• Non ci sono risultati.

Fattori di minaccia e cause del declino

F ALCO PEREGRINUS

Nome italiano Falco Pellegrino

Classe Aves

Ordine Falconiformes

Famiglia Falconidae

Tassonomia

Si tratta di una specie politipica con corologia cosmopolita. La sistematica è assai discussa (da 14 a 19 sottospecie, con confini d'areale talvolta poco conosciuti). Nel Paleartico occidentale si riconoscono le seguenti sottospecie: peregrinus (Turnstall, 1771), Paleartico occidentale e Mediterraneo fino al Mar Nero; calidus (Latham, 1790) dalla Lapponia al fiume Lena; brookei (Sharpe, 1873), dalla Penisola Iberica fino all'Asia Minore; madens (Ripley & Watson, 1963), nelle Isole del Capo Verde (Cramp & Simmons, 1980).

Distribuzione

Sebbene la specie abbia subito un forte declino con estinzioni a livello locale, la popolazione Paleartica ha risentito meno di quella nordamericana che si è estinta (Cramp & Simmons, 1980). Estinta in varie regioni della Gran Bretagna, così come nelle Ardenne, in Normandia e in Bretagna per la Francia, pressoché scomparso in Lussemburgo, Germania orientale Polonia, nella Repubblica Ceca, in Slovacchia, Lettonia, Estonia e in Lituania (Cade et al., 1988). Il drammatico crollo dei contingenti nidificanti verificatosi dagli anni Cinquanta in poi sembra essersi arrestato nell'ultimo decennio. Attualmente l'Europa ospita il 20% circa dell'intera popo-lazione mondiale (è presente la ssp. nominale). L'areale comprende l'intera Europa, sebbene perlopiù presente con basse densità e ampia dispersione. I contingenti più consistenti sono presenti in Groenlandia, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Italia, Russia e Turchia. La popola-zione nidificante in Gran Bretagna e Irlanda è oggi superiore a quella presente negli anni Cin-quanta, mentre le popolazioni francesi, svizzere e austriache sono ritornate sui medesimi valori.

Nel periodo 1970-1990 il declino è stato ancora evidente in nove Paesi che racchiudono il 40%

dell'intera popolazione europea (Tucker & Heat, 1994). In Italia è specie sedentaria e nidifican-te, distribuita in modo non uniforme su Alpi e Appennini. È possibile che nelle zone occupate il Pellegrino raggiunga la massima densità possibile in relazione alla capacità portante dell'am-biente. Sulle Alpi occidentali la distribuzione è omogenea e ben conosciuta, a differenza delle Alpi centrali e occidentali, dove le notizie sono frammentarie (Brichetti et al., 1992).

Habitat

La specie nidifica in ambienti molto diversi, dalla terraferma alle isolette rocciose, in montagna o collina, purché presenti pareti rocciose dominanti. Evita aree fortemente boscate, valli piccole e strette, ampie pianure coltivate. Si avvicina spesso ai centri urbani, e talvolta nidifica all'interno.

Sulle Alpi nidifica tra i 500 e i 1500m s.l.m., sugli Appennini fino a 1300 m. In periodo non riproduttivo sono osservabili individui in pianura e montagna, fino a 2800m (Mingozzi et al., 1988).

Ecologia, Biologia, Popolazione

Dimorfismo sessuale

Esistono differenze sessuali nel piumaggio, che tuttavia non sono caratteri sicuramente distintivi tra i sessi. Femmina fino al 15% più grande del maschio.

Dimensioni delle popolazioni

La popolazione europea può essere stimata in 6200-10.000 coppie, concentrate in Spagna, Gran Bretagna, Francia e Russia. In misura minore nidifica in Italia, Grecia, Germania, Svizzera e Finlandia. In Italia nidificano 470-524 coppie (Brichetti et al., 1992), con 35 coppie sulle Alpi occidentali e altrettante su tutto l'arco rimanente della catena. Sono inoltre presenti 150 coppie in Sicilia (Massa, 1985) e 115-137 in Sardegna (Schenk et al., 1983). Infine ci sono 85-95 coppie sugli Appennini e 40-45 sulle coste peninsulari (Allavena, 1988).

