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Alla memoria di

Madama

Tempest <30).

Licida. Tirsi, quel fonte,chedi làzampilla, In querulo tuon nonarmonizza,

Come

tu faitemprandoil tuobel canto.

i fiumi,chegiùscendon perlevalli ,

Han

placido ilcorso,o ilsuondolce.

Or

ches’adagia ilsonnacchioso gregge Su le morbide lane,eal ciel la

Luna

Nelsuo pienofulgorserena poggia.

Mentreogn’augello i beiconcentiobblia,

Di

Dafneilfato,ei chiaripregiorcanta

.

Tirsi. Ve’ come iboschid’un argenteo velo Sonoammantati, ogni lorpregioèspento,

E

il verde dileguato.

Or

fiach’iotenti DeH’amabile Alessiioquile note,

Che

già soleanchiamardai montial piano

Le

Driadiascoi tatrici,ein suo viaggio UdialeilbelTamigi,e apprenderrea A’ pieghevoli salci imolli accenti? Licida. Se i maturiracemiognor fecondi Sien deH’umorvitale,e a teil futuro Ricolto inlieti campioltr’usocresca,

Deh

tu comincia.

A

noimorendo impose Dafne medesma ilsacroufficio,edisse:

Pastor,cantate alla miatombaintorno.

Tu

cantaorch’iosuquella piango, efascio

Di

freschi lauriil suosilvestreavello

.

Tirsi.

Muse

,mio dolceamore,ivitreifonti Abbandonate, evoi, Ninfee Silvani, Ghirlande dicipresso a

me

recate

.

95 Voi, lagrimosi

Amor

,d'Idaljmirti Fat’ombraalrio,frangetegli archialsuolo.

Qual giàinmorte d’Adone,esuquel

marmo

Sensibilealdolorcon gliaurei dardi, Inutilpesoornai,scolpiteun carme:

m Naturacangiaspetto, eper dolore

« Intenebroso velo

Gemano

eterra ecielo:

Le

bellaDafneèspenta,ein unl’amore

.

Non

v’ha riparo.De’suoi varj incanti Naturasidispoglia, infosche nubi S’involveil Sol,ledesolatepiante Mostrano ilgel,che iramiimperla, esparso

Di

vizzefronde è ilsuo funereo letto.

Ve

1la gloria de’fiori alsuol dispersa:

. Nacquer conlei, conleisonancoestinti.

Che

più vai diNatura ognibel fregio?

E

v spenta Dafne, eogni beltàconlei .

Perleifuggono l’agneilverdepasco,

E

i sitibondicervi ilriocorrente.

.Gliargentei cigniinpiùdolenti note,

Che

ilfine lor, ploran diDafneil fato.

Tacita l’Ecoin cave grotte alberga

,

Tacita, osol ripeteilsuo belnome,

Che

giàinsegnavacondilettoai lidi.

Or

Dafneèspenta,eognidilettoinsieme.

Non

più dalcielle vespertine scendono Graterugiade, nè da’ fiortraspirano Imattutini odor$ nonpiù sinebbria II pinguecampo d’olezzantieffluvii

,

l’incensonatio lepianteesalano.

Le

balsamicheauretteormute piangono Que’,chediDafnealtrapassarcessarono

,

Più molli fiatiedi dolcezzagravidi,

E

Tapiindustrigliaurei paschiobbliano.

E'spenta Dafne, eogni dolcezza insieme.

Non

piùlibrate inaere al suobel canto L’ali terran leallodolemontane In attod’ascoltar•, non piùgliaugelli Imiteransuenote•,o quelleudranno Rapitida stupor su i verdirami.

Non

piùiruscelli il mormorarsospeso In gremboraccorran nuovaarmonia Piùdolce dellalor\

ma

lezampogne

,

E

le vocali spiagge ognordiranno:

E' spentaDafne,èl’armoniacon lei.

Dalle fresc'aureco’sospir sinarra Alle tremulepiante il fatoacerbo, Dalle tremule piante inpiani, einboschi All’argenteoruscellosi ripete,

E

l’argenteoruscelloinpriaqueto Pernovello dolorricresce, eallaga

Con

le lagrimeicampi. Iltristofato Aure,piante eruscelliempie dipianto.

Dafne,doloreed onornostro,èspenta

.

