• Non ci sono risultati.

Un caposaldo della strategia alleata era costituito dai bombardamenti aerei, a opera dell’Air Force USA (USAAF) e della Royal Air Force (RAF), di obiettivi ritenuti strategici quali stabilimenti industriali, linee di comunicazione, centrali elettriche, depositi di munizioni e carburante.

Così l’operazione Avalanche fu anticipata da circa dieci giorni di intensi bombardamenti alleati dalle basi nord-africane e siciliane appena conquistate, preceduti a loro volta da un aumento dell’impiego di aerei ricognitori che sorvolavano la regione sin dagli inizi di giugno del 1943.

In quel tempo, tutta la penisola era esposta agli attacchi delle forze aeree anglo-americane, non vi era città italiana che si salvasse. I bombardamenti rientravano nella strategia alleata della «guerra psicologica» finalizzata a rompere il «fronte interno», ovvero gettare nello sconforto le popolazioni già stremate dalla fame e dalla miseria 128.

Ne sono testimonianza i numerosi “fogli volanti” lanciati dagli aerei in volo sulle città bombardate, compresa Salerno, segni di monito e avvertimento rivolti direttamente ai civili per convincerli a ribellarsi al nazifascismo. Allo stesso modo dei messaggi radio trasmessi soprattutto via Radio Londra, essi facevano parte di una propaganda psicologica mirata verso la popolazione con lo scopo di destabilizzare il mito del Duce, far capire che non vi erano speranze di vincere la guerra contro la superiorità militare degli alleati e quindi far venire meno il consenso alla dittatura. Dunque, in special modo la Gran Bretagna si aspettava dalle bombe conseguenze politiche e non soltanto militari: la caduta del regime                                                                                                                

127 Cfr. L. Mercuri, Guerra psicologica. La propaganda degli anglo-americani in Italia 1942-1946,

Archivio trimestrale, Roma, 1983, p. 2. Nel primo conflitto mondiale, invece, il sottofondo propagandistico all’azione militare alleata era stato in gran parte assente; esso contribuì certamente a creare il «mito» della liberazione.

128 Cfr. M. Gioannini e G. Massobrio, Bombardate l’Italia. Storia della guerra di distruzione aerea 1940-1945, op. cit., p. 14. Soprattutto la RAF britannica effettuava bombardamenti aerei a tappeto

(strategia dell’«area bombing») allo scopo di colpire obiettivi industriali e militari ma anche il morale delle popolazioni civili, a maggior ragione perché la “psicologia” italiana era considerata dagli inglesi «poco adatta alla guerra».

fascista e l’eliminazione dell’Italia dal conflitto. Ad esempio, uno di questi fogli volanti rammentava che l’Italia era entrata nella guerra aerea per espresso desiderio di Mussolini, che nel 1940 aveva chiesto e ottenuto dal Fuhrer il permesso di parteciparvi direttamente contro la Gran Bretagna:

«Mussolini lo chiese … volete che l’Italia ne soffra? Grazie a Mussolini voi non avete né difesa né numero sufficiente di caccia capaci di opporci, ed i tedeschi non sono in grado di venirvi in aiuto. Questi attacchi aumenteranno con maggiore intensità finché il popolo italiano darà prova, con i suoi atti, di aver ripudiato la pazzia di Mussolini» 129.

Con questi messaggi, farciti di retorica, gli alleati attuavano una vera e propria controinformazione nei confronti degli abitanti. Un altro «messaggio al popolo italiano» faceva leva sul ricordo di Pantelleria, isola fortificata definita da Mussolini come «il più potente bastione del sistema difensivo italiano nel Mediterraneo», costretta a capitolare dopo soli cinque giorni di martellanti bombardamenti aerei:

«La forza aerea alleata, la cui schiacciante superiorità è stata ammessa dallo stesso Comando Supremo Italiano, è ora pronta a rovesciare tutta la sua forza sull’Italia. Nulla può fare l’Asse per prevenire ciò. Hanno appresa i vostri comandanti la lezione di Pantelleria?» 130.

Per mezzo del volantinaggio aereo, il quartier generale delle forze alleate con sede nell’Africa settentrionale comunicava anche che le forze anglo-americane avevano ricevuto l’ordine di bombardare l’industria bellica e le principali linee di comunicazione che servivano gli interessi dell’Asse. Ma, al tempo stesso, il comando alleato dichiarava di voler ridurre al minimo le vittime civili e, infatti, consigliava alla popolazione di abbandonare le zone circostanti ai suddetti obiettivi e di condurre le proprie famiglie in salvo in luoghi lontani dal pericolo. L’intento era di convincere gli abitanti del luogo che le loro rovine materiali e morali erano causate esclusivamente dalla scellerata alleanza dell’Italia con la Germania hitleriana, drammatico epilogo della guerra fascista 131.

