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Libreria dei Cappuccini di Barbarano

Nel documento L'Ateneo di Salò e la sua biblioteca (pagine 114-121)

Il Fondo ottocentesco

III. Libreria dei Cappuccini di Barbarano

Nel fascicolo relativo al 1869 del faldone Corrispondenza e amministrazione dell'Archivio dell'Ateneo di Salò è conservata la seguente ricevuta: « La lodevole Presidenza dell'Ateneo di Salò D. D. al sottoscritto pel trasporto di 1437 libri degli ex Padri Cappuccini non che gli scaffali trasportati alla patria Biblioteca […] Salò, 11 gennaio 1869 Perancini Paolo».

Cinque libri conservati ancora adesso nella Biblioteca si distinguono infatti per il timbro “Cappuccini di Salò”.

Fig. 11 Frontespizio di Reiffenstuel Anaklet, Theologia moralis brevi simulque clara methodo comprehensa, atque juxta sacros canones, et novissima decreta summorum pontificum diversas propositiones damnantium, ac probatissimos auctores, succinte resolvens omnes materias morales. Auctore r.p.f. Anacleto Reiffenstuel .. - Editio quinta veneta... - Venetiis : apud Antonium Bortoli, 1713

Approfondendo le ricerche si trova corrispondenza del trasferimento dei libri nelle carte conservate nell'Archivio del Comune:

« Firenze, 6 agosto 1868/ Regno d'Italia Ministero dell'Istruzione pubblica / oggetto: Liberia già dei Cappuccini di Salò / Prep. La S. V. di interrogare il Municipio di Salò se accetterebbe la Libreria dei Cappuccini del pio comune a queste condizioni:

1. di tenere sempre quei libri a comune beneficio facendone biblioteca aperta al pubblico

2. di porre la Biblioteca in luogo decente

3. di assegnare, e stanziare un fondo perpetuo nel suo bilancio una somma annua di almeno 200 lire per fornire la Biblioteca di opere alli propri costumi»306

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Il 13 ottobre di quell'anno il Comune accettò e la comunicazione del Municipio giunse all'Ateneo il 28 dicembre 1868 :

« Mi pregio di comunicare alla S. V. Illust.ma che S. E. il Sig. Ministro Guardasigillli con dispaccio 14 Novembre p.p. ha ordinato che venga consegnata a questo Comune la Libreria della disciolta Corporazione dei Cappuccini di Barbarano onde venga unita alla nostra Biblioteca. […] che venga esteso in doppio esemplare il Catalogo dei Libri in concorso di persona che verrà appositamente delegata dal locale Ricevitore di Registro. Un esemplare sarà consegnato all'Incaricato della consegna con dichiarazione di ricevuta, l'altro sarà custodito nella Biblioteca. Avverto altresì che giusta la nota 16 volgente mese N. 829 sotto la denominazione libreria devono comprendersi anche gli scaffali il cui valore [sarà] determinato mediante perizia» 307.

Ed effettivamente in Ateneo è conservata la ricevuta della scrittura del catalogo in doppia copia: « D. D. al sottoscritto per aver fatta una copia del Catalogo dei libri, degli ex Padri Cappuccini di S. Giovanni di Barbarano del lago, da presentare all'Ufficio del R. Demanio di codesta Città, giusta il dispaccio di S. E. il Sig. Ministro Guardasigilli 14 novembre 1868 ec. ec. Dato a seguito della nota Municipale 28 Dicembre 1868, già questi libri ricevuti e posti all'indice della Biblioteca dell'Ateneo. Salò 27 giugno 1869 Perancini Paolo»308.

Il fatto che ora ne siano rimasti solo pochi esemplari può essere spiegato leggendo il sunto della seduta della Deputazione provinciale del 26 ottobre 1868, nel quale si afferma : « Considerato che dalla vendita dei duplicati si potrà avere i mezzi per acquisto di altre opere utili con pubblico vantaggio [...]»309. A dimostrazione che uno degli scopi dei volumi trasferiti in Ateneo, era proprio quello dello scambio.

