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L’INSTAURAZIONE DEL GOVERNO MILITARE ALLEATO DOPO LO SBARCO

2.2 Il ritorno alla normalità sotto l’occupazione anglo-americana

2.2.2 Le condizioni igienico-sanitarie

Uno dei principali problemi cui l’amministrazione alleata dovette far fronte fin dal principio fu quello dei viveri e dei rifornimenti dei civili. I primi rapporti dal salernitano raccontavano di una miseria dilagante: gran parte della popolazione versava in condizioni precarie, le riserve di cibo erano scarse, solo frutta e verdura fortunatamente non mancavano (almeno nelle campagne) mentre persino il pane scarseggiava. All’insufficienza alimentare si aggiungevano le difficoltà di far giungere in città i rifornimenti di derrate alimentari e di grano dai centri di ammasso, ormai svuotati 219.

Da un’indagine a cura dell’Office of the Surgeon, in data 1 agosto 1943, emergeva che sin da prima dello sbarco la situazione alimentare in tutta Italia era critica:

«Available supplies of food and daily products are insufficient to meet the needs of the native people, and at present are subject to strict rationing» 220.

In allegato a una nota informativa indirizzata all’Office of Civil Affairs (CAO) della provincia salernitana, datata 21 settembre 1943, uno schizzo a penna di una mappa stradale riportava i siti in cui erano state nascoste (dopo i saccheggi dei civili) delle sostanze particolarmente preziose, tra cui sacchi di farina e sale, utili anche ai rifornimenti delle truppe 221.

                                                                                                               

217 ACS, Roma, Present Population of Allied Occupied Italy, 17 March 1944, in «Allied e Italian

Refugees», 811B, 152, Gen. 115/20.

218 ACS, Roma, Present Population of Allied Occupied Italy, 3 April 1944, in «Allied e Italian

Refugees», 811B, 152, Gen. 115/20.

219 Presso il Museo dello Sbarco di Salerno sono esposti diversi originali di carte annonarie per la

distribuzione di zucchero, grassi e sapone, tra cui una (la n. 7176) del Comune di Buccino, in provincia di Salerno, con validità dal novembre 1943 al febbraio 1944.

220 NA, London, UK, Inclosure 6: Medical and Sanitary data on Italy (Office of the Surgeon), p. 1,

1 August 1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO

204/6805.

221 ACS, Roma, (Documento senza titolo), 21 September 1943, in «Salerno City», 810B, 152, 10241

A causa della penuria di cibo, sfamarsi nei giorni difficili immediatamente successivi ai combattimenti era divenuta un’impresa quotidiana; tuttavia molti, senza perdersi d’animo, si ingegnarono per trovare qualcosa da mangiare, facendo ricorso a quell’arte di arrangiarsi che contraddistingue da sempre i meridionali. Stando alle testimonianze, alcuni avviarono una piccola ristorazione di tipo familiare per i militari, altri invece ricorsero all’offerta di prestazioni di pulizia per i locali occupati dagli alleati 222.

Se a Salerno la mancanza di generi di prima necessità era drammatica, era possibile tuttavia trovare ciò che mancava in loco (carne, olio, grano, tabacco e legumi) nelle località più periferiche dell’entroterra lucano, pugliese e calabrese, dove l’agricoltura e la pastorizia avevano continuato a produrre un’arcaica economia di sussistenza nonostante la guerra. Ecco perché migliaia di persone dal salernitano si spostavano ogni giorno, soprattutto su vagoni merci, verso quelle località rurali per fare incetta di generi alimentari da rivendere di contrabbando o anche solo per procurarsi lo stretto necessario per la propria famiglia 223. Per quanto concerne gli spostamenti, malgrado i mezzi di trasporto fossero in gran parte paralizzati, alla fine del settembre 1943 era stato imposto il divieto di attraversare o tentare di attraversare il territorio ancora occupato dai tedeschi per qualsiasi persona non facesse parte delle forze alleate, oltre al divieto di arrecare danni o tentare di danneggiare le comunicazioni e interferire con il loro uso da parte degli alleati 224.

