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3.2 «Non c’è più un cielo Non c’è ancora il nulla»: il romanzo Monte Ignoso tra critica e censura fascista

CAPITOLO PRIMO

I. 3.2 «Non c’è più un cielo Non c’è ancora il nulla»: il romanzo Monte Ignoso tra critica e censura fascista

Fin dagli esordi la produzione narrativa masiniana dovette scontrarsi con la censura fascista, la quale aveva percepito in essa la presenza di elementi potenzialmente dannosi per la propaganda ufficiale. I numerosi attacchi sferrati – volti a danneggiare la reputazione dell’autrice sia sul piano professionale che privato – avevano messo a dura prova la credibilità di opere uscite fortunatamente indenni da quell’atmosfera persecutoria.

Il concetto di una scrittura concepita da Masino come lo strumento ideale per smascherare tutti gli aspetti – anche i più scomodi – della realtà, si era mantenuto intatto. E proprio la volontà di perseguire e realizzare sarà all’origine di testi dal valido spessore stilistico che tematico. Trame non sempre facilmente interpretabili, oscuri messaggi da decodificare, atmosfere cupe descritte in tutte le loro sfumature e policromie, caratterizzeranno l’intera produzione di una donna costretta a dover misurarsi con una critica particolarmente ostile, perché strumentalizzata.

In un saggio dedicato alla tematica, Lucia Re propone l’idea di quanti – come il critico Emir Rodrìguez Monegal – hanno rilevato quanto «la censura non solo fa sì che gli scrittori non poss˂a˃no parlare liberamente, ma li obbliga anche ad alterare il modo in cui scrivono».176 Una dinamica mai verificatasi nella vicenda di Paola, che, al contrario, rifugge la possibilità di lasciarsi scalfire dalle numerose offese ricevute e non cessa di inseguire i propri intenti. In questo senso ella risulta essere un modello positivo di letterata, estranea ad ogni forzatura ideologica imposta dal

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regime e promotrice di una tipologia di espressione stilistica inedita e lontana da ogni forma di interesse utilitaristico.

Significativo appare l’approccio con cui affronta il tema della condizione della donna: se è che quest’ultima è protagonista di svariate visioni erronee – si pensi, ad esempio, all’immagine di angelo del focolare propagandata dal governo – nel contempo è impossibile non sottolinearne i limiti e gli errori, che spesso l’hanno relegata in una posizione subalterna. Se la società non si dimostrerà mai disposta ad abbandonare e a celarsi dietro determinate facciate intrise di ideologismo, secondo la narratrice solo la pagina romanzesca consentirà al pubblico di prendere coscienza della portata di simili pregiudizi, per poter poi contemplare con uno sguardo più disincantato la realtà in ogni suo aspetto.

La stessa Lucia Re, del resto, riconosce la volontà autoriale di «rifiutare e refutare il monologismo fascista, trovando e sondando una serie di sdoppiamenti, di elementi discordanti e dissonanti».177 Se il regime associa all’immagine di sposa e madre prolifica un ideale di perfezione femminile, Paola, al contrario, rifiuta e confuta tale visione – proponendo ritratti di mogli in perenne conflitto con i propri mariti e vittime della loro violenza. Esse risultano essere prigioniere in uno stato di perenne infelicità e di mancata emancipazione, che le conduce verso un destino di totale estraneità rispetto al proprio contesto domestico. Nulla di quanto l’autrice descrive si avvicina alla visione imposta dal governo, bensì si assiste ad un «rovescia˂mento˃ […] ˂delle˃ regole della morale sociale e sessuale largamente egemoniche negli anni trenta».178

Una spiccata originalità caratterizza la prosa masiniana, lontana da una qualsiasi definizione, in quanto «respinge […] il consueto modello narrativo di tipo monologico, e l’oggettivazione dell’evento e degli eventi nella loro concatenazione unidirezionale».179 Monte Ignoso, tuttavia, può essere inscritto nel genere del ‘romanzo di famiglia’, una categoria teorizzata dal critico francese

177 Ivi, p. 165. 178 Ivi, p. 167. 179 Ivi, p. 166.

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Albert Thibaudet nel 1925.180 Lo studioso aveva riconosciuto nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij «l’esempio per eccellenza»181 del genere. Altri casi analoghi erano alcuni volumi di Mary Ann Evans – George Eliot – o di Paul Bourget. Sul fronte italiano, Una donna di Sibilla Aleramo – con i numerosi riferimenti ad una complessa dimensione coniugale – aveva inaugurato nel 1906 tale categoria, seguita da Con gli occhi chiusi di Tozzi del 1919 – sull’intricato rapporto tra padre e figlio – sino a giungere nel 1929 agli Indifferenti di Moravia.

Monte Ignoso – edito nel 1931 da Bompiani e ambientato nell’omonima cittadina in provincia

di Massa Carrara – esordisce delineando i tratti di un’atmosfera cupa che subito suggerisce un tragico epilogo e narra la vicenda di una famiglia, composta da Emma – moglie insoddisfatta e madre apprensiva, depositaria di un oscuro passato mai rivelato –, dalla figlia Barbara – l’unica figura adulta della vicenda in questo contesto – e Giovanni – un capofamiglia inetto, destinato a regredire ad uno stato piscologico infantile per sfuggire ai ricordi di una presenza materna malvagia. Un ritratto familiare, quindi, ben lontano nella sua negatività da quello propagandato dal regime e per questo poco apprezzata dalla critica coeva.