Dal 21 giugno 1943 il salernitano fu oggetto di violenti bombardamenti da parte delle forze aeree alleate: l’aviazione degli Stati Uniti si incaricò degli attacchi diurni, mentre la Royal Air Force inglese operò bombardamenti notturni (la RAF utilizzò anche bombe da 500 libbre a scoppio ritardato che causarono ulteriori danni e lutti). Le prime incursioni aeree colpirono i centri abitati ma a partire dal 25 agosto 1943, quando si decise definitivamente                                                                                                                

129 Foglio volante «Mussolini lo chiese… volete che l’Italia ne soffra?» (MSSC, Salerno). L’utilizzo

del volantinaggio, effettuato per mezzo di aerei, era comune sin dalla Prima guerra mondiale. Famoso fu il volo di Gabriele D’Annunzio su Vienna il 18 agosto 1918. L’obiettivo era lo stesso: insinuare la sfiducia nei combattenti e nelle popolazioni per indebolirne la resistenza.

130 Foglio volante «Lezione di Pantelleria» (MSSC, Salerno). 131 Foglio volante «Avvertimento» (MSSC, Salerno).

lo sbarco sulle coste salernitane, gli obiettivi prioritari divennero le infrastrutture, in particolare ponti, strade e ferrovie, allo scopo di ostacolare il futuro afflusso di forze nemiche nell’area dello sbarco. Furono presi di mira anche gli stabilimenti industriali, soprattutto quelli considerati essenziali ai fini bellici, oltre alle linee di comunicazione. Soltanto il centro storico della città rimase «miracolosamente» pressoché indenne, al punto da essere soprannominato «Città del Vaticano». Tale area della città prospiciente il porto fu invece risparmiata soltanto per evitare danni a strutture che avrebbero potuto essere necessarie all’indomani della grande operazione di sbarco 132.

Sulle modalità di bombardamento preliminare nell’area salernitana in vista dell’operazione Avalanche, è interessante il giudizio espresso dall’ammiraglio Morison, storico navale statunitense, riportato da Hugh Pond:

«La più sfortunata decisione per Avalanche fu quella presa dal comandante delle forze armate, proibendo il bombardamento preliminare allo scopo di ottenere una sorpresa tattica. L’ammiraglio Hewitt invano tentò di fargli cambiare idea. Egli disse che i tedeschi sapevano che qualcosa stava per accadere, come già era stato provato dalle loro incursioni su Bizerte in agosto; che qualsiasi ufficiale, con un paio di compassi, poteva immaginare che il golfo di Salerno era il punto più settentrionale dove gli alleati avrebbero potuto sbarcare; che gli aeroplani da ricognizione avrebbero avvistato i convogli; in breve, che era pazzesco che avremmo potuto ottenere una sorpresa tattica. E aveva perfettamente ragione. Nell’ordine di Mark Clark era implicito il timore che un bombardamento preliminare avrebbe attirato le truppe tedesche a Salerno» 133.

A rendere bene l’idea dello stato di emergenza in cui versavano i salernitani in quei terribili giorni sotto le bombe alleate, era l’ordinanza n. 1 emessa dal Commissariato militare di Salerno nella persona del colonnello F. Rossi, datata 31 luglio 1943. Essa imponeva una serie di norme restrittive per l’accesso nelle gallerie, considerate insieme ai sotterranei uno dei punti di raccolta più sicuri per mettersi al riparo dai bombardamenti: 1) vi si doveva accedere solamente nei casi di allarme; 2) bisognava formare due file e procedere rigorosamente addossati alle pareti laterali, onde evitare confusione; 3) era fatto divieto di                                                                                                                

132 Si veda la collezione di foto sugli effetti dei bombardamenti nella zona della stazione ferroviaria

e sui maggiori stabilimenti industriali; tra queste, le demolizioni della Conceria Abbagnano e degli Stabilimenti Scaramella, nel Rione Ferrovia (MSSC, Salerno). Cfr. M. Scozia, La sciarpa, Laveglia Editore, Salerno, 1984, pp. 101-104; e A. Carucci, Lo sbarco anglo-americano a Salerno: settembre

1943, op. cit., p. 7. Cfr. anche: Antonio Palo, Salerno: I Ragazzi del ’43, op. cit., pp. 9-34. Sin

dall’inizio della campagna aerea si distinsero i Boeing B-17 soprannominati «Flying Fortresses» («Fortezze volanti»), bombardieri pesanti impiegati nelle campagne di bombardamento strategico di precisione contro bersagli industriali, civili e militari. Per la loro caratteristica robustezza, essi erano capaci di incassare danni dalla contraerea nemica e di riuscire ugualmente a raggiungere il bersaglio e riportare l’equipaggio alla base.

sedersi o sdraiarsi a terra, occorreva invece restare in piedi. Contrariamente alle prescrizioni, nelle gallerie si ammassavano di solito centinaia di persone, civili e militari, trascorrendovi anche diversi giorni 134.

Altrettanto eloquente risultava un’altra ordinanza del Commissario Straordinario del Municipio di Salerno riguardante il ripristino delle cisterne e dei pozzi privati:

«Tutte le cisterne e i pozzi siti nel territorio del Comune di Salerno dovranno, con ma massima urgenza, e, in ogni caso, nel termine di cinque giorni da oggi, essere ripristinati, previo espurgo e disinfestazione. […] Resta ferma la disposizione che fa obbligo ai proprietari e ai gestori di forni di tenere sempre una riserva d’acqua per la panificazione di almeno due giorni» 135.