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L'Ateneo di Salò dalla fondazione ad ogg

Nel documento L'Ateneo di Salò e la sua biblioteca (pagine 38-61)

Per riuscire a contestualizzare la conversione dell'Accademia degli Unanimi in Ateneo di Salò e il suo sviluppo nel XIX secolo, non si può non accennare agli eventi storici che fecero da contorno e che condizionarono la vita politica e amministrativa della città. Il governo francese che si era instaurato dal 1797 non durò a lungo, già nel 1799 il Nord Italia, divenne sede del nuovo conflitto franco- austriaco. Le truppe comandate dal generale Wukassovich, riuscirono a scacciare i francesi dalle terre della Riviera senza trovare grandi resistenze da parte dei locali e il giorno 11 aprile venne chiesto all'assemblea degli uomini di Salò di creare un nuovo governo municipale, composto inizialmente da cinque sindaci: Pietro Bonfamiglio, Teodoro Orio, Faustino Bolini, il conte Giobatta Tracagni e Michele Nicolisi 103.

Salò entrò quindi a far parte della provincia di Brescia, a cui seguì un progetto di pulizia per smantellare tutto ciò che ricordava il precedente governo: nel gennaio del 1800 venne ufficialmente eliminata la dizione “Magnifica Patria”, alcuni di coloro che erano stati esiliati dal governo rivoluzionario ebbero l'opportunità di tonare a casa, molti di questi con l'intenzione di riappropriarsi di quanto la rivoluzione democratica aveva tolto nel nome dell'uguaglianza e della libertà. Ma accanto ad un apparente miglioramento della situazione politica, si riscontrava un diffuso malcontento da parte dei cittadini che subivano duri provvedimenti amministrativi, tra cui prelievi fiscali sempre più ingenti, il controllo di un sistema di polizia duro e sospettoso, il tutto percepito con peso maggiore a causa delle epidemie di bestiame e la scarsità dei raccolti.

Anche questo governo però non ebbe vita lunga, i francesi tornarono alla ribalta proclamando la seconda repubblica Cisalpina e si procedette con la nomina dell'ennesima nuova municipalità filo-francese composta da Mattia Butturini, Giovanni Capra, Francesco Baldini, Giobatta Cavetti e dal pittore Romualdo Turini, anche se un equilibrio stabile si raggiunse solamente con il trattato di Luneville stilato il giorno 9 febbraio 1801, con il quale si garantì un periodo di pace e che determinò Salò come cittadina francese. Con la legge del 23 fiorile

103 ZANE M., La excellente et magnifica Salò, una comunità nella storia, Comune di Salò, Brescia, 2004, p. 136.

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dell'anno IX repubblicano (13 maggio 1801), si stabiliva una riconquista dell'importanza salodiana a cui venne assegnato il ruolo di capoluogo di uno dei quattro Distretti del Dipartimento del Mella che comprendeva anche Brescia, Chiari e Verola. In questo modo la cittadina lacustre riguadagnava il suo prestigio di cui aveva goduto durante la dominazione veneziana e ritornava ad essere sede di numerosi uffici, di una sostanziosa rete burocratica e di professioni legali ed amministrative.

Ma, se da una parte il governo napoleonico riuscì a stimolare la nascita di un sentimento di italianità che portò alla nascita di congregazioni di “patrioti” e “giacobini”, proprio per l' attenzione che riservava allo sviluppo e alla modernità dei suoi territori, dall'altra si dimostrò teso ad eliminare ogni residuo di libertà politiche, imbavagliare la stampa, vanificare organi costituzionali previsti, creando quindi un sistema governativo improntato sul modello francese104.