Sin dalla metà di settembre del 1943, negli incontri ufficiali in cui la Commissione dei Capi dello Stato Maggiore discuteva della questione dei soccorsi da destinare alle popolazioni civili locali 225, si notava la vitale importanza dei rifornimenti di acqua:

«Springs and wells, both of which are numerous, are the important, readily- available, sources of water within this area» 226.

                                                                                                               

222 Cfr. Antonio Palo, Salerno: I Ragazzi del ’43. La guerra e la memoria, Scrittorio Edizioni,

Salerno, 2013, pp. 55-60. Si veda anche: Gloria Chianese, Quando uscimmo dai rifugi. Il

Mezzogiorno tra guerra e dopoguerra (1943-46), Carocci, Roma, 2004; Paolo De Marco, Polvere di piselli: vita quotidiana a Napoli durante l’occupazione alleata, 1943-44, Liguori, Napoli, 1996. 223 Da un articolo di Guido Frisoli in «L’Europeo», 11 marzo 1956. Avvenne allora uno degli

incidenti più tragici delle ferrovie italiane dovuto all’eccessivo peso del treno carico di abusivi, alla pendenza della linea e alla bassa qualità del carbone. Il 3 marzo 1944, a notte fonda, il treno merci n. 8017 proveniente da Napoli e diretto in Calabria a caricare legname per la ricostruzione di ponti distrutti dalla guerra, dopo essersi inoltrato nella Galleria Delle Armi a Balvano, a un’altitudine di 1692 metri, non arrivò mai dall’altra parte del tunnel. Morirono asfissiate sotto la galleria per esalazione di monossido di carbonio oltre cinquecento persone salite nel napoletano e nel salernitano per approvvigionarsi di derrate alimentari nei luoghi di destinazione.

224 ACS, Roma, Posting Headquarters 5th Army Orders – Headquarters Region III, 25 September 1943, in «Miscellanous File, 1st Jacket, vol. 1, september 1943-january 1944», ACC AMG/S/8,

10241/115/7, B811, 152.

225 NA, London, UK, Minutes of meetings nos. 201-226 (Chiefs of Staff Committee – War Cabinet),

31 August 1943 - 25 September 1943, CAB 79/64/11.

226 NA, London, UK, Inclosure 1: Tactical study of the terrain – Naples and Vicinity, 7 August

1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO 204/6805. Per

una ricognizione grafica delle principali fonti di approvvigionamento di acqua (fiumi perenni, bacini lacustri, pozzi e acquedotti), si veda: NA, London, UK, Water Supply Map of Campania,

Tuttavia, nel caso specifico del salernitano la fornitura di acqua appariva essenzialmente insufficiente:

«Information indicates that local sources are inadequate for civilian use. Water initially on the basis of one gallon per man per day will be brought in. Under these conditions wastage of water is not to be tolerated» 227.

L’acqua derivata da fonti locali risultava a forte rischio contaminazioni, pertanto si consigliava di non berla a meno che non ne fosse stato autorizzato preventivamente l’uso, dopo i dovuti controlli e sterilizzazioni ad opera del Medical Department e dell’Engineer Corps:

«For the purpose of troops, all water must be considered not potable unless treated by, or the treatment is supervised by Army personnel; for, although many of the larger cities have water treatment facilities, they are frequently incompletely utilized» 228.

Non bisogna dimenticare che la rete idrica era spesso collegata trasversalmente con le fogne e di solito si estendeva solamente in una parte limitata della città. Soprattutto nei distretti rurali le forniture d’acqua, tratte da pozzi o torrenti, erano frequentemente soggette a contaminazioni. In molti casi, liquami venivano sversati nei ruscelli o nel mare, con l’eccezione di poche città dotate di impianti di smaltimento delle acque reflue 229.

Per questi motivi, si richiedeva uno sforzo continuo e con ogni mezzo possibile al fine di prevenire probabili contaminazioni dell’acqua potabile, che invece il nemico avrebbe favorito mettendo in atto una sorta di strategia della paura 230.

Con un’ansietà forse eccessiva che sfiorava la paranoia, si raccomandava durante lo svolgimento dell’operazione Avalanche di prevenire anche possibili contaminazioni di cibo

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Lucania and Puglia – Italy, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August

1943, WO 204/6805.

