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Nel pensiero occidentale, la cittadinanza è stata tradizionalmente ancorata nei valori liberali di uguaglianza giuridica e prevalentemente correlata a un insieme di diritti e doveri conferiti da uno Stato ai suoi cittadini. Come tale, il concetto di cittadinanza acquista significato se applicato nella vita politica e sociale di una società. Ignorare le voci e gli interessi dei cittadini, non rispettare e non riconoscere le loro identità, sono pratiche che rompono il patto etico e morale tra Stato e cittadini. È da questa angolazione che vorremmo esplorare come queste pratiche possono influenzare sia il modo in cui le persone si percepiscono come cittadini sia quello in cui agiscono come tali: per esercitare i propri doveri, usufruire dai diritti ma anche per rivendicare tali diritti.

Considerando che le percezioni e le identità sono determinate dalle interazioni tra i cittadini e le strutture del potere e nella misura in cui i

86 discorsi politici e mediatici attuali producono discorsi dominanti sulla cittadinanza in cui viene spesso ritratto un prototipo del cittadino in quanto maschio, abile e occidentale, sembra inevitabile che di fronte al mancato riconoscimento delle differenze si sviluppino specifiche richieste (Lister, 2002). Si verifica, quindi, nelle società contemporanee occidentali, una molteplicità di rivendicazioni particolareggianti attorno alla cittadinanza: 'cittadinanza sessuale', 'cittadinanza transgender', 'cittadinanza cosmopolita', 'cittadinanza multiculturale' o 'cittadinanza ecologica'. Queste rappresentazioni sono altrettanti segni del sorgere di nuove soggettività, e rinnovati spazi e ambiti di rivendicazioni26 che riflettono una comprensione

pluralista della cittadinanza, una concezione che riconosce e richiede il riconoscimento della diversità delle forme di identità (Isin & Wood, 1999; Kymlicka, 1995; Kymlicka & Norman, 2000; Lister, 2002). Inoltre, vari studi condotti sia in occidente sia nelle democrazie emergenti hanno dimostrato come la cittadinanza rappresenti un insieme di forme di appartenenza che devono essere intese all'interno di diversi contesti culturali, etnici, nazionali e di genere (Isin & Wood, 1999; Lister, 2007; Nyamu -Musembi, 2005).

Correlati a queste considerazioni iniziali, dei contributi particolarmente rilevanti hanno indagato le pratiche soggiacenti all’articolazione delle specifiche rivendicazioni e alla formazione di nuove soggettività (Benhabib, 2004; Soysal, 1994). Lo slittamento di prospettiva dal campo giuridico a quello sociologico ha portato all’inclusione nel corpo degli studi sulla cittadinanza della dimensione di habitus, in altre parole l’insieme di riti, costumi, norme e abitudini interiorizzati dei soggetti e che determinano la formazione della cittadinanza degli individui (Isin, 2012). Questo nuovo approccio ha permesso di mettere in rilievo la dimensione fondamentalmente

trasformativa della cittadinanza. Cittadino non si nasce ma si diventa

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Le rivendicazioni mosse da specifici gruppi si sono tradotte in movimenti sociali, spesso di portata internazionale. Le lotte femministe, i movimenti antirazzisti e l’advocacy delle persone diversamente abili hanno rivendicato riconoscimento e rispetto delle diversità come parte integrante dei diritti di cittadinanza (Isin & Wood, 1999).

87 e tutte le istanze formative ed educative hanno il compito di coltivare le virtù civiche al fine di formare i cittadini (Bellamy et al., 2004). Un contributo di particolare rilievo negli studi contemporanei sulla cittadinanza si riscontra nelle ricerche che prendono in esame “la cittadinanza vissuta”, vale a dire analizzare il significato che essa riveste per gli stessi cittadini (Lister et al., 2003; Colombo et al., 2009). Secondo Ruth Lister (2007), la cittadinanza vissuta traduce una maggiore attenzione al contesto che determina il modo in cui individui intendono e negoziano i tre elementi chiave della cittadinanza: i diritti e le responsabilità, l’appartenenza e la partecipazione (Bellamy et al., 2004; Lister et al., 2007):

