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4.3 «Cara Alba, la vostra lettera mi è giunta inaspettata»: corrispondenza con Ada Negr

«NON HO MAI SMESSO DI SCRIVERE A MODO MIO» Per un profilo di Alba de Céspedes

II. 4.3 «Cara Alba, la vostra lettera mi è giunta inaspettata»: corrispondenza con Ada Negr

Anche Ada Negri figurerà tra le letterate con cui la giornalista romana intratterrà dei dialoghi epistolari, già a partire dal 1939:

Milano, viale dei Mille 7. 2 dic. 1939. XVIII.

Cara Alba, lo stesso giorno in cui mi mandaste quello stupendo fascio di rose, io vi scrissi al vostro albergo, per ringraziarvi. Ma la lettera mi ritornò per la posta. Eravate già partita: ora soltanto posso avere dal dottor Franchi il vostro indirizzo di Roma. E dirvi grazie. Non potrò dimenticarvi – né scordare una parola del nostro colloquio e vi auguro lavoro, amore e fortuna. Tutta vostra con affetto Adanegri74

Nonostante l’utilizzo del ‘voi’ per rivolgersi ad Alba, Ada Negri dimostrerà una certa benevolenza nei confronti dell’autrice e dimostrerà di aver gradito il suo dono floreale. Tanta

71 Ivi, p. 153. 72 Ivi, p. 160. 73 Ivi, p. 165.

74 La missiva è manoscritta e indirizzata a via Tirso 101, Roma (in questa, come nelle epistole successive, l’impiego del

sottolineato deve è originale). Le cifre romane «XVIII» poste nell’intestazione si riferiscono alla datazione in uso all’epoca: in questo caso il periodo indicato è quello che intercorre tra il 29 ottobre 1939 e il 28 ottobre 1940. L’epistola è conservata in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 5.

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vicinanza, sarà evidente anche nelle lettere successive, dove la narratrice lodigiana coglierà l’occasione per esprimere il proprio giudizio in merito ai suoi scritti:

3 settembre 1940. XVIII. Cara Alba,

la vostra lettera mi è giunta inaspettata, come un dono assai bello. Mi dite in essa che lavorate sodo; e me ne rallegro con voi. Quando si lavora si è in pace con noi stessi. Non badate a ciò ch’io dissi sul pessimismo di “Nessuno torna indietro”. Libro forte, umanissimo, che non sarebbe sincero se non fosse quello che è. Spero che il tempo vi dia la fede. Il titolo del nuovo romanzo «Tutti sono soli al mondo» è una dura verità negativa. Mi ha fatto pensare, per contrasto, a Santa Caterina da Siena – (della quale ho scritto, in un lungo articolo, nella Lettura di luglio) – che non amava il mondo se non per le innumerevoli anime da conquistare, in esso contenute. Fu Cristo, nessuno è solo.

Ma voi siete una romanziera.

Padrona di veder la vita come vi pare – pur di renderla in arte con efficacia. Dio vi aiuti a trovare la fede. Per voi. Per voi stessa.

Io vivo da quasi due mesi in questo umile paese agricolo. Non vedo nessuno. Niente Assisi, niente Perugia. E sì che a Perugia il senatore Cappa tenne il 10 agosto una splendida conferenza sulla mia opera e vita. Ho lavorato fino a ieri alla bozza di cinque ristampe con nuovi caratteri; con la voglia tormentata di dare un prego a tutto. Sono stanchissima. Pure vorrei buttarmi ancora a spirito perduto in un libro di versi. L’ultimo.

Vi abbraccio, carissima. Salutatemi il vostro Alessandrini. Ci rivedremo? Chi sa.

La vostra Ada75

La scrittrice lodigiana dimostrerà in svariate occasioni di nutrire per l’amica una stima sincera. Tra le tematiche affrontate nel carteggio, figurano questioni legate all’ambito letterario, riferimenti alla stesura di nuove opere e riflessioni di carattere critico-interpretativo. Negri dimostrerà un vivo interesse per le novità di de Céspedes sul piano professionale e privato. L’utilizzo di formule di cortesia e le espressioni segnate da affetto amicale rendono bene l’idea del legame pattuito tra le due autrici. Il 4 dicembre del 1940, ad esempio, segnerà il passaggio dal pronome informale ‘voi’ al più colloquiale ‘tu’:

Milano, 4 dic. 1940. XIX. Carissima,

vorrei chiederti se Il Messaggero ha pubblicato il tuo articolo. Negli Echi della Stampa non l’ho ancora visto – ma, tutto nella mia vita è così sottosopra ora, che non mi so raccapezzare più. Non mi consolerei che fosse uscito il tuo articolo senza che l’io l’avessi visto.

