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1.3 La battaglia di Salerno

1.3.2 L’agguerrita reazione tedesca

Le capacità della V Armata, guidata dal generale Clark, vennero duramente messe alla prova dall’opposizione delle forze armate tedesche sotto il comando del generale Albert Kesserling che, in qualità di comandante in capo delle truppe germaniche nell’Italia centrale e meridionale, poteva disporre di otto divisioni, di cui due a nord di Roma, due nelle vicinanze di Napoli e altre quattro a sud di Napoli. Gran parte di esse, pur avendo avuto il tempo di riorganizzarsi, aveva sostenuto perdite pesanti nel personale e specialmente nell’equipaggio durante la campagna in Sicilia. Secondo l’Agenzia Internazionale d’Informazioni, le stesse divisioni che avevano affrontato gli anglo- americani in Sicilia opponevano ora un’accanita resistenza alle truppe americane nel golfo di Salerno 148.

Sin dalla fase preparatoria, nella valutazione delle possibilità di successo dell’operazione Avalanche ad opera dei pianificatori alleati, la disposizione in campo e l’efficienza delle divisioni tedesche erano state annoverate tra i fattori da tenere in massima considerazione, insieme al grado di disfacimento della situazione italiana e all’importanza di una buona copertura aerea soprattutto nelle fasi iniziali della battaglia:

«The operation has most attractive possibilities and offers a handsome prize but its prospect of success largely depends on the adequacy of air cover […], in relation to the strength and operational effeciency of the Axis air forces in the area at the time» 149.

Sul comportamento tedesco incise il sentimento di rivalsa delle truppe germaniche, convinte dalla martellante propaganda del Reich di aver subìto un secondo tradimento (dopo quello del 1915) da parte degli italiani con la firma dell’armistizio con gli alleati. Pertanto la reazione della Wehrmacht non si fece attendere. Tra le 20.30 e le 21.00 dell’8 settembre 1943, a poche ore dall’annuncio dell’armistizio, la Germania diede immediata esecuzione al piano «Achse», già previsto in caso di resa italiana, per controbattere un’eventuale uscita dell’Italia dalla guerra, neutralizzare le sue forse armate e occupare militarmente la penisola attraverso trasferimenti di varie unità tedesche. Tuttavia, il servizio

                                                                                                               

148 Da «La battaglia di Salerno», Il Resto del Carlino, 17-18 settembre 1943 (MSSC, Salerno).

All’inizio molto esigue, le forze tedesche raggiunsero tra il 12 e il 14 settembre 1943 il numero di circa 80.000 uomini.

149 NA, London, UK, Most Secret, Most Immediate (from Chiefs of Staff to Joint Staff Mission), 22

July 1943, in «Operation Avalanche», 1943-1944, CAB 122/1192. Si vedano anche: NA, London, UK, Most Secret, Most Immediate (from Chiefs of Staff to Joint Staff Mission), 22 July 1943, in «Operation Avalanche», 1943-1944, CAB 122/1192; NA, London, UK, Exploitation of “Husky”, 21 July 1943, in «Operation Avalanche», 1943-1944, CAB 122/1192. In definitiva, dai piani risultava che l’esito di Avalanche dipendeva in gran parte della rapidità dei movimenti alleati in confronto alla manovra tedesca, anche se le forze in campo, numericamente, si fossero bilanciate.

informazioni britannico, attraverso le decrittazioni della macchina decifratrice «Enigma», era venuto in possesso degli elementi principali del piano tedesco 150.

Gli anglo-americani, dal canto loro, avevano invano cercato di mantenere il segreto sulla destinazione del futuro sbarco sulle coste salernitane. Si narra che il vice-ammiraglio statunitense Hewitt avesse offerto alcune navi razzo al tenente generale Clark, comandante della V Armata, per pulire le spiagge prima di effettuare gli sbarchi, ma Clark rifiutò perché sperava ancora di poter prendere il nemico di sorpresa Gli anglo-americani, dal canto loro, avevano invano cercato di mantenere il segreto sulla destinazione del futuro sbarco sulle coste salernitane. Si narra che il vice-ammiraglio statunitense Hewitt avesse offerto alcune navi razzo al tenente generale Clark, comandante della V Armata, per pulire le spiagge prima di effettuare gli sbarchi, ma Clark rifiutò perché sperava ancora di poter prendere il nemico di sorpresa 151.

I tedeschi non erano affatto scoraggiati, certi di poter affrontare le soverchianti forze anglo- americane e pronti a porre in essere una serie di piani predisposti preventivamente. Alla notizia dell’armistizio, le truppe germaniche sotto l’alto comando del generale Kesselring, responsabile della difesa tedesca in Italia, si riorganizzarono rapidamente per passare al contrattacco e disarmare le forze italiane. Hitler e il comando tedesco volevano fermare gli alleati sul bagnasciuga italiano. Kesselring dispiegò la X Armata, comandata dal generale Heinrich Scheel von Vietinghoff.

