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3 «Ho il coraggio di fare cose che tutti gli altri non fanno»: viaggio nella narrativa degli anni trenta e quaranta

CAPITOLO PRIMO

I. 3 «Ho il coraggio di fare cose che tutti gli altri non fanno»: viaggio nella narrativa degli anni trenta e quaranta

I.3.1. «Ai limiti […] tra il reale e l’arbitrario»: la silloge d’esordio Decadenza della morte

L’esordio narrativo in volume avviene con una raccolta di novelle intitolata Decadenza della

morte, uscita nel 1931. Composta da scritti già licenziati sulla rivista «900» tra il 1928 e il 1929,

l’opera espone interessanti tratti stilistici inediti, ravvisabili nell’intera produzione: uno spiccato gusto per l’elemento cromatico – con un’attenzione maggiore alle tonalità del rosso e dell’azzurro – e per le digressioni descrittive, la presenza di un ritmo narrativo discontinuo.

In un primo tempo la miscellanea era stata proposta all’editore Bompiani, il quale non ne aveva accordato la pubblicazione, come Massimo narra in una missiva indirizzata a Masino il 17 giugno del 1930: «ha detto che per principio non pubblica donne, perché ne ha rifiutate tante, e alla prima che pubblicasse farebbe la fine d’Orfeo».137 Di tutt’altro avviso sarà Alberto Stock, il quale farà stampare la silloge – assieme al bontempelliano Stato di grazia – nel 1931,138 due anni dopo rispetto al progetto iniziale.139

Come segnala Beatrice Laghezza, entrambi i volumi citati risulterebbero dei «libri uniti, stando alle parole di Bontempelli, da un “legame originario”».140 Inoltre, in base a quanto affermato da Beatrice Manetti, se si pongono a confronto gli indici, «“si possono leggere sovrapponendoli […], come raccolte nate dall’assunzione di un tema o di un pretesto condiviso e dal suo autonomo svolgimento da parte dei rispettivi autori”».141

Gli anni parigini, pertanto, erano stati particolarmente prolifici dal punto di vista creativo: Paola era approdata nella capitale francese durante i primi giorni del luglio del 1929 e lì aveva alloggiato – grazie ai contatti della famiglia – presso il Foyer International des Étudiantes,

137 PATRIZIA FARINELLI (a cura di), Bontempelliano o plurimo? Il realismo magico negli anni di «900» e oltre. Atti della

Giornata internazionale di studi (Lubiana 14 maggio 2013), Firenze, Le Lettere, 2016, p. 196.

138 Ibid.

139 BEATRICE MANETTI, Fortuna e sfortuna di una «scrittrice singolare», in EAD. (a cura di), Paola Masino, cit., p. 90. 140 PATRIZIA FARINELLI (a cura di), Bontempelliano o plurimo?, cit., p. 196.

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nonostante all’epoca non fosse più una studentessa.142 Del resto Parigi veniva considerata la patria della cultura e una meta obbligata per quanti volessero dedicarsi alle lettere e alle arti. Per questo anche per la sorella Valeria – appassionata di pittura – i coniugi Masino avevano ipotizzato un soggiorno nella metropoli francese.143 Saranno anni di grandi amicizie internazionali, dove l’autrice incontrerà personalità del calibro di Louise Weiss – fondatrice dell’«Europe Nouvelle» –, del diplomatico europeista Jean Monnet, dello scrittore Pierre Bost e del critico Benjamin Crémieux.144 Sarà proprio la conoscenza con Weiss e Crémieux – quest’ultimo era segretario del Pen Club – a consentirle di entrare in contatto con alcune delle figure intellettuali più celebri – come Pirandello, Gide e Valery.145 Come osserva Myriam Trevisan, è rilevante notare quanto «tutta l’intellettualità del Novecento ˂sia stata˃ in contatto con la scrittrice sebbene, dai quadri storiografici, si possa dedurre la sua quasi totale assenza nel panorama del secolo scorso».146 In quegli anni non mancheranno le frequentazioni artistiche della pittrice russa Polia Chentoff e del celebre attore Osvaldo Valenti.147

