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AlSignor Marchese CamilloBevilacqua.
Non
mai piùlieti Tanimosepenne.Cui reggeelibra Riverenza c
Amore,
Spiegarea te,dell’Eridanicpiagge Vivaluceimmortai, prodeCamillo,Non
ingratial tuo sguardoiversi miei.E
beneor tu,seda MinervaeGioveNon
temiinganno,le tue fauste sorti Chiaroin essi mirandoaprir ben puoiA
novaspemee a novo gaudioilseno.
Quando
ctócrudomorbooppressocdomo
Dianzi volgeviildilicatofianco Su leinquiete piume, edioporgea Perte fervideal Ciel preghiereevoti, Fui,non socome, altorapitoa volo Negliaureialberghi degli eterniDei.Vidibentosto alrilucente solio Del supremo Tonanteilpie nonlento Recar suppliceun
Nume
.Io ben conobbiAl
bracciodell’orrenda Egida armato,Al
verde olivo,a’be’ ceruleirai L’alteraVincitricedi Nettuno,Che
inguardiahale bell’Arti,eidestriIngegni.
Elladal mesto core inpria traendo
Un
languido sospirsciolse intainote Il roseolabbro:Oh
se inte viveancora,
PadrecSignor, nèperetà languxo
vL’altamemoriadel piacer, cheinseno Ticorse allora,elagrand’alma eisensi Ti ricercò,quandomirabil Parto
Me
del tuo capouscirmirasti,e fedeDi
tuavirtù,di tudpotersupremo Farsenza indugio eda’ mortali,ea’numi.Deh
tu propizio a'voti mieil’orecchio, E-la man porgi.Mio
diletto ecura.Magnanimo
Garzonsottoi mieisguardi Alle speranzedella Patria altera, Allosplendor delchiaroCeppo
antico Inrivaalla gentilParma crescea.Eglifinda’prim'anniin
me
tal pose Suo amor, chein brevea’ piùripostiarcarti DeldottoRegno
mios’aperseil varco.
E
già sceltoi’ l’aveatra milleemille Dell’Italo saverpresidio, elume.
Ma
riomaloreinfestoeccoa lui portaDa
Stigeguerra,ebenchéi suoi be’ giorni, Curade’rati,minacciar nonosi,
Purtantoadopra,eco’ suoifèrreistrali Il fiede sì,cheda’miei studjeletti Invidioso lodiparte.
Ah
senza Ch’io più favelli,o venerando Padre,
Tu
le miebrame intendi. Allor sulvolto Fe’Giovebalenardolcesorriso, Ond’allcgrareisuoll’etereestanze,Indisì presea dir:
No,
nonècertoMen
cheate,Figlia, l’immortal GarzoneA me
dilettoecaro.E
chi nelcore„• Sui nascerprimo di Virtudei semi Gl’infuse e sparse?Chiildesio divera Gloriagliaccese?Chitemprógli inseno Sì ben ladolcegravitàpaterna,
E
ilbelmaterno spiritovivace, Ond'eiposciamovesseabileedestro-A
seguirle tue tracce,ond’uommortale Quella giunge a toccar,cuimaggiorpossa Giammai sperar.felicitadeinterra?Chi se non io?
Che
se pur or consentoChe
ate breve languor. Figlia,loinvoli,Non
cciò invano. I beidesir, l’amoreDi
tue bell’Arti, ilgeneroso ardire Frenati alquanto,ealdegno corristretti Vigor novelloacquisteran,qual chiusa\Fiamma
sdegnosa suo poterrinforza,E
a scherno prendei maloppostiinciampi.Ma
tempoèornai che a consolar suoivoti Tornil’amica Sanità.Tu
stessaAl
caro Alunno tuo,chè’lpuoi,la guida De’ tuoi volerministra. Il ciglioallora,Che
ingiù fiso tenea,lietoeserenoLa Dea
levandoal Genitorsovrano Graziealui rende, equindi ratta il corso Drizzaall'Elisiachiostra,ove labella Fugatricc de’ morbi albergaepasce Tra’ sinceripiacerl’Ombre beate.Me
pur novodi luceampiotorrente Secoravvolse perl’etereevieDa
lei segnate,ene’tuoi tettialteri ,Qual delsuofralescossa agileforma.
Deposealfin
. Quand’eccoPalla,cseco Ridente Sanità,che invisoporta L’amor,lagioja de’mortali impressa.
Questaaltuofianco imprias’accosta,ei rai Dolcet’aspergedi Letéolicore,
Onde
fur chiusi inplacidaquiete.
Indi tra’lsonnoalletue
membra
infondeInvisibil ristoroemotoelena
,
Talche a sgombrarcostretto,inampiestille
Pergliesternisottiliumidivarchi L’internomorbo si dileguaescioglie*
E
a pocoa pocosu le smorteguanceE
su le labbra rifiorirsi vede Ilbuon natiocolor.Questi frattantoDi
tuostatomiglior non dubbisegni Guataesorridel’unael’altraDea.AlfinMinerva un amoroso infronte Baciot’impresse,eatelasciandoinguardia L’almaSaluteinunbalen disparve•
107 AlSignorCapitano GiuseppeBolsi Marchesi
.
