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Relazioni Stati Uniti-Italia tra le due guerre mondial

COME GLI ALLEATI LEGGEVANO IL MEZZOGIORNO IL CASO DI SALERNO

3.1 Fattori di condizionamento del contesto internazionale

3.1.1 Relazioni Stati Uniti-Italia tra le due guerre mondial

Le relazioni tra Stati Uniti e Italia nel periodo compreso tra i due conflitti mondiali, fino all’ingresso in guerra della superpotenza americana all’indomani dell’attacco giapponese a Pearl Harbor (l’8 dicembre 1941), apparivano alquanto buone. I due Paesi erano legati da una robusta rete di scambi bilaterali fondata su una contiguità finanziaria, imprenditoriale e commerciale, risalente almeno al primo dopoguerra. La penisola italiana, per la sua posizione strategica nel bacino del Mediterraneo, era vista infatti dai finanzieri statunitensi                                                                                                                

341 Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, gli italiani d’America parteciparono attivamente alla

liberazione del Sud Italia, a partire dalla campagna in Sicilia, sfruttando i loro stretti contatti con le comunità d’origine. Per essi, la guerra rappresentava anche un’occasione per autolegittimarsi ed essere inseriti a pieno titolo nell’ethos della nazione “mosaico” americana (cfr. S. Luconi, La

“diplomazia parallela”. Il regime fascista e la mobilitazione politica degli italo-americani, Franco

come l’intermediario ideale per il collocamento di grandi quantità di dollari negli Stati da ricostruire al termine delle ostilità. Con l’approvazione del Piano Dawes (1925), le banche americane concessero molti crediti alle imprese italiane e il grande afflusso di capitali proveniente dall’America favorì la crescita del sistema industriale italiano, soprattutto nel Nord Italia 342.

Appena insediatosi il fascismo, il governo di Washington guardò con interesse, se non con simpatia, alla figura di un giovane leader che si poneva come argine al pericolo comunista. Mussolini recitò persino per Hollywood nel 1923 nel film The Eternal City diretto da George Fitzmaurice: come sottolinea Giuliana Muscio, il valore storico dell’opera è dato nelle didascalie che erano decisamente filo-regime (il leader del fascismo era visto come un deus ex machina, era esplicitamente indicato come «l’uomo della Provvidenza») 343.

Anche altri autori confermano che il governo statunitense, almeno in una prima fase, intrattenne rapporti di cordialità con il fascismo, visto come il «partito dell’ordine» in un momento in cui l’ondata rivoluzionaria del «biennio rosso», propagatasi in tutta Europa, faceva temere una deriva comunista; per lungo tempo, Mussolini fu ritenuto un leader carismatico il cui unico errore era stato quello di allearsi con Hitler. La notizia della «marcia su Roma», avvenuta il 28 ottobre 1922, era stata commentata con ammirazione ed entusiasmo dall’allora ambasciatore statunitense in Italia, Richard Child:

«We are having a fine young revolution here. […] No danger, plenty of entusiasm and color. We all enjoy it» 344.

Tuttavia, non si può negare che l’instaurazione del regime fascista in Italia sollevasse delle perplessità negli Stati Uniti: ci si interrogava, ad esempio, se fosse o meno opportuno, ad appena quattro anni dalla conclusione della Grande Guerra, accogliere favorevolmente l’avvento al potere di un dittatore che si dichiarava nemico del liberalismo e della democrazia. Nel complesso, si può affermare che la reazione americana all’ascesa del fascismo si inseriva in una più ampia strategia che mirava, da un lato, ad arginare l’ondata di movimenti rivoluzionari sorti all’indomani del primo conflitto mondiale e, dall’altro, a sostenere la ricostruzione dell’Europa post-bellica con il fine ultimo di assicurare il benessere della stessa nazione americana, che cresceva a ritmi esponenziali e aveva bisogno di mercati in cui dar sbocco ai suoi prodotti industriali 345.

                                                                                                               

342 Cfr. E. Di Nolfo e M. Serra, La gabbia infranta. Gli Alleati e l’Italia dal 1943 al 1945, Laterza,

Roma-Bari, 2010, pp. 5-7. A titolo esemplificativo, si può ricordare che nel 1918 fu fondata la Banca d’America e d’Italia, che si occupava principalmente della gestione delle rimesse in Italia degli emigrati italo-americani.

343 Cfr. G. Muscio, Piccole Italie, grandi schermi. Scambi cinematografici tra Italia e Stati Uniti 1895-1945, Bulzoni, Roma, 2004. Questo fu il primo approccio di Mussolini al cinema, di cui,

secondo l’autrice, intuì subito la potenza propagandistica.

