• Non ci sono risultati.

Questioni irrisolte

Nel documento L'Ateneo di Salò e la sua biblioteca (pagine 144-153)

Il Fondo ottocentesco

VI. Questioni irrisolte

Dal controllo effettuato nella biblioteca, sono stati riconosciuti altri gruppi di volumi che possono essere collegati a specifici donatori, ne si propone di seguito un elenco: Serafino, Fidentio eAugusto Rotingo; Giambattista Funghetti; Fidentio Dugazzi; Mattia Cantoni; Stefano Pace; Domenico, Pietro e Giuseppe De Rubeis; Carlo Monselice; Francesco Zironi e un gruppo con impresso un timbro che non si è riusciti a riconoscere.

Alcuni di questi nomi sono facilmente riconducibili all'Ateneo, come quello di Carlo Monselice, più volte citato nei verbali, quando fu eletto bibliotecario ed osannato per il contributo che diede per il riordino della biblioteca alla fine del XIX secolo392. Anche Zironi viene denominato “socio” sull'etichetta applicata all'esterno dei suoi libri che certifica il dono fatto all'Ateneo.

Molto più difficile è spiegare la presenza di libri appartenuti agli altri.

I fratelli Rotingo

Particolarmente curiosa è la questione dei fratelli Rotingo. Una volta riconosciuti gli ex libris, la mia ricerca sembrava aver trovato conferma della donazione con il documento presente nel faldone della corrispondenza dell'Ateneo tra il 1871 e 1890. Datata 1880 è infatti una considerazione su un elenco di libri (anch'esso ancora conservato) offerti in vendita all'istituzione dai fratelli Rotingo. Gli incaricati ad offrire il proprio giudizio in merito furono il socio Dott. Carlo Monselice, il sig. Dott. Rini e Carlo Gritti, il quale scrisse:

« [...]onde porgere giudizio sulla proposta dell'acquisto dei libri della eredità Fratelli Rotingo [...] La maggior parte delle opere delle quali ne è supposto l'acquisto sono dupplicati di quelle già esistenti nella biblioteca dell'Ateneo. Quelle poche che così non possono dirsi sono di un valore tale da compensare malamente, non la tenue somma per la quale sono offerte, ma quella degli scaffali onde sarebbe mestieri fare acquisto per collocarle, in guisa che toltane l'Ars Magna di Nicolò Tartaglia io non darei il mio voto per la rimanente spesa. E qui giova l'osservare che lo scopo precipuo di una Biblioteca non è già comune per tutte, di modo, che quello cui devono mirare le biblioteche delle grandi città non è per nulla affatto identico a quello dei piccoli centri. Le prime devono soddisfare ai molteplici bisogni dello svariato ceto di persone […] e devono abbracciare il più vasto campo possibile del patrimonio scientifico, letterario dai testi più antichi ai più moderni; mentre le seconde a preferenza devono vedere di seguire da vicino, per quanto venga loro fatto dagli scarsi mezzi, l'odierno progresso della scienza e delle lettere.

392 AASalò, Libro degli ordinamenti, Verbali ateneo 1889-1963, assemblee del 5 agosto 1893 e del 28 febbraio 1896.

142

Quando una biblioteca di piccola Città come Salò possiede d'Antico ciò che all'istoria sua riguarda, e giusto e doveroso per tutte, il rimanente secondo me nulla vale allorchè è incompleto […]»393.

Alla luce di ciò, parrebbe che i libri offerti non siano stati acquistati, ed effettivamente quelli che ora presentano l'ex libris “Rotingo”, non corrispondono a quelli dell'elenco allegato alla considerazione sopracitata.

Rimane dunque aperta la questione per stabilire in quale occasione le opere riconducibili a quella famiglia siano entrate a far parte della biblioteca.

Si è partititi dallo studio della calligrafia dei nomi sui frontespizi e da alcune date che, in certi esemplari, compaiono a seguito di questi.

Il numero maggiore di libri di questo gruppo è riferibile a Serafino Rotingo.