Le prime squadre alleate di combattimento incontrarono la resistenza dell’agguerritissima 16^ Divisione Panzer sotto il comando del generale Rudolf Sieckenius, che tentò di rallentare (ed effettivamente vi riuscì) l’avanzata alleata. Di tutte le unità tedesche, al momento dello sbarco essa si trovava nell’area di Eboli-Battipaglia, dove era stata trasferita circa dieci giorni prima dal litorale sud-est vicino a Bari. Da allora aveva assunto il comando di alcune difese costiere italiane mentre avrebbe occupato le restanti alla notizia della pace separata dell’Italia con gli alleati 152.

Le truppe germaniche opposero una robusta e ostinata resistenza, sfruttando le particolarità idrogeologiche e morfologiche del territorio e colpendo dall’alto delle loro postazioni. Lungo le spiagge giacevano dei campi minati che impedivano ai convogli di avvicinarsi, furono eretti ostacoli in filo spinato, numerose mitragliatrici vennero posizionate in modo da coprire probabili punti di assalto. I difensori tedeschi, sebbene fossero in condizione di                                                                                                                

150 Cfr. A. G. Steiger, The Campaign in Southern Italy (September-December 1943), op. cit., pp. 11-

13. Se «Achse» (Asse) era il piano tedesco di invasione dell’Italia all’indomani dell’armistizio di Cassibile, reso noto l’8 settembre 1943, «Alarich» (Alarico) era il piano per l’occupazione del Nord Italia.

151 Cfr. Travis Beard, Turning the Tide at Salerno, «Naval History», october 2003, vol. 17, n. 5, p.

34 e ss.

152 Cfr. Chester G. Starr, From Salerno to the Alps: a History of the Fifth Army (1943-1945), op.

cit., pp. 13-14. La 16^ Divisione corazzata tedesca, nel frattempo rinforzata con altre quattro divisioni (oltre alla Panzer Hermann Göering, una delle formazioni più sanguinarie tra quelle presenti in Italia, la 15^, la 3^ e la 26^ Divisione Panzer Grenatier), osteggiò al meglio delle proprie possibilità le operazioni di sbarco costiere degli alleati, mentre le continue incursioni aeree della Luftwaffe tenevano sotto pressione il movimento delle navi alleate in rada; tuttavia una poderosa azione contraerea causò notevoli perdite tra gli aerei tedeschi.

inferiorità numerica e materiale, riponevano grande fiducia nei loro potenti mezzi corazzati. La tattica tedesca consisteva nel condurre rapide puntate offensive con truppe appoggiate da mezzi corazzati, in modo da gettare scompiglio nelle posizioni alleate e infliggere loro gravi perdite. Inoltre grazie a postazioni di osservazione sui massicci montuosi prospicienti la riva, il nemico aveva il vantaggio di poter dirigere il fuoco dell’artiglieria sulla pianura, sulle spiagge e sui mezzi di assalto. Ed effettivamente le operazioni di sbarco vennero effettuate sotto il tiro dell’artiglieria tedesca e sotto il fuoco di incessanti cannoneggiamenti da terra 153.

All’indomani dello sbarco, la guarnigione tedesca del 3° reggimento Panzergrenadier di presidio a Salerno evacuò la città ritirandosi sulle alture intorno per preparare la controffensiva. Il quotidiano «Roma» il 10 settembre 1943 commentava così l’ingresso degli inglesi della 46^ divisione di fanteria nella città di Salerno, mettendo in risalto l’entusiasmo con cui le truppe alleate erano state accolte dalla popolazione:

«Le truppe anglo-americane che erano sbarcate nei pressi di Salerno sono entrate in città ieri alle 18. Il contegno degli occupanti verso la popolazione salernitana è stato dei più corretti; nessun fastidio hanno subìto gli abitanti, e nessun danno la città. Gli anglo-americani, cordialmente accolti, hanno distribuito strette di mano e sigarette» 154.

La mattina dell’11 settembre 1943 le condizioni della testa di sbarco apparivano sufficientemente consolidate da consentire al generale Clark di scendere a terra e prendere formalmente il comando delle operazioni, tenuto fino ad allora dal vice-ammiraglio Hewitt, comandante della flotta di sbarco.

Nel frattempo la Marina statunitense venne funestata da due gravissimi episodi: un cacciatorpediniere che rientrava in Nord Africa fu affondato da un sommergibile tedesco, con la perdita di oltre 200 uomini, mentre l’incrociatore Savannah fu colpito da una bomba teleguidata nemica a fuso ritardato che, pur senza affondare la nave, causò notevoli perdite tra l’equipaggio 155.

