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Fattori di minaccia e cause del declino

B OMBINA PACHYPUS

Nome italiano Ululone appenninico

Classe Amphibia

Ordine Anura

Famiglia Discoglossidae

Tassonomia

Specie monotipica endemica dell’Italia peninsulare. Un tempo considerata razza geografica di B. variegata, recenti indagini morfometriche e genetiche ne hanno proposto lo status specifico (Nascetti et al., 1982, Lanza e Corti, 1993). Di aspetto simile a B. variegata, si differenzia da questa, oltre che per la diversa distribuzione geografica, per una meno estesa colorazione giallastra delle parti ventrali del corpo, in particolare la faccia ventrale della gamba e del tarso risulta di colore prevalentemente scuro, con punti o macchiette chiare di diametro inferiore ai due millimetri, e con macchie gialle pettorali tipicamente separate.

Distribuzione

Bombina pachypus è endemica della penisola italiana, presente a Sud del fiume Po, dalla Liguria centrale all’Aspromonte. È inoltre segnalata la presenza di almeno una popolazione relitta in Sicilia, sulle pendici dell’Etna. Nonostante l’ampio areale, la sua distribuzione attuale risulta frammentata e limitata ad ambienti localizzati (Di Cerbo e Ferri, 1996). In

Emilia-Romagna, limite nord dell’areale, è frequente nelle province più meridionali mentre è assente in quelle più settentrionali (Mazzotti e Stagni, 1993). Nel territorio della Provincia di Bologna, è l'anfibio che ha subito il più drastico declino negli ultimi decenni. La presenza della specie è attualmente confermata in pochissime stazioni, nelle quali si osservano piccole popolazioni costituite da un numero assai esiguo di individui.

Habitat

Specie a distribuzione collinare e montana, eliofila ed euriterma. È molto legato all'acqua:

colonizza piccole pozze con o senza vegetazione, anche lungo torrenti e ruscelli, vecchie fontane e abbeveratoi. Può sopportare temperature prossime allo zero e resta attiva anche quando la temperatura dell’aria supera i 30 °C.

Ecologia, Biologia, Popolazione

Dimorfismo sessuale

la stagione riproduttiva escrescenze cornee sulla superficie interna delle prime due dita delle zampe anteriori e sulla faccia inferiore degli avambracci.

Dimensioni delle popolazioni

Le popolazioni in natura sono frammentate e generalmente poco numerose. In una popolazione ritenuta tra le più numerose dell’Abruzzo è stato stimato un numero massimo di 220 individui, includendo sia gli adulti che gli immaturi (Di Cerbo e Ferri, 1996). Il rapporto tra i sessi è variabi-le da un massimo di 3 maschi per femmina all’inizio della stagione riproduttiva ad un minimo di un maschio per femmina a stagione avanzata (Di Cerbo e Ferri, 1996).

Sex ratio

Variabile da un massimo di 3 maschi per femmina all’inizio della stagione riproduttiva ad un minimo di un maschio per femmina a stagione avanzata (Di Cerbo e Ferri, 1996).

Comportamento riproduttivo

In generale gli animali si riprendono dalla latenza invernale verso la fine di marzo o nei primi giorni di aprile. L’inizio della stagione riproduttiva varia a seconda della latitudine e

dell’altitudine, sugli Appennini a quote comprese tra 500 e 800 m, le prime deposizioni di uova si osservano a partire da aprile e proseguono sino ad agosto. I maschi emettono canti di ri-chiamo rivolti alle femmine, consistenti in due note armoniche ripetute al ritmo di circa due al secondo. Il canto viene anche utilizzato durante i comportamenti territoriali e le dispute tra i maschi. L’accoppiamento è lombare e può durare alcune ore. La femmina depone le uova isolate o in gruppi poco numerosi (di solito meno di 10) attaccandole alla vegetazione sommer-sa. Nel corso di una singola stagione riproduttiva le femmine possono deporre a più riprese un numero di uova compreso tra 40 e 100 (eccezionamente fino a 300).

Sviluppo

Le uova schiudono dopo circa una settimana dalla deposizione. La durata del ciclo larvale è di circa due mesi e la lunghezza totale massima dei girini prima della metamorfosi è di 37 mm. I neometamorfosati hanno dimensioni medie di poco superiori al centimetro. La maturità sessua-le viene raggiunta al secondo o al terzo anno di età.

Alimentazione

Il comportamento alimentare di B. pachypus è simile a quello descritto per B. variegata. Le larve sono onnivore, potendosi cibare sia di vegetali che di piccoli organismi acquatici. Gli adulti sono voraci predatori di invertebrati, che possono essere catturati anche in acqua.

Rapporti con altre specie

L'ululone appenninico è stato osservato in sintopia con altre specie di Anfibi, per lo più con Tritone punteggiato e Tritone crestato italiano, Rana appenninica, Rospo comune, Rane verdi, ma anche con Salamandrina dagli occhiali. La sintopia con la Rana verde è di solito limitata a stazioni in cui sono presenti giovani e subadulti di quest'ultima: l'Ululone in genere evita gli habitat acquatici di una certa estensione, maturi e ricchi di vegetazione, in cui sono solitamente presenti popolazioni numerose e riproduttive di Rana verde. I girini sono risultati oggetto di predazione da parte di numerosi invertebrati acquatici, in particolare di larve di Odonati (gen.

Aeschna) e di Coleotteri Ditiscidi. I neometamorfosati possono essere predati da giovani natrici.

Gli adulti non hanno molti predatori, principalmente grazie alle secrezioni irritanti della pelle. Se distrurbato produce infatti una sostanza fortemente irritante per le mucose, a funzione difensiva.

La specie assume, inoltre, un comportamento che consiste nell'inarcamento del corpo, talvolta anche a ventre rivolto verso l'alto, che mette in evidenza la vivace colorazione ventrale; tale reazione, detta unkenreflex, ha probabilmente significato di avvertimento della tossicitá dell'a-nimale.

Fattori di minaccia e cause del declino

In buona parte del territorio italiano la specie appare in forte regresso, risultando estinta da numerosi siti dove fino ad una decina di anni or sono era ancora presente. Ciò sembra princi-palmente dovuto alla scomparsa degli habitat adatti per la riproduzione e alla progressiva frammentazione e all’isolamento delle popolazioni.

In alcune regioni la captazione indiscriminata di sorgenti e corsi d’acqua per scopi irrigui e civili contribuisce a ridurre il numero e la qualità dei siti di riproduzione.

Anche fattori di natura patologica, come l'infezione fungina (chitridiomicosi) recentemente scoperta in alcune stazioni del bolognese, potrebbero contribuire in misura decisiva al declino delle popolazioni.