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Fattori di minaccia e cause del declino

C ALANDRELLA BRACHYDACTYLA

Nome italiano Calandrella

Classe Aves

Ordine Passeriformes

Famiglia Alaudidae

Tassonomia

Inizialmente denominata Alauda brachydactyla da Leisler, è stata successivamente introdotta nel genere Calandrella Kaup, 1829. C. brachydactyla è una specie politipica, alla quale vengo-no attribuite 8 sottospecie: C. b. brachydactyla (Leisler, 1814), C. b. hungarica Horváth, C. b.

rubiginosa Fromholz, 1913, C. b. hermonensis Tristram, 1956, C. b. woltersi, Kumerloeve, 1969, C. b. artemisiana Banjkovki, 1913, C. b. longipennis (Eversmann, 1848) e C. b. dukhunensis (Sykes, 1832) (Cramp e Simmons, 1988). La Calandrella ha dimensioni inferiori rispetto all'Allo-dola (lunghezza. tot. 13-14 cm; ap. alare 25-30 cm) e da essa si differenzia anche per il becco più corto e meno appuntito, l'assenza della cresta e la forma del corpo più compatta. La testa è piuttosto piatta e quadrata, la colorazione del piumaggio generalmente pallida e mancante di macchiettatura sul petto. Si nota una certa variabilità di piumaggio tra le popolazioni della Regione Paleartica più occidentale, in genere di colore castano-sabbia e quelle più orientali, di colore grigio-ocra pallido. Sulle parti superiori è presente la tipica maculatura degli Alaudidi, mentre le parti inferiori sono piuttosto pallide ed omogenee ad eccezione di alcune piccole macchie scure ai lati del collo, sulle spalle. Sul capo spicca una regione fulva ben delineata, che assume l'aspetto di un cappuccio, se non proprio di una cresta, quando le penne vengono sollevate. Sull'occhio corre un sopracciglio chiaro che non raggiunge il becco e le guance sono brune. La regione dorsale ha colore castano chiaro-sabbia, con evidenti macchie di colore marrone o nero. La nuca e il groppone sono più chiari del resto del corpo e non presentano macchie. Le parti inferiori sono bianche con sfumature sabbia sul petto e lungo i fianchi. La coda possiede le tipiche timoniere esterne bianche. La Calandrella si distingue da Calandrella rufescens per l'assenza di macchie sul petto e sulle guance e la colorazione più bruna e meno rossiccia, mentre la Calandra ha dimensioni molto maggiori, piumaggio lievemente più scuro ed un'evidente zona scura sul collo con sottostante macchiettatura sul petto. Lullula arborea si differenzia da C. brachydactyla poiché possiede una breve cresta, un'evidente maculatura sul collo e sul petto e dimensioni maggiori (Peterson et al., 1988;).

Distribuzione

Specie a corologia eurocentroasiatico-mediterranea, è presente con la specie nominale in Europa e sulla costa mediterranea dell'Africa nord-occidentale. C. b. hungarica abita l'Ungheria;