Fig. 14 Frontespizio del volume Mattei Loreto, Il salmista toscano parafrasi lirica sopra il salterio di Loreto Mattei reatino - In Macerata, & in Parma : Per Galeazzo Rosati, 1678.

La scrittura ha le caratteristiche di quelle tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII. Il nome potrebbe essere associato ad un personaggio che visse in quel periodo e che in più occasioni viene citato nelle fonti bibliografiche sulla storia dell'Ateneo e della città di Salò. Infatti, a proposito della fondazione del monastero delle Salesiane a Salò, Serafino Rotingo risulta tra gli uomini inviati a Milano per chiedere l'autorizzazione ai vertici dell'Ordine di procedere con le pratiche 394. In quest'occasione viene presentato come uomo di legge, ed effettivamente in qualche ex libris il suo nome è seguito dalla sigla “I.U.D.”.

393 AASalò, Corrispondenza ed amministrazione 1871-1890.

143

A proposito della storia dell'Ateneo, l'autrice de Breve storia di un'Istituzione:

l'Ateneo di Salò, Valeria Venturelli, ricorda l'impegno che Serafino Rotingo

dimostrò, per migliorarne le condizioni, con le seguenti parole:

« L'Accademia godeva di un reddito annuo di due soldi per lira su tutte le condanne pecuniarie spettanti alla Magnifica Patria, come documenta la Ducale 11 settembre 1738 concessa dalla Repubblica Veneta. Tale concessione venne consentita dopo una lunga battaglia burocratica iniziata da Serafino Rotingo, G. B Fonghetti e altri salodiani395».

All'interno del fondo Brunati, conservato nell'archivio dell'Ateneo, è presente inoltre un carteggio in cui si legge che tal Serafino Rotingo si laureò a Padova nel 1697396. Queste tutte le principali notizie che si possono riferire al personaggio vissuto tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento.

Per quanto riguarda le caratteristiche dei volumi che gli possono essere assegnati si nota che: 21 fanno parte della raccolta delle cinquecentine della biblioteca e le tematiche variano dalla letteratura, alla religione, pur non mancando qualche esemplare di ambito giuridico. Oltre a questi se ne contano alcuni stampati nel XVII secolo e solo due la cui data è riferibile ai primi anni del secolo XVIII. Se tutte queste informazioni potessero essere collegate ad un unico personaggio resterebbe comunque aperta la questione su quando questi libri arrivarono all'Ateneo e chi possa averne fatto la donazione, perché, se fossero state consegnate da lui in persona prima di morire, o subito dopo per via testamentaria, è probabile che sarebbero state elencate nell'inventario dell'Ateneo del 1842, cosa che invece non accade.

Un altro componente della famiglia Rotingo, il cui nome compare su alcuni frontespizi, è quello di Augusto Rotingo. Sul volume Rime del signor Torquato

Tasso, diuise in sei parti. All'illustr. sig il sig. Gio. Battista Manso dedicate

troviamo il riferimento ad « Augusto Rotingo di Salò l'anno 1807» (img. 12). Partendo da questo e dalle date delle pubblicazioni dei libri da associare al suo nome (uno datato 1608, uno 1739 e gli altri due 1804 e 1811), è iniziata la ricerca.

395 Citato anche in LONATI, Salo'. L'ateneo e la sua biblioteca, cit., p. 9.

396 AASalò, Miscellanea di uomini illustri della Riviera di Salò, s. 11/14-b.20. Consultando l'opera di Jacopo Facciolati Fasti Gymnasii Patavini, si scopre che un Serafino Rotingo di Salò frequentò la scuola di legge, ma le date non corrisponderebbero a quelle del personaggio fin qui descritto nel testo.