Una volta stabilito come i volumi arrivarono nella biblioteca mi sembra opportuno approfondire le informazioni sul loro luogo di provenienza: il Convento dei Frati Minori Cappuccini di Barbarano.

Dopo la sua elezione a generale delle armate di terraferma della Repubblica di Venezia, avvenuta nel 1559, fu lo stesso marchese Sforza Pallavicini, a battersi in prima persona per far edificare ed aprire un convento di Frati Cappuccini. A stimolarlo, la sua particolare devozione al Santo d'Assisi e la sua profonda amicizia con i fratelli Bellintani, in particolare Mattia, entrambi Francescani

307 AASalò, Storia dell'Ateneo.

308 Corrispondenza ed amministrazione 1861-1870. Sul documento protocollo 2311 con

oggetto Libreria dei già Cappuccini di Salò, inviato dalla R. Sotto Prefettura del Circondario di Salò, viene dichiarato che « Il Catalogo verrà depositato all'Ufficio Demaniale consegnante». ASCSalò, Soppressione convento Cappuccini, cart. 189, fasc. 20.

309 Seduta nel giorno 26 ottobre 1868 « La Deputaz.e Prov.e legalmente riunita: Veduta l'interpellanza 6 agosto 1868 […] vedute le relative condizioni; veduta la deliberazione dell'8 settembre 1868 del Consiglio Comunale di Salò di accettare la Biblioteca delli ex Cappuccini; Considerato che il Com.e di Salò ha di già fra le altre sua istituzioni una pubblica Biblioteca ben collocata e diretta con fondi per la sua manutenzione ed ampliamento, per cui sono fin d'ora adempite le tre condizioni volute dal Ministero […]», ASBs, Prefettura di Brescia, Chiese e conventi soppressi – dipinti e librerie clustrali A-E, busta 790.

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Cappuccini. Come prima passo decise di offrire l'appezzamento di terra nei pressi del suo palazzo, ora palazzo Martinengo.

Il sito designato si trovava circa ad un chilometro dalla città, nella contrada di Barbarano, e per migliorarne le connessioni con i paesi vicini, lo stesso Sforza Pallavicini offrì un fondo per creare una strada che connettesse l'edificio al lago, sulla cui spiaggia fece poi costruire un porto.

In questo sito era già presente una chiesetta dedicata a S. Giovanni Evangelista, che però fu abbattuta per lasciare spazio a quella nuova che sarebbe stata annessa al convento.

Molti furono i benefattori che contribuirono alla costruzione del luogo sacro: il Pallavicini finanziò una sua cappella in cui fu posta una pala raffigurante, come racconta lo storico Gratarolo, S. Francesco che offre i due figli del committente alla Beata Vergine.310 Anche l'Abate Roveglio Alessandro diede il suo contributo, finanziando l'apertura di una seconda cappella311, e si aggregarono poi anche il conte Paride Lodrone, il famoso cappuccino P. Mattia Bellintani e l'illustre S. Carlo Borromeo, il quale nel 1580, trovandosi in visita alla città di Salò, fu convinto da due frati con i quali ebbe un incontro, ad emanare un decreto. Recitando: « Excitetur populus, ut elemosinas, et contributionem, monsterium hoc iam coeptum, quam primum conficiatur» invitava la comunità ad offrire elemosine per condurre a termine l'edificio. Anche il Comune, il 24 febbraio 1580 decise di dispensare L. 400 per la chiesa, per cui donò anche la preziosa porta di marmo nero, già scolpita per la parrocchiale, con un bassorilievo in stile gotico, opera dello scultore Jacobo Philippo a Brixia 312.

310 In realtà la pala presente ora raffigura chiaramente due angioletti, quindi si può pensare o che la fisionomia dei due giovani alati sia la stessa dei figli del Pallavicini, oppure che nel tempo la pala sia stata cambiata. Nel volume E. LEDDA- A. MOSCONI, Presenza

francescana sul Garda, Roma, SPES, 2013, pp. 55-59, si afferma che la pala descritta dal

Gratarolo andò perduta nel 1797.

