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Il D-Day campano (9 settembre 1943)

1.3 La battaglia di Salerno

1.3.1 Il D-Day campano (9 settembre 1943)

Dopo tante esitazioni, l’operazione Avalanche ebbe inizio il 9 settembre 1943, data scelta in base alla disponibilità dei mezzi da sbarco alleati. Per quanto si intendesse approfittare della debolezza italiana, appariva chiaro che un attacco su larga scala non avrebbe potuto essere lanciato fino agli inizi di settembre; d’altro canto, si voleva evitare di procrastinare gli sbarchi nel mese di ottobre, quando le condizioni meteorologiche sarebbero state meno favorevoli 137. In coincidenza con il D-Day salernitano, e mentre l’8^ Armata del generale Montgomery sbarcava a nord di Reggio Calabria dopo aver attraversato lo stretto di Messina, era stato programmato anche lo sbarco a Taranto (operazione «Slapstick») che avrebbe aperto la strada alle truppe alleate verso la vicina Bari, importante porto italiano sul versante adriatico 138, trampolino di lancio verso i Balcani .

Ai primi di settembre, mentre a Cassibile, in provincia di Siracusa, si firmava la resa italiana, i principali convogli alleati di assalto che facevano rotta verso le coste salernitane

                                                                                                               

134 Cfr. ordinanza n. 1 del Commissariato militare di Salerno, in data 31 luglio 1943 (MSSC,

Salerno). Tra tutte, si ricorda la Galleria della Madonna del Monte lungo la linea ferroviaria che da Salerno conduceva a Cava de’ Tirreni. Contrariamente alle prescrizioni, nelle gallerie si ammassavano centinaio di persone, sia civili che militari, trascorrendovi anche diversi giorni.

135 Cfr. ordinanza del Municipio di Salerno, datata 9 agosto 1943 (MSSC, Salerno).

136 Così era designato il giorno in cui vennero lanciati i principali assalti da parte degli alleati nel

golfo di Salerno.

137 A Washington risiedeva l’istituto meteorologico Joint Army and Navy Central Weather Agency,

incaricato di preparare mappe e previsioni meteorologiche utili all’atto dello sbarco.

138 Si veda: «Allies advance in Italy. Germans Offer Still Resistence to Fifth Army», The Stars and Stripes – Africa (For US Armed Forces), vol. 1, n. 40, September 11, 1943 (MSSC, Salerno). Qui

erano descritti gli sviluppi militari nel Sud Italia in quella che può essere definita come la settimana più dinamica nella storia della Seconda guerra mondiale, nella quale le truppe alleate si preparavano a occupare tre settori diversi della penisola.

partirono dai porti nord-africani di Oran, Bizerte e Tripoli, e dal settore settentrionale della Sicilia 139 .

All’ammiragliato italiano non era sfuggito nei giorni precedenti all’invasione il pesante traffico di navi che aveva avuto luogo nelle acque del Mar Tirreno e del Mediterraneo centrale, come l’imponente convoglio di sessanta navi avvistato a nord di Palermo la mattina del 7 settembre 1943 140, né, ancor prima, l’intensificarsi di esercitazioni pre-sbarco a opera delle truppe anglo-americane concentrate a Oran, in Africa settentrionale 141. Ciò aveva condotto alla convinzione che fosse ormai imminente una grande azione offensiva alleata e tutto faceva pensare a un probabile sbarco su larga scala vicino Napoli 142.

La sera dell’8 settembre 1943 centinaia di forze navali anglo-americane, con a capo la nave ammiraglia Ancon, sulla quale viaggiavano il vice ammiraglio Hewitt e il generale M. Clark, convergevano nel golfo di Salerno. Alle ore 18.30 gli equipaggi a bordo delle navi appresero dalla voce del generale Eisenhower, trasmessa da Radio Londra, che l’Italia aveva capitolato e firmato la «resa incondizionata» con gli alleati: «Hostilities between the United Nations and Italy have terminated, effective at once». L’annuncio dell’armistizio, anticipato per ragioni tattiche dagli anglo-americnai, sarebbe stato confermato di lì a poche ore, nella sede di una stazione emittente dell’EIAR (Ente Italiano per Audizioni Radiofoniche), dal maresciallo Badoglio che era a capo del governo provvisorio italiano, rimasto fino a quel momento timidamente fedele alla Germania hitleriana 143.

Durante il transito della nave ammiraglia Ancon nella baia di Salerno l’8 settembre 1943, il comandante Clark, intervistato dal corrispondente di guerra Quentin Reynolds, sottolineava quali fossero in quel momento le priorità del comando alleato: «The first rule of an invasion is establish your bridgehead. Until you have done it, you can’t attack» 144.

                                                                                                               

139 NA, London, UK, Annexe to First Lord’s Report – Outline of Operation Avalanche, 9 September

1943, in «Operation Avalanche: Allied landings at Salerno», 1943, ADM 223/587. Qui infatti si trovava ancora gran parte dei mezzi da sbarco, alcuni dei quali erano stati riparati dopo le devastazioni subìte nelle campagne precedenti e quindi erano tornati a essere utilizzabili. Cfr. anche: S. E. Smith, The United States Navy in World War II, William Morrow & Company, New York, 1966.