227 NA, London, UK, Appendix 2 to Annex 6 to Outline Plan “Avalanche”, 18 August 1943, in «VI

Corps - Operation Avalanche: Outline plan», 1 May 1943 – 30 September 1943, WO 204/6986. L’inizio della stagione piovosa era previsto in concomitanza con il lancio delle operazioni nel salernitano; da quel momento in poi, era ragionevole ipotizzare che i rifornimenti d’acqua nella zona sarebbero aumentati (a tal proposito, si consigliava di raccogliere l’acqua piovana con dei teloni in cisterne superficiali).

228 NA, London, UK, Inclosure 6: Medical and Sanitary data on Italy (Office of the Surgeon), p. 1,

1 August 1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO

204/6805.

229 NA, London, UK, Inclosure 6: Medical and Sanitary data on Italy (Office of the Surgeon), p. 1,

1 August 1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO

204/6805.

230 NA, London, UK, Appendix 2 to Annex 6 to Outline Plan “Avalanche”, 18 August 1943, in «VI

proibendo, fino a ulteriori istruzioni, l’acquisto, le requisizioni e il consumo di qualsiasi genere alimentare, compresi i prodotti quotidiani ottenuti da fonti locali 231.

Ricerche effettuate preliminarmente avevano portato alla luce scoperte sconcertanti. Non di rado le verdure venivano concimate con il cosiddetto «terreno notte», ovvero escrementi umani raccolti durante la notte da secchi, pozzi neri e annessi, e usati come fertilizzanti; da ciò derivava, in parte, l’alto tasso di malattie intestinali. Tutti i prodotti quotidiani sembravano soggetti a contaminazioni in quanto esistevano pochi impianti di pastorizzazione. Gli animali da allevamento non sani, affetti da malattie come trichinosi, echinococcosi, taenia saginata, taenia solium oppure tubercolosi e varie forme di brucellosi, venivano ugualmente macellati e venduti per il consumo umano. Di conseguenza, si ammonivano le truppe a esaminare attentamente ogni genere alimentare prodotto localmente, prima di ingerirlo, per non incorrere in disturbi digestivi, infezioni o malattie:

«Thus, it will be imperative to examine carefully all native foodstuffs prior to use» 232.

Se si considerano le direttive che regolamentavano l’igiene per il VI Corpo statunitense e le truppe ad esso associate nell’ambito dell’operazione Avalanche, il giudizio degli alleati sulle condizioni igienico-sanitarie locali appare inclemente, giacché esse venivano apertamente paragonate a quelle trovate nel Nord Africa nelle precedenti operazioni:

«Sanitary conditions in the area to which this command will go are not good. In fact they are comparable to those found in North Africa and the sanitary regulations in force here will be applicable in the area concerned. Contact with the native inhabitants, their abodes and establishments except as a military necessary is prohibited untill subsequent instructions are issued» 233.

E ancora, alla scala nazionale così apparivano le condizioni medico-sanitarie alla vigilia della campagna in Italia:

«The Italian health services are well organized and contain many well qualified men, but because of the limited means at their disposal, because of the immensity of the public health problem in Italy and its dependencies, and because the people are frequently ignorant, superstitious and satisfied to live as                                                                                                                

231 NA, London, UK, Appendix 2 to Annex 6 to Outline Plan “Avalanche”, 18 August 1943, in «VI

Corps - Operation Avalanche: Outline plan», 1 May 1943 – 30 September 1943, WO 204/6986. Indubbiamente il rischio di contaminazioni esisteva ma le precauzioni messe in conto dagli alleati sembravano effettivamente esagerate e paranoiche.

232 NA, London, UK, Inclosure 6: Medical and Sanitary data on Italy (Office of the Surgeon), p. 1,

1 August 1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO

204/6805.

233 NA, London, UK, Appendix 2 to Annex 6 to Outline Plan “Avalanche”, 18 August 1943, in «VI

their forefathers did, sanitation is not good, and transmissible diseases are a serious problem, especially in southern Italy» 234.