Lo stesso Bontempelli – seppur rimasto in Italia – le raccomanderà le proprie amicizie parigine per poter avviare una carriera letteraria: Nino Frank – allora segretario di redazione della rivista «900» diretta dallo stesso Massimo e di «Bifur», sorto nel 1929 e uscito fino al 10 giugno del 1931 – era una di queste.148 Frank la introdurrà negli ambienti di «Jazz» – «pubblicazione di lusso per un pubblico scelto, che puntava sulle immagini affidando alla fotografia un ruolo informativo oltre che illustrativo» –149 e le consiglierà di concentrarsi nel costruirsi una posizione nello scenario culturale francese – prediligendo una scrittura redatta in quella lingua e assecondando il gusto della critica e del pubblico, lontano da un concetto di narrativa «complicata e triste, […] queste cose in

142 BEATRICE SICA, Parigi 1929-1931 e oltre, in BEATRICE MANETTI (a cura di), Paola Masino, cit., p. 110. 143 Ivi, p. 111.

144 Ivi, p. 112. 145 Ibid.

146 MYRIAM TREVISAN, Una rete di relazioni intellettuali, cit., pp. 220-221.

147 MARINELLA MASCIA GALATERIA, Introduzione, cit., p. 6. Nel suo Album Paola narra come, per un certo lasso di

tempo, il celebre attore – sebbene l’autrice fosse già la compagna di Massimo Bontempelli – l’avesse corteggiata in maniera assidua. PAOLA MASINO, Album di vestiti, cit., p. 190.

148 BEATRICE SICA, Parigi 1929-1931 e oltre, cit., p. 114. 149 Ibid.

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Francia non ˂andavano˃».150 Ciononostante, neppure «Bifur» si dimostrerà la sede editoriale adeguata alle novelle di Paola – anche a causa dei numerosi ripensamenti dello stesso Nino Frank.151

Masino, dal canto suo, produrrà un unico testo in francese – intitolato Une synthèse poétique

de Paris – apparso su «Paris Presse» il 21 gennaio del 1930:152 l’interesse della giovane, infatti, non era proiettato verso un modello letterario teso a compiacere il gusto del pubblico, ma, al contrario, in grado di farsi portavoce della propria interiorità – celata dietro immagini a tratti enigmatiche e a tratti complesse e compresa in tutte le diverse sfumature semantiche soltanto dai lettori più sensibili. La determinazione al raggiungimento di un simile obiettivo sarà di una portata tale da spingerla – nonostante le numerose ore che le richiede il proprio lavoro impiegatizio – a riunire le novelle già apparse su «900» nell’opera che ne segnerà l’avvio della carriera: la silloge Decadenza

della morte. In origine la raccolta avrebbe dovuto recare il nome di Vingt-huit – vingt-neuf – ovvero Ventotto-ventinove come il biennio della prevista pubblicazione – dalla pronuncia troppo complessa

per un’efficace diffusione anche sul suolo italiano.153

Furono, però, numerosi i rifiuti ottenuti dai primi editori a cui il volume era giunto – Sunland, Bompiani, Crippa –154 e vano si era rivelato il tentativo – tramite Arturo Loria – di far introdurre l’opera nell’ambito di «Solaria»:155 solo Alberto Stock editerà Decadenza della morte 1931.156

Nel frattempo l’autrice aveva deciso di redigere un romanzo, anche se non era riuscita «a trovare nessun argomento. Neppure una frase, neppure una parola».157

Le cose muteranno quando nel 1930 cambierà impiego: non lavorerà più per l’«Europe Nouvelle», bensì si occuperà di scambi culturali tra Italia e Francia per conto della Confederazione

150 Ivi, p. 115. 151 Ivi, p. 116. 152 Ibid. 153 Ivi, p. 118. 154 Ivi, pp. 118-119. 155 Ivi, p. 119. 156 Ibid. 157 Ivi, p. 120.