Ecco quindi che anche la piccola realtà di Salò cominciò a desiderare più riconoscimenti e libertà, e a fare da portavoce a queste richieste fu proprio l'Accademia degli Unanimi, che affidò all'accademico Gaetano Gargnani la stesura di un “ Colpo d'occhio fisico, istorico e civile della Riviera Benacense”, recitato in seduta pubblica a Salò innanzi al Prefetto del Dipartimento Carlo Verri ed al suo Vice salodiano Gelmi ( stampato a Brescia nel 1804). Con quest'opera si voleva ricordare il passato glorioso della Riviera, che aveva goduto di una lunga tradizione di autonomia, e convincere il Prefetto a concedere la stessa fiducia.

Con l'istituzione del Regno d'Italia, a seguito dell'incoronazione di Napoleone nel 1804, Salò fu definita Comune di Salò, divenne sede di distretto e capoluogo del cantone I, comprendente undici municipalità, anche se, non avendo un numero di abitanti necessario, perse il diritto di ogni possibilità di autonomia e di autodeterminazione popolare.

Questi grandi cambiamenti comportarono modifiche anche in ambito sociale: un'attenzione particolare venne riservata al campo dell'istruzione pubblica105 che, con le riforme dell'illuminato patrizio milanese Francesco Melzi d'Erril, proposte dal Decreto del 4 settembre 1802, venne impostato sui modelli francesi. Mi sembra opportuno approfondire questo aspetto data la funzione che anche l'Ateneo ebbe per l'istruzione e la diffusione della cultura a Salò e per poter quindi confrontare il suo ruolo con quello degli altri istituti che sorsero in quel periodo. Il

104 Ivi., p. 138.

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principale intento dei provvedimenti Melzi d'Erril fu la distinzione tra istruzione elementare e superiore, anche se intervenne anche in ambito universitario. Ogni comune doveva imporre l'istruzione elementare come obbligatoria, e Salò si adattò per poter svolgere questo compito; lo testimonia una lettera del 1807 indirizzata « All'Ispettorato delle scuole elementari – Salò », conservata nell'archivio comunale106.

In seguito, durante la dominazione austriaca, fu istituita anche una Scuola Elementare Maggiore, che sostituiva quella Minore, a cui fu affiancato un Ginnasio che avrebbe permesso ai giovani di completare la propria formazione107.

Per quanto riguarda la storia della scuole femminili, a Salò ebbe inizio nel 1824, quando l'Ispettore Distrettuale scrisse alla Deputazione comunale di aprirne una ( dai documenti conservati fino ai giorni nostri sappiamo però che dopo quattro anni il Comune non aveva ancora attivato nessuna scuola elementare per le fanciulle). Fino ad all'ora il servizio fu offerto privatamente dalla Congregazione della Carità Laicale, dall'Orfanotrofio e dagli istituti religiosi femminili. La scuola pubblica fu aperta solo nel 1845108.

Negli anni Sessanta lo sviluppo industriale e tecnico del paese stimolarono l'apertura di scuole tecniche finanziate dallo Stato per formare giovani che potessero diventare le figure professionali di cui si aveva bisogno; a Salò fu aperta per l'anno scolastico 1869-70109. Ma non passarono molti anni che già le élite intellettuali sentirono la mancanza della presenza di una scuola di studi classici e nel corso degli anni Settanta si cercò di riaprire un Ginnasio che adempisse a questo scopo. Fu Giuseppe Solitro che si impegnò per l'istituzione di un Ginnasio Inferiore presso Santa Giustina, non riuscendo però nel suo intento, nonostante i suoi progetti ben si inserissero nel contesto di provvedimenti emanati in quegli anni dal ministro dell'Istruzione Paolo Boselli. La sua idea era infatti quella di fare del Ginnasio Inferiore e della Scuola tecnica un istituto unico, aggiungendo

