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4.5 «Mi auguro davvero che il mio libro ti piaccia»: il legame con Sibilla Aleramo, Gianna Manzini e Anna Maria Ortese

«NON HO MAI SMESSO DI SCRIVERE A MODO MIO» Per un profilo di Alba de Céspedes

II. 4.5 «Mi auguro davvero che il mio libro ti piaccia»: il legame con Sibilla Aleramo, Gianna Manzini e Anna Maria Ortese

Bontempelli e Negri non sono gli unici nomi di intellettuali che ruotano nella cerchia di amicizie di de Céspedes: tra questi figurava anche Sibilla Aleramo, estimatrice delle pagine di Alba, come si evince da alcune sue lettere.93 Il 16 novembre del 1940, ad esempio, anch’ella dimostrerà un palese interesse per l’opera Fuga: «Hai consegnato Fuga. Quando potremo leggerlo? prima di Natale? Lo aspetto con grande desiderio, […] son certissima che il libro segnerà una tappa anche più luminosa nella tua strada di scrittrice».94 La stessa narratrice non disdegnerà di inviare copie delle proprie opere ai letterati amici per riceverne una valutazione. Ciò avverrà, ad esempio, con Gianna Manzini, alla quale il 22 agosto del 1955 farà avere una copia della silloge di racconti Invito

a pranzo, confidandole una certa ritrosìa dinanzi alla classe letteraria italiana, destinata a sfociare in

un desiderio pressante di abbandonare la capitale verso la fine degli anni sessanta:

Mi auguro davvero che il mio libro ti piaccia: tu sei una grande artista e il tuo giudizio mi è prezioso. In questi tempi di falsi miti, di opprimenti, non sai quante volte penso a te e a quegli altri pochi che lavorano con le tue stesse intenzioni. In questo momento, in questi ultimi mesi, mi pare di aver

91 Lettera su carta color sabbia, completa di busta inviata a Sestiere. L’inchiostro utilizzato è di tinta seppia (in FDC,

serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 7).

92 Si tratta di una una cartolina tinta sabbia, redatta con inchiostro seppia (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie

Scrittori, busta 28-fascicolo 7).

93 Nel 1990 la stessa Alba farà riferimento al sodalizio amicale con Sibilla Aleramo, della quale tratteggia il seguente

ritratto: «io ero una grande amica di Sibilla, Sibilla venne persino in Russia perché diventò comunista. Era una donna che teneva molto ad essere ben vestita […]. Una volta andai a casa di Sibilla, che abitava in una specie di abbaino lassù in via Margutta, e lei mi aprì un baule piuttosto grande e mi disse: – Queste sono tutte lettere d’amore che ho ricevuto. – Sibilla era un personaggio… inconsistente. È difficile spiegarsi, esisteva e non esisteva, più la vedevo più era inconsistente». PIERA CARROLI, Esperienza e narrazione nella scrittura di Alba de Céspedes, cit., p. 153.

94 MYRIAM TREVISAN (a cura di), Da scrittrice a scrittrice. Lettere sulla vita e sull’arte, in «Bollettino di Italianistica»,

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scoperto nel nostro mondo, qualcosa che, prima, l’età giovanile e le illusioni mi permettevano di ignorare. E, bada, non parlo per me né per mie esperienze dirette: io cerco di non entrare negli intrighi, nelle manovre, lavoro e mi piace vedere gli altri lavorare, avere buon successo. Ma c’è qualcosa attorno, una rete, alla quale talvolta sembra impossibile perfino di poter sfuggire. Che orrore! A voce ti racconterò tante cose, verrò a trovarti in quella bella pace del tuo studio, che ci accoglie quando discorriamo. Forse non è pace e forse non è il tuo studio; ma, lì dentro, io non vedo che te.95

Da parte dei letterati giungeranno svariate manifestazioni di apprezzamento per il testo decespediano, come, ad esempio nel caso della stessa Manzini nel 1949:

Mia carissima Alba,

ti abbraccio stretta e ti dico evviva. Dalla parte di lei è un libro che avrà fortuna. Sei una narratrice nata e padronissima del mestiere. Di più, il mestiere non ha tolto nulla alla tua incantevole spontaneità. […] Perché nella tua pagina sei sempre presentissima: dai la voce, gli occhi, il gesto. […] Ti dirò subito dov’è che il libro mi piace di più […]: tutta la vita amorosa: Alessandra, il suo rapporto con Francesco e con Tommaso, nel quadro della resistenza. Lì è tutto vivo, tutto vero, tutto diretto. Le pagine della passeggiata di Alessandra che va incontro al marito […] mi sembrano fra le più belle. […] E poi quell’eterno giuoco della speranza sempre delusa […] quel proporre alla sorte il proprio riscatto su una nuova continuazione, su una nuova situazione, quel far miracoli per meritarselo… È su questa tirannia della speranza che le donne si trovano a un tratto vecchie.

Un altro tratto di grande finezza è l’amicizia di Alessandra con Fulvia. E quel tentativo amoroso delle due ragazze resterà una gran prova della tua grazia.96

Il Fondo Alba de Céspedes conservato presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano attesta esemplarmente il circolo di relazioni intellettuali intrattenuto dall’autrice all’epoca: consultando l’inventario presente in archivio97 si evince come la narratrice, diversamente da quanto la sua notorietà potrebbe far pensare, alimentava una vasta serie di conoscenze e amicizie non finalizzate al solo scopo professionale. Oltre agli intellettuali citati e a Paola Masino, compaiono poeti quali Corrado Govoni e Giorgio Caproni, e letterati quali Alfredo Panzini, Ugo Ojetti, Alberto Savinio. La lista non si limiterà a codesti nomi, se in essa figurano anche Corrado Alvaro, Benedetto Croce, Aldo Palazzeschi, Emilio Cecchi, Curzio Malaparte, Vasco Pratolini, Michele Prisco, Libero Bigiaretti, Mario Praz, Francesco Jovine, Vittore Branca, Silvio D’Amico, Dino Buzzati, Giuseppe Longo, Giuseppe Prezzolini, Guido Manacorda. Tra i nomi delle letterate

95 Ivi, p. 277. 96 Ivi, pp. 285-286.

97 Al momento, a differenza del fondo Masino, non risulta pubblicato in formato cartaceo o digitale un inventario

completo del materiale decespediano. I nominativi citati appaiono nella serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori e nella serie Mercurio, sottoserie Corrispondenza Mercurio.

