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Servizi di intelligence e lotta partigiana

COME GLI ALLEATI LEGGEVANO IL MEZZOGIORNO IL CASO DI SALERNO

3.2 La percezione dei comandi alleati Posizioni di inglesi e statunitens

3.2.3 Servizi di intelligence e lotta partigiana

Se l’aiuto italiano offerto agli alleati in campo militare si rivelò nel complesso limitato, ben più cospicua fu l’assistenza prestata ai servizi di intelligence sia inglesi (SOE) che americani (OSS), che si avvalevano di una preziosa rete di informatori e agenti reclutati in loco 459, oppure agli uffici preposti alla propaganda di guerra (Political Warfare Executive                                                                                                                

457 Cfr. Giovanni Cerchia e Giuseppe Pardini (a cura di), L’Italia spezzata: guerra e linea Gustav in Molise, ESI, 2008, in «Meridione: Sud e Nord nel mondo», 2008, n. 1, p. 26. Dopo la firma

dell’armistizio «lungo» (il 29 settembre 1943) a Malta, l’Italia avrebbe dichiarato guerra alla Germania (il 13 ottobre 1943), assumendo lo status di cobelligerante che non equivaleva tuttavia a quello di alleato.

458 Sul valido contributo del 1° Raggruppamento Motorizzato si veda: Giovanni Cerchia e Giuseppe

Pardini (a cura di), L’Italia spezzata: guerra e linea Gustav in Molise, ESI, 2008, in «Meridione: Sud e Nord nel mondo», 2008, n. 1, p. 121. Ricordiamo che nella 5^ Armata furono inglobati altri reparti di diversa nazionalità, come il Corpo di Spedizione Francese (CEF).

459 Spie e agenti segreti erano preziosi in tempo di guerra per le loro funzioni di sabotatori e infiltrati

nelle reti nemiche, e molti italiani lavorarono al servizio dell’intelligence alleata. Solo il SOE, che era alle dipendenze del Ministry of Economic Warfare, al suo picco aveva reclutato circa 10.000 uomini e 3.200 donne (anch’esse lavoravano per i servizi di intelligence), in appoggio alla lotta di liberazione contro il nazismo in Europa. In Italia, l’organizzazione specializzata nella raccolta di informazioni a supporto di attività di spionaggio (azioni offensive) e controspionaggio (azioni difensive, come la caccia alle spie) era il SIM (Servizio Informazioni Militare), fondato nel 1925 e attivo anche nel secondo conflitto mondiale e nella guerra di liberazione (1943-45). Il SIM collaborò, oltre che con il SOE, con il Secret Intelligence Service (SIS), agenzia di spionaggio per

nel Regno Unito e Office of War Information negli USA); del resto, un buon sabotaggio delle comunicazioni nemiche avrebbe danneggiato le città italiane con minori danni dei bombardamenti 460.

In un annesso alla bozza del piano di Avalanche datato 17 agosto 1943, illustrante le modalità di uso coordinato delle forze di terra, di aria e di mare sia britanniche che statunitensi nell’area di Salerno, era anticipato che per le comunicazioni tra le unità alleate sarebbe stato utilizzato il sistema telefonico civile esistente e sarebbero stati impiegati gli addetti locali considerati idonei per l’assistenza nella determinazione dell’ampiezza e delle direzioni dei cavi nonché nell’attivazione di ogni attrezzatura automatica disponibile:

«It is anticipated that the existing civilian telephone system will be utilized. Suitable civilian employees of the system will be employed in order to assist in determining the size and routes of various cables and the operation of any automatic equipment that is available» 461.

Non mancavano neppure collaborazioni tra gli alleati e i gruppi resistenziali italiani, oggetto di considerevole attenzione da parte della storiografia del dopoguerra, con il ritorno della sinistra socialista e comunista sulla scena politica dopo la dittatura fascista. Innanzitutto va precisato che non esisteva in quel frangente e in quella porzione del territorio nazionale un movimento partigiano politicamente orientato e organizzato né tanto meno un’ampia resistenza armata; a prevalere nei centri meridionali era invece una volontà pre-politica di resistenza alla guerra ovvero il rifiuto degli abitanti di accettare passivamente le richieste sempre più esorbitanti dei soldati tedeschi (ciò si manifestava, ad esempio, nella sottrazione di risorse, alimentari e non, o nel sabotaggio dietro le linee di fortificazione e difesa germaniche per i cui lavori di costruzione si attingeva alla popolazione locale come manodopera coatta per evitare di distogliere troppi militari dalla prima linea) 462.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

l’estero della Gran Bretagna, nota più comunemente come MI6 (Military Intelligence - Section 6); tra le personalità più note che lavorarono nel SIS, ricordiamo Ian Fleming, futuro creatore di James Bond. Una sezione SIM faceva parte anche dell’OSS.