140 NA, London, UK, Most Secret – Message – Immediate (from Admiralty to NCWTF), 7

September 1943, in «Operation Avalanche: Allied landings at Salerno», 1943, ADM 223/587.

141 NA, London, UK, Most Secret – Message – Important (from Admiralty to Comnavnaw), 5

September 1943, in «Operation Avalanche: Allied landings at Salerno», 1943, ADM 223/587.

142 NA, London, UK, Most Secret – Message – Immediate (from Admiralty to Comnavnaw), 6

September 1943, in «Operation Avalanche: Allied landings at Salerno», 1943, ADM 223/587.

143 Cfr. Chester G. Starr, From Salerno to the Alps: a History of the Fifth Army (1943-1945), op.

cit., p. 15. La proclamazione dell’armistizio, firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile, in provincia di Siracusa, era stata ritardata fino all’ultimo momento con lo scopo di sorprendere i tedeschi prima che potessero riorganizzare le difese costiere. Le truppe alleate, prima incredule e poi esultanti nell’illusoria speranza di un’azione incontrastata quando fossero scese a terra, furono subito riportate all’ordine dai rispettivi comandanti.

Le prime ondate di sbarco sul litorale salernitano iniziarono alle ore 3,30 145 del 9 settembre 1943 e interessarono una fascia costiera estesa circa sessanta chilimetri da Maiori, sulla costiera amalfitana, ad Agropoli, nell’estrema parte meridionale del golfo di Salerno. I mezzi di assalto alleati presero due direzioni, dividendo la baia salernitana, a forma di un’ampia lettera U capovolta aperta a sud-ovest, in due settori separati dal corso del fiume Sele, uno britannico a nord-ovest e uno americano a sud-est.

Secondo i piani, le divisioni del X Corpo d’armata inglese diedero l’assalto a nord del Sele su tre spiagge distinte: la 56^ divisione di fanteria a destra, la 46^ divisione al centro mentre il lato estremo sinistro venne conquistato da tre battaglioni di Rangers e due di Commandos, tutti sotto la guida del colonnello William O. Darby. I Rangers presero terra sulle spiagge di Maiori e avanzarono verso nord per impadronirsi del valico di Chiunzi e dell’ampio passo Nocera-Pagani tra Salerno e Napoli; i Commandos sbarcarono invece a Vietri sul Mare un quarto d’ora prima dell’ora X e proseguirono in direzione est lungo la strada costiera con l’obiettivo di liberare la città di Salerno e le colline limitrofe dai tedeschi 146.

Destinazione della 36^ divisione del VI Corpo statunitense fu invece la zona a sud della foce del Sele, da dove avrebbe dovuto impadronirsi delle strade principali e ricongiungersi, quanto prima, con l’VIII Armata britannica al comando del generale Montgomery, in risalita dalla Calabria. Quattro reggimenti sbarcarono, all’H-hour, su quattro diverse spiagge del litorale, a ovest degli antichi templi di Paestum.

Tra il punto di sbarco della 56^ divisione britannica e le spiagge dove era approdato il VI Corpo statunitense esisteva un divario di più di dieci miglia, che sarebbe stato colmato solo quando i due corpi si fossero mossi verso l’entroterra (secondi i piani, la congiunzione tra le due forze doveva avvenire al ponte Sele) 147.

                                                                                                               

145 L’ora in cui il primo mezzo da sbarco toccò le spiagge nel golfo di Salerno è denominato H-

hour.

146 La zona di Vietri sul Mare è tristemente famosa per aver subìto ingenti bombardamenti

preventivi. È stato possibile ricostruire tali attacchi grazie soprattutto a documenti originali inediti di grande valore storico quali diari di guerra, mappe disegnate a mano e foto di ricognizioni aeree, appartenuti a Harry H. Blisset, comandante in seconda dei Commandos inglesi. Tali documenti sono stati donati recentemente da suo figlio al Museo dello Sbarco di Salerno: tra questo materiale spiccano una cartina che mostra precisamente il tragitto compiuto dagli alleati da Vietri sul Mare fino a Giovi Piegolelle (che essi chiamavano «Piegolette») e una foto di una veduta aerea della città di Salerno e dei campi immediatamente vicini, in cui si distinguono le antiche mura longobarde, oggi nascoste dagli alberi piantati tutt’intorno successivamente. Per lo più disegnate a mano con l’aggiunta di note e integrazioni, queste mappe rappresentavano all’epoca documenti fondamentali dal punto di vista strategico: infatti fungevano da supporto per i bombardamenti dell’artiglieria alleata, soprattutto della Marina, intervendo laddove ritenevano, immaginavano o sapevano vi fossero tedeschi. In esse erano spesso indicate le distanze in miglia, le coordinate geografiche e la scala per la rappresentazione cartografica.

147 Cfr. Chester G. Starr, From Salerno to the Alps: a History of the Fifth Army (1943-1945), op.

cit., p. 12. Le spiagge di entrambi i corpi di assalto non erano ideali per un’operazione anfibia. Infatti, poiché l’arco delle montagne chiudeva la piana del Sele, anche dopo il buon esito degli sbarchi le forze alleate avrebbero dovuto difendere la pianura aperta sotto la possibile costante osservazione nemica e il fuoco di artiglieria.