144

Consultando i registri dell'Archivio parrocchiale di Salò, si scopre che un Augusto Rotingo nacque nel 1793, morì nel 1866397 e si sposò nel 1822 con Teresa Rossini (sorella di Domenico de Rossini). Per via dell'età potrebbe corrispondere allo stesso che nel 1837 venne citato nei verbali dell'Ateneo come Sindaco dell'istituzione398 o al «dott.» che il 26 novembre 1819 accettò la carica di Vice Direttore del Ginnasio di Salò, conferitagli dalla Deputazione Municipale. Se corrispondesse alla stessa persona proprietaria delle Rime del Tasso bisognerebbe poi supporre che, all'età di quattordici anni, fosse il proprietario del volume sopracitato, cosa non del tutto impossibile data la funzione scolastico- educativa dell'opera.

Resta poi da stabilire se la stessa mano autrice di questa scritta, abbia firmato anche gli altri volumi che riportano lo stesso nome. Dalle immagini riportate, si nota l'utilizzo di un inchiostro differente, alcune linee mantenute, altri elementi invece incongruenti, di conseguenza non si può affermare con certezza che si tratti della stessa mano ( img. 13- img. 14- img. 15),

Per quanto riguarda l'altro componente della famiglia Rotingo, Fidentio, anche in questo caso dalla calligrafia non sembrerebbe che sia la stessa mano a scrivere sui diversi libri.

Nelle mie ricerche sulla storia di Salò mi sono imbattuta nel nome Fidenzio Rotingo rare volte, una di queste leggendo la trascrizione della relazione vicariale che l'arciprete Andrea Conter fece per Sua Eccellenza reverendissima Monsignor Giovanni Nani, vescovo di Brescia, in preparazione alla visita pastorale del 15 aprile 1777. Vi vengono elencati i cappellani degli altari del Duomo nel capitolo dei cappellani residenti: «Andrea Conter arciprete / D. Fidenzio Rotingo / D. Giorolamo Amadei / ecc...». Effettivamente su uno dei frontespizi si legge «Fidentio Rotingo presb. Salodi restituatur», a conferma dell'esistenza di un presbitero con questo nome, lettore di libri di biblioteche. Tutto ciò, però, non aiuta a concludere se si tratti dello stesso proprietario degli altri volumi, se sia il loro diretto donatore e quando possa averne fatto il lascito.

397 APS, Libro dei Morti 1854-1876.

398 AASalò, Libro degli ordinamenti, Verbali ateneo 1826-1888, assemblea del 30 dicembre 1837.

145

Sia accanto ad ex libris dei Rotingo che accanto a quelli di «Joy. Bapta Funghetti» e a quelli di Fedentio Dugazzi compare spesso un timbro399 di cui si riporta l'immagine.

Su una sessantina di libri che lo riportano, una decina ce lo propone senza altri riferimenti, rari i casi in cui compare anche l'indicazione di un nome come Fidenzio Rotingo o Mattia Cantoni. Sono tutti volumi stampati tra il XVI e il XVII secolo e le tematiche riguardano religione, letteratura ma anche giurisprudenza.

Fidentio Dugazzi e Giovanni Battista Funghetti

Quasi tutti gli altri presentano, accanto al timbro, il nome Fidentio Dugazzi (scritto con qualche variante: “Fidencio Ducacio”, “Fidentij Ducatij”, “Fidentius Ducatij”). Le materie dei testi sono sempre letteratura, religione e giurisprudenza e anche l'epoca di stampa corrisponde a quella dei volumi con solo il timbro.

In una quindicina di opere al nome “Fidentio Dugazzi” viene affiancato quello di “Joy. Bapta Funghetti” ( in un paio di esemplari preceduto da “nunc”) in un altro paio di casi, invece, oltre a questi due, compare anche il nome di Mattia Cantoni.

Fig. 15 Frontespizio con dettaglio dei due ex-libris e timbro non identificato del volume ClavioCristoforo, Euclidis Posteriores Libri IX. Accessit Liber XVI. De Solidorum Regularium cuiuslibet intra quodlibet comparatione. Omnes perspicuis demonstrationibus, accuratiss. scholijs illustrati: nunc quarto editi, ac multarum rerum accessione post primam editionem locupletati. Auctore Christophoro Clavio Bambergensi e Societate Iesu - Romae : Apud Aloysium Zanettum, 1603.

