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La Transizione Democratica in Kenya

2.5. Considerazioni sulla transizione protratta

Il panorama politico kenyano nel periodo precedente alle elezioni del 2002 è stato reso ancora più complicato dall’atteggiamento indeciso e vacillante del presidente Moi.

In questo quadro ebbe un peso importante la figura del Presidente Moi che a partire dal 1978 governò il paese optando per un sistema di potere personalistico piuttosto che su un sistema di governo istituzionalizzato. Moi si presentò sempre agli occhi del mondo come una figura enigmatica. Secondo alcuni giudizi ebbe un carattere complesso mentre altri lo dipingono come un uomo con una personalità inconsistente e confusa e altri ancora come un sapiente e raffinato giocatore nella scacchiera della politica.

C’è sicuramente un elemento di verità in molti di questi giudizi sulla figura di un uomo politico per certi versi difficile da catalogare.

Alla fine del suo potere la figura di Moi apparve come quella di uno spietato, insensibile e visionario dittatore la cui politica aveva trascinato il paese sull’orlo del caos politico e del dissesto economico.

In uno dei suoi discorsi del 1992, Moi disse che era ingenuo aspettarsi che il governo potesse concedere un’apertura democratica in quanto rappresentava il modo più sicuro per perdere il potere.

Fu la pressione dei kenyani e della comunità internazionale a costringere Moi ad aperture in senso democratico. La sua diffidenza verso il multipartitismo era sintomo di una patologica paura per il confronto e per la perdita del potere.

63 Quelli che nel suo establishment vennero individuati come possibili portatori di cambiamento o di orientamenti diversi da quelli presidenziali furono fisicamente eliminati (esempio emblematico fu il caso di Robert Ouko, fedele ma complesso Minisgtro degli Esteri) o arrestati e isolati come nel caso di Kenneth Matiba.

Il presidente Moi credeva nella culto della personalità come forma di controllo politico e tutte le sue azioni e apparizioni in pubblico erano guidate e dettate dall’ attitudine ad un autoritarismo personale.

Nella sua visione, accettare il multipartitismo non implicava l’accettazione dei valori democratici come il dialogo, il rispetto delle regole, il compromesso e la competizione politica. Il suo desiderio era un multipartitismo senza democrazia esemplificato dal modello del Sud Africa sotto l’ Apartheid.

Fra il 1992 e il 1997 il Kenya ebbe una rapida regressione che si manifestò in diversi modi come per esempio:

 Gli scontri politici del 1992 e del 1997 trasformarono molti Kenyani in rifugiati all’ interno del loro stesso paese e il governo istituì le aree di sicurezza;

 Si verificò un incremento della violenza della polizia sui dimostranti che chiedevano democrazia;

 Il Governo attuò una continua politica di censura e pressione nei confronti della stampa;

 Ci fu un incremento della corruzione che apparve ufficialmente condonata se non addirittura incoraggiata dal governo;

 Ci fu un crollo di tutti i servizi (educazione, sanità, infrastrutture)

 Ci fu un incremento della povertà che coinvolse il 60 % della popolazione kenyana;

 Ci fu una sorta di “balcanizzazione” lungo linee etniche che vennero definite “Kanu Zones”

64 Come una spada di Damocle, una spessa nube di incertezza si addensò sull’orizzonte kenyano ed in particolare sulla transizione e sulle politiche di successione. Il Kanu era un partito animato dagli intrighi politici. Ci furono chiari segnali che Moi e il Kanu incoraggiarono le manovre per assicurare che il potere non venisse sfilato dalle mani dell’elite di governo.

Dal 1997, il KANU cercò di corteggiare e di incorporare il National

Development Party (NDP) all’ interno del proprio partito. Quella che partì come una proposta di cooperazione finì con la dissoluzione del NDP all’interno del KANU. Le differenze ideologiche tra i due partiti avrebbero reso impossibile qualunque tipo di fusione. Comunque, in accordo con Raila Odinga, fondatore del NDP e successivamente Segretario Generale del KANU, ideologie e obiettivi differenti vennero messi da parte. Parlando ad un congresso dei delegati KANU-NDP riuniti a Karasani nell’Agosto del 2001, Odinga dichiarò:

“NDP non era stato formato per essere all’opposizione per sempre , esso è stato formato per stare al governo”

