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Le NGO durante la prima fase del governo Moi (1978 1988)

L'azione delle Organizzazioni Non Governative nel processo di democratizzazione in Kenya

5.1. La Crescita del ruolo politico delle Organizzazioni Non Governative

5.1.3. Le NGO durante la prima fase del governo Moi (1978 1988)

Il contesto politico e sociale che si creò nei primi anni Ottanta in Kenya , e nel quale si trovarono ad operare le NGO, fu determinato dal tentativo del Presidente Moi di consolidare il proprio potere neutralizzando tutti i potenziali agenti di dissenso e disobbedienza.

Dal momento della successione, la principale preoccupazione di Arap Moi, appartenente all’etina minoritaria dei Kalenjin, fu quella di consolidare la sua precaria posizione all’interno di un sistema politico ed economico dominato dal gruppo etnico dei Kikuyu che, oltre essere l’etnia di provenienza di Kenyatta, rappresentavano la comunità più grande nel paese.

Sposando ampiamente gli ideali populisti, fra cui la lotta al clientelismo, Moi sostituì, come sottolinea Jennifer Widner, la filosofia dell’Harambee con quella del Nyayo avvocandosi il ruolo di guida assoluta, morale e politica, del paese.214

L’assenza di qualsiasi tipo di opposizione, sia interna che esterna, fu uno dei pilastri della filosofia di Moi che cercò sistematicamente di smantellare le organizzazioni civili e politiche e le reti di clientelismo attive sotto il regime di Kenyatta e che rappresentavano una potenziale minaccia per il suo regime.

Nel 1980, il governo mise al bando tutte le associazioni di mutuo soccorso su base etnica: questa mossa rappresentò il primo passo dell’offensiva di Moi contro la Gikuyu Embu Meru Association, la più grande associazione etnica attiva nel paese e guidata dai fedelissimi di Jomo Kenyatta.

185 Nel 1976 la GEMA aveva capeggiato un tentativo di emendare la Costituzione per impedire che Moi potesse assumere automaticamente, in qualità di vice presidente, la carica di Presidente alla morte di Kenyatta. La politica di consolidamento del potere attraverso l’eliminazione di tutti i reali e probabili oppositori ebbe il suo apice nel giugno del 1982 quando, attraverso una manipolazione della Costituzione, il regime di Moi dichiarò il KANU come unico partito legale del paese.

Questo passaggio dallo stato monopartitico de facto allo stato monopartitico de jure segnò un momento importantissimo anche per le organizzazioni civili e le NGO che passarono da alleate del governo kenyatta ad elementi di possibile dissenso nel nuovo sistema di clientelismo che Moi si preparava a sviluppare.

Analizzando le interazioni fra stato e società civile, specialmente nel periodo precedente al 1990, si possono classificare sei diverse tipologie di rapporti che sintetizzano la nuova natura delle organizzazioni in:

1. Cancellate e/o messe fuori legge;

2. “Decapitate” o “inibite” attraverso la rimozione dei leader e il congelamento di risorse e privilegi;

3. Ricostituite in nuove organizzazioni per decreto governativo;

4. Ridimensionate per evitare che potessero essere antagoniste al potere statale;

5. Cooptate all’interno dello stato

6. Antagoniste al sistema monopartitico.215

Fra le organizzazioni che furono colpite e sciolte dall’azione del regime ci furono la Matatu Vehicle Owners Association, il Public Service Club, la University Staff Union e la Student Organization dell’Università di Nairobi.

186 Altre organizzazioni, specialmente quelle legate al mondo rurale ed inserite nel sistema clientelare sotto la presidenza Kenyatta, furono indebolite: la Kenya Farmers Association, associazione leader fra i produttori agricoli, fu soppressa e ricostituita sotto il nome di Kenya Grain Growers Cooperative Union nel 1984.

Sorte simile vissero la Kenya Coffee Planters Union e la Kenya Tea Development Authority che subirono diversi interventi di riorganizzazione da parte dello stato nei primi anni Ottanta.

Parallelamente, Moi creò nuove organizzazioni, prevalentemente di tipo cooperativo nelle aree rurali, con lo scopo di creare la sua personale rete clientelare specialmente in quelle zone che non erano state coinvolte nel “sistema Kenyatta”.

Ci furono poi i casi, molto rari, di organizzazioni che proseguirono la loro azione senza cambiare la loro natura come la Federation of Kenya Employers che mantenne inalterato il rapporto di collaborazione con il governo intrapreso subito dopo l’indipendenza.

Del tutto particolare fu il rapporto che il Kanu ebbe, come descritto in precedenza, con l’organizzazione femminile Maendeleo ya Wanawake che fu cooptata dopo che il governo ne spazzò via la leadership dopo il coinvolgimento in uno scandalo finanziario non dimostrato poi in sede giudiziale.216

Nel 1990 fu invece il turno della Central Organization of Trade Unions (COTU) ad essere inglobata, in maniera del tutto volontaria, all’interno del partito di governo.

In tutti gli anni Ottanta, solo due organizzazioni resistettero ai tentativi del governo di metterle sotto controllo diventando così fra le principali voci dell’opposizione al regime di Moi:

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 La Law Society of Kenya (LSK), l’associazione professionale che riuniva 1500 avvocati, rappresentò per diversi anni la voce più forte del dissenso a Moi guidata da una leadership radicale e in aperta ostilità con l’elite di governo.

 La National Council of Churches of Kenya (NCCK), l’organismo che radunava le Chiese protestanti e che emerse come voce del dissenso all’inizio degli anni Ottanta.

L’intensità dell’azione di queste due associazione ne fece, in assenza di un’opposizione partitica legale, l’unica voce autorevole di contestazione al regime di Moi.

Uno dei motivi della loro “sopravvivenza” fu legata al fatto che il regime trovò difficoltà ad usare la “mano pesante” a causa del loro gran seguito fra la popolazione e della loro rete di contatti interni ed esterni al Kenya.

Attraverso i più svariati mezzi come sermoni pubblici, emittenti radiofoniche, quotidiani nazionali, pubblicazioni e conferenze pubbliche, queste due organizzazioni affrontarono lo stato su problematiche di ampio respiro che includevano la corruzione, l’ autoritarismo, la violenza di stato e gli omicidi politici e si opposero a tutte quelle azioni legislative intraprese dal governo sulla via dell’autoritarismo di stato: esemplare fu l’aperta critica delle Chiese nel 1986 all’ imposizione del sistema elettorale “queuing-voting”.

Unendosi, 1200 prelati protestanti e cattolici firmarono un comunicato stampa che criticava apertamente il sistema elettorale definendolo scorretto e lesivo dei diritti dei cittadini in quanto esponeva il corpo elettorale alle pressioni e alla violenza dei politici.

Per dare peso alla loro protesta, minacciarono di boicottare le elezioni del 1988 nel caso il governo non avesse abrogato il nuovo sistema elettorale.

188 Le NGO furono coinvolte dalla NCCK che vedeva in queste organizzazioni un potente alleato sia interno che esterno al paese: da questo momento in poi i rapporti fra Moi e le organizzazioni segnò un punto di non ritorno.217 Allo stesso modo, la LSK si mobilitò quando il governo cercò di limitare l’indipendenza dell’Attorney General.218

Fu in questo clima di perpetuato attacco alla società civile che si scatenò lo scontro fra il regime di Moi e le NGO.