311 Facendosi costruire questa nuova cappella espresse la richiesta di poter essere sepolto in quel luogo. Una lapide murata nel 1890 riporta ancora la scritta : « D.O.M. Alexandre Abbas Rovelius – precibus omnium se commendat in hoc sacello a se erecto monumentum sibi vivens elegit. Anno Domini 1658», Ivi.

312 La firma è ancora leggibile sulla lesena di sinistra, la decorazione presenta eleganti colonnine e torciglioni, l' architrave è decorata con tralcio e, al centro, un sole raggiante. Sopra l'architrave ora si può ammirare un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, san Giovanni Evangelista e san Francesco. Ivi.

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Grazie alle donazioni i lavori furono portati a termine e il 19 marzo 1585 la chiesa fu consacrata da Monsignor Giacomo Rovellio, salodiano e vescovo di Feltre 313.

Purtroppo però, dopo le razzie napoleoniche quasi nulla dell'impianto decorativo è sopravvissuto, uno dei pochi superstiti è la tela dell'altare maggiore raffigurante il Crocefisso con la B. V. Maria e S. Giovanni Evangelista. Una volta terminato anche l'edificio314 che avrebbe ospitato i padri e la chiesa, siamo nel 1580, i Cappuccini cominciarono da subito a creare un rapporto di solidarietà, condivisione, aiuto, supporto spirituale con la cittadinanza e da questo ne scaturì una profonda devozione che gli abitanti non mancarono mai di dimostrare. La loro opera caritatevole si fece particolarmente evidente durante la peste del 1630 che provocò, nella zona, centinaia e centinaia di morti. Fu lo stesso Vescovo di Brescia, Marino Zorzi, che conferì loro l'incarico della cura spirituale del territorio limitrofo.

La popolazione ebbe occasione di ricambiare l'affetto ricevuto in occasione della chiusura del convento dovuta alle soppressioni del 1797. Conseguenza di questo evento furono la dispersione e la vendita dei beni mobili, tra i quali la ricca e preziosa biblioteca, e la chiusura della chiesa.

313 Il fratello di Monsignore, l'abate Alessandro Rovellio, si farà costruire poi una cappella edifica una nuova cappella all'interno della chiesa con la richiesta ai frati di poter essere sepolto in quel luogo. Una lapide murata nel 1890 riporta ancora la scritta : « D.O.M. Alexandre Abbas Rovelius – precibus omnium se commendat in hoc sacello a se erecto monumentum sibi vivens elegit. Anno Domini 1658».

314 Che quasi un secolo dopo, il 12 marzo 1650, ci viene così descritto: « Questo convento ha chiesa con due altari fatti alla cappuccina. Ha il choro per cantare li divini officii, con la sacrestia fornita secondo il nostro povero stato. Ha parimenti stanze superiori 33 et officine inferiori o terranee 10. Il sito di questo convento è della Sede Apostolica, non constatando che li padroni si siino riservato il dominio; il qual convento non possiede proprietà alcuna di beni stabili; non ha obligo alcuno di messe o anniversarii, perpetuo o temporale. Parimenti non ha debito di sorte alcuna, né annuo né temporale. In questo convento vi habitano ordinariamente 25 et più frati, essendo luogo, per ordinario, o di studentato o di novitiato, hora però, per la grande carestia di quest'anno, vi sono solamente 20 frati di famiglia, et sono l'infrascritti: io fra Timotheo da Brescia, guardiano, il r. p. fra Angelo da Bergomo, vicario, diffinitore et lettore di sacra teologia; li padri frati Giovanni Maria d'Alfianello, Francesco da Salò, Francesco Maria da Salò, sacerdoti vecchi; li padri frati Bartolomeo da Bergomo, Paolo da Bienno Francesco Maria da Gandino, Sempliciano da Sali, Girolamo da Brescia, Giovanni Francesco da Quinciano, Girolamo da Fontanella, Giovanni Francesco da Breno, et Giacomo da Rumano, sacerdoti studenti, et frate Valerio da Gavardo: li quali si sostentano dell'elemosine somministrate dalla pietà et devotione di questo popolo et terre circonvicine. Noi infrascritti, col mezzo del nostro giuramento, attestiamo haver fatta diligente inquisitione e recognitione del stato del suddetto convento, et che tutte le cose comprese di sopra e ciascheduna di esse sono vere et reali, et che non habbiano tralasciato niente di quello che stimiamo secondo la mente di Sua Santità et al tenore della detta constitutione, per quanto a noi s'aspetta; et in fede habbiamo sottoscritto la presente di propria mano, et segnata col solito sigillo di questo convento, il dì 12 marzo 1650», Cfr. I Conventi cappuccini nell'inchiesta del 1650, I, a cura di Mariano d'Alatri, Roma, istituto Storico dei cappuccini, 1986, pp. 251-252.