Sex ratio

non si hanno informazioni in proposito.

Comportamento riproduttivo

I legami di coppia, allentatisi durante l'inverno, si rinforzano dal tardo inverno, con l'avvio delle parate (la maturità sessuale è raggiunta al secondo anno, ma soggetti del primo anno hanno nidificato con successo, Glutz et al., 1971). Per quanto noti due casi di bigamia (Ratcliffe, 1993), la specie è sostanzialmente monogama. In caso di morte di un adulto, può avvenire cambio del partner anche durante l'evento riproduttivo stesso. Ogni coppia dispone di 2-4 nidi nell'ambito di una o due pareti. Vengono prescelte di preferenza pareti di calcare e arenaria, piuttosto che di granito o conglomerato. La deposizione avviene a marzo al Sud e in aprile nel Nord Italia, con un ritardo di 1 giorno ogni 122m di altitudine (Ratcliffe, 1993). I nidiacei si allon-tanano dal nido intorno ad agosto

Sviluppo

Le 3-4 uova sono deposte a intervalli di 2-3 giorni e la cova ha inizio dopo la deposizione del primo o del secondo uovo, per un periodo di 28-33 giorni. La schiusa è pressoché sincrona, anche se la durata della cova dipende dalle condizioni meteorologiche e dalla dimensione delle uova (Ratcliffe, 1993). I nidiacei vengono allevati da entrambi i genitori, anche se il contributo della femmina nella caccia aumenta dopo il 20° giorno di età dei nidiacei. Il maschio collabora nella cova e provvede all'alimentazione della femmina e dei nidiacei nelle prime fasi dell'alleva-mento. I giovani lasciano il nido nello stesso giorno, mantenendo un legame con i genitori per due mesi e più. Su 166 riproduzioni controllate sulle Alpi occidentali, 113 hanno avuto successo con una produttività media risultante di 1.8 e un tasso di involo di 2.6 (Brichetti et al., 1992).

Sull'Appennino settentrionale sono stati controllate 60 riproduzioni, con una produttività media di 1.2 e un tasso di involo di 2.1 (Fasce & Fasce, 1988). In Sicilia, su 56 riproduzioni controllate si è ottenuta una produttività media di 2.1 e un tasso di involo di 2.3 (Schenk et al., 1983). In Sardegna su 32 coppie controllate si è registrata una produttività di 1.7 e un tasso di involo di 2.4 (Schenk et al., 1983).

Alimentazione

Specie altamente specializzata nella cattura di Uccelli. Predilige specie residenti nel territorio, ma utilizza anche soggetti in migrazione con dimensioni variabili da 12g a oltre 1000g (Massa, 1981; Schenk et al., 1983).

Rapporti con altre specie

Può competere per il sito con il Lanario. Sovente utilizza vecchi nidi di altri rapaci per la nidifica-zione.

Fattori di minaccia e cause del declino

Dagli anni Cinquanta in poi la specie ha subito un drammatico declino in tutto l'areale europeo.

La causa diretta è risultata essere la forte contaminazione di tutta la sua catena alimentare da parte di residui chimici tossici, specialmente i derivati organoclorici introdotti negli anni Quaranta e utilizzati massicciamente per vent'anni. Inoltre un contributo negativo aggiuntivo è derivato dai prodotti fungicidi organo-mercuriali e dai PCB (Newton et al., 1988). Le successive restrizione e infine il bando nell'utilizzo di tali composti persistenti in Natura in quasi tutta l'Europa è stata seguita da una ripresa generalizzata della presenza del Pellegrino. La mancanza di una ripresa nelle coste della Scozia meridionale è stata associata alla persistenza di contaminazione da inquinanti negli Uccelli marini (Ratcliffe, 1993). La ripresa della popolazione del Pellegrino è stata tuttavia contrastata dai gestori delle riserve venatorie e dai protezionisti dei piccioni (so-vente in aree urbane e peri urbane), sia con la persecuzione diretta che attraverso una crescen-te richiesta di increscen-terventi legali per limitarne la popolazione. Persiscrescen-te una richiesta per la falcone-ria e per il collezionismo di uova.