Ma

ve’làdove Dafneoltrele nubi

,

E

lostellanteCielo inaltopoggia Maravigliando.

Di

bellezze eterne Rideil soggiornoalto lucente*i campi Son sempre freschi, -esempre verdiiprati.

Deh

! tudi là,dov’hairiposo, accolta Sotto pergoleintested’amaranti

,

O

non caduchifiordai praticogli,

Di

là propizioinchinaanoilosguardo.

Che

supplici invochiam tuonome, o Dafne,

Non

piùnostrodolor,

ma

nostra

Dea

.

r v . . 97>.

Licidà.

Oh

come tuttoeditua

Musa

intento

Ai

lagrimosi carmi!

Un

talsilenzio Accompagna ilcantardi Filomela

,

Quando

talorsu la tranquillasera L’aurafischiando urtale foglie, epassa

Ad

esalarlospirtoinfra le piante

.

A

te sovente,oluminosa

Dea

,

Cadrà unagnel, selefeconde madri Accresceranlamia lanutaschiera.

'

Finchegliarbori l’ombra,,ifiorl’odore

Non

negheranno,iltuo bel

nome

interra.

Il tuoonor, le tue lodi ognorvivranno.

Tirsi.

Ma

quinciornai sorgiam. Brineinsalubri Spande Orione,eilpin nocevolombra.

Il truce Borea freme, il

mondo

sente Ir declinandoogni suopregio.Il tempo Tuttoconquista,enoicediamoal tempo.

Addio, valliemontagneefiumi eboschi.

Addio, rusticicantieagrestiamori.

( Addio, mia greggia,evoi, silvestritorme.

Tu

pure, o Dafne,e

mondo

tutto,addio.

i. ,. ,

* » *

#/

t

Al Signor Cesare Tranchini Taviani,

tragli ArcadiArcesio baiano.

Qua

doveligiaal gran Borboniofreno Siedela regai Parma,einauro sente Volgere i ferreidì,qua pur battendo

Fama

le penne illieto gridosparse Delchiaro

Nodo,

che per

man

d’

Amore E

di Virtudein Val

d’Ombron

sordio.

Oh

quale a

me

digioja ampiotorrente

<' Ratto l’almainondò,chediritegno Sdegnoso ambiasgorgar perentro aquello

,

Che

immensoallagaallamiaPatria ilseno,

E

idepredatispirti assorbee mesce!

Giàforte accesoimmaginar davante Recamiinlargoinusitato avvolte

. Chiarorl’antica RospigliosaFonte '•

-

E

l’almaFortiguerra,

ambe

d’Eroi Madri enudrici,

ambe

d’Italiaonore,

Or

che godonfra lorconfausto incontro

. Rimescolarl’avitosanguealtero

.

Sì, quelle io scorgo,eseco insiemeoltr’uso Rifolgorar quant’altreFonti aquelle Vantandelsanguelorcongiuntii rivi.

Pendon làintornoele patrizie Toghe,

E

i dottiAllori,ei marzialiAcciari,

E

ifulgid’Ostri,ed i Triregniaugusti,

E

ben mill’altre glorioseInsegne Confuseemiste.Alla superba

Pompa

Volailpopolo denso,eferveeondeggia.

diguatar sisazia,e inarcotese Tiengliildilettoelostuporle ciglia.

Ma

benpiùch’altroogni miosenso invola

A

selabella avventurosaeccelsa Coppiaimmortai, che del favor de’

Numi

Tuttaripiena insetrovarsoltanto

Può

quelchebasti apareggiarsèstessa

.

Ben

mi rimembra(novevolte ilsuolo Dappois’ornòdi biondeggiantispiche

) Quand’io conquestemie su ipatrj lidi Permeraviglia allelorluci intente

Di

làvedea l’alta Virtù degli

Avi

Trasparir, comeperargenteanube Chiarotraluceilcondottier delgiorno»

Ma

ilbuon Valor ne’generosi petti, Cui prese in guardia, eco’nettarcistudj LattòMinerva, alvariarde’lustri

Ben

nuove tempre enuove forzeacquista,

Qual lietasuole inlietapiaggiaaprica Nudrita pianta,cuibenigno arrida Il cieloefonda, per le ricche braccia.