Benché
su Tormedal BritannoIngegnoCon nome
eternoin cieloe interraimpresseTu
,Bolsi,agile efrancoil sen ritenti,
Che
altrui gelosa asconde,a teNatura Dischiuder gode, e or conlamente piena DelTEuclideemisure, edelTimmensa Algebrataciturnailvolo spieghiDi
sferainsfera,eper leobbliquevie Siegui ilcorso degliastri,or giù franoi Pertuo diportoarintracciardiscendi L’otticheleggi,ele motrici forze,Cuidodi senteilduro corpoinerte,
l
Nè
schivarpuò Tinstabil ondaerrante;Non
però sdegniaccomodartalora Il dottoorecchio alsacrosuon de’ carmi.E
ben tu purfral’erudite carte.Onde
ilsugo migliordelibi ecogli,E
insenne faitesoro,i buon Poeti Degnastiancor dinon ignobilseggio.Di là poibevi l’armoniadivina.
Che
dal profondo meditardistoglie L’affaticatamente,ei lassispirti Riconfortando per lenerveefilaAl primier corso,ed a’ vitaliufficj
Soavemente gliriparte escioglie .
Io,cheda lungeituoi vestigjonoro
,
E
sieguoancor,ma
conpiè lento einfermo,
Sciolto ilfrendellecure,acui mistrigne Sacro Dovere,aspaziarmi in Pindo Fuggo talvolta,ed unqualch’innoeletto
io8
Indi neporto, ch’iodiscior poigodo Tracandido drappcl dicoltiamici.
Eccooggiio teconelsermonde’ Vati
A
ragionar m’appresto.E
qualmai degno Dite.Signor, mediteròsubbietto?
Parlarmigiova deldisio diGloria
,
Che
in tutti,e più ne’miglior petti alligna .Oh
qual mai forteallaVirtù sostegno,E
al magnanimooprare acuto sproneFu
sempreinuman cordi Gloria amore!Questo Ciri formò, Milziadi,Sersi ,
Pirri,Alessandri,Cesari,Camilli,
E
glidiè fortiegrandi in guardiaailustri.Questospogliata di terrorla Morte In braccioa lei sospinseiCurzj, iDecj;
E
questo Orazio solo incontroatutta Toscanaarmata sovrattenneal Ponte.Ben puòsolanche unatiranna voglia
Di
fulva massaal mercatanteil petto Armar didoppioacciaro,ond’ei securo Guatigl’infamiAcroccraunj scogli,E
perl’infido mareincontro all’ireDi Notoed’Aquilonfrementi ingiostra
La
vitaaffidi ai veleggianti abeti.E
può l’Inopiasu l’indocilsuolo Affaticarconla pesante marra Al duroagricoltorle braccia e’1tergo.Mentre la Spemea confortarlo intenta Fecondamesse didoratespiche Dinanzial guardo glidipingeecrea.
Nulla dirò d’altr’Arti, a cuifu pria Necessitàmaestra,indicustode
IOCJ
A
comunprò tuttorleguarda e sèrba.Ma
cheforadi quelle,acuideriva Ognivigordalle Apollineementi,Arti,ondefossiil terreanostroesilio
Non
tollerabil pur,malieto eadorno,Artidivine,chein Egittonate GrandeggiaroinAtene,inditragitto Ferdi Quirinoa’setteaugusticolli, Rinate or sono anovavita eregno Sula tua Parma,ove Filippoinvitto
Le
accolse all’ombra delregai suomanto?Qualfora,ov’altrialor di
mano
involi L’armi diGloria asaettar possenti L’Ignoranzaproterva e il muto Obblio,Qual mai foralorsorte?
Ah
troppoin mente Fissami stala rimembranza amara Dell’atra notte, in .fuile avvolse echiuse Il furorGoto
adepredar disceso Da’gelidi Trionl’italepiagge.Ei dalchiarod’onordebito seggio
Le
spinseaterra,edopo l’empio oltraggio Sulor fastosatrionfola Morte.Tantoignara Baldanza ostil potéo
.
Or
chidatetralagrimevoltomba.Che
le ritennelungaetàsepolte,Chimai lescosse,erichiamòlegrate Aure serenearespirardelgiorno?
Tu
sìtu fosti,o delmio Tosco suoloNon
caduco splendor,Lorenzo egregio(JI),Che
nellatua Fiorenza ilprisco Lazio Rinverdirfesti, e’1Grecosenno antico.Tu'l’arbitrade’ cuori einmodi avvinta,
IIO
E
da’ numeriscioltaalma Eloquenza Tornastiin pre^-o,e disue leggial frenoLe
nuovesoggettastiItalevoci.Tu
aquella, e insieme alia compagnaschiera.Dell’auree Discipline,call’Artidotte Emulatacidi Natura industri Novelli templiergesti, emilleemille
Con
gl’impressid’onorstimoli ardenti Adoratordestasti-, ond’ancoapparveA
non dubbj argomenti,che imoderni Irponnoal parco’ buoniantichi Ingegni, Seun Fabbrosol, che impoverirnon teme In suoriccoprodur,forinogli eforma.Oh
cometostoal grand’esempioilciglio Europatuttaammiratrice, eposcia Imitatricealzò! Quantila viaBen
tentatadal primoagara entrato Genj Febei felicemente arditi.Taldopo ilprimodomator dell'onde,
Che
ilfiorde’ Greci recò salvoin Coleo, Mille dipronti remiil fiancoarmati Pini ingombrare»ad Anfìtrite ildorso.Tuttosia ver.