75 Si tratta di una missiva manoscritta e indirizzata all’«“Illustre Alba de Céspedes”», all’epoca residente presso «Gli

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Scriverò al direttore del M. per ringraziarlo di tre fotografie gentilmente inviatemi – e anche al Piccone Stella per la sua bellissima pagina. Ma credi che non mi è possibile far fronte a tutto.

Addio, ti abbraccio teneramente. La tua Ada76

Le formule di commiato e l’impiego di espressioni colloquiali esplicitano la natura del sodalizio. L’autrice lodigiana avrà parole cariche di affetto nei confronti di Alba, alla quale indirizzerà frequentemente formule augurali riguardanti sia la dimensione professionale, sia la sfera privata. La disamina dei carteggi tra intellettuali, pertanto, ancora una volta consente di cogliere l’atmosfera dei circoli culturali di quegli anni e di comprendere la tipologia di relazioni intessute tra i vari scrittori. Negri confesserà di averla «in mente come un raggio di sole»,77 in una cartolina inviata per gli auguri di Natale il 21 dicembre del 1940, mentre in una missiva successiva apprezzerà la cifra stilistica e i contenuti tematici della produzione decespediana, confessando le emozioni che la loro lettura suscita:

Milano, Viale dei Mille 7. 26 – 12 –’40 – XIX

Mia carissima, ho avuto “Fuga” e – di notte – l’ho letto d’un fiato

Tu sei narratrice genuina, di razza. Vi sono in questo libro due o tre racconti-capolavoro: “Tornato alla madre”, “L’albero-amaro”, “La casa in piazza”, “Tempo della madre”. In ciascuno di codesti racconti (diversissimi fra loro nel soggetto) tu impugni un’essenziale verità, la incorpori ne’ personaggi, la fai scaturire dalla loro vicenda. Per arrivare a ciò bisogna essere scrittori nati, scrittori con l’S maiuscola. Al “Pigionante” manca poco per essere un vero e proprio romanzo, di amara e dura vita vissuta. Forse è meglio lo abbia lasciato così: una lunga novella. Hai disegnato in essa una figura di umile e stupenda bellezza: quella di Margherita. Quanto alla vicenda e a Donata, le hai colte nel vero, come Leonardo: e il vero… è quello che è. Qui sta la tua forza. Necessariamente, il clima di codesta novella è pesante.

Per me, la più bella di tutte (specie nel finale) è “Tornato alla madre”. Libro che avrà fortuna.

Ti abbraccio, anche a nome di mia figlia. Tutti i miei voti per l’anno che sta per aprirsi. La tua

Adanegri E molti auguri anche

Pel tuo saggio. In “Fuga” (bellissimo) ho riconosciuto la nostra intima somiglianza.

76 Queste righe sono state rinvenute in un biglietto manoscritto della «Reale Accademia d’Italia», indirizzato

«all’Illustre Sig. Alba de Céspedes», in «via Tirso, 101, Roma» e redatto tra il 29 ottobre 1940 e il 28 ottobre 1941 – come indicano le cifre romane «XIX» (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

77 Cartolina priva di immagine, manoscritta sia sul fronte che sul retro e indirizzata all’«Illustre Alba de Cèspedes», residente in via Tirso, 101 (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

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La missiva – inviata all’«Illustre Donna Alba de Céspedes» – appare incentrata su un’analisi capillare della silloge di novelle intitolata Fuga – edita da Mondadori nel 1940. Negri scorgerà in essa una certa «somiglianza» con il proprio stile e non potrà fare a meno di precisare le proprie preferenze. Tale vicinanza con la propria poetica, Ada la ribadirà con una nota a margine dove specificherà: «In un’altra lettera ti parlerò di “Incontro con la poesia” che (però con grande diversità) mi ha fatto pensare a una pagina di Stella M».78