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nazionale sindacati fascisti professionisti e artisti158 – curando i rapporti tra gli enti delle due nazioni e organizzando eventi informativi sullo stato del patrimonio intellettuale italiano all’estero.159

Potrà così trasferirsi all’Hôtel des États-Unis –160 luogo sicuramente più agevole per le trasferte francesi di Massimo. Tuttavia nulla progredirà sul piano professionale, ma ella verrà licenziata nel gennaio del 1931.161

In questo periodo, l’attenzione dell’autrice si concentrerà tutta sulla questione della diffusione della letteratura italiana all’estero: il racconto Decadenza della morte comparirà nella rivista inglese «This Quarter» – diretta da Edward W. Titus – nel 1930, in un numero interamente dedicato alla produzione italiana – con scritti di Bontempelli, Pirandello, Montale, Palazzeschi, Leo Ferrero.162 Successivamente le verrà proposto dallo stesso periodico di scrivere per un giornale americano – una volta rientrata a Roma – «2 o 3 articoli al mese»163 su temi di attualità e sulle opere teatrali più in voga, e di intervistare uomini politici per conto di «Paris Presse».164

Una proposta interessante – sia dal punto di vista economico che letterario – ma non per i genitori, che in essa ravvisano soltanto un pretesto per fare stabilmente ritorno a Roma, vicino a Bontempelli.165 Questo scenario lavorativo, tuttavia, sarà destinato a non concretizzarsi mai.

Nel 1931 Masino ritornerà definitivamente in patria, dopo un biennio parigino animato dalle numerose conoscenze appartenenti all’ambiente dei salotti, poi tramutatesi in sodalizi amicali destinati a perdurare a lungo. Erano stati anche gli anni della riflessione sulla propria ambizione più grande: divenire una scrittrice. Da lì comprenderà la necessità di seguire in maniera mirata ogni aspetto di questa professione – dalla fase della stesura a quella della promozione anche all’estero – dedicando a essa più tempo. Negli anni a venire ella tenterà invano di tradurre in francese le proprie

158 Ivi, p. 121. 159 Ivi, p. 123. 160 Ivi, p. 124. 161 Ivi, p. 127. 162 Ivi, p. 128. 163 Ivi, p. 129. 164 Ibid. 165 Ibid.

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opere: il pezzo Une synthèse poétique de Paris – uscito il 21 gennaio del 1930 su «Paris Presse» – resterà l’unico testo masiniano mai apparso in quella lingua.166

Decadenza della morte rifletterà il fervore creativo del periodo parigino con i «limiti

spaventosi […] tra il reale e l’arbitrario, […] tra il concreto e l’astratto»167 – segnalati dallo stesso Massimo Bontempelli nella presentazione al volume – dei sedici racconti contenuti – Giuochi

d’aria, Morte d’Ariele, Terrazze su Roma, Orsa Maggiore, I nuovi fantasmi di Roma, Parigi, Avventura divina, Conversione, L’uomo stanco, Ricostruzione, Vivisezione dell’impiccato, Storia naturale del Tempo, Genesi, Invenzione delle nuvole, Regni vaganti, Decadenza della morte, dal

quale trae il titolo.

La passione per il colore, evidente nella raccolta, deriva alla forza suggestiva suscitata dalla visione dei quadri di famiglia appesi nella casa materna in Toscana168 e dalla passione paterna per la pittura moderna – influenzata dalla frequentazione dei maggiori artisti dell’epoca.