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Le proteste dei cittadini però furono così vivaci, assidue e ripetute che due anni dopo fu concesso il ritorno dei Padri a Barbarano. Vi rimasero fino al 1805, quando subirono lo stesso trattamento napoleonico dal governo italico. Nel 1811 il Capitolo del duomo di Salò interpellò il Vescovo di Brescia, monsignor Gabrio Maria Nava, per ottenere la riapertura della chiesa al fine di consentire il servizio della popolazione del luogo. Il ritorno dei primi quattro Cappuccini avvenne però nel 1844, anche in occasione della costituzione della Provincia Cappuccina di Lombardia, che vide riunite le due province di Brescia e Milano. Il Comune versò 12.000 lire 315 . Per dieci anni il convento fu gestito come ospizio, poi per le ulteriori suppliche di diciotto parroci, altrettanti sacerdoti e duecento signori capi famiglia della Riviera, nonché dello stesso vescovo di Brescia, monsignor Verzeri, e del delegato governativo, si ottenne il permesso, datato 6 maggio 1854, di un effettivo ritorno della Comunità nel golfo di Salò. L'evento fu festeggiato con grande esultanza, in tale circostanza, nel 1854, la tipografia Eredi Capra di Salò pubblicò in un opuscolo le poesie che furono dedicate all'evento 316.

Solo dodici anni di vita tranquilla gli furono concessi, il pericolo di un'imminente soppressione tornò nel 1866. In archivio comunale si conservano i documenti relativi: in quell'anno la R. Sotto Prefettura del Circondario di Salò comunicava il desiderio di

« ridurre le chiese officiate, a quel numero e alla misura che meglio si allinea alle idee progressive attuali e con il giusto comodo della popolazione. Si richiede quindi al Sindaco di fornire dati per: […]

9. Se e quali delle tre Chiese addette alle Case Religiose soppresse in questo Comune abbiano per avventura annessa la cura delle anime, e sia quindi necessario di tenerle uffiziate.

10. Quali delle stesse non avendo cura di anime, sembra si debbano ad ogni modo conservare al pubblico Culto .

11. Quali potrebbero invece essere tosto chiuse definitivamente, o in seguito quanti sono i religiosi del soppresso Convento dei Padri Comuni in Barbarano che forniti d'incontestabile probità di costumi, rispettati dalla popolazione, amici o tolleranti almeno delle cose nuove del Regno possano convenientemente venir prescelti per far officiare le Chiese che convenga tener aperte al Culto»317.

Il 16 luglio 1868 il Delegato Demaniale entrò in possesso del Convento dei Cappuccini di Barbarano in Salò, della Chiesa delle Salesiane di S. Maria della

315 Il signor Antonio Bresciani, nella speranza che si potessero riammettere i Cappuccini a Barbarano, fece un legato di L. 6.000, e se entro dieci anni non fossero stati ripristinati sarebbero dovuto essere investiti nell'orfanotrofio femminile. I principali offerenti delle altre 6.000 L., i quali serbarono anche un diritto sull'ente riacquistato, sono il signor Bortolo Brunati, le RR. MM. Salesiane, i fratelli don Nicola e Giuseppe Lombardi, Saletti Francesco, avvocato Giambattista e Francesco fratelli Bruni.

