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Fattori di minaccia e cause del declino

I XOBRYCHUS MINUTUS

Nome italiano Tarabusino

Classe Aves

Ordine Ciconiiformes

Famiglia Ardeidae

Tassonomia

Inizialmente attribuita da Linneo al genere Ardea, è una specie politipica alla quale appartengo-no cinque sottospecie: I. m. minutus (Linnaeus, 1766), presente in Europa ed Asia occidentale;

I. m. payseii (Hartlaub, 1858), che abita le regioni africane a sud del Sahara; I. m. podiceps (Bonaparte, 1855), del Madagascar; I. m. novaezelandiae (Potts, 1871), della Nuova Zelanda ed I. m. dubius, Matheus, 1912, il cui areale si estende nell’Australia sud-occidentale e orientale e nel sud della Nuova Guinea. Secondo alcuni autori I. minutus formerebbe superspecie con I.

exilis ed I. sinensis. La sottospecie novaezelandiae, poco conosciuta e ora forse estinta per cause ignote, è talvolta considerata specie a sé stante, così come in passato sono state consi-derate specie distinte payseii e podiceps. (Cramp e Simmons, 1977; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992; Marion, 1994). Il Tarabusino è l’Ardeidae italiano di minori dimensioni, facilmente distinguibile per la mole ridotta ed, in volo, per il netto contrasto esistente tra le copritrici alari chiare (di colore crema nel maschio e fulve nella femmina) e le parti superiori delle ali e del dorso di colore scuro (Peterson et al., 1988; Mezzatesta, 1989).

Distribuzione

È una specie a corologia paleartico-paleotropicale-australasiana. I territori occupati da I. m.

minutus si estendono nell’Europa centrale e meridionale, nell’Africa settentrionale, ad oriente raggiungono la Siberia occidentale e, attraverso l’Iran, arrivano all’India nord-orientale. Circa un quarto dell’intera popolazione nidificante abita l’Europa ed in particolare i contingenti più nume-rosi si collocano nelle regioni centrali, orientali e sud-orientali del vecchio continente: in Russia, Romania, Ucraina, Ungheria e Turchia. La popolazione europea sverna principalmente

nell’Africa orientale (dal Sudan e dall’Etiopia fino al Congo), e meridionale, fino al Sud Africa.

(Cramp e Simmons, 1977; Hancock e Kushlan, 1984; del Hoyo et al., 1992; Marion, 1994). In Italia in estate nidifica nelle zone umide peninsulari, in Sardegna e, in misura minore, in Sicilia.

In particolare il Tarabusino è molto comune nella Pianura Padana, lungo le coste dell’alto Adriatico e in località costiere ed interne del medio-alto versante tirrenico. Nel meridione, dove generalmente è molto localizzato, è frequente soltanto nel Molise ed in Puglia, nel Foggiano.

Nelle altre regioni si hanno presenze trascurabili, mentre è stato accertato un caso di nidifica-zione in Valle d’Aosta (Bocca e Maffei, 1988). In Sicilia si riproduce soprattutto lungo le coste,

Tarabusino sembra risalire a tempi più recenti, (con primi avvistamenti nella metà degli anni ‘60) ed attualmente interessa il Cagliaritano e l’Oristanese. In generale la distribuzione della specie sul territorio italiano in tempi storici non doveva essere molto diversa da quella attuale, anche se la bonifica di alcune aree umide può averne determinato la scomparsa in alcuni territori (Valtellina, località della Calabria, delle isole maggiori e della Pianura Padana) (Brichetti, 1992).

Habitat

Nel periodo riproduttivo I. minutus frequenta zone umide di varia estensione e tipologia: rive di fiumi (Corine 24.c) e laghi (Corine 22.d), canali (Corine 24.d), cave abbandonate (Corine 22.h), bacini artificiali (Corine 22.e), stagni (Corine 22.c), paludi (Corine 15), torbiere (Corine 51), vasche di zuccherifici, incolti presso risaie (Corine 82.41), purché sia presente una ricca vege-tazione acquatica emergente (Corine 22.4), rappresentata in particolare da fragmiteti e tifeti (Corine 53.13). Gradisce la presenza di cespugli ed alberi (Salix, Fraxinus, Alnus). In genere lo si incontra al disotto dei 200 metri , ma le presenze sono ancora piuttosto frequenti tra i 350 e i 400 metri, mentre oltre i 500 metri è raro. Nel periodo non riproduttivo, escludendo l’inverno, lo si incontra negli stessi ambienti e durante la migrazione viene segnalato anche nei centri urbani (Corine 86), in zone lontane dall’acqua e su isolotti al largo. (Cramp e Simmons, 1977; Bocca e Maffei, 1988; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992; Marion, 1994; Boano, 1997)

Ecologia, Biologia, Popolazione

Dimorfismo sessuale

Rispetto al maschio, che ha cervice, nuca, mantello e coda neri lucenti, con deboli riflessi di colore verde scuro mentre il collo ed i lati del capo sono di colore fulvo chiaro uniforme, la femmina ha colori meno contrastanti (cervice e parti superiori sono più opache e tendenti al bruno con copritrici superiori dell’ala grigio-brunastre sfumate di ruggine). (Brichetti, 1992).