Due sono i personaggi principali della raccolta: le città di Roma e Parigi, avvolte da una veste antropomorfa inedita e poste a confronto tra loro. La capitale italiana spicca per la sua regalità nei tre racconti a lei dedicati – Terrazze su Roma, Orsa Maggiore e I nuovi fantasmi di Roma. Se ad una prima occhiata essa può apparire immersa nella quotidianità, ben presto il suo ritratto assumerà contorni altamente suggestivi, grazie all’impiego di un linguaggio ad alto tasso metaforico:

Roma ha scelto i fili telefonici come sua chioma, e le piace dopo averli lavati stenderli ad asciugare al sole. I parrucchieri che la ondulano l’hanno infiocchettata di grappoli bianchi di porcellana. Così adorna, ella sorride, a chi la guardi da quelle terrazze asfaltate, come la donna reclame di un dentifricio.169

E ancora:

Roma si è risvegliata si è messa una vestaglia che le ricamatrici le hanno preparata, si è scoperta i seni e se li adorna con perle che le ambasciatrici cercheranno di rubare il giorno della presentazione a corte […]. Vedendola passare, i bambini, dai balconi, la incitano con gridi.170

166 Ivi, p. 133.

167 PAOLA MASINO, Decadenza della morte, Roma, Alberto Stock, 1931, p. 10.

168 FRANCESCA BERNARDINI NAPOLETANO,MARINELLA MASCIA GALATERIA (a cura di), Paola Masino, cit., p. 100. 169 PAOLA MASINO, Decadenza della morte, cit., p. 41.

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Anche i vicoli della città riceveranno quel respiro vitale necessario a farli risvegliare dal torpore in cui solitamente si trovano. Tutto assume delle sembianze umane, persino Parigi, il luogo degli spensierati anni di vita bohémienne dell’autrice. Alla capitale francese viene dedicata un’istantanea dai tratti e dai toni differenti rispetto a quelli utilizzati per Roma – la regalità di quest’ultima svanisce completamente:

Parigi è una città ancora da costruire: ma che non dovrà mai essere costruita: se no, non sarebbe più Parigi.

Parigi è una vasta distesa di terra asfaltata: e sopra essa si adagia uno strato latteo di vapori. Nessuno s’è ancora occupato di raccogliere le nebbie in cubi, di condensarla, di farne case da spargere artisticamente sull’asfalto muto.171

Il passo descrittivo fa riferimento ad una totale assenza di costruzioni nella metropoli francese, simbolo di quelle prospettive professionali desiderate, ma mai concretizzate dall’autrice negli anni dell’esilio. Ecco, quindi, che il luogo geografico diviene proiezione del vissuto autoriale e veicola un messaggio preciso. L’istantanea di Parigi prende forma acquisendo nuove caratteristiche: se la città è un’«illusione»,172 un «miraggio»,173 una «zona disabitata adatta appunto ai miraggi e alle visioni»,174 allo stesso modo era parsa a Masino l’idea di una propria realizzazione letteraria in ambito internazionale.

Il confronto tra le due realtà urbane vissute diviene così spontaneo, come si evince dal testo:

Qui i metropolitani non devono regolare, come a Roma, la circolazione dei fantasmi storici. […] quivi non si hanno miraggi di imprese mitologiche da compiere. Qui non si respira polvere d’oro di corone regali e di parole monumentali, né si riposa su terra che si slancia verso la luna. La camicia d’asfalto la tiene immobile e tranquilla e serena. Come il popolo che la calpesta. Qui ognuno ha il potere di essere placidamente borghese.175

L’epilogo del passo citato suggerisce l’idea di una libertà respirata in misura maggiore a Parigi e, alla luce della biografia masiniana, tutto lascia supporre che si faccia riferimento ad un livello di serenità superiore vissuto durante l’esilio cautelativo, al riparo dallo sguardo implacabile

171 Ivi, p. 67. 172 Ivi, p. 68. 173 Ibid. 174 Ibid. 175 Ivi, p. 71.

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dell’opinione pubblica romana. Degna di nota, inoltre, è il ritmo del discorso narrativo, reso possibile dal ripetersi dell’avverbio ‘qui’, segno di quanto, secondo l’ottica dell’autrice, ogni aspetto del testo debba concorrere nel rendere partecipe il lettore del messaggio veicolato.

I.3.2. «Non c’è più un cielo. Non c’è ancora il nulla»: il romanzo Monte Ignoso tra critica e

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