It is increasingly appreciated that citizenship is understood and experienced within specific national and local social and political contexts, reflecting historical traditions and institutional and cultural complexes […] In particular, citizenship as a lived experience cannot be divorced from its context, including its spatial context […] the meaning that citizenship actually has in people’s lives and the ways in which people’s social and cultural backgrounds and material circumstances affect their lives as citizens” (Lister, 2007,

p.8)

Introdurre il concetto di “cittadinanza vissuta” ci permette di aprire un ampio campo investigativo sulla dimensione individuale e collettiva dell’esperienza quotidiana di cittadinanza. Infatti, l’individuo può sperimentare ed esprimere le diverse forme di cittadinanza in spazi e momenti diversi (Isin & Wood, 1999). Inoltre, il significato che un gruppo sociale attribuisce al concetto di cittadinanza non è altro che il risultato di una fabbricazione sociale e politica che si inserisce in un percorso storico specifico a quel gruppo (Leca, 1991) anche laddove i confini della comunità politica sembrano “naturali”. L’impostazione alla quale abbiamo accennato si pone quale superamento delle analisi strettamente teoretiche e giuridiche per integrare la dimensione contestuale. Ciò vale in particolare, in riferimento all’agire dei cittadini e all’attivismo civico.

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Agire cittadino, attivismo civico e movimenti sociali

Le lotte sociali e politiche, negli ultimi decenni, sono intrecciate in complesse reti di diritti e responsabilità dai molteplici livelli. Mentre i cittadini rispondono a un relativo contenimento, gli Stati invece rispondono a strutture sovranazionali. Tutti i governi sono stati progressivamente assoggettati a una moltitudine di accordi multilaterali e accordi internazionali su tematiche globali come la salvaguardia dell’ambiente, la riduzione dell’inquinamento o la tutela delle minoranze. I cittadini nella stessa logica sono coinvolti (almeno formalmente) in una rete di diritti e responsabilità che riguardano anche relazioni interstatali e internazionali, dalla lotta contro la criminalità a quelle contro le guerre, dall’accoglienza dei rifugiati alla tutela dei minori (Isin, 2012).

Questi esempi di reti complesse di diritti e responsabilità che implicano cittadini in varie decisioni etiche, politiche e sociali (Isin, 2012) sono globalmente interconnesse in una congiuntura geopolitica caratterizzata dal dominio del libero mercato. La supremazia del profitto è l’obiettivo principale di una nuova classe dirigente, costituita da manager di società multinazionali, da grandi uomini d'affari, banchieri, che usano il loro potere e le risorse politiche ed economiche necessarie per influenzare partiti e governi a loro favore (Campani, 2014a), portando alla creazione di una tensione tra valori democratici e strutture di potere globali:

“Nel conflitto fra la tendenza all'uguaglianza (tipica della democrazia) e la possibilità della libera impresa dei modelli neo- liberisti, la seconda ha spesso vinto ai danni della prima.” (Campani

2014a, p. 27)

Giovanna Campani sostiene che gli argomenti a favore dell'uguaglianza sembrano minati dall’ideologia neo-liberista che influisce a livello globale sulle scelte dei vari governi, senza prestare particolare attenzione alle realtà locali dei governati. Considerando le resistenze opposte dai collettivi cittadini a livello locale e globale, si

89 è sviluppato un approccio investigativo più orientato sull'attore e meno centrato sullo Stato e più attento all’agire dei cittadini stessi. I recenti studi sulla cittadinanza, sullo sfondo di questa problematica, adottano una visione integrativa dei diritti civili e politici nonché economici, sociali e culturali. Una particolare enfasi è posta sul diritto alla partecipazione stessa a livello locale, nazionale e globale. L’azione civica, in un mondo interconnesso, va quindi ben oltre il concetto di Stato nazionale come unico garante dei diritti di cittadinanza, e amplia il campo investigativo al ruolo dei partecipanti non governativi e degli attori transnazionali nel rivendicare il monitoraggio dell’effettivo rispetto dei diritti (Nyamu- Musembi, 2005).

La cittadinanza tra società stabili e società in transizione