Volgendoglianni,ampiodi frondeefrutta Schiuder tesoro, onde Poraonatesse - Ebbradigiojaal vagocringhirlanda.

Deh

la Dircéafaretra orchim’appresta,

E

fiensegnoi duobei Genjillustri Agli armonicistrali,ondeferia Pindaroimmenso nellaEleapalestra I magnanimiEroi?

Ma

quella,ahi! Febo ,A

me

ritolse,econ preghiere e voti

Assalgo invanl’inesorabil Dio, Poic’altra,onor delle clamose Scole, Piena d’acuti sillogismi il fianco M’ingombraDialettica faretra.

tlOO

Onde

ugualmente incontro alfalso e al vero Il garrulo Solista audace s'arma.

già mia sorte,o mio dover condanno.

Pursenzaquesta, eancor piùdestro elieve,

. Là’ve Naturai suoisecretiinvolve Schiudermi forse potrei’l varco,ealzarmi Dietro r Angliche tracce oveil granpadre Del settemplicelumeasè dintorno Ravvolge in vasticurvilinei giri Gli errantimondi, ele sanguigne,al vulgo

Vano

terror,già indocili Comete,

Or

diNewtonie leggi al frensommesse,

E

de’ rotanti perl’aereo vano Globi mirardappresso ivarj aspetti,

E

i bentempratiarmoniosimoti,

t

E

dilà forseapprender ancheil vero Concento eternoe l’armoniade’ vati

.

M

ed’uopo intantourml radendo il suolo

Meco

per

mano

altriguidar, cuiforze

Mancano

ugualial gran viaggio;esolo

Amica

stellaa

me

talor consente Bear gliozj tranquilli,equelche ilCielo Forsein

me

pose nonvulgateingegno

Or

sule Greche,orsule Laziecarte,

Di

cuisolevi in miapiù frescaetade Scoprirmi,Arcesio,co’ Nestorei detti,

Che

atespirava in sen l’almaSofia, Gliarduimisteri a profano occhioascosi

.

A me

pur giova anco seguircolguardo Ammiratore ilmio divinCornante,

Cuicercainvanoaltri emular, quand’ci Liberoaugeldi suegran pennearmato

-fr

IOI Tentanovellevie perl’aereimmenso

aggiiinger temea nuovi mari il

nome

.

Mal

poss’iodunque sciorre inni sonanti

Al

Garzon prode,alla gentil Donzella

,

Che

ornai vien ratto ad annodare ilsanto Propagatore delleumane stirpi"

.

Senon cheimoti del disioseguendo

,

Qualchi scemodi forzeaita altronde Cerca,atalun diquestieletti echiari Cignimie brameapersi,ondeperloro Sitegna accordo alsuon, ch’altosisparge Da’ Pistojesicolli,ov’anco alberga

« Ildivin Geniodell’anticaLira

.

E

giàtacernondèe Merliniegregio

,

Che

ardito calzail Sofocleo coturno

,

E

dipar guidai numerisoavi Del buonCatullosul’Ausoniecorde*.

Ferrarin, che arcanisensi orchiude In meditaticarmi,orversa espande Perenne vena d’improvvisi accenti

,

Ond’ei ledotteele non dotteorecchie Disovranodiletto avideinnonda.

tacer denno l’eruditoMosi

,

il culto Vivarelli, a’ quaiverdeggia Suldegno crineil doppioonord’Apollo

,

ilfacondoFocosi,atticofiume D’aureoparlar, nedaltriancorch’iotutti

Da

lungeammiro eacelebrarnonvaglio.

Ma

di teche dirò,verace eraro Delle

Camene

edelleGraziealunno,

Arcesio illustre?

Ah

tu leforti note Risveglia, che quaancor dibocca inbocca

102 \

Volandi nomeedimemoria degne Find’allor quandorisonarne intorno Faceilerive del FelsineoReno,

Che

tuttorle rammenta, eil Delio

Nume

Alcuneei stessodisua

man

ne incise Nellemolli cortecce,ate plaudendo

Le

Najadi colcapo altosuTonde.

Tu

ti recain

man

l’eburneacetra,

Che

t’incordò ilgran Fiacco,eben tusolo Pertebasti asacrardiGloria altempio Gl’incliti Sposi,ealla tenace efosca

« Nebbia involar, cheipiù bei

Nomi

haspenti.

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