In quegli anni sia gli intellettuali che gli editori si trovavano a doversi approcciare con la censura fascista, tanto invadente quanto spietata: nel 1931, ad esempio, quest’ultima aveva istituito un elenco – inizialmente segreto – di ‘libri proibiti’ e confiscati – soprattutto ad autori ebrei – depositato presso il Ministero dell’Interno e della Pubblica Sicurezza.182 Già negli anni venti, del resto, la legge sulla sicurezza nazionale – sancita da un Testo Unico del novembre del 1926 – giustificava il sequestro di numerosi testi e, a partire dal 1934, gli editori venivano sottoposti all’obbligo di presentare alla prefettura tre copie stampate di ogni volume prima della pubblicazione, al fine di ottenere il nulla osta necessario per la sua divulgazione. Dal 1936, invece, la procedura divenne più snella, e alle case editrici veniva concessa la possibilità di presentare solamente le bozze degli scritti per i quali si richiedeva l’approvazione, evitando di esporle al

180 GIACOMO DEBENEDETTI, Il romanzo del Novecento. La letteratura del nostro secolo in un grande racconto critico,

presentazione di Eugenio Montale, Milano, Garzanti, 2010, p. 494.

181 Ibid.

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rischio di vedere svaniti investimenti significativi in caso di una mancata autorizzazione.183 Infine, nel 1938 il Duce aveva ideato la Commissione per la bonifica libraria.184

Uno scenario di una complessità tale ad indurre gli editori a richiedere a Masino una mole consistente di modifiche ai suoi testi e, più in generale, a dissuadere l’intera categoria dal considerare volumi potenzialmente ‘pericolosi’, perché segnati da tratti stilistici o tematici in contrasto con il gusto della censura. Gli autori, quindi, erano costretti a dover modificare o addirittura omettere i passi risultati più compromessi.185

Se Mussolini negava la presenza di una censura in Italia, in realtà lo scenario risultava differente: basti pensare soltanto alla diffusione del divieto di divulgare testi tradotti dal russo, che aveva causato una diminuzione delle vendite di libri stranieri pari a circa il 75% tra il 1928 e il 1938.186 La lettura di capolavori stranieri, inoltre, poteva costare l’accusa di antifascismo ed ebraismo.187

Masino sicuramente non costituiva un profilo di autrice e di donna esemplare per il regime: compagna di un uomo coniugato, vicina ad intellettuali sospettati di ebraismo – Gide, de Chirico, Savinio – non rispecchiava quell’italianità tutta al femminile teorizzata dal fascismo.188 Inevitabilmente capitava che la stessa produzione letteraria venisse disprezzata in egual misura.

Anche Valentino Bompiani aveva dimostrato una certa cautela valutarne le opere. Monte

Ignoso e Periferia – altro romanzo del ‘genere di famiglia’ edito da Bompiani nel 1933 –

inizialmente non ricevettero alcuna approvazione da parte dell’editore.189 L’avversione di quest’ultimo scaturiva dalla constatazione nel tessuto narrativo di numerosi passi «con accenni alla sessualità e attacchi contro la maternità, fulcro dell’ideologia fascista di genere».190 Nonostante

183 Erano tre gli uffici che dovevano approvare la pubblicazione dell’opera presentata, ovvero l’ufficio stampa di

Mussolini – poi divenuto ufficio del Ministero della Cultura popolare – le sedi della Pubblica sicurezza e del prefetto locale. Ibid. 184 Ivi, p. 173. 185 Ibid. 186 Ivi, p. 170. 187 Ivi, p. 171. 188 Ibid. 189 Ibid. 190 Ibid.

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Masino avesse esaudito alcune richieste di modifica avanzate dall’editore, il messaggio veicolato riuscì a giungere incolume sino ai giorni nostri.

Nel quaderno di Appunti 2 – redatto tra il 1928 e il 1939 – ella riflette a proposito della definizione di ‘opera fascista’ – un concetto, a suo parere, del tutto privo di un preciso valore semantico e, per questo, dai contorni indefiniti:

Quando ci dicono: – Fate un libro fascista – anche questo non significa nulla […]. Non credo che lo spirito fascista sia spirito forte, perché è soprattutto difesa del capitalismo e persino il nazionalismo considera ancora la patria come capitale. […] Lo spirito fascista è uno spirito di avarizia, senza saperlo. Quindi non può neanche dar vita a opere sublimi nello sprofondamento di un vizio o di un fatto umano.191

Alberto Mondadori, allo stesso modo di Bompiani, non accetterà le opere masiniane nella loro versione originale: è il caso del romanzo Nascita e morte della massaia, sottoposto ad un’attenta revisione in linea con quanto presentato dalla censura, prima dell’uscita a puntate sul settimanale illustrato «Tempo».192 L’autrice accetterà di apporre alcuni cambiamenti, lasciando però immutato il suo concetto di maternità, il fulcro tematico di tutta l’opera.193 Alla fine il testo uscirà su periodico tra l’ottobre del 1941 e il gennaio del 1942, mentre nel momento in cui esso dovrà apparire in volume – nel 1945 – la censura indicherà imporrà «una decina di tagli di brevi brani ˂potenzialmente contrari alla˃ guerra, e di un brano che poteva sembrare pro aborto».194 Nonostante le diverse vicissitudini che il romanzo dovrà affrontare –un bombardamento del 1943 distruggerà le ultime bozze – esso riuscirà ad essere pubblicato da Bompiani, grazie ad un capillare lavoro di ricostruzione effettuato da Paola sul manoscritto del 1941 e sulle bozze inviate alla censura stessa nel 1942.195

191 Ivi, p. 174. 192 Ibid. 193 Ivi, p. 175. 194 Ibid. 195 Ibid.

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I.3.3. «Quartiere Pannosa è stato costruito per gli impiegati dello Stato»: fisionomia del

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