106 BELLUCCI T., Santa Giustina e le scuole in Salò nel secolo XIX, Brescia, 2009, p. 29. 107 Ivi., p. 35.

108 Ivi, p. 53.

109 Si sa dal verbale del 27 agosto 1889 che anche l'Ateneo contribuì al finanziamento di questa scuola.

«[...] L'oggetto specificato sulla lettera d'invito ai Signori Soci e che è del seguente tenore: «Discussione e deliberazione sulla domanda del Comune di Salò, intesa ad ottenere la continuazione del sussidio in denaro per un triennio, dall'Ateneo di Salò, a favore delle locali Scuole Tecniche» si delibera che l'Ateneo di Salò accorda la continuazione del sussidio in L.700 settecento annue al comune di Salò a favore delle locali Scuole Tecniche, per il triennio scolastico 1889-90, 1890-91, 1891-92, a condizione però che col principiare dell'anno scolastico 1889-90, detta Scuola sia effettivamente pareggiata alle governative». Archivio storico dell'Ateneo di Salò, Libro degli ordinamenti, Verbali ateneo 1889-1962.

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all'uno o all'altro gli insegnamenti necessari per una cultura ed una preparazione completa, oltre che risparmiare le spese che il comune avrebbe dovuto sostenere per due scuole separate110.

Si riuscì invece ad aprire, nel 1888 una scuola serale, gestita dal Comune, per i lavoratori che, avendo cominciato in tenera età a lavorare, volevano incrementare le proprie conoscenze: si trattava di una Scuola d'Arte applicata all'industria.

Accanto però a questi istituti pubblici rimanevano e venivano anche valorizzate le scuole private, come quella gestita dalle Suore Orsoline di San Carlo o quella delle Suore Ancelle della Carità, le Suore della Visitazione o Salesiane111.

Tornando ora al contesto sociale politico ed economico degli inizi del XIX secolo bisogna ricordare che già nel 1814 la situazione di precario equilibrio francese venne ribaltata dal ritorno112 del governo austriaco che il 24 luglio fu accolto con festeggiamenti in Duomo113.

Salò divenne parte della Imperial Regia Delegazione di Brescia e capoluogo del XIV Distretto e, nella riforma voluta con la creazione del Regno Lombardo Veneto in data 5 aprile 1815, vi fu istituito il Commissariato distrettuale, la Pretura di II classe e soppresso il Tribunale giudiziario. Per reggere le sorti municipali fu inoltre creata nel 1816 un'assemblea denominata Consiglio.

Questa nuova stabilità governativa, che, sappiamo, durò a lungo, stimolò la cittadina ad una nuova vitalità: nel 1818 viene istituita la nuova Società Filarmonica, banda effettivamente riconosciuta dal Governo Lombardo Veneto nel 1823, fu costituita l'Associazione di San Francesco Sales e fu incentivata l'attività dell'Ateneo e delle diverse scuole presenti in città. «Uffici legali ed

110 BELLUCCI, Santa Giustina e le scuole in Salò nel secolo XIX, cit., p. 151.

111 Anche se non si ha nessuna informazione circa una scuola ufficiale istituita e gestita dalle sorelle, è riportato due volte che il loro monastero ne ospitava una e nella Deputazione municipale del 1843, quando si rimproverava a Salò di non avere scuole femminili, la scuola delle Salesiane, insieme a quella delle Orsoline, veniva offerta come esempio della presenza di questa realtà. Bellucci conclude affermando che, in base alle fonti reperite, è probabile che le maestre attive in questo Monastero lo fossero per impartire lezioni alle future monache, e che quindi si trattasse di una scuola particolare, non di certo aperta a tutte. BELLUCCI T., Santa

Giustina e le scuole in Salò nel secolo XIX, Brescia, 2009, pp. 151 ss. Cfr Archivio storico di

Salò, Notizie sul monastero delle salesiane, fasc. 22 cart.175.

112 Il lago fu sede di una piccola battaglia navale che vide scontrarsi duramente la flottiglia francese e le cannoniere austriache, portando però inizialmente ad un nulla di fatto, BELLUCCI, Santa Giustina e le scuole in Salò, cit., p. 148.