Se da un lato i personaggi della miscellanea incontreranno il gusto negriano, dall’altro sarà l’abilità decespediana nel trasmettere note di autentico realismo – sia nei ritratti dei protagonisti, sia nei contenuti tematici – ad attrarre l’ammirazione di Ada, secondo cui la destinataria della sua lettera sarebbe collocabile nella categoria degli «scrittori con l’S maiuscola». Del resto Negri non aveva mai nutrito alcun dubbio in merito al talento decespediano e già il 3 febbraio della medesima annata si era espressa nei termini seguenti: «non pensare che io t’abbia dimenticata. Non si può. Spero che il tuo nuovo libro abbia grande successo».79 La corrispondenza proseguirà il 28 febbraio del 1941, dove ella, in una cartolina, le farà presente l’impossibilità di dimenticarla,80 mentre il 7 marzo tra le righe legate ad un resoconto sulla propria salute le rinnoverà il proprio apprezzamento sulla sua scrittura,81 ribadito in una missiva del 12 marzo del 1941:

Milano, 12 marzo XIX°

Cara, bene. Aspettavo questa notizia: la vedevo scritta nell’aria, prima ancora che tu incontrassi l’uomo che ami e sposerai. A voce ti dirò meglio: una specie d’autoveggenza. Sarai felice: la tua arte ne verrà illuminata di nuova luce. Ti abbraccio.

Salutami Massimo: pregalo però a mio nome di non raccontare a tutta Roma che arrivo il 19. A te avrei telefonato naturalmente dall’albergo – ma in gran segretezza. Vorrei vedere pochissimi intimi, e lavorare se mi fosse possibile.

La spossatezza che t’ha vinta dopo Fuga […]. Uno straccio. Poi è venuta l’influenza, poi un grave disturbo agli occhi. E così, lavorare niente.

78 In FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6.

79 L’apprezzamento figura in un biglietto – provvisto di busta – indirizzato all’albergo Cristallo di Cortina d’Ampezzo

(in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

80 Si tratta di una cartolina raffigurante in bianco e nero il milanese castello sforzesco con la Torre del Filarete e la

fontana luminosa e scritta con inchiostro nero (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

81 Il riferimento è ad una cartolina di colore ocra con un francobollo raffigurante re Vittorio Emanuele in tinta seppia,

indirizzata a via Eleonora Duse 53, compilata con inchiostro nero (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

139 Dunque vorrei riprendermi.

Ma perché racconto queste inutili cose a te, che ora vivi nell’essenziale? “L’amor est une fièvre heureuse”.

L’ha detto Stendhal

La tua Ada82

Negri spesso dimostrerà una certa preoccupazione di fronte ai momenti di silenzio dell’amica Alba, ma non esiterà ad informarsi sugli sviluppi della sua vita personale e professionale, come ella stessa fornirà informazioni circa la propria salute:

20-3-’41-XIX Cara Alba,

ho trovato i tuoi magnifici garofani rossi qui all’albergo ed è come avessi trovato te e il tuo abbraccio. Grazie. Sono stupidamente stanca, oggi più di ieri e domani avrò seduta. È un pezzo del resto che sono oppressa da una stanchezza che mi preoccupa.

Conto di telefonarti tra qualche giorno e avrò tanta gioia di rivederti. Di rivederti felice felice felice. La tua Ada

Mille cose care Da mia figlia83

Anche la figlia di Negri invierà i propri saluti ad Alba, segno di vicinanza tra le due autrici, che ormai conoscono le reciproche famiglie mentre dal tono delle missive si comprende come esse si scambiassero delle confidenze relative al piano degli affetti. Ada si scusa nel momento in cui non potrà essere disponibile nel formulare una risposta in breve tempo alle epistole ricevute e al contempo dimostra una certa curiosità per le novità riguardanti la vita professionale e non di de Céspedes:

3 aprile XIX. Cara, tu mi perdonerai il silenzio di questi giorni. Ho avuto un da fare immenso. Ho anche aspettato che tu mi telefonassi, ma non l’hai fatto. Cara, come stai? Vivi sempre in felicità? Spero poterti vedere la ventura settimana: prova a telefonarmi tu: combineremmo il giorno.