344 Cfr. D. F. Schmitz, A fine young revolution: the United States and the Fascist revolution in Italy, 1919-1925, «Radical History Review», 1985, vol. 33, pp. 117-138.

345 Cfr. D. F. Schmitz, A fine young revolution: the United States and the Fascist revolution in Italy, 1919-1925, «Radical History Review», 1985, vol. 33, pp. 117-138.

Se Mussolini e Hitler avevano stretto un’alleanza di guerra di carattere occasionale (il «Patto d’Acciaio» stipulato il 23 maggio 1939), tra l’Italia e gli Stati Uniti vi erano legami ben più solidi, di natura strutturale, che né la politica autarchica del fascismo della seconda metà degli anni Trenta né l’alleanza hitleriana erano riusciti a sradicare. Anche con lo scoppio della guerra, quando il solco della reciproca diffidenza divenne sempre più profondo, i due Paesi non si considerarono mai veramente come nemici «mortali» 346. Secondo la ricostruzione storiografica di Di Nolfo e Serra, anche i rapporti internazionali tra la Santa Sede e gli alleati risalivano al periodo antecedente alla guerra. Prima dell’inizio delle ostilità, il Vaticano aveva rappresentato un utile canale di dialogo tra gli Stati Uniti e l’Italia; ancora alla fine del 1939, Myron C. Taylor, nominato rappresentante personale di Roosevelt, si recò in visita a Roma per un ultimo tentativo al fine di convincere Mussolini a mantenere la neutralità italiana, speranza vanificata il 10 giugno 1940 con l’ingresso in guerra dell’Italia al fianco delle potenze dell’Asse. Durante il suo soggiorno romano, Taylor raccolse per conto del governo di Washington una quantità di informazioni sull’Italia: già allora Badoglio, che godeva della fiducia del Re e dell’esercito, era stato individuato dagli americani come la guida più adeguata per il successivo periodo di transizione post-dittatura 347.

Alla fine del 1942, il governo di Washington avrebbe ricevuto un’offerta improbabile dal Vaticano: l’alto segretariato papale offriva di fornire informazioni di prima mano sugli obiettivi dei bombardamenti strategici in Giappone; il trasferimento indiretto di tali documenti, conosciuto come «Vessel Project» («Progetto Nave»), era diretto a Roma dal cardinale monsignore Giovanni Battista Montini, divenuto poi Papa Paolo VI. Dall’altro lato, a guidare il progetto per l’OSS era Earl Brennan, veterano del Dipartimento di Stato USA e legislatore repubblicano del New Hampshire, che grazie ai suoi legami con l’Italia era stato individuato come l’agente più adatto alla missione 348.

Nel dicembre 1941, poco prima dell’inizio delle ostilità, l’ambasciatore italiano a Washington, il principe Ascanio Colonna di Paliano, ricevette un messaggio dallo State Department, nel quale venivano date delucidazioni in merito alla posizione statunitense nei confronti dell’Italia. Era ribadito che gli Stati Uniti consideravano la nazione italiana in modo del tutto diverso rispetto al III Reich e che l’ostilità verso l’Italia non era                                                                                                                

346 Cfr. E. Di Nolfo e M. Serra, La gabbia infranta. Gli Alleati e l’Italia dal 1943 al 1945, Laterza,

Roma-Bari, 2010, pp. 5-7.

347 Cfr. E. Di Nolfo e M. Serra, La gabbia infranta. Gli Alleati e l’Italia dal 1943 al 1945, Laterza,

Roma-Bari, 2010, pp. 18-23. Il Vaticano, Stato neutrale, aveva costruito sapientemente un canale privilegiato di comunicazione con gli alleati, potenziato nella prima metà del 1943 col volgere del conflitto in senso sfavorevole ai tedeschi. Prima della caduta di Mussolini, non si escludono contatti degli Stati Uniti, attraverso il canale Vaticano, con la principessa Maria Josè, moglie del principe ereditario Umberto II, al fine di rovesciare il fascismo e firmare una «pace separata» con gli alleati che non fosse non troppo dannosa per l’Italia.

348 Cfr. Glen Yeadon e John Hawkins, The Nazi Hydra in America: Suppressed History of a Century. Wall Street and the Rise of the Fourth Reich, Baker & Taylor, Canada, 2008, p. 237.

Brennan aveva stretto amicizia con i leader del potente ordine massonico in Italia quando venne assegnato all’Ambasciata americana nella penisola nel primo anno del governo Mussolini, e aveva stretto amicizia anche con alcuni leader esiliati della mafia italiana.

assolutamente paragonabile all’avversione nei confronti della Germania e del Giappone; né tanto meno gli americani avevano precisi motivi di contrasto con il popolo italiano, che era stato trascinato in guerra contro la propria volontà dall’alleanza letale tra Mussolini e Hitler

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