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La centralità dell’impegno civico e dell’agire cittadino è la dimensione pregnante degli ultimi sviluppi della cittadinanza nel mondo. L’esperienza dell’Indonesia è particolarmente significativa in questo ambito. Insieme con il Messico, è stato l'ultimo grande Paese a far parte della "terza onda28" di democratizzazione che ha avuto

luogo durante l'ultimo quarto del XX° secolo (Diamond, 1996). Molti dei Paesi che hanno partecipato a queste transizioni non sono ancora considerati delle democrazie “consolidate” essendo portatori di una particolare fragilità dovuta a fattori quali l’instabilità economica, la corruzione diffusa, l’ingerenza militare negli affari civili, ecc. Inoltre, l’Indonesia manca di condizioni strutturali, culturali e storiche che sono considerate centrali per il rafforzamento intero

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La prima onda di democratizzazione iniziò nei primi anni del XIX° secolo e continuò fino al 1922, quando Benito Mussolini era salito al potere in Italia. La seconda onda è iniziata in seguito alla vittoria degli Alleati nella seconda guerra mondiale, e ha cessato quasi 20 anni dopo, nel 1962. La terza ondata è iniziata nel 1974 (con la rivoluzione dei garofani, Portogallo) e comprendeva la storica transizione democratica in America Latina nel 1980, i paesi dell'Asia del Pacifico (Filippine, Corea del Sud e Taiwan) tra 1986-1988, e in Europa dell'Est dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Questo processo mondiale si è concluso con il Messico e l'Indonesia nel 1998; nel giro di pochi decenni, il numero delle democrazie è aumentato e sono oltre 100 le democrazie riconosciute oggi nel mondo.

92 della democrazia. Malgrado questa congiuntura, l’Indonesia si distingue con uno straordinario livello d’impegno civico laddove i cittadini indonesiani partecipano attivamente e in modo massiccio alla vita associativa29, e dimostrano inoltre un elevato livello di

socialità interpersonale. Tale sviluppo e vivacità della società civile del paese risulta cruciale per lo sviluppo di competenze civiche definite da Danielle N. Lussier e M. Steven Fish (2012) come “capacità

organizzative e comunicative che consentono ai cittadini di utilizzare tempo e denaro in modo efficace in politica". (p. 78) La dimensione

partecipativa della cittadinanza connotata da una prospettiva formativa e trasformativa contraddistingue le esperienze del Sud. Acquisire specifiche competenze appare necessario al fine di rendere più efficace l’azione dei cittadini nel campo politico e rispondere a un incessante bisogno di agire a livello decisionale. Da Nord a Sud si riscontrano, negli ultimi anni, i medesimi elementi di disfunzionalità nei rapporti che legano i cittadini alle istituzioni. Il crescente deficit comunicativo, coniugato con la scarsa propensione a legittimare le richieste dei cittadini rappresenta il nucleo costitutivo di vari movimenti di protesta. Giovanna Campani colloca tali fenomeni in un contesto post-moderno:

L'abbandono delle ideologie forti […], è una caratteristica del periodo attuale e definisce la post-modernità. La fine delle ideologie forti non significa tuttavia che si è giunti a quella ʽfine della storia ʼ in cui il “sogno di una cosa” non sarà più necessario. Al contrario, in un mondo devastato dalle ingiustizie, quando ormai con la diffusione del modello economico neo-liberista la democrazia liberale si è dimostrata incapace a garantire tutte le categorie sociali, il bisogno di cambiamento è più che mai sentito. Disoccupazione, povertà e potere del denaro rappresentano degli ostacoli alla piena dignità, come prova la trasversalità delle rivendicazioni dei movimenti di

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Secondo lo studio di Danielle N. Lussier e M. Steven Fish (2012), circa l’84 % degli indonesiani appartengono ad almeno un'organizzazione non governativa. La vita associativa è anche molto sviluppata nell’ambito studentesco e molti studenti indonesiani appartengono ad associazioni universitarie, con modalità di funzionamento democratico che operano a livello locale e nazionale.

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protesta che fioriscono nei paesi democratici, come gli stati europei o il Brasile, con al centro proprio la dignità. (Campani & Stanghellini,

2014, p. 20)

Il venir meno di un’adeguata risposta da parte dei governi alla richiesta di dignità dei cittadini è stato il motore di un’onda di proteste che si è espansa oltre i confini geo-culturali del Nord America, dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia. L’anno 2011, è stato segnato da movimenti sociali mondiali d’indignazione politica da parte di individui, gruppi e collettivi che hanno rotto il silenzio e hanno investito lo spazio pubblico. Dalla Tunisia, Egitto, Spagna e Grecia passando dal centro finanziario mondiale di Wall Street, gruppi di cittadini si sono organizzati e si sono sollevati per rivendicare maggiore giustizia sociale, dignità e libertà dalla tutela del libero mercato. I “dittatoriati,i “senza voce” e i “subalterni” hanno occupato lo spazio pubblico e hanno portato in primo piano la crisi della legittimità degli Stati. Questi avvenimenti hanno rilanciato il dibattito attuale sulla cittadinanza e i diritti, tra quali i diritti di cittadinanza sono richiamati sia dai governanti in nome della buona

governance e della governamentalità dall’alto, quanto dai cittadini

stessi per rivendicare diritti, piena partecipazione e accountability quindi come strumento di lotte dal 'basso' (Stokke & Törnquist, 2013; Kabeer, 2003).

Naila Kabeer (2005), in una raccolta di saggi sul processo di transizione democratica in Bangladesh, caratterizza il concetto di cittadinanza che sta emergendo, in funzione dell’esperienza specifica del Paese preso in esame. In particolar modo, l'esperienza vissuta dei diritti è spesso segnata da tensioni strutturali tra il privato e il pubblico, il locale e il nazionale (a volte anche il globale). La costruzione della cittadinanza è inoltre correlata alla transizione da modelli tradizionali a modelli moderni, in cui la fonte legittimata di diritto è uno Stato che sovrasta legami di parentela o di clan. Una particolare enfasi spicca nella concezione presentata da Kabeer, ed

94 è quella relativa all'esercizio dell’agency, la costruzione di collettive competenze civiche, e la necessaria partecipazione attiva dei cittadini nella rifondazione dei diritti. L’ultimo elemento saliente nel contesto del Bangladesh è il rispetto delle identità culturali e comunitarie degli individui in quanto membri integranti della comunità nazionale. L’esempio del Bangladesh presenta una serie di elementi fondamentali per la costruzione di una cittadinanza democratica che riflette i concetti centrali dei diritti Umani Universali. Risulta chiaro che le lotte in questo contesto e in tanti altri nel mondo stanno ruotando attorno alla tensione tra diritti nazionali e universalità dei diritti Umani.

La cittadinanza quale ponte tra diritti nazionali e