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spiccano Maria Bellonci, Paola Ojetti, Anna Banti,98 Elsa de’ Giorgi, Elsa Morante, Giovanna Zangrandi, Gina Lagorio, Natalia Ginzburg,99 Lisa Morpurgo, Maria Luisa Spaziani, Anna Maria Ortese, Grazia Livi. L’elenco prosegue con i nomi di Giovanni Comisso, Marino Moretti, Aldo Camerino, Italo Calvino, Carlo Emilio Gadda, Arrigo Benedetti, Cesare Zavattini, Ignazio Siloni, Geno Pampaloni, Vittorio Sereni, Giuseppe Berto, Alberto Bevilacqua, Piero Chiara, Goffredo Bellonci, Pietro Pancrazi, Nino Frank, Alberto Moravia, Attilio Momigliano, Massimo Mila, Neri Pozza, Domenico Rea. Non mancano neppure contatti con uomini di teatro e di cinema quali Eduardo de Filippo, Federico Fellini, Vittorio de Sica. Essi sono la riprova dell’attenzione di Alba a intessere numerosi legami con gli altri autori, come del resto lei stessa avrà modo di confessare: «Per me i valori dell’amicizia sono molto importanti, come tutti i rapporti spirituali. È tale la velocità della vita che a volte non permette neppure questo perché non si ha mai tempo».100 Per quanto concerne il legame tra le altre autrici, mi pare degna di nota anche l’unica lettera ortesiana conservata nel fondo milanese, risalente al 15 aprile del 1977: Anna Maria decide di inviarle copia del suo libro – Il porto di Toledo uscito nel 1975 – con la speranza di ricevere un giudizio atto a rimettere in circolazione un volume che non ha riscosso quel successo di pubblico tanto sperato. Se Negri, Bontempelli, Manzini e Aleramo hanno certezza di poter contare su un’attenta interlocutrice, disposta ad ascoltare senza alcun pregiudizio i loro pareri, le confidenze e timori, nondimeno farà la Ortese, in un decennio, gli anni settanta, dove il senso di solitudine si fa più intenso, accanto

98 De Céspedes non era molto legata alla figura di Anna Banti, a giudicare dalle parole spese: «Anna Banti l’ho

conosciuta molto bene. Era una donna molto difficile. La chiamavamo Lucia, Anna Banti era finto, era una grande amica di Maria Bellonci. Aveva anche molta stima dei miei libri, sono stata anche a casa sua con mio marito, e sono stata anche a Firenze, ai “Tatti”. Anna Banti era brava però mancava di cuore, i suoi libri sono molto belli ma molto freddi. C’è questa distanza, mentre Maria, Maria Bellonci è tutt’un’altra cosa. Eravamo molto amiche con Maria, proprio molto, l’ultimo libro, Rinascimento privato, me l’ha mandato pochi giorni prima di morire, ci siamo parlate pochi giorni prima che morisse». PIERA CARROLI, Esperienza e narrazione nella scrittura di Alba de Céspedes, cit., p. 158.

99 Risulterà vivido il ricordo di Natalia Ginzburg nell’animo di de Céspedes in un’intervista rilasciata nel 1990: «Natalia

ed io ci conosciamo benissimo; siamo molto diverse come modo di pensare, come tutto, abbiamo certe idee in comune anche politiche, questo è un altro conto, però anche le idee politiche bisogna viverle seriamente, non si possono soltanto vivere. Io forse penso così, lei magari è un po’ diversa su questo, ognuno è se stesso, perché sia nella politica che nella scrittura portiamo noi stessi». Ivi, p. 165.

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all’insoddisfazione dettata dalla consapevolezza di quanto la propria poetica continui a rimanere incompresa ed estromessa dai circuiti editoriali:

Rapallo 15-4-77 Cara Alba,

non ho mai risposto al Suo affettuoso biglietto: speravo sempre di vederla (o saperla) in Italia, in autunno. La cattiva stagione è passata. Ora sono in un’altra casa. Lei è stata via? Tornerà presto in Italia? Si è così soli, in questo paese, appena si comincia a pensare. E poi, se si è semplici (di linea) si è sempre perduti. Mi avrebbe fatto piacere incontrarla.

Ho pensato spesso che sarebbe stato gentile mandarle il mio ultimo libro (del 75).

Però, è scomparso subito dalla circolazione, l’Editore ha smesso di scrivermi, e questo mi ha tolto ogni sicurezza. Neppure una copia venduta in un intero anno – solo 200 nei primi mesi precedenti. Poi, finito. Così, ora, mi sento uno scrittore finito; per quanto riguarda la possibilità di vivere, e anche il resto. Tutto è buio. Ed ho già tanti anni.

Cara Alba, è tutto quanto potevo dirle; ma davvero in superficie. Come si è soli, a volte, in questo mondo, e come appare non senso, questo mondo.

Tante cose buone. L’abbraccio.

Anna Maria101

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