Come evidenziato nel capitolo precedente, per i giovani partecipanti alla nostra indagine, partecipare attivamente alla fase di transizione democratica tunisina, ad esempio in occasione delle elezioni, implica un processo di ri-costruzione del senso di appartenenza e della storia migratoria dei loro famigliari. La posta in gioco principale nella fase di transizione è dunque di riconquistare lo spazio politico e ricostruire un’identità politica ben definita, grazie alla condivisione dei valori che caratterizzano l'agire dei cittadini e l’azione politica (Camau, 1999). L’articolazione di questo passaggio dall’apatia, dalla disaffiliazione e dalla depoliticizzazione a una società di cittadini coinvolti nella sfera pubblica, attivi, mobilizzati e motivati, dovrebbe comprendere, necessariamente, una rielaborazione dei riferimenti storici e culturali che rappresentano le matrici di senso dei racconti personali e collettivi.
42
Rapport final sur les élections législatives et présidentielles. Mission d’observation électorale de l’Union Européenne, Tunisie 2014. (http://www.eods.eu/eom-reports/)
165
Non sono completamente tunisina, non sono perfettamente inserita nella cultura tunisina, diciamo non condivido la cultura tunisina del «cittadino lambda» non sono cresciuta li, non ho condiviso la loro quotidianità... Beh, parlo un po’ arabo però, è per questo che questa esperienza mi permette di tuffarmi dentro la realtà di un paese dal quale sono lontana e mi permette di rendermi conto, in qualche maniera, di quello che è realmente essere tunisina.
[Part. 26, 20 anni, nata in Italia, studentessa in Storia dell’Arte]
Come Alia, molti giovani integrano questa esperienza nella narrazione della loro appartenenza nazionale oltre le frontiere territoriali. L’occasione, di partecipare ad una realtà tunisina condivisa con la Tunisia che permette anche rimanendo in Italia di essere attori del cambiamento che sta avvenendo nel paese e di farne parte.
Il processo di transizione in atto apre anche nuovi orizzonti per i giovani tunisini portatori di una doppia cittadinanza, che riescono a creare una continuità con l’azione che già svolgono nei loro paesi di residenza.
Ad esempio per Anissa nell’ambito della sua attività associativa, in un gruppo giovanile italiano, ha partecipato al forum sociale mondiale che si si era tenuto a Tunisi nel mese di marzo 2015. Anissa testimonia questa esperienza in questi termini:
È la prima volta che faccio un’attività di questo tipo in Tunisia in questo modo. Partecipare al Forum Sociale Mondiale è stata una bellissima occasione per me. Non ero lì soltanto in vacanza ma ho potuto incontrare delle bellissime persone, che con la mia famiglia non avrei mai incontrato…poi era diverso…ero con i miei amici italiani e insieme abbiamo partecipato a tantissime attività. Per me è stato importante, perché, in quanto tunisina, ero molto interessata alla dinamica delle associazioni e penso di essere
166
anche riuscita a trasmettere il mio interesse ai miei compagni dell’associazione.
[Part.19, 27 anni, in Italia dall’età di 13 anni, studentessa in Cinema]
L’esperienza riportata da Anissa illustra uno dei modi con il quale i giovani italo-tunisini possono, nell’ambito delle nuove dinamiche della società civile tunisina, conciliare la loro doppia appartenenza e mettere a frutto il loro capitale civico in entrambi i paesi e vivere il loro essere cittadini tunisini e cittadini italiani. Su questo aspetto, la ricerca sul voto tunisino in Italia propone un dato significativo che rafforza e conferma il nostro risultato circa le effettive connessioni esistenti fra le pratiche partecipative in Italia e in Tunisia. Infatti, nel monitoraggio del voto nella regione Marche (Turato, 2015) risulta che più del 50% degli elettori tunisini che hanno effettivamente votato nei seggi italiani, alle elezioni 2014, erano anche cittadini italiani. Paradossalmente, risultano aver partecipato di più, al voto tunisino, i cittadini maggiormente inseriti in Italia rispetto a quelli di più breve residenza (il 74% di coloro che hanno partecipato al monitoraggio, nei seggi campione delle Marche, dichiara di essere in Italia da più di 11 anni.