                                                                                                               

153 Cfr. Chester G. Starr, From Salerno to the Alps: a History of the Fifth Army (1943-1945), op.

cit., p. 13. In ogni postazione erano annidate poche unità di soldati tedeschi che, con un cannone, un carro armato o una mitraglia, attuando una tattica di rapidi spostamenti e sparando incessantemente, davano l’impressione di essere in forze maggiori di quanto fossero nella realtà.

154 Da «Truppe americane a Salerno», Roma, 10 settembre 1943 (MSSC, Salerno). Una volta

occupata la città dalle forze alleate, la vita cittadina riprendeva un aspetto pressoché normale e quasi tutti i servizi pubblici, compresi quelli telefonici, tornarono a funzionare regolarmente. Si veda anche: «Gli anglo-americani a Salerno», Il Mattino, 11 settembre 1943 (MSSC, Salerno).

155 Cfr. Travis Beard, Turning the Tide at Salerno, op. cit., p. 34 e ss. Le perdite navali

alleate nel golfo salernitano avevano assunto proporzioni tali da rappresentare un notevole indebolimento per le forze d’invasione. Secondo stime tedesche, le perdite degli alleati dall’8 al 15 settembre 1943 ammontavano a cinque incrociatori, quattro cacciatorpediniere, diciassette navi mercantili e da trasporto, per oltre 94 mila tonnellate. Si veda anche: Le

Su «Il Resto del Carlino» del 17-18 settembre 1943 il comando supremo della Wehrmacht, le forze armate germaniche, annunciava che il 12 settembre 1943 i tedeschi avevano respinto il nemico a nord della città e il giorno seguente le divisioni germaniche erano passate, su tutto il fronte, all’azione offensiva:

«Nonostante l’appoggio di poderose forze aeree e il martellamento dell’artiglieria di bordo di navi da guerra nemiche al largo di Salerno, le divisioni corazzate e i granatieri corazzati germanici non sono stati fermati. All’alba di martedì [il 14 settembre] si combatteva accanitamente in diversi punti, mentre in altri truppe tedesche stavano ampliando le brecce aperte nelle file nemiche» 156.

Le posizioni anglo-americane erano state prese d’assalto e gli invasori respinti sulle loro teste di sbarco. Un comunicato tedesco del 15 settembre 1943 affermava laconicamente che

«Le alture che circondano la città di Salerno rimangono tuttora in saldo possesso dei germanici. […] Le fasi del cruentissimo urto appaiono finora nettamente favorevoli ai germanici» 157.

Nei nove giorni della battaglia di Salerno, durante i quali i tedeschi opposero una vigorosa difesa da terra, il momento più critico per gli anglo-americani, in cui la reazione tedesca fu più accanita, fu certamente la notte tra il 13 e il 14 settembre 1943, quando un violento contrattacco delle divisioni corazzate germaniche mise in seria difficoltà lo schieramento alleato riuscendo quasi a rigettare in mare le truppe d’assalto. Una testimonianza di quella tremenda notte è stata offerta dal reporter di guerra Shapiro, il quale narra come, dopo l’afflusso dei rinforzi, i tedeschi attaccassero furiosamente su tutto il fronte, colpendo in particolare il centro della testa di ponte alleata alla confluenza dei fiumi Sele e Calore, a sole tre miglia dal mare. Le truppe anglo-americane, esauste dopo quattro giorni di continui combattimenti, si trovarono inizialmente impreparate ad affrontare l’attacco, ma riuscirono infine a scongiurare il disastro trasformando un momento di esitazione dei tedeschi in una

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  forze di invasione gravemente indebolite, in «Il Resto del Carlino», 17-18 settembre 1943 (MSSC, Salerno).

156 Da «La battaglia di Salerno», Il Resto del Carlino, 17-18 settembre 1943 (MSSC, Salerno). 157 Da «La battaglia nel Salernitano. Violenti combattimenti con le divisioni britanniche che si

difendono disperatamente», Roma, 15 settembre 1943 (MSSC, Salerno). Lo spazio dedicato dalla stampa nazionale e internazionale ai resoconti delle operazioni di Salerno denotava la loro importanza nel complesso del secondo conflitto mondiale. L’attenzione rivolta a questa battaglia appariva naturale considerando «che (essa) ha saliente importanza ai fini di una decisiva conclusione circa il possesso dei capisaldi dai quali è difesa la zona del Napoletano».

possibile vittoria per gli alleati. In quella occasione si manifestò tutto l’eroismo dei soldati nonché la freddezza dei comandanti della V Armata 158.