399 Il timbro non risulta tra quelli istituzionali, potrebbe essere quindi un timbro “privato”, la Dott.ssa Ledda, a cui mi sono rivolta per un consulto, si è impegnata a farlo pervenire alla Braidense per avere un'opinione. La risposta non è giunta entro i termini di consegna della tesi e non si possono quindi fornire altre indicazioni in merito.

146

Per quanto riguarda le caratteristiche cronologiche e tematiche, risultano omogenee a quelle degli altri volumi che presentano il timbro. In quattro casi il nome Dugazzi è invece affiancato da quello di Serafino Rotingo.

Per quanto riguarda la figura di Giovanni Battista Funghetti viene citato nel

Dizionarietto degli Uomini Illustri della Riviera di Salò del Brunati:

« FONGHETTI, Giambatt., da Caccavero, Fu valente giureconsulto, dottissimo di cose patrie, e adoperato dalla patria in affari importantissimi presso la Repubblica. Oltre ad alcune poesie stampate in alcune raccolte per patrie solennità, preparò nel 1750 per la stampa un'operetta in forma di dialoghi, in cui intendeva provare essere la Riviera

provincia da sé, non parte della Bresciana o soggetta a Brescia riguardo al politico, e

godere mero e misto impero: contesa finita col cadere della Repubblica Veneta. Tale operetta però che fu censurata dal Padre Minor Conventuale Giambattista Giorgi di Gargnano con apposito opuscolo, rimase ms. Morì il Fonghetti verso l'anno 1767»400.

Lo stesso collaborò con Serafino Rotingo a difesa « della rendita di due soldi per lira su tutte le condanne pecuniarie spettanti alla Magnifica Patria che si chiedevano alla Serenissima».

Una volta ottenuta la conferma dalla prof.ssa Dorit Raines che la firma potesse essere databile al periodo di vita di questo personaggio e che il nome “Bapta Funghetti” sia stato scritto dalla stessa mano autrice dei Dialoghi manoscritti da Giambattista Funghetti, conservati in Ateneo, si è riusciti ad avere più certezze. Le informazioni relative a Fidenzio Dugazzi sono molto più scarne: una di queste è il carteggio con informazioni su Serafino Rotingo, appartenente al fondo Brunati, dove viene anche citato « Fidentio Dugazzi de Tomarii figlio di Giacomo da Salò, laureato nel 1613». Effettivamente in un esemplare, il frontespizio riporta proprio questo nome per esteso.

Un'altra fonte in cui compare un “Fidenzio Dugazzi” è l'inventario di Guido Lonati dell'archivio dei manoscritti conservati nell'Ateneo. In merito ad un incontro con il Provveditore Generale di Terraferma avvenuto nel 1625401 si dice che fu inviato proprio Fidenzio Dugazzi.

Ho cercato di approfondire almeno i dati biografici consultando i registri parrocchiali di Salò, da questi non risulta nessun individuo con quel nome nato e morto in quell'epoca. Esiste però il riferimento ad un matrimonio avvenuto nel 1631 tra « Fidentio Dugazzo e la Sig.na Leandra figlia del Sig.r Gio: Batta Pezza

400 Consultando il registro morti nel APS, Liber Mortuorum 1754-1776, si apprende che morì a 80 anni il 16 febbraio 1767. Mentre si sa che si unì in matrimonio il 23 gennaio 1719 con «la Sig.na Catta figlia del Sig. Maffizolo di Toscolano», Registro matrimoni 1631-1751. 401 « Il Gen. Cons. della M. P. manda Paolo Locatelli e Fidenzio Dugazzi dal Provv. Gen. in

T. F., 30 agosto 1625», AASalò, miscellanea C. 46 B, 21. Purtroppo però i fascicoli dal 20 in poi non risultano più nel faldone.