82 La lettera è stata redatta su un foglio di carta velina color champagne, utilizzando un inchiostro nero ed è completa di

una busta bianca con francobollo violaceo raffigurante Vittorio Emanuele. È indirizzata a via Eleonora Duse 53. La numerazione fascista «XIX°» indica un arco temporale compreso tra il 29 ottobre del 1940 e il 28 ottobre del 1941 (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

83 La lettera presenta una carta pergamenata color sabbia, intestata ad «Albergo Maestoso (già Majestic) Roma»,

provvista di busta indirizzata all’«Illustre Donna Alba de Céspedes», residente in via Eleonora Duse 53 a Roma. È manoscritta con inchiostro seppia (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

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Credo tu debba capire da questa lettera a che punto sono stanca e, sì, anche inebetita. Ti abbraccio con tanto affetto.

Adanegri84

Ogni occasione si rivelerà propizia per augurare del bene ad Alba e il sentimento di vicinanza è destinato a non affievolirsi mai:

Pasqua di Resurrezione 1941. XIX. Cara carissima, come ti sono grata. Ma tu mi vizii come una bambina piccola. Non bisogna trattarmi a cioccolatini e ovetti di Pasqua. Stai meglio? Sei contenta? Arrivederci _ ti abbraccio.

Ogni bene. La tua Ada85

Nel momento in cui de Céspedes non farà pervenire notizie di sé, Ada sarà animata da un’elevata apprensione e non esiterà a farlo presente in una serie di epistole, dai toni animati da un certo affetto:

Milano, Viale dei Mille 7. 3-5-‘41 Cara Alba, che succede di te? Attesi a Roma la telefonata che mi avevi promessa – ma non venne. Così partii senza vederti. E me ne duole. Spero che tu sia completamente rimessa – e sempre felice. Io tornai da Roma stanchissima; e ora mi debbo curare d’una forma di vero e proprio esaurimento nervoso. Andrò prestissimo in campagna. Addio: ti abbraccio: ti auguro tutto il bene.

La tua Ada86

E ancora:

Milano, Viale dei Mille, 7. 3-dic. XX. Carissima, fui a Roma per pochissimi giorni, e non potei vedere nessuno – nemmeno te. L’Accademia e qualche affare mi strangolavano il tempo. Come stai? Dopo la tua lettera di qualche mese fa nulla più seppi di te. Penso e voglio che tu stia bene, che tu sia felice e lavori. Ma si può, ora essere felici? Addio, ti abbraccio.

Con molto affetto la Tua Ada87

84 La missiva, completa di busta, presenta le medesime peculiarità della precedente, ad eccezione di un francobollo

raffigurante re Vittorio Emanuele di color verde (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

85 L’augurio è scritto su di un cartoncino di tinta champagne, completo di una busta bianca inviata al già citato indirizzo

romano, con francobollo di re Vittorio Emanuele di colore verde. È stato impiegato un inchiostro seppia (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

86 Si tratta di una cartolina postale color sabbia – con un francobollo raffigurante ancora una volta re Vittorio Emanuele

– inchiostro nero, inviato al medesimo indirizzo romano del testo della nota precedente (in FDC, serie Corrispondenza, sottoserie Scrittori, busta 28-fascicolo 6).

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Agli auguri personali si intrecciano anche gli auspici affinché la nazione possa concludere presto l’esperienza bellica:

Milano – fine del ’41. XX.

Cara Alba, grazie del saluto di fine d’anno. Speriamo in un ’42 propizio alla Patria.

Da tempo non ho tue nuove, ma ti penso sempre immersa nella tua felice passione. Io lavoro. Ti abbraccio

La tua Ada88

Si tratta di un augurio che Ada ripeterà nuovamente nel giorno precedente all’Epifania del 1943:

Pavia, Corso Garibaldi, 67 5 – I – ’43 – XXI. Cara Alba,

ho il tuo augurio. Ma si possono fare augurii, ora, che non siano per il Paese? Ebbene, sì, io ti auguro che tu possa sposare prestissimo il tuo Amato. T’abbraccio e ti ringrazio.

Ada89

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