Oltre alla città di Salerno, diversi Comuni e frazioni del salernitano si trovarono in prima linea per quasi tutto il mese di settembre del 1943, sottoposti a continui cannoneggiamenti alleati volti a sopraffare la resistenza germanica. Particolarmente esposta alla presenza di soldati e mezzi germanici fu Fratte, una località situata all’inizio della valle del fiume Irno, via di comunicazione naturale tra l’Irpinia e il salernitano, e quindi via di ritirata nell’avellinese, dove gli scontri tra alleati e tedeschi furono tra i più lunghi e aspri 159.

Un’altra località del salernitano dove la popolazione civile fu coinvolta direttamente nella battaglia tra alleati e tedeschi fu Altavilla Silentina, centro strategicamente importante per la sua posizione geografica durante le operazioni di sbarco, situato in posizione dominante nella piana del Sele tra Paestum e Salerno. Fu teatro di una estenuante battaglia e di devastanti bombardamenti aerei e navali che provocarono numerose vittime civili e notevoli danni al patrimonio edilizio. L’obiettivo del VI Corpo statunitense sbarcato in quel settore era raggiungere la «Quota 424», come veniva denominata Altavilla Silentina, paese conteso più volte dalle forze germaniche e alleate: di notte occupato dalle prime, di giorno occupato dalle seconde. Il 18 settembre 1943 i tedeschi evacuarono definitivamente Altavilla, ridotta a un cumulo di macerie e croci disseminate lungo le strade (il paese contò in totale 85 vittime tra i civili) 160.

Degna di menzione è anche la battaglia di Acerno, centro sui monti Picentini a 727 metri di altitudine sul livello del mare. La strada provinciale che collegava Acerno a Montella era strategica per l’avanzata alleata verso l’avellinese, per cui, subito dopo lo sbarco, un contingente tedesco di stanza ad Acerno era stato rinforzato con il 9° reggimento Granadieri della 26^ Divisione Panzer. Alla 3^ Infantry Division statunitense era stato assegnato il compito di inerpicarsi su per i monti Picentini, smantellare le difese tedesche e puntare sulla strada che, passando per Acerno, conduceva a Montella, nella piana del Calore, per poi spingersi sempre più a nord fino ad Avellino. I tedeschi, sfruttando l’impervietà dei luoghi, cercarono in tutti i modi di ostacolare l’avanzata alleata che risaliva i monti dalla piana del Sele, facendo saltare il ponte sul Tusciano e fortificando la linea di difesa. La resistenza tedesca fu molto forte e, per contrastarla, il 15 settembre 1943 si ebbe il primo bombardamento degli americani su Acerno: le bombe caddero sul centro del paese distruggendo anche le chiese e mietendo vittime tra i civili. Grandi difficoltà furono incontrate dagli anglo-americani nella conquista di Acerno, difficoltà che poi incontreranno lungo tutto il percorso della dorsale appenninica 161.

                                                                                                               

158 Cfr. L.S.B. Shapiro, I was there! – I saw the fateful battle of Salerno beaches, in «The War

Illustrated», vol. 7, n. 165, 15 October 1943, p. 314.

159 Cfr. Antonio Palo, Salerno: i Ragazzi del ’43. La guerra e la memoria, Scrittorio Edizioni,

Salerno, 2013, pp. 62-63.

160 Cfr. Antonio Palo, Salerno: i Ragazzi del ’43. La guerra e la memoria, op. cit., pp. 82-83. 161 Cfr. Antonio Palo, Salerno: I Ragazzi del ’43. La guerra e la memoria, Scrittorio Edizioni,

Salerno, 2013, pp. 86-90. In quella occasione gli alleati, per snidare le artiglierie leggere e pesanti posizionate dai tedeschi negli anfratti e nei boschi, sperimentarono tecniche che andavano al di là degli avanzati mezzi a loro disposizione. L’esercito alleato, pur essendo fortemente motorizzato, il

Le notizie che arrivavano dal quartier generale del Fuhrer, a Berlino, rivelavano che ancora il 17 settembre 1943 continuavano aspri combattimenti mentre il generale statunitense Eisenhower era costretto a inviare rinforzi dopo che dodici navi della flotta da sbarco alleata erano state violentemente attaccate:

«Nella regione di Salerno e di Eboli anche ieri si è combattuto accanitamente. Alcuni trasporti nemici sono stati distrutti. Lo spazio della testa di ponte è stato ulteriormente ristretto. Nel corso dell’espugnazione di Altavilla gli americani hanno perduto numerosi morti e prigionieri. La Luftwaffe ha distrutto un trasporto di 8660 tonnellate e danneggiato altre indici navi della flotta da sbarco» 162.