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L’organizzazione delle prime elezioni democratiche della II Repubblica tunisina rappresenta uno dei momenti più significativi della vita degli espatriati tunisini all’estero, anche per quanto riguarda le pratiche di cittadinanza. L’Istanza Superiore Indipendente per le Elezioni (ISIE) è incaricata di realizzare la totalità del processo elettorale: dall’iscrizione dei votanti e la realizzazione delle liste elettorali, alla gestione dei candidati e delle liste elettorali fino alla fase di scrutinio e alla proclamazione dei risultati. Quest’istituzione,

161 presumibilmente autonoma rispetto alle dinamiche partitiche e al potere statale, legittima il ruolo dei cittadini e della società civile nell’operazione elettorale. È peraltro ritenuta responsabile della buona riuscita del processo e garante della trasparenza e del rispetto delle regole democratiche.40 La volontà di rottura con le pratiche del

regime di Ben Ali si è manifestata proprio attraverso la scelta di porre il cittadino tunisino come attore principale della transizione, dalla fase insurrezionale allo Stato democratico. In questo contesto, è utile ricordare che le elezioni del regime autoritario di Ben Ali41, erano

fraudolente, non trasparenti e completamente controllate dai membri del partito presidenziale sotto l’egida del Ministero dell’Interno tunisino. Votare o partecipare all’organizzazione delle elezioni rappresentava una forma di assoggettamento al regime (Brand, 2010) e ne rinforzava la legittimità nel confronti degli espatriati. Le pratiche autoritarie raggiungevano i tunisini al di là del territorio nazionale attraverso una rete, composta dai rappresentanti consolari e soprattutto dalle associazioni controllate dal partito (RCD), che riproducevano anche nei territori democratici le stesse dinamiche instaurate nella società tunisina.

L’organizzazione delle elezioni in Italia, il secondo paese d’immigrazione dei tunisini, è stata un’operazione di grande portata. Un centinaio di uffici di voto sono stati posti in essere, al fine di coprire tutto il territorio della circoscrizione Italia, gestite dalla sezione regionale dell’Istanza centrale di Tunisi. L’organizzazione delle elezioni all’estero è un’operazione ancor più complessa, in ragione del suo carattere deterittorializzato. D’altronde le operazioni di voto all’estero si svolgono in tre giorni, contrariamente alla Tunisia ove il voto è concentrato in una sola giornata. La buona riuscita dell’organizzazione del dispositivo elettorale dipende essenzialmente

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L’Instance Supérieure Indépendante pour les Elections (ISIE) è stata creata dal Decreto legge n° 27 del 18 aprile 2011. La sua composizione assicura la presenza di diversi attori della “società civile” e in particolar modo delle organizzazioni professionali giuridiche (avvocati e magistrati).

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L’adozione del voto a distanza nel regime autoritario tunisino degli anni ‘90 è stato un mezzo per riaffermare la legittimità del regime ed estendere la sua presa sui tunisini residenti all’estero.

162 da un efficace coordinamento tra l’IRIE, responsabile legale delle elezioni, e:

 Le autorità italiane: Prefetture e Municipi dei vari luoghi in cui si compie lo scrutinio. Questa collaborazione va dalla messa a disposizione dei locali e della loro gestione alle disposizioni di sicurezza degli uffici di voto per tutta la durata delle elezioni.  Le autorità tunisine: i rappresentanti consolari e l’ISIE in primo

luogo, ma anche indirettamente il Ministero degli affari esteri per la gestione delle risorse finanziare e logistiche necessarie al buon andamento di tutte le operazioni.

 Gli espatriati tunisini in Italia: partiti politici, le organizzazioni della società civile, gli osservatori internazionali e i cittadini che devono essere informati, guidati attraverso le varie procedure di voto.

La società civile in Tunisia e all’estero ha risposto con una partecipazione numerosa e costante per accompagnare e monitorare il processo elettorale del 2014, confermando il desiderio di accesso alla vita democratica tramite la prassi stessa della democrazia. Un gruppo di associazioni tunisine in Italia (APTI, CITI, Voce nuova tunisini) ha svolto il compito di osservatori internazionali e ha ottenuto l’accreditamento ufficiale presso l’ISIE come osservatori ufficiali delle elezioni. Questo processo, osservato durante il lavoro di campo, è stato particolarmente interessante per le dinamiche che ha innescato. In particolare, abbiamo esaminato:

1. La dinamica di mobilitazione transnazionale: l’organizzazione della rete di osservatori in Europa è stata il frutto di un lavoro di coordinamento tra le varie associazioni dei tunisini in Europa, in particolar modo le organizzazioni del Fronte Associativo Tunisino Internazionale (FATE). Una procedura comune di formazione e di accreditamento è stata adottata in Francia, Belgio e Italia evidenziando un processo di integrazione orizzontale tra le varie realtà europee.

163 2. Collaborazione con le Istituzioni europee: l’azione comune organizzata a livello europeo dalle associazioni di tunisini è stata appoggiata e sostenuta dall’organismo europeo EODS (Election Observation and Democracy Support della Commissione Europea). Il supporto formativo è stato assicurato in modo gratuito, fornendo a tutti i membri di queste associazioni in Italia, Belgio e Francia una formazione completa e adeguata all’osservazione elettorale, nonché una certificazione europea necessaria per accreditare i partecipanti e permettere lo svolgimento delle azioni di osservazione. Si è verificato quindi un processo di integrazione verticale con le istanze europee che hanno fornito gli strumenti necessari per l’azione civica intrapresa da cittadini non nazionali sui suoi territori.

3. Dinamica di partecipazione internazionale: oltre alla partecipazione dei cittadini tunisini residenti in Italia, la partecipazione di cittadini italiani e tedeschi è stata una vera e propria particolarità di questo gruppo. Ad esempio, il 50% degli osservatori accreditati con l’associazione APTI erano cittadini non tunisini. Inoltre, due osservatori italiani hanno raggiunto il gruppo senza dover ricorrere alla formazione vista una loro precedente formazione all’osservazione elettorale che non era mai stata adoperata prima dell’esperienza tunisina in Italia. «Non avrei mai pensato di fare l’osservatore elettorale per

elezioni straniere in Italia» dichiarava uno del gruppo, «pensavo di dovermi recare in un altro Paese per poterlo fare».

Le dinamiche di integrazione verticale e orizzontale di collaborazione con altre organizzazioni all’estero (che siano di tunisini o internazionali) dimostra come la società civile tunisina all’estero è inscritta in una dimensione chiaramente transnazionale ma anche sovranazionale. La stessa incertezza della fase di transizione ha indotto i componenti della comunità politica cittadina, in questa fase di democratizzazione, a rifiutare ogni forma di restaurazione di pratiche non democratiche, esigendo da loro stessi e dallo Stato

164 (insieme agli organi indipendenti di transizione) un comportamento esemplare. Le regole del gioco democratico scritte nelle norme sono state rispettate nell’esperienza delle elezioni tunisine del 2014, con il rispetto della pluralità e della trasparenza, nonostante il verificarsi di problemi logistici e finanziari. Infatti, il rapporto finale della missione di osservazioni elettorali (MOE) dell’Unione Europea sulle elezioni tunisine del 2014 afferma che «la MOE UE non ha osservato le elezioni all’estero, dove sono eletti 18 dei 217 deputati dell’Assemblea. Tuttavia, la missione è cosciente delle difficoltà di gestione di tale processo (inclusa l’iscrizione degli elettori), che si è svolto in più di 300 città di 43 paesi diversi, comportando delle sfide logistiche complesse e un costo finanziario considerevole».42