programma di consulenza ai membri del parlamento e delle organizzazioni politiche al fine di favorire la creazione di norme che favorissero cambiamenti e leggi antidiscriminatorie verso le donne.139

Un’altra organizzazione femminile che fu protagonista nella storia della società civile negli anni Novanta fu la WOFAK, Women Fighting Aids in

139 Mutua A.D., Gender Equality and Women’s solidarity across religious, ethnic and class

difference in the Kenyan Constitutional Review Process, Buffalo Legal Studies Research,

Paper No. 2007-005, William & Mary Journal of Women and the Law, Vol. 13, No. 1, 2007 pp. 1-42

138 Kenya, che nacque nel 1993 grazie all’iniziativa di un gruppo di donne a cui era stata diagnosticata l’infezione dal virus dell’HIV positivo.

Questo gruppo di donne coraggiose decise di lavorare insieme con l’obiettivo di combattere le conseguenze sociali della malattia contrastando pregiudizi ed emarginazione e sostenendo donne e bambini affette dall’Aids.

L’organizzazione opera, tutt’oggi, nelle aree più degradate di Nairobi e ha due sedi operative nelle baraccopoli di Kayole e Korogocho.

Le attività della WOFAK spaziano in diversi campi come:

 L’assistenza sanitaria a domicilio;

 Supporto e consulenza psicosociale attraverso terapie singole e di gruppo;

 Sostegno dei costi medici per le donne in difficoltà economiche;

 Sviluppo di programmi di assistenza agli orfani vittime dell’Aids;

 Promozione di attività di sensibilizzazione e formazione sui temi dell’integrazione delle persone sieropositive all’interno dei contesti lavorativi e sociali.

3.4.2.

L’apporto delle organizzazioni femminili nel processo