113 “Ed una pomposa processione percosse le vie della città coperte e drappeggiate come per la festa del Corpus Domini, con l'intervento della musica militare fatta espressamente da Brescia”

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amministrativi, educanti e collegi noti anche fuori provincia, l'ospedale civico, costituiscono in questi anni il riconosciuto biglietto da visita di Salò»114.

Furono questi però anche gli anni dell'epidemia di colera che nel 1836 vengono ricordate con queste parole: « [...] imperversò con violenza inattesa per cui vennero sospese le lezioni nelle scuole, le cerimonie nelle chiese, mentre torme di fuggiaschi invadevano strade e piazze»115, e a peggiorare la situazione contribuirono condizioni climatiche sfavorevoli che danneggiarono il settore agricolo: «[...] le campagne non davano frutto: malfattori di ogni specie abusavano della pubblica sventura e saccheggiavano persino le chiese. Le industrie locali arenavano per mancanza di mano d'opera...»116.

Si può quindi comprendere come tutto ciò andò a suscitare un graduale malcontento anti austriaco, che con il tempo si concretizzò nei cosiddetti “moti carbonari”. A Salò il fulcro della politica anti imperiale divenne la Società del Casino, fondata nel 1830 con lo scopo di costituire un « ritrovo amichevole per la conversazione», a cui aderisce la « parte più eletta della cittadinanza», che si ritrova nella sua prima sede di casa Rossini e, a partire dall'anno successivo, presso l'Ateneo117.

E proprio tra i frequentatori di questo ritrovo possiamo trovare i fautori dell'attacco alla gendarmeria avvenuto dopo la notizia dei moti di Milano e Brescia del 1848. I gendarmi furono disarmati e fatti prigionieri insieme ai soldati tedeschi arrivati per rinforzo. I ribelli organizzarono la guardia civica cittadina, di cui venne eletto comandante il capitano Domenico Pietro Grisetti, autore dell'interessante cronaca legata all'insorgenza del 1796, nonché ufficiale dell'esercito napoletano agli ordini di Murat, e rimossero le insegne imperiali dal palazzo municipale alle urla di approvazione della popolazione. Salò si era schierata e dopo la vittoria di Goito, l'8 aprile 1848, divenne luogo di raccolta ed addestramento di volontari italiani, ospitò un'agguerrita portabandiera, Elisa Beltrami di Cremona e riuscì a togliere al nemico due vaporetti, il “Benaco” e l' “Arciduca Ranieri”, che ormeggiavano nel golfo. Ma nonostante questi gesti di entusiasmo e i risultati positivi, l'impresa si verificò presto fuori dalla portata dei

114 ZANE M., La excellente et magnifica Salò, una comunità nella storia, Comune di Salò, Brescia, 2004, p. 149.

115 Ivi., p. 151.

116 COMUNELLI L., Cronache di Salò e della Riviera dal 1849 al 1859, in Memorie

dell'Ateneo di Salò, 1957-1958, Salò, 1959, pp. 187-211.

117 La Società del Casino sopravviverà poi anche dopo l'unità italiana, sciogliendosi solamente nel 1881 e destinando l'avanzo del proprio bilancio alla realizzazione di una lapide dedicata ai caduti di Salò nella guerra d'indipendenza, Ivi, p. 153.

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ribelli, lo stesso esercito italiano chiedeva aiuti in denaro, rifornimenti, assistenza ai feriti e ai soldati e tutto ciò mise in seria difficoltà la popolazione118. Le vane speranze di riuscire a scacciare lo straniero si spensero con l'armistizio del 9 agosto del 1848 quando fu stabilito che la Lombardia sarebbe rimasta dominio austriaco. Pochi giorni dopo un corpo di austriaci e boemi, comandati dal capitano Schuly entrò trionfante in Salò, dura fu la repressione per punire i rivoltosi e per dimostrare la forza dell'autorità nuovamente instaurata: per tenere alto il clima di tensione furono ormeggiati nel golfo battelli armati e la vigilanza per le strade fu intensificata con l'ordine di reprimere ogni sospetto di coalizione contro il governo119.