Un altro aspetto rilevante, riguarda l’emergere di una migrazione “rovesciata”, cioè l’onda di trasferimenti di migranti e di giovani nati e cresciti all’estero verso la Tunisia. A questo proposito, durante la nostra osservazione partecipante nell’ambito del forum sociale mondiale, abbiamo raccolto la testimonianza di Inès.
Prima di andare a vivere in Tunisia nel 2011, non mi sono mai sentita tunisina ed effettivamente abbiamo un problema di rappresentanza e di vivere insieme come tunisini all’estero. Nella mia famiglia, la Tunisia è stata molto poco presente, non ho mai studiato l’arabo e andavo raramente in vacanza in Tunisia. I miei
167
genitori, amavano viaggiare ed io sono cresciuta e mi sono formata, confrontandomi con gli altri… quindi spesso mi è stato rimproverato il fatto di non essere abbastanza tunisina, ma mi chiedo, devo per forza parlare tunisino per essere considerata tunisina? Qual è l’elemento che definisce la mia identità? o mi chiedo, la nostra appartenenza dipende della nostra appartenenza comune a valori della cittadinanza o invece sono legate al luogo di residenza o in funzione degli usi e costumi, alla cultura e alla lingua?
[Part. 23, 29 anni, nata in Italia, giornalista] Le nuove forme di migrazione Nord-Sud nate nella prospettiva della democratizzazione della Tunisia rappresenta un fenomeno emergente della transizione tunisina. Anche se il fenomeno non è quantificabile, l’interesse che suscita tra i ricercatori e tra gli attivisti della società civile tunisina ha portato all’organizzazione il 16 e il 17 ottobre 2014 a organizzare un primo symposium sul tema della diaspora, migranti ed esiliati e il loro ruolo centrale nei processi rivoluzionari e nella transizione politica nel mondo arabo. L’impegno nella scena politica e civile della Tunisia rappresenta il ritrovato legame con un paese per molti misconosciuto e implica un processo di adattamento alla realtà socioculturale del paese e di apprendimento di una realtà a loro estranea.
Inoltre la loro presenza e la loro partecipazione attiva nella sfera pubblica inserisce tematiche legate alla diversità di cui sono portatori e che suscita perplessità, interrogativi e dubbi sulla loro lealtà e sulla loro ‘tunisianità’. Si sono registrate, infatti, tensioni e proteste durante una sessione plenaria dall’assemblea costituente da parte di alcuni deputati che hanno reagito rispetto all’uso del francese e alla non padronanza dell’arabo da parte di alcuni deputati delle circoscrizioni estere. Questi episodi hanno aperto un dibattito acceso, durante il quale i rappresentati dei tunisini all’estero hanno ricordato la storia migratoria della Tunisia, hanno rivendicato il pieno
168 rispetto delle loro differenze e la volontà di essere accettati come tunisini a pieno titolo malgrado la loro doppia appartenenza.
La partecipazione dei giovani anche in Italia ha suscitato delle diffidenze e delle perplessità da parte di alcuni migranti di ‘prima generazione’. Alcuni tra i giovani partecipanti alla nostra indagine hanno riportato episodi simili durante la loro attività nei seggi elettorali, Amira [Part. 4] ad esempio, racconta che di fronte a una padronanza non perfetta della lingua araba, e per via del suo aspetto “ troppo occidentalizzato” e per la sua giovane età, alcuni votanti hanno esplicitamente messo in discussione la sua cittadinanza tunisina.
Simili episodi, mettono a confronto il modello di cittadinanza di cui sono portatori i giovani con doppia cittadinanza e coloro che hanno ancora una visione della cittadinanza come appartenenza essenzialmente culturale, naturale e linguistica.
La sfida principale del percorso intrapreso dai tunisini all’estero verso l’astrazione di una identità cittadina comune attorno ai valori democratici tra componenti diversificati ed eterogenei di una diaspora tunisina geograficamente disseminata nei cinque continenti, diventa la sfida della costruzione del comune a partire dal diverso. Infatti, i tunisini sparsi per il mondo rappresentano realtà locali diverse, economicamente, socialmente, culturalmente, linguisticamente ma anche politicamente. Questo ultimo aspetto è centrale in questa nostra riflessione perché un tunisino che gode dei suoi diritti amministrativi e politici nel paese di accoglienza ha una esperienza sicuramente discostata da quello che non ne gode. Possiamo anche pensare alle modalità diverse di esercitare la cittadinanza tra diversi paesi di accoglienza.