Ma
seivantaggi ei danni,Che
amordi Gloriagerminò, per lunghe-Età raccoltiadoppia lance imponi,
Chisadondepiegarvedriasi il pondo? Qual piùnocevolaltro amordi quello
A
chiricetto insen glidiedeealtrui.Se Ragionnoigoverna?
E
chi poria Tanta mirarsenzadispettoo riso Follecaterva asatollarsi intentaDi
bassofumo, edamcrcar dalvulgo,
Inabileascevrardalfalso il vero
,
llidevolvantodidottrinaesenno? Elladisepurebbra, e gli altruivoti Di numerar, non dìlibrar, vogliosa Veder non sa,nè vuol, cheonorverace Quello è soltanto che spontaneo nasce D’alme accorte,sincereed’onordegne.
Piùcerto esultadimioplettro ilsuono,
Se d’alcuncenno approvator l’onori
0
ilgran Cornante, oildotto Arcesio,odaltri Similealor,ch’ei non paventa ilbiasmoDi
popoloinfinito,o ilplausoapprezza.Nè
diciòpur qual d’esca vanaagogna Sbramarsi ilcor.SolindicoglieardireE
lena persalirpiù francoedestro Làv’io vorrei,ma
ne son lunge ancora.Quando
sorgea tra’beisudordisciolto Festoso gridoa’Lottatori antichi,No,
non giàquestoa’ cuorprodi infondeaVano
tumore e dilentezzaamico,Ma
ilgeneroso ardor quivinutria.Sebben qualaltroassaipeggiore inonda Italianostra ambizioso stuolo, Malignostuol,che per ingorda sete
Di
mal preteso onor sul’altrui scorno ' 1suoitrionfiinalzarpensa, e mille Aguzza evibra venenatistraliAll’Almegrandiea’peregrini Ingegni
,
Cui Febostessocoronò d’alloro,
E
locòvincitori incimaagli anni!Eccogl’infami eorrorspiranti Mostri
,
Onde
mirò quel Saggio intornocinta112
L'alpestra diVirtudeerta montagna.
Ben
ditaiMostri asbigottircol ceffo Più che non attia molestarconl’opraUn
magnanimocorsi rideepassa.Ma
spessoAlme
bennate, ov’entroancora Fisse non ha Valor lesue radici,Vinteveggiamdal truceaspetto indietro Precipitarnon senzadanno ed onta.
Mirarti piacciaaltìnqual turbaequanta Il saperno,
ma
l’alterezza imiti DelgrecoDipintor<3>), cui forseinvanoDa
tanteetà l’ugualeilMondo
aspetta•,Ed
eipur nullo prezzo ugual credeaDi
suetele alvalor.GiàGreciailvide L’Olimpializza a gravi passielenti Collungo misurar diffusomanto,Sucuivergato anoted’ormostrava Suonome,epiùche il nomeilfastoinsano
.
Ve’come ognun difamaavido tenta Moltiplicar conl'operade’torchi Perenne vitaa’mal versatiinchiostri
.
E
talle penne altruisozzacornacchia Veste percorre,ove il volante gregge De’suoifurti lospogli,infamiaescherno.Talsenza
Nume
amico ingirospande Gl’insulsiversiele non dotteprose,
Che
dell’Indichedrogheil venditore Posciaa viiprezzosorridendocompra.
Dcg
nadiluce al vigilars’involi De’ buon Maestriedallalenta lima Opra,cuivieti rimanersiocculta Utilcomune oliberaldiletto, . .Cui non ingratanovità condisca.
Tutt’altromorane1privati scrigni.
Signor,che indugi? Immensurabil mare
Di
verouman
saverda’ tuoiverd’anni Sinoalla tardaetàconsaldeantenne.Con
artecerta,conpropizjventi Nocchieroinfatigabilesolcasti.
Or
tule vele invitte in portoaccogli,E
ipreziosi oltremarinifrutti,Onde
lariccamente eil senridonda, All’uopo universal largodispensa.Tu
sì la manoestremaai cultifogli D’arcane veritàcustodi imponi, Indianimosiepien dilieta speme L’aperto giornoasostener gl’invìa .Che
seintuo petto un beldesiodi GloriaDa
rigida Modestiaoppresso tace,No
,nonpuoitu de’ Buonialcomunvoto Senza colpa negar tue dotte carte.Cartedi cedro degneedicipresso.