460 NA, London, UK, Most Secret (from Admiralty to Prime Minister), 16 September 1943, «in

Operation Avalanche - Allied landings at Salerno», September-October 1943, AIR 8/1314.

461 NA, London, UK, Annex 6 to Outline Plan “Avalanche”, 17 August 1943, in «Operation

Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO 204/6805.

462 Cfr. Giovanni Cerchia e Giuseppe Pardini (a cura di), L’Italia spezzata: guerra e linea Gustav in Molise, ESI, 2008, in «Meridione: Sud e Nord nel mondo», 2008, n. 1, p. 79. Sollevazioni

spontanee contro l’occupante tedesco si erano avute a Napoli e ad Acerra; tuttavia le rivolte popolari in funzione antitedesca in Campania e in generale nelle città meridionali erano dovute non tanto a una convinta adesione ideologica all’antifascismo quanto alla più concreta necessità di salvaguardare l’esistenza materiale dei cittadini. Dall’assenza di una matura coscienza politica in senso antinazista discende la difficoltà di inserire tale narrazione nell’epopea della lotta partigiana, sviluppatasi prevalentemente nell’Italia centro-settentrionale (cfr. ivi, p. 81).

Nell’ambito della bibliografia più recente, approfondendo i rapporti degli anglo-americani con il movimento partigiano in Italia, Piffer ha messo in evidenza, da un lato, la scarsa importanza attribuita dagli alleati alla Resistenza italiana sotto il profilo militare mentre, dall’altro, il prevalere di considerazioni di natura politica e ideologica. Per quanto concerne la percezione delle unità partigiane operanti nell’Italia occupata, gli alleati avrebbero avuto una condotta intenzionalmente discriminatoria nei confronti delle formazioni di sinistra, cercando in tutti i modi di ostacolarne la crescita e impedirne il rafforzamento (queste ultime, più organizzate e politicamente pericolose, avrebbero ricevuto una quantità minore di rifornimenti rispetto alle altre) 463.

In quest’ambito, i servizi di intelligence alleati ebbero un atteggiamento duplice. Alcuni sostenevano la linea di evitare accuratamente ogni collaborazione con la Resistenza di ispirazione comunista; altri invece (come il maggiore Peter Tompkins e il capitano Max Corvo) privilegiarono i rapporti con la Resistenza democratica, giungendo a creare un vero e proprio nuovo servizio segreto italiano che sostenesse il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale): nacque così nel novembre 1943, a Napoli, l’Organizzazione per la Resistenza Italiana (ORI), posta al comando di Raimondo Craveri, genero di Benedetto Croce 464. Quindi, malgrado una iniziale diffidenza, gli alleati si convinsero infine della necessità di collaborare con i movimenti antifascisti per una serie di vantaggi, quali la possibilità di reclutare spie e informatori o stabilire punti di appoggio territoriali 465. Di conseguenza, i servizi segreti anglo-americani sostennero, foraggiarono e fomentarono i gruppi di resistenza presenti nei territori ancora occupati, al fine di sfruttarli per favorire e coadiuvare le operazioni militari decise dall’alto comando interalleato 466.

In ciò consistette prevalentemente il contributo della popolazione civile, stretta tra i due eserciti in combattimento, al processo di riscatto nazionale italiano nei territori investiti dalla guerra 467.

                                                                                                               

463 Cfr. T. Piffer, Gli Alleati e la resistenza italiana, Il Mulino, Bologna, 2010, pp. 135-140 e pp.

180-184.

464 Si veda: F. Craveri, La Campagna d’Italia e i servizi segreti. La storia dell’ORI (1943-45), La

Pietra, Milano, 1980.

465 Cfr. R. Battaglia, I risultati della Resistenza nei suoi rapporti con gli alleati, «Il movimento di

liberazione in Italia», 1958, nn. 52-53, pp. 159-172). Non si dimentichi che la partecipazione di cellule comuniste fu cruciale per il successo dell’offensiva finale lanciata dagli alleati nel Nord Italia nell’aprile 1945.

466 Cfr. Glen Yeadon e John Hawkins, The Nazi Hydra in America: Suppressed History of a Century. Wall Street and the Rise of the Fourth Reich, Baker & Taylor, Canada, 2008, p. 237. 467 Contemporaneamente, anche la Sardegna venne liberata dai tedeschi mentre la Corsica venne

evacuata grazie all’arrivo di unità francesi aggiuntive a sostegno delle energiche azioni dei patrioti corsi. In confronto, agli occhi degli alleati il popolo italiano sembrava fare molto meno per contribuire a cacciare il nemico fuori dall’Italia (NA, London, UK, Most Secret (from Algiers to HQ

Etousa), 21 September 1943, in «Operation Avalanche - Allied landings at Salerno», September-