316 Festeggiandosi in Salò la ristorazione del soppresso convento de' Cappuccini nella chiesa di Barbarano, Salò, tipografia Eredi Capra, 1854.

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Visitazione e delle Orsoline; il 20 luglio 1868 il Municipio di Salò informò la Sotto Prefettura che i cittadini di Barbarano avevano chiesto al Comune di caricarsi delle spese per la riapertura della Chiesa di S. Giovanni (ex convento). Si fece presente infatti che almeno 600 persone si trovavano lontane dalla chiesa parrocchiale e che quella di Barbarano risultava la più comoda per loro. Non si chiese al governo di dispensare per l'ufficiatura, che sarebbe stata gestita dalla Fabbriceria, dal Municipio o dagli abitanti.

La riapertura della chiesa fu concessa, ma il 22 settembre però il R. Ufficio del Registro lamentò che « con nota 18 corrente N.17586 la Direzione del Demanio di Brescia ripeteva che il Ricevitore andrebbe ad esporsi a grande responsabilità in caso avessero a rinnovarsi gli abusi della continua occupazione del Convento da parte dei monaci e dell'ufficiatura della Chiesa in onta alla Legge ed alle prescrizioni superiori»318 Nonostante quindi il ritardo nell'abbandonare il convento, una volta che questo fu svuotato, l'amministrazione dell'orfanotrofio femminile reclamò dal Demanio la proprietà del locale, ottenendola. Ma dopo poco meno di un anno, sempre grazie alla volontà dei cittadini, i Cappuccini poterono ritornare nel loro convento dove risiedono tutt'ora319.

Non potendo ottenere molte informazioni sulla biblioteca dalle fonti bibliografiche e avendo pochi esemplari su cui ragionare, la mia unica speranza era quella di poter ritrovare il catalogo consegnato al Ricevente che si occupò della consegna dei libri all'Ateneo (la copia rimasta all'Ateneo è andata perduta). Tra i documenti conservati presso l'archivio di stato di Brescia relativi alla vicenda320, non è conservato, e nemmeno nell'inventario dei documenti del Demanio se ne fa cenno. Orientai quindi la mia attenzione sui documenti dell'Ufficio Registro che all'epoca aveva sede a Salò e che all'epoca era di riferimento per le questione delle soppressioni e cessioni di beni. Devo però confrontarmi con un'amareggiante constatazione. Mi viene raccontato dal prof. Franco Ligasacchi, che quei documenti furono per anni mal conservati presso una sede a cui chiunque poteva avere accesso senza controllo, al momento del trasferimento di tale materiale presso un nuovo edificio i vari faldoni e fascicoli furono mescolati e ammassati senza particolare criterio, non esiste quindi più un principio di catalogazione od ordine. Nonostante ciò, non volendo lasciare nulla di

318 ASCSalò, Soppressione convento Cappuccini, cart. 189, fasc. 19. 319 BONARI, I conventi ed i cappuccini bresciani, cit., p. 42.

320 ASBs, Prefettura di Brescia, Chiese e conventi soppressi – dipinti e librerie clustrali A-E, busta 790.

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intentato, mi rivolgo, per tempo, agli addetti dell'ufficio cultura del Comune di Salò, presentandomi e illustrando la mia ricerca e i miei scopi. La mia richiesta era quella di avere conferma delle sorti di questi documenti, il professore infatti ha esordito nel suo discorso affermando di basarsi su ricordi non del tutto precisi, scoprire quindi dove questi documenti siano ora conservati, chiedere il permesso di potervi accedere per fare un tentativo di ricerca. Purtroppo, nonostante numerose telefonate di sollecito, non ho ancora avuto una risposta, che lascia quindi aperta la questione sull'esistenza di questo catalogo.

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Nel documento L'Ateneo di Salò e la sua biblioteca (pagine 114-121)