Nonostante questo clima di terrore, la cittadina Salò, che all'epoca ricopriva ancora il ruolo di capoluogo di un distretto e nel 1854 raggiunse i 23.800 abitanti, continuò a crescere e furono tante le iniziative che dimostrarono l'impegno per la rinascita. Le guide del tempo ce lo testimoniano: « [...] L'aspetto di una città per l'eleganza dè suoi edifizi, la pulitezza delle strade, l'ampiezza delle piazze, come per la qualità della popolazione e dei comodi che vi si trovano», e dal catasto austriaco, completato nel 1852, sappiamo che la città si distingueva per la vitalità degli esercizi commerciali e laboratori artigianali120.

La grande svolta si ebbe dopo l'ingresso della Lombardia nel neonato Regno d'Italia, fondamentale in quegli anni fu il ruolo della salodiana Società di Mutuo Soccorso, che risulta la prima Società nata nella provincia bresciana. Patrocinata da un comitato composto da cinque persone: l'Avv. Pietro Zanoli, il Dr. Giovanni Capra, Domenico Castelli, Luigi Partesana ed il Sac. Francesco Monselice, accolse subito l'adesione di 187 soci, divenuti 407 dopo l'Unità, estendendosi anche nei territori di Gardone Riviera, Maderno, Toscolano, Campoverde e Volciano. Tra le sue mansioni oltre che a sussidiare i soci ammalati o infortunati, creava un fondo pensioni e offriva scuole gratuite per adulti, attive dal dicembre 1861.

118 È giunta fino a noi la testimonianza delle opere caritatevoli di cui Salò si fece promotrice in quegli anni grazie alla testimonianza del Solitro « Esempio ammirabile di patriottismo e di carità, coll'attivare ospedali pei feriti, col provvedere vestiario e raccogliere danaro pei bisognosi, in tutti i modi presentandosi a sollevare le miserie di chi esponeva la vita per la libertà della patria», SOLITRO, Benaco, cit., p. 701 ss.

119 Solitro riassume con queste parole « più vigilante era l'opera della polizia, più limitate le libertà cittadine, più pesanti le catene, più dolorosa la servitù […] un debito pubblico che ogni anno cresceva a dismisura e le imposte diventavano gravosissime», Ibidem.

120 ZANE M., La excellente et magnifica Salò, una comunità nella storia, Comune di Salò, Brescia, 2004, p. 156.

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Per meglio valorizzare il ruolo della cittadina lacustre in questo nuovo contesto, si richiedeva di aggiungervi un tribunale, si diede spazio all'Archivio notarile ed altri servizi di carattere pubblico extra locale come l'ospedale, il macello comunale, il servizio telegrafico, l'orfanotrofio femminile e la biblioteca municipale, cui si affiancò nel marzo del 1864 la biblioteca dell'Ateneo, resa pubblica per decisione del sindaco e presidente dell'ateneo Berardino Maceri.

Tra le nuove infrastrutture che furono costruite per raggiungere gli scopi predetti si conta la rete tranviaria i cui binari avevano capolinea in Piazza Fossa e che avrebbe garantito l'uscita dall'isolamento che Salò aveva a lungo sofferto121. Sicuramente un ruolo sempre più importante ebbe l'economia turistica che, soprattutto negli anni Ottanta del secolo, conobbe un periodo di grande crescita.122 Significativa fu la collaborazione dei cittadini nel rendere Salò un luogo piacevole ed accogliente, lo testimonia lo stesso Solitro con le seguenti parole « […] a migliorare le condizioni edilizie di Salò cooperano nello stesso tempo i cittadini, ristaurando e abbellendo le proprie case, e i commercianti ampliando i loro negozi e magazzini con eleganza di grande città, nel mentre stesso che case e ville suburbane e giardini, sorgevano a popolare le rive del lago e le più facili colline»123.

