Al Signor Wycherley.
Sottol’ombra d’unfàggio ampio frondoso Sedeanlor carmiagresti undì tessendo Ila ed
Egon
.Questi la rottafede,E
quegli del suoBen la dura assenza Piagneano,etuttopiendi Delia eDori,Amati nomi,era all'intorno ilbosco.
Ninfe di
Manto
,ilnume
vostro imploro:D’Ila ed’Egongliagresticarmi iocanto.
Tu
,cuispiranoinsen l’alme SorelleDi
Plauto il genio,di Terenziol’arte, Ilfoco diMenandro
,e chelegenti Col sapereammaestri, einun lealletti Col forte immaginar,coldrittosennoLe
signoreggi,cconlo spirtoinfiammi,O
delle leggidiNaturaesperto,Aicorde’ pastorelli, a’ puriaffetti,
E
a’teneridolorla menteinchina.
Al
tramontar diFebo ilciclbrillavaD’un
bel sereno,ele vellosenubiDi
luceporporinaeran vergate,
Quand’Ilafea co’suoi dogliosi accenti Piangerlerupi,elamentarsi imonti.
Ite,auredolci,ei mieisospirrecate.
Le
teneremienoteah! voidi Delia,
Voile guidate allepietoseorecchie.
Qualtortorella, chesilagnae plora Suo benperduto, empiei sonantiliti
D’unrocomormorar,taliolontano Dalla miaDelia,ahimè!co’ venti ignoto, Smarrito,desolatomiquerelo
.
Ite, aure dolci,eimiei sospirrecate.
Per leile alate schiereil cantoobbliano.
Perleile foglie lagrataombra nicgano.
Perleichinanoigigliil capoemuojono.
Voi,che appassite, abbandonati fiori Dalla stagion più verde,evoi che privi Dell’estivo calore,augei, tacete,
Arbori,evoi,chealrinfrescard’Autunno Perdete ogni vigor,la lontananza, Dite, a un amantecornonè una morte?
Ite,auredolci,eimiei sospirrecate.
Piovaognimal suqueiterren,cheindugio
. AllamiaDelia fan,secchi ognigerme, Ogniarborelanguisca, ogninor muoja,
E
daleisolainfiior tuttoperisca.Deh!
chemaidissi?Ov’ella portailpassoLa
segua primavera, ilsuols’ammantiDi
subitanei fior,le bracciaadorni D’aperte rosela nodosaquercia,
E
d’ogni broncoliquidaambrastilli.Ite,auredolci,ei mieisospir recate.
Ben
prima cesserandisciorre ilcanto Gli augei ver sera,d’alitar leaurette,Di
ripiegarsile agitatepiante, I rusceidi garrir, primach’io cessi Giammai d’amare. ImormorantiriviAl
pastore assetato, ildolcesonnoAl
faticato mietitor,lapioggia All’allodola,ei rai delSoleall’apiNon
fan pur lametà diqueldiletto,Che
recanoalmiosguardoi tuoisembianti.92
Ite,aure dolci,eimiei sospirrecate.
Vien,Delia,vieni.
A
chesìlungoindugio?Lungo
le rupi elecaverneilnome
Di Deliascorre,eogni cavernaerupeA
replicarloimpara.Oh
Dei! che dolce Pensier mi parla al cor?Forse chiama Sogna? oppurquesta èla gentilmia Delia?Eccoeccola mia Delia.
Or
cessi ilcanto.Nè
voi più, venti,imiei sospirrecate.Poscia Egone cantòmaravigliando
Le
selvedi Vindsor.Ridite,oMuse
, Icarmi,che voistesse aluispiraste.
Ridite,ocolli, imieidogliosi accenti
.
Della spergiura Doriio pressoamorte
Qui
miquerelo, ove si striglieilmonte Più ch’eglisorge,al pians’invola,eilcapo Ne’cicli asconde, orche dal caldovintiE
dal travaglio i lavoranti buoiCon
vacillantepiè lascianoi campi.Or
ch’escefuor l’agglomerato fumo Dalsommo
delle ville, e scorronl’ombreCon
rapidocamminsul foscoverde.Ridite,o colli, imiei dogliosiaccenti.
Sottoilpioppovicin ioconleispesso Guidava idì tranquilli, eisuoi scolpìa Voti amorosinella scorza,e intanto Ai curviramiella appendeaghirlande.
Appassir queste, ei voti s’ebbe il vento.
Taleil suoamordisparvee la mia speme. Ridite,o colli,imiei dogliosiaccenti
.
Or
ifecondigraniArturoallegra, Ridonogliaurei fiorsu icarchi rami,
Ai
fecondiracemi ilsensigonfia93
Di
mostoso licor,lerossebacchePingonoicrocei boschi.
Ah
giustiDei!Salvochè
Amor
tuttoa’suoi tempi torna.Ridite,o colli, imiei dogliosi accenti.
Gridanoa
me
ipastori:Olà,tuemandre Sonpredaal lupo.A me
chepròilguardarle, Se guardando leagnelle ilcorperdei?Qui venne Pane,emicercò da quale Incanto nacqueilmio cordoglio,equai Occhi vibrinoa
me
malignisguardi.Chi fùordi lei puòtantoin
me
congliocchi?E
qual,fùor che inAmor
,si prova incanto? Ridite,o colli,i mieidogliosi accenti.Io fuggiròi pastor,lemandree ipaschi.
Paschi,mandre,pastorfuggire, etutta L’umanastirpe, eil
mondo
intierposs’io,Amor
nongià.Ben
ticonosco.Amore.Tu
natosei sustranimonti; ilupi Ti dieroillatte,etieducar le tigri.
Dalle squarciateviscere bollenti Dell’Etna generato, edi là fosti Rapitofuor darovinosoturbine
,
E
al giornouscisti allo scoppiard’unfùlmine.Ridite, o colli,i mieidogliosiaccenti.
Addio, lucedelgiorno,addio, foreste.
Un
saltogiùdal vicin poggio fineAl
miopenar porrà.Non
più voi,colli ,Non
più ridite, imiei dogliosi accenti.
Così fin pressoall’imbrunircantaro Iduogarzon. D’una fuggente luce Già rosseggiavailciel,mentrela guazza Stendea sulcalleun biancovelo, efea
Vicinoaterra ilSoll’ombrepiùlunghe.
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