Comunque, giocando la “carta” NDP , Moi riuscì a cooptare all’interno del KANU i Luo Nyanza così come fece con altri piccoli partiti di opposizione. Con lo stesso proposito vennero approcciati John Mwau del Party

Indipendent Candidates of kenya (PICK) e George Anyona del Kenya Social Congress (KSC). Quest’ultimo giustificò il proprio passaggio nelle file del KANU sostenendo che

“ il passaggio mira a consolidare la democrazia multipartitica e lo sviluppo

economico. L’ Alleanza Politica del 2002 sarà estesa a tutti i partiti politici che credono nello sviluppo della democrazia e del pluralismo attraverso il consenso e il dialogo”78

65 Il modello di multipartitismo descritto da Anyona si incarnava da 30 anni in un partito monolitico.

Il regime di Moi sopravisse tanti anni anche grazie alla deliberata opera di balcanizzazione della nazione attraverso linee etniche. Precedentemente alle elezioni del 1992 e del 1997, la carta etnica fu giocata in forma violenta attraverso l’istigazione politica allo scontro etnico.

Scontri negli slums di Kimbera o la demolizione dei chioschi a Mombasa costituirono parte di una strategia per manipolare la transizione politica. La nomina di Uhuru Kenyatta, figlio del primo Presidente , e la sua nomina a ministro delle Poste e la sua successiva a vice presidente del KANU e la nomina di Raymond Matiba, figlio di Kenneth Matiba fiero oppositore di Moi, a Presidente del Kenya Tourism Board può essere interpretato solo all’ interno di una politica più vasta del Presidente di manipolare l’etnia Kikuyu all’ interno del KANU.

Con l’ avvicinarsi delle elezioni del 2002, Moi iniziò sempre più

frequentemente a dichiarare la sua volontà di passare la leadership ad una generazione più giovane capace di risolvere i problemi del paese in chiave moderna. Compito di questa nuova generazione, secondo Matunda Nyanchama79, sarebbe stato quello di lottare contro la corruzione, di restaurare legge e ordine, garantire democrazia e prosperità al popolo kenyano.

Questo nuovo modello di generazione di nuovi leader catturò l’immagine di molti kenyani. Tuttavia Moi aveva un preciso disegno anche per l’

individuazione e la formazione di questo nuova generazione di potenziali leader politici.

Le sue preferenze si basavano su alcune delle seguenti caratteristiche:

 I giovani leader dovevano essere figli di importanti figure del passato e/o essere stati fortemente sostenuti da Moi stesso nella loro ascesa politica come per esempio Musalia Mudavadi ed Uhuru Kenyatta;

79

M. Nyanchama, Youth not a panacea for Kenya’s political problems, in Perspective, Toronto, 23/09/2001

66

 Dovevano essere espressione del Youth for KANU 1992, un movimento di giovani affamati di potere che nel 1992 dirottò capitali pubblici nelle casse de KANU come Cyrus Jirongo o William Ruto;

 Non dovevano avere idee, principi o visioni personali ma essere totalmente in sintonia col volere di Moi.

L’altalenante sviluppo del processo di revisione costituzionale a partire dal 1992 indica chiaramente la riluttanza del regime verso una costituzione incapace di garantire il perpetuarsi degli interessi politici privati. Nonostante le smentite di rito, ci furono frenetici sforzi per influenzare la Constitution of Kenya Review Commission affinché desse vita ad una nuova Costituzione capace di garantire a Moi e al suo enturage il proprio ruolo egemone nel panorama politico kenyano.

Dal 1992, il regime portò avanti una politica di indebolimento delle opposizioni che verrà approfondita nei capitoli successivi e che può essere schematizzata in alcuni passaggi chiave:

 Restrizione delle attività delle opposizioni attraverso l’uso della violenza da parte della polizia durante riunioni e manifestazioni;

 Vessazioni e intimidazioni nei confronti dei membri delle opposizioni;

 Restrizione della libertà di parola e di accesso ai mezzi di comunicazione per le opposizioni a favore dell’uso esclusivo dei media da parte del KANU;

 Utilizzo della Electoral Commission per modificare i registri elettorali specialmente nelle zone considerate roccaforte delle opposizioni.

2.6 Il Ruolo dei Partiti d’opposizione nella Transizione