proprio areale dal Sinai settentrionale alla Siria e nella Turchia meridionale; C. b. woltersi è insediata nella Siria nord-occidentale e raggiunge con il proprio areale alcune località della Turchia meridionale; C. b. artemisiana abita l'Asia Minore, la regione Transcaucasica, l'Iran nord-occidentale; C. b. longipennis è presente nelle pianure settentrionali del Caucaso, forse in Ucraina e ad oriente frequenta le steppe lungo il basso Volga e l'Ural spingendosi fino alla Mongolia settentrionale ed alla Cina nord-orientale. La sottospecie dukhunensis è limitata al Tibet e alla Cina centrale. In Europa la Calandrella è presente negli Stati più meridionali: nella Penisola Iberica, in Francia, Svizzera, Italia, Bulgaria, Romania, nei Balcani, in Turchia. L'areale della specie si è notevolmente contratto in Spagna e Francia, dove, durante il XX secolo, è completamente scomparsa dalle zone centrali ed è quasi estinta sulle coste atlantiche. In Russia l'areale si è invece espanso verso i territori più settentrionali. Viene considerata acciden-tale in Islanda, Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia Finlandia, Polonia, Austria e nelle Canarie. Ad eccezione delle popolazioni che abitano gli Stati più meridionali, che sono parzialmente migratorie o stanziali, i contingenti provenienti dall'Europa centrale migrando in Africa, nella zona del Sahel e sulle coste del Mar Rosso (Cramp e Simmons, 1988). In Italia è presente da aprile a settembre, periodo durante il quale la Calandrella è comune in Sicilia, Sardegna e nelle regioni sud-orientali. Nell’Italia centrale la specie è frequente sul versante tirrenico, mentre manca sulle coste adriatiche. Le popolazioni che si insediano a nord dell’Appennino, dall’Emilia al Piemonte, sono composte da un numero limitato di coppie e probabilmente sono in diminuzione. Raramente si riproduce oltre i 500 metri di quota (Lardelli, 1993).

Habitat

Frequenta principalmente la steppa, prediligendo le pianure aperte ed asciutte, i terreni elevati e terrazzati, le pendici e le terre ondulate delle colline ai piedi di rilievi montani, con terreno sab-bioso o argilloso, talvolta anche roccioso e ghiaioso. Nell'Europa mediterranea, dove la specie si trova a dover competere con altri Alaudidi per l'occupazione dei territori, la Calandrella dimo-stra una notevole versatilità ed adattabilità, concentrandosi in densità elevate in zone di pianura soprattutto vicino alle coste. Nidifica anche in prossimità di acque salate, lungo le coste marine (Corine 16) e sulle dune sabbiose (Corine 16.2), abitate da piante pioniere. Tollera abbastanza bene la presenza antropica, ma non nidifica mai molto vicino agli insediamenti umani. Nel periodo invernale raggiunge le pianure semidesertiche africane a sud del Sahara (Cramp e Simmons, 1988; Boano, 1997).

Ecologia, Biologia, Popolazione

Dimorfismo sessuale

Specie a sessi simili, il maschio ha in genere dimensioni lievemente maggiori (Cramp e Sim-mons, 1988).

Dimensioni delle popolazioni

La popolazione europea viene stimata in 2.500.000-4.800.000 coppie, gran parte delle quali nidificano nella Penisola Iberica e molte sono presenti anche nei territori russi. La specie appare in declino in gran parte del suo areale: in Spagna (dove la popolazione attuale comprende 2.200.000-2.600.000 coppie), in Francia (in cui si conteggiano 1000-10.000 coppie), in Unghe-ria, Ucraina, Albania e a Malta. E' invece piuttosto stabile in Portogallo (100.000-1.000.000 di coppie) e in Italia, dove le coppie nidificanti si aggirano intorno alle 15.000-30.000 (Brichetti e Gariboldi, 1997) e pare essere lievemente in aumento in Russia (100.000-1.000.000 di coppie).

Tra il 1970 e il 1990 la Calandrella ha iniziato a nidificare con popolazioni ridotte anche in Svizzera e in Slovacchia, mentre nell'Europa centrale ed orientale la specie è attualmente molto scarsa o del tutto assente (Cramp e Simmons, 1988; Esteban, 1994).

Sex ratio

Nessuna informazione disponibile.

Comportamento riproduttivo

uova e proteggere i pulcini, mentre il maschio contribuisce alla loro nutrizione. I legami familiari sono forti e si mantengono anche dopo l'involo dei giovani per un periodo non ben definito. La stagione riproduttiva ha inizio nella metà di aprile nell'Europa sud-orientale. Si hanno general-mente due covate all'anno e le uova perdute precocegeneral-mente possono essere sostituite. Vengono deposte 3-5 (raramente 6) uova, nelle prime ore del mattino, ad intervalli di 24 ore, che vengono incubate a partire dal completamento della covata. Il nido è collocato sul terreno, al riparo tra ciuffi di vegetazione o allo scoperto. Si tratta di una lieve depressione rivestita con foglie di piante erbacee e steli (talvolta vengono utilizzate anche alghe) ed imbottita con materiale vege-tale più fine, penne, lana, lanugine di cardi. Non si hanno dati precisi riguardanti il successo riproduttivo benché le principali cause di perdita di covate e nidi siano da attribuirsi alla preda-zione ed alla distrupreda-zione operata dagli ovini al pascolo (Cramp e Simmons, 1988; Harrison, 1988).