Ciononostante, meno impietosa era la valutazione espressa dagli alleati sullo stato di funzionamento delle strutture ospedaliere nella penisola, descritte approssimativamente come non dissimili da quelle statunitensi:

«Hospital facilities in the larger cities are comparable to those found in cities of the United States. However, in considering total rural and urban population, there were approximately 43 beds per 10.000 inhabitants (in 1937), as compared to an average of 97 hospital beds per 10.000 inhabitants for the entire United States» 235.

Non dimentichiamo che furono attrezzati dagli stessi alleati degli ospedali da campo durante le operazioni. Nelle fasi concitate dello sbarco, a Maiori, dove gli americani erano approdati la notte dell’8 settembre 1943, la Chiesa di San Domenico, già sede della colonia per bimbi intitolata “Medaglia d’Oro Cozzolino”, inaugurata nel giugno del 1943, venne trasformata in un ospedale da campo (front-line hospital), semplice ma efficientissimo, dove erano assistiti sia i soldati che i civili feriti 236.

A peggiorare la situazione di indigenti e sfollati era la diffusione di malattie in un momento in cui molto medicinali erano diventati introvabili.

Le principali malattie trasmissibili in cui potevano imbattersi le truppe entrando nelle aree liberate erano la malaria (endemica nella maggior parte d’Italia) e altre malattie enteriche quali la febbre tifoide e paratifoide e la dissenteria bacillare e amebica. Malattie molto diffuse che rappresentavano un serio rischio per i soldati alleati erano anche quelle respiratorie come polmonite, morbillo e scarlattina, quelle veneree come la sifilide, il tifo, il tetano, l’antrace e la rabbia 237.

                                                                                                               

234 NA, London, UK, Inclosure 6: Medical and Sanitary data on Italy (Office of the Surgeon), p. 1,

1 August 1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO

204/6805.

235 NA, London, UK, Inclosure 6: Medical and Sanitary data on Italy (Office of the Surgeon), p. 1,

1 August 1943, in «Operation Avalanche: Outline plan for 5th US Army», August 1943, WO

204/6805. Apparecchiature adeguate (come i raggi-x) e servizi di sala operatoria erano presenti di norma solo nelle maggiori città, in una generale scarsità di attrezzature mediche e ospedaliere. Prima del conflitto, i medici professionisti si concentravano prevalentemente nelle città, lasciando le campagne scoperte.

236 Da «Uno spaccato di storia maiorese da non dimenticare» di Agostino Ferraiuolo (data n.d.),

corredato da un’illustrazione di un giornale inglese datata 27 novembre 1943. Si veda anche un ritaglio di giornale dal titolo «Inaugurazione della colonia “Medaglia d’Oro Cozzolino”», Salerno, ed. Napoli, 11 giugno 1943, anno XXI (MSSC). Sulla vicenda in questione esiste anche una famosa foto di Robert Capa: A British surgical unit works in an operating room set up in a church (Unità

chirurgica inglese compie un intervento in un ambulatorio allestito in una chiesa), Maiori, 19

September 1943.

237 NA, London, UK, Inclosure 6: Medical and Sanitary data on Italy (Office of the Surgeon), p. 1,

È significativo che in una nota del 21 maggio 1944, relativa alla requisizione di una fattoria di tabacco per uso magazzino da parte degli alleati, l’area del salernitano dove essa era situata fosse considerata ancora altamente malarica, tanto da consigliare di ridurre al minimo il numero del personale dislocatovi per evitare il contagio 238.

L’estrema importanza della prevenzione delle malattie veneree, prima e durante l’invasione, era stata sottolineata dal colonnello Huddleston, medical surgeon del VI Corpo, che aveva dato una serie di istruzioni alle truppe per evitare il contagio: 1) non bisognava avvicinarsi alle prostitute in quanto potevano essere infette; 2) era da preferire la continenza, esaltata come valore, ovvero come l’unico vero metodo sicuro di prevenzione delle malattie; 3) si consigliava a tutti il trattamento profilattico standard dell’esercito americano consistente nell’uso dei preservativi; 4) i casi sospetti dovevano essere segnalati il prima possibile; 5) era opportuno, all’inizio, chiudere tutte le case di prostituzione o, almeno, metterle ai limiti della città; 6) in seguito, si sarebbero dovuti contattare gli ufficiali civili locali e gli organi preposti al controllo della prostituzione 239.