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Fattori di minaccia e cause del declino

B ARBUS PLEBEJUS

Nome italiano Barbo comune

Classe Osteichthyes

Ordine Cypriniformes

Famiglia Cyprinidae

Tassonomia

La sistematica del genere Barbus è controversa. Diversi autori italiani e stranieri classificano il barbo italiano come Barbus plebejus, mentre secondo l'ittiologo Tortonese le popolazioni italia-ne di barbo sono invece attribuibili alla sottospecie Barbus barbus plebejus, facenti parte di un complesso di sottospecie riferite alla specie politipica Barbus barbus. Attualmente viene ripro-posta soprattutto la denominazione binomia, in attesa di studi più precisi e su un maggior nume-ro di esemplari sul complesso di sottospecie appartenenti al genere Barbus.

La specie sarebbe endemica del distretto Padano-Veneto e l'areale originario comprenderebbe il bacino del fiume Po e quelli dei fiumi afferenti al mare Adriatico in Italia, Istria e Dalmazia fino al fiume Krka e al fiume Zrmanje. L'attuale area di distribuzione della specie è invece conside-revolmente diversa da quella originaria e tale modificazione, indotta dalle numerose introduzio-ni, rende impossibile stabilire con certezza i confini originali. Nel distretto Tosco-Laziale, spe-cialmente nei bacini dei fiumi Arno, Ombrone e Tevere è comunque certa la presenza della specie in passato (esemplari della collezione Bonaparte) e tale parziale autoctonia può comun-que essere spiegata attraverso antichi fenomeni di cattura fluviale, in grado di creare condizioni adatte per una parziale penetrazione di faune settentrionali nell'Italia peninsulare.

Distribuzione

Il barbo è una specie ad areale frammentato, a distribuzione circum mediterranea settentrionale ed orientale. In Italia la specie è indigena dell'Italia settentrionale e peninsulare. L'attuale areale di distribuzione nelle acque italiane comprende la maggior parte dei corsi d'acqua settentrionali e centro-meridionali, dove risulta ancora oggi molto comune e rappresenta una delle specie più diffuse. In alcuni casi la specie ha visto un'espansione dell'areale, causata da transfaunazioni e modificazione degli habitat che hanno permesso la sua colonizzazione di aree altrimenti non adatte.

Habitat

Il barbo una tipica specie di fondo, reofila, ed occupa i tratti medio-superiori dei fiumi planiziali.

È la specie tipica e caratterizzante i tratti di corso d'acqua denominati "zone a ciprinidi reofili", caratterizzati da acque limpide, veloci ed ossigenate, con substrato ciottoloso e ghiaioso, ma

alpini ( zone “a trota marmorata e temolo") e, soprattutto nei corsi d'acqua appenninici, nelle zone "a trota fario". A valle può sconfinare nelle "zone a Ciprinidi limnofili", dove occupa gli ambienti a corrente più vivace.

Ecologia, Biologia, Popolazione

Dimorfismo sessuale

I maschi pronti alla riproduzione presentano tubercoli nuziali disposti sulla testa, sull'opercolo e al centro delle squame dorsali, specialmente su quelle disposte dal margine posteriore dell'osso occipitale fino all'origine della pinna dorsale. I tubercoli sui lati del corpo sono concentrati nella porzione anterodorsale.

Dimensioni delle popolazioni

Barbus plebejus risulta, insieme a Leuciscus cephalus, la componente di biomassa più impor-tante dei grandi fiumi di pianura, dove arriva a rappresentare circa il 30% della comunità ittica.

Nel corso principale del fiume Brenta (provincia di Padova) sono state riscontrate densità com-prese tra 0,004 e 0,01 individui/m2 e biomasse comcom-prese tra 0,8 e 8,3 g/mBarbus plebejus risulta, insieme a Leuciscus cephalus, la componente di biomassa più importante dei grandi fiumi di pianura, dove arriva a rappresentare circa il 30% della comunità ittica. Nel corso princi-pale del fiume Brenta (provincia di Padova) sono state riscontrate densità comprese tra 0,004 e 0,01 individui/m2 e biomasse comprese tra 0,8 e 8,3 g/m2.

Sex ratio

Prossimo all'unità nei primi 3 anni, è sbilanciato verso le femmine dal 4°anno di vita in poi, a causa di un alto tasso di mortalità a carico dei maschi adulti .

Comportamento riproduttivo

La riproduzione avviene tra la metà di maggio e la metà di luglio. Dopo una migrazione verso i tratti superiori dei corsi d'acqua, i riproduttori raggiungono tratti con acque a media profondità e con substrato ciottoloso e ghiaioso; qui le femmine depongono le uova, fecondate da più ma-schi. Ogni femmina è in grado di deporre alcune migliaia di uova, del diametro di 2-2,5 mm. La maturità sessuale viene raggiunta al 2°-3° anno dai maschi ed al 3°-4° dalle femmine.

Sviluppo

La schiusa delle uova avviene in circa 8 giorni ad una temperatura costante di 16°C. 10-20 giorni dopo la schiusa le larve iniziano a condurre vita libera, riunendosi in sciami misti con avannotti di altri Ciprinidi reofili. I dati sull'accrescimento su individui del tratto medio del Po e del Brenta sono parzialmente sovrapponibili: 4,5-7cm al 1°anno, 18,5 cm al 2°, 23,5-27 cm al 3°, 32 cm al 4° e 36-38 cm al 5°anno. Le taglie massime raggiungibili sono di circa 70 cm (esemplari di 8 anni).

Alimentazione

Uno studio effettuato su campioni di una popolazione del rio Valsoglia, in provincia di Torino, dove Barbus plebejus vive in simpatria con Barbus meridionalis, ha evidenziato una dieta carnivora, composta esclusivamente da larve di insetti, con predominanza di Tricotteri ed Efe-merotteri. Appare più probabile che la dieta sia integrata con crostacei, anellidi e piccoli pesci.

Rapporti con altre specie

Il barbo comune si trova frequentemente associato con altri Ciprinidi reofili come il cavedano, la lasca ed il vairone con cui forma branchi misti. Talora è associato con il gobione ed il ghiozzo padano, con cui condivide l'abitudine di alimentarsi nei pressi del fondo. La specie riveste un notevole interesse per la pesca sportiva.

Fattori di minaccia e cause del declino

Nonostante il barbo risulti ancora relativamente comune nella maggior parte dei tratti di fiume "a Ciprinidi reofili", la specie è minacciata dalle alterazioni antropiche degli ambienti fluviali dove vive. In particolare le manomissioni degli alvei, con riduzione delle aree adatte alla riproduzione e la costruzione di dighe e sbarramenti che limitano le migrazioni verso le aree riproduttive, costituiscono una fonte di serio rischio per le popolazioni di barbo. Un rischio forse ancor mag-giore deriva dalle recenti documentate immissioni in alcuni corsi d'acqua di barbi del nord Italia

sola. Tali immissioni possono mettere a repentaglio l'identità genetica delle popolazioni autoc-tone italiane.