Sviluppo

L'incubazione procede per 13 giorni e le schiuse si concentrano nell'arco di 24 ore o poco oltre.

Alla nascita i pulcini sono inetti e coperti di piumino piuttosto lungo ma rado, presente sulle parti superiori e sui fianchi, di colore giallo-bianco o bruno pallido. I pulli vengono accuditi principal-mente dalla femmina e nutriti da entrambi i genitori. Possono uscire dal nido all'età di 9-10 giorni, ma non sono in grado di volare fino a 12-13 giorni dalla schiusa. La prima nidiata diviene ben presto indipendente dopo l'involo, mentre la seconda rimane ancora per diverse settimane con i genitori. I giovani sono piuttosto simili agli adulti, ma sulle parti superiori le penne, incluse le copritrici alari, sono di colore bruno scuro con margini castano-crema. Le parti inferiori sono bianche, il collo ed i lati del petto sono beige o bruno pallido con macchie grigie o marroni. La maturità sessuale è raggiunta all'età di un anno (Cramp e Simmons, 1988; Harrison, 1988).

Alimentazione

Si nutre esclusivamente di semi durante tutto l'anno tranne che nel periodo riproduttivo, quando ad essi si aggiungono anche insetti. Si dice che sia in grado di vivere per mesi senza bere acqua, ma se essa è disponibile si abbevera regolarmente, anche in acque salmastre. Tra gli invertebrati predilige insetti (Odonati, Ortotteri, Isotteri, Emitteri, Lepidotteri, Ditteri, Imenotteri, Coleotteri), ragni, molluschi Gasteropodi e crostacei Isopodi. La componente vegetale è princi-palmente costituita da semi e frutti di Poligonacee, Chenopodiacee, Papaveracee, Crucifere, Ranuncolacee, Rosacee, Leguminose, Labiate, Composite, Liliacee, Graminacee, inclusi grani di cereali. I giovani vengono alimentati esclusivamente con Invertebrati. Il cibo viene prelevato sul suolo o da piante di basso fusto (Cramp e Simmons, 1988).

Rapporti con altre specie

Nel periodo invernale si associa frequentemente, formando gruppi numerosi, con altri Alaudidi:

Calandra rufescens, Galerida cristata, Melanocorypha calandra, Alauda arvensis, Miliaria calandra (Cramp e Simmons, 1988).

Fattori di minaccia e cause del declino

Il declino della specie verificatosi nella Penisola Iberica è stato principalmente imputato alla frammentazione ed alla scomparsa delle colture tradizionali e delle praterie asciutte, che hanno fatto seguito all'espansione delle tecniche agricole intensive. Questo ha principalmente deter-minato la sostituzione delle tradizionali coltivazioni con raccolti irrigati e molto estesi, la rigene-razione di pascoli con infestanti alte e cespugliose e il rimboschimento delle aree coltivate abbandonate (Cramp e Simmons, 1988; Esteban, 1994). Tutto ciò ha causato una drastica diminuzione degli habitat adatti alla specie (de Juana et al., 1988). Quanto avvenuto in Spagna può facilmente verificarsi anche in altri Stati nei quali sia avvenuta la stessa rivoluzione in campo agricolo. In Spagna inoltre l'edificazione di complessi residenziali sulle zone costiere sud-orientali rappresenta un'ulteriore minaccia per le popolazioni iberiche (de Juana et al., 1988).