Dimensioni delle popolazioni

Dalla metà del secolo nella Regione Paleartica occidentale la popolazione è diminuita sensibil-mente: in Belgio le 100-200 coppie censite prima del 1960 sono scese a 60 alla fine degli anni

‘70, in Francia le 1260 coppie presenti nel 1970 sono divenute 453 nel 1983, facendo registrare una diminuzione del 64%. Attualmente negli Stati dell’UE sono presenti 2700-4500 coppie. In Italia sarebbero presenti 1000-2000 coppie, di cui l’80% circa si concentra nella Pianura Pada-na e sulle coste dell’alto Adriatico. (Cramp e Simmons, 1977; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992; Marion, 1994).

Sex ratio

Nessuna informazione disponibile.

Comportamento riproduttivo

Nella Regione Paleartica occidentale ed in India la stagione riproduttiva si colloca tra maggio e luglio, nell’Africa tropicale è in genere correlata alla stagione delle piogge, mentre nei territori africani meridionali il Tarabusino si riproduce in gennaio e febbraio ed in Australia tra ottobre e gennaio. In Italia la nidificazione avviene tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Si ha in genere una deposizione all’anno, raramente due, di 5-6 uova, talvolta 4-10, deposte ad intervalli di 1-2 giorni e covate da entrambi i genitori. Il nido è costruito sul terreno nei canneti, oppure sulla vegetazione galleggiante; talvolta anche su rami bassi di arbusti o alberi (Salix, Tamarix) appe-na sopra il livello dell’acqua. Si tratta di uappe-na un ammasso di steli di canappe-na o rametti secchi grossolanamente intrecciati, rivestito all’interno con materiale vegetale più fine. I giovani vengo-no accuditi da entrambi i genitori. Non si hanvengo-no dati riguardanti il successo riproduttivo (Bauer e Glutz, 1966; Cramp e Simmons, 1977; Harrison, 1988; Voisin, 1991; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992).

Sviluppo

Le uova sono incubate per 16-21 giorni. Alla nascita la prole è semi-inetta, coperta di un piumi-no molto corto, di colore brupiumi-no-rossastro sulle parti superiori e sui fianchi e biancastro sul ventre. I contorni degli occhi, le redini e la parte posteriore del collo sono nudi. I pulli restano nel nido per 7-9 giorni, allo scadere dei quali iniziano a spostarsi arrampicandosi sulle canne

circo-dell’involo, all’età di circa un mese. I giovani assomigliano alle femmine adulte, ma rispetto ad esse presentano una maculatura diffusa più marcata e comprendente anche le copritrici supe-riori dell’ala. La maturità sessuale è raggiunta all’età di un anno (Bauer e Glutz, 1966; Cramp e Simmons, 1977; Harrison, 1988; Voisin, 1991; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992).

Alimentazione

La dieta varia nelle diverse regioni e stagioni dell’anno. In genere si nutre d’Insetti acquatici, sia adulti sia larve, prediligendo Odonati, Coleotteri, Emitteri, ma non disdegna, in proporzioni minori, pesci (Lepomis gibbosus, Gobio gobio), anfibi (Rana esculenta), vegetali e resti organici indeterminati. Inoltre possono aggiungersi crostacei, gasteropodi, Lumbricidi, lacertidi e uova di piccoli uccelli palustri. E’ un cacciatore solitario, attivo in particolare all’alba ed al crepuscolo, ricerca il cibo sul terreno oppure sulla superficie dell’acqua, muovendosi tra la vegetazione palustre e mostrandosi solo raramente allo scoperto. A volte insegue la preda a nuoto (Bauer e Glutz, 1966; Cramp e Simmons, 1977; Voisin, 1991; Brichetti, 1992; del Hoyo et al., 1992).

Rapporti con altre specie

È stato rinvenuto su di un individuo catturato nel 1985 nel vercellese un emoparassita del genere Haemoproteus (Schizococcidia) (Brichetti, 1992).

Fattori di minaccia e cause del declino

Le principali cause del decremento di individui di I. minutus avvenuto nel nostro secolo nella Regione Paleartica sono state inizialmente attribuite alla distruzione degli habitat adatti ad accogliere questa specie ed all’inquinamento. Si è constatata però una diminuzione del numero di Tarabusini presenti anche all’interno delle aree protette e questo ha indotto a ritenere che la scomparsa della specie in alcune aree del vecchio continente sia in realtà da attribuirsi ad un’elevata mortalità durante le migrazioni e lo svernamento nei territori africani. La siccità verificatasi negli anni ‘70 nell’Africa orientale ha infatti determinato il prosciugamento e la deser-tificazione di estese aree umide, tradizionalmente occupate da questa specie, che si è trovata così a dover compiere viaggi ben più lunghi e faticosi per raggiungere aree adatte a trascorrervi l’inverno. In Europa, oltre che l’inquinamento delle acque, responsabile della diminuzione delle prede cacciabili e della possibilità di intossicazione di giovani ed adulti, anche il disturbo antro-pico e l’urbanizzazione sono causa dell’abbandono o della scomparsa dei siti riproduttivi (Bri-chetti, 1992; del Hoyo et al., 1992; Marion, 1994).