Agli inizi del nuovo secolo la comunità salodiana si presentava, dal censimento del 1901, con una popolazione di 5.341abitanti e un centro di dimensioni ragguardevoli rispetto ai territori bresciani. Anche se questo non nasconde il fatto che in realtà si soffrisse sia di una scarsa crescita demografica quanto economica. Si investì molto nel settore turistico e commerciale, mentre molto meno incisivo risultò quello industriale, che altrove modificava panorami ed abitudini, lasciando Salò, apparentemente illesa.

Un episodio che non si può poi di certo trascurare nel voler fare una panoramica sulla storia di Salò del secolo scorso è il terremoto del 1901 che causò due vittime, una cinquantina di case dissestate fino a via Garibaldi e via Pietre Rosse e più di duecento famiglie da assistere. Il pontile d'attracco dei piroscafi si staccò dalla piazza Napoleone. La sala consigliare fu paurosamente inclinata, inagibili furono anche la Posta e il Telegrafo, il monte dei Pegni, la caserma dei Carabinieri e della

121 COZZAGLIO A.- MASSARANI G.- TOGNOLI L., Il tram a Salò: storia e documenti

della linea Gardesana, Bornato, 1988.

122 Con un decollo misurato dalle statistiche locali che segnalano un passaggio dai 400 turisti della stagione 1887-1888 agli oltre 4.500 dell'annata 1900-1901, Ivi., p. 164.

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Guardia della Finanza. Danni anche al Tribunale, alla Pretura, alla torretta del Carmine e all'ospedale. Il Duomo, il Teatro Comunale e la chiesa di Sant'Antonio furono chiusi per precauzione124. Ma anche da questo duro colpo i salodiani riuscirono a rialzarsi, negli anni successivi i provvedimenti amministrativi e le scelte politiche furono orientati verso la ricostruzione della città: il 29 ottobre 1903 Giuseppe Zanardelli controfirmava il Decreto Regio n. 443 di approvazione del Piano Regolatore e di Ampliamento, con allegato il Regolamento di attuazione. Per vent'anni la città fu un grande cantiere e cambiò volto da Est a Ovest, dalla costa alle falde del Monte San Bartolomeo cercando di recuperare il possibile. Il Genio Civile ideò il lungolago che risultò l'opera più carica di significato, emblema del desiderio di cambiare la prospettiva futura. Centomila lire la spesa prevista.

Durante la prima guerra mondiale Salò svolse il ruolo di smistamento truppe, servizi militari, logistici ed ospedalieri. Vennero infatti istituiti il Comitato della Croce Rossa, quello di Assistenza civile alle famiglie di militari in armi, il Comitato mandamentale per la lavorazione di indumenti militari, e furono aperti il Ritrovo del soldato, l'Ufficio notizie e l'Ufficio profughi125.

Furono i provvedimenti del 4 e 13 febbraio 1925 a scombussolare gli equilibri: furono aboliti i consigli e le giunte comunali; il Comune passò nelle mani di un podestà, Alessandro Belli; i partiti e i sindacati furono sciolti; venne istituito il tribunale speciale per la difesa dello Stato ed il confino di polizia. Si proibì qualsiasi istituzione giovanile che non facesse parte dell'Opera Nazionale Balilla e anche lo stesso Teatro, nel 1931, passò sotto questa gestione126. Fra gli interventi positivi dell'amministrazione Belli si possono elencare le costruzioni pubbliche come l'acquedotto di S. Bartolomeo, la strada per la zona detta Valle, la nuova palestra di ginnastica ed il lavatoio pubblico in piazzetta S. Antonio, la sistemazione dell'Asilo Infantile e, nelle stagioni seguenti, l'ampliamento della banchina a lago presso l'attuale piazza Vittoria, la sistemazione della strada per Campoverde e la costruzione della nuova variante della strada collegante Tormini con Salò e Barbarano. L'Ateneo nel frattempo si impegnò, sotto la presidenza del

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