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La Transizione Democratica in Kenya

2.6 Il Ruolo dei Partiti d’opposizione nella Transizione Democratica in Kenya

2.6.7. Ideologia e Disponibilità di Risorse

I partiti politici in Kenya hanno fatto piccoli progressi nella definizione delle ideologie dei partiti e nell’abbracciare politiche e programmi di sviluppo competitivo.

Sebbene i maggiori partiti di opposizione e alcuni dei minori avessero scoperto manifesti ad ogni elezione, il loro approccio alla questione fu simile e fu oscurato e rallentato dai problemi interni.

Il risultato fu che per l’elettorato riuscire a capire esattamente per quale partito schierarsi visto che spesso i manifesti elettorali erano simili se non nel linguaggio di sicuro nella sostanza.

La loro ambizione era vincere le elezioni e formare un governo. Per di più, la frequenza delle defezioni e delle rotture fra le leadership testimoniavano lo scarso attaccamento di molti politici d’opposizione ai principi e lo scarso impegno. Invece, si preoccupavano di ricercare il potere, considerato raggiungibile facendo leva sulla carta dell’etnicità.

Una notevole e negativa somiglianza fra tutti i partiti kenyani è che essi mancavano di un’ideologia identificabile. I manifesti dei partiti, sebbene pieni di maestose promesse, non erano basati su principi coerenti. In molti casi non si cercava neanche di spiegare come quelle promesse sarebbero state soddisfatte così come non includeva i costi di queste operazioni. Comunque, seppur esistendo i manifesti elettorali non ebbero mai il ruolo di pilastro della campagna strategiche di nessun partito ,compreso quello di governo. Il risultato fu che le ideologie, le proposte e i programmi dei

85 partiti non rappresentavano la base su cui gli elettori decidevano per chi votare.

Le frequenti defezioni e i ritorni dei leader eletti e non eletti rappresentano un altro punto di chiara debolezza del fattore ideologico all’interno della vita politica kenyana in particolare dopo il ritorno al multipartitismo al 1992.

La disponibilità di risorse è assolutamente cruciale per la sopravvivenza di un partito politico. Il fatto che il finanziamento pubblico ai partiti in Africa sia abbastanza raro ha avuto un impatto negativo sui partiti in generale e più in particolare sui partiti di opposizione.

I partiti al governo usarono il vantaggio di poter auto finanziare le proprie campagne elettorali utilizzando le risorse statali. La mancanza di una risorsa stabile è uno dei problemi che ha indebolito i partiti d’opposizione in Kenya. Per 2 consecutive elezioni (1992 e 1997), il KANU si avvantaggiò del poter fare ricorso alle risorse statali per finanziare le campagne elettorali e le proprie attività partitiche.

Oltre a questo, il KANU sollecitò le donazioni del settore privato attraverso la forma delle tangenti per i contratti statali. I partiti d’opposizione potevano fare affidamento sui loro fondatori e su alcuni finanziatori interni al partito e sperare in donazioni esterne.

La disparità di risorse ha contribuito al deragliamento del processo di democratizzazione in Kenya in quanto in un sistema multipartitico le elezioni sono possono essere democratiche solo se lo stato è un arbitro imparziale.

L’analisi delle tre elezioni multipartitiche, dimostra in maniera chiarissima come il KANU sistematicamente si avvantaggiò della sua occupazione dello stato: in aggiunta a questo usò la sua posizione dominante per guadagnare risorse illimitate in occasione delle elezioni del 1992 e del 1997.

86 La preoccupazione di fornire a tutti i partiti fondi equiparabili nasceva anche dalla consapevolezza che alcuni partiti godevano di un appoggio etnico-regionale maggiore rispetto ad altri.

Dal 2001 un gruppo di NGO tentò di influenzare la formulazione di una legge che prevedesse il finanziamento da parte dello stato dei partiti eletti in parlamento: queste NGO proposero di destinare l’ 1% della spesa pubblica (circa 2.8 miliardi di Khs ovvero 36,845,105 US $) al finanziamento dei partiti. L’idea era un finanziamento su base trimestrale basato proporzionalmente sul numero dei voti ottenuti con lo scopo di creare un minimo di equilibrio fra i partiti d’opposizione e quello al governo.92

Nel frattempo, il Kenya operò un’azione politica di apertura concedendo a tutti i candidati e a tutti i partiti libertà di spesa per la campagna elettorale. Le esperienze elettorali del 1992, 1997 e 2002 rivelò come senza una forte base finanziaria ,fosse impossibile per un partito politico organizzare una credibile campagna e come fosse difficilissimo per i singoli candidati conquistare un seggio in parlamento. Questo spiega perché alcuni candidati presidenti alle prime 3 elezioni multipartitiche non riuscirono neppure a farsi eleggere in parlamento nel proprio collegio.

Una rottura all’ interno del FORD-K dopo le elezioni del 1992, fece emergere come alcune figure di spicco, alcune appartenenti alla correnti dei “giovani turchi”, avessero ricevuto soldi destinati al partito che mantennero per finanziare la propria campagna elettorale. Le dimissioni di Paul Muite da vicepresidente del partito e l’uscita dal FORD-K di altri “Giovani Turchi” fu l’occasione per rivelare che il presidente del partito, Oginga Odinga, aveva ricevuto 20 milioni di scellini kenyani da Kamlesh Pattni coinvolto nello scandalo Goldenberg.

Analogamente nel 2002 , emersero sui giornali articoli riguardanti i viaggi all’estero di eminenti membri della coalizione del NARC alla ricerca di fondi per il partito. Tuttavia, nella maggior parte dei casi i fondi ottenuti non

87 andarono nelle casse del partito ma rimasero nelle tasche di coloro che avevano ottenuto i finanziamenti e che così finanziarono la propria campagna elettorale.

Questo sistema mostra chiaramente come la mancanza di risorse abbia minato le performance del partito di opposizione e compromesso i suoi candidati.

Per di più, il settore privato, il solo potenziale serbatoio di finanziamento per i partiti d’opposizione, era disincentivato a sostenere i partiti d’opposizione dalla concreta possibilità di essere vittime di ritorsioni da parte del governo come la perdita di contratti o la persecuzione fiscale da parte del governo.