147

di Salò»402. Se si fa riferimento alla laurea avvenuta nel 1613, da un punto di vista cronologico potrebbe esserci congruenza e considerare che si tratti di una persona sola. Se si vuole trovare una connessione tra il personaggio e l'Ateneo si può fare riferimento all'elenco dei nomi di coloro che riformarono le leggi dell'Accademia degli Unanimi nel 1670 in cui compare « Gio. Giacomo Dugazzi», padre di Fidenzio Dugazzi de Tomarii403. Sempre a proposito della famiglia si sa che nel XVIII secolo, era riconosciuta per l'elevata cultura e disponibilità finanziaria, dati che potrebbero facilmente far pensare che abbiano nel tempo costituito una personale libreria e in seguito abbiano voluto venisse ceduta all'Ateneo.

Il fatto che alcuni libri presentino il nome « Fidentio » cancellato e affiancato dal «nunc … Funghetti» potrebbe far supporre che ci sia stato un passaggio tra i due, prima che giungessero all'Ateneo. Si è cercato il testamento che avrebbe potuto confermare questa ipotesi: in archivio di stato a Brescia sono stati consultati tutti gli indici e i repertori dei notai attivi a Salò nel XVII secolo, nessuno di questi però presenta un cenno al documento404. Si potrebbe però avanzare un'ulteriore ipotesi per cercare di capire in quale occasione sia avvenuto il lascito. Si ricordi che esiste una ricevuta di libri donati da Mattia Cantoni405, che su alcuni frontespizi in cui compaiono i riferimenti a Dugazzi e Funghetti ci sia anche quello del Cantoni, che questi lasciò all'Ateneo anche l'opera manoscritta di Giambattista Funghetti.

Si potrebbe quindi pensare che, come sia giunto in possesso del manoscritto, il Funghetti gli abbia lasciato anche i libri ricevuti da Dugazzi, e che quindi questi siano infine giunti in biblioteca dal Cantoni al momento della sua donazione. Tengo però a precisare che si tratta di ipotesi che purtroppo, per ora, non hanno avuto nessun riscontro documentario, in quanto nemmeno il testamento del Funghetti è stato trovato.

Stefano Pace

Altri gruppi di opere di cui si è riconosciuto un ex libris comune sono quelle che riportano il nome Stefano Pace e Domenico o Petri o Joseph de Rubeis.

402 APS, Registro matrimoni 1631-1751.

403 Lettere e documenti riguardanti l'Ateneo, Estratto di pugno di G. Brunati dall'Italia Accademica del Garuffi m. C. 51, 2.

404 Bisogna precisare che non di tutti i notai attivi in quell'epoca si hanno ancora gli indici o repertori e che alcuni di questi risultavano in parte illeggibili a causa di danni dovuti all'umidità o altro, causati dalla cattiva conservazione in cui rimasero prima di giungere nell'archivio di stato.

148

Per quanto riguarda il primo gli si possono assegnare 129 libri, di cui più della metà risalenti al Cinquecento. La maggior parte tratta di temi giuridici e una piccola parte invece di temi religiosi. Su ogni volume è riportato il suo nome affiancato ad una data: « 1608 15 aprile Stefano Pace ». Le date coprono il lasso di tempo dal 1593 al 1636. In rari esempi al nome segue la sigla “I.U.D”.

Petri o Joseph de Rubeis

« Domenico de Rubeis» , invece, viene definito « salodiensis» su alcuni libri, con lo stesso cognome risulta anche l'ex libris « Petri de Rubeis», e « Joseph de Rubeis de Salodio 1622» o «1685» e anche questi libri risultano stampati o nel XVI o nel XVII secolo.

Al termine di queste considerazioni si capisce come la mancanza di documenti abbia permesso una ricostruzione solo parziale della storia di questi fondi, ma ciò che si può dedurre con certezza è l'intento dei soci e di coloro che lasciarono i propri libri, di offrire alla propria comunità il loro patrimonio, di farlo per preservarlo nel tempo e soprattutto per metterlo a disposizione per uno sviluppo culturale comune. Valori che accomunano tutte le istituzioni simili all'Ateneo di Salò a cui si augura di mantenere l'impegno anche nei tempi avvenire.

149

150

Introduzione

Verso una ricostruzione del fondo ottocentesco della biblioteca

Nel documento L'Ateneo di Salò e la sua biblioteca (pagine 144-153)