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I b Effetti stilistici della giustapposizione interstichica: sostantivo aggettivo

Nella giustapposizione interstichica che presenta la sequenza sostantivo- aggettivo, il lettore sente già concluso il colon in fine di verso. L’aggettivo rigettato al verso successivo è un’aggiunta inattesa, che acquista un rilievo e un’espressività particolare.

Aggettivi indicanti colore, associati a questo tipo di enjambement, costituiscono, ad esempio, una notazione non necessaria alla comprensione del testo, ma fortemente evocativa. Un chiaro esempio è Aen. II 206 s.

pectora quorum inter fluctus arrecta iubaeque

sanguineae superant undas

dove l’aggettivo sanguineus, riferito alle creste dei minacciosi serpenti che si dirigono contro Laocoonte e i suoi figli, ha un’inquietante connotazione, anticipando l’immagine del sangue che dominerà di lì a poco la scena (v. 221 perfusus sanie uittas atroque ueneno).

In Aen. VIII 671

haec inter tumidi late maris ibat imago

aurea, sed fluctu spumabant caerula cano

la collocazione dell’aggettivo aurea, in rejet e isolato dalla pausa sintattica, obbedisce ad esigenze di bilanciamento, incorniciando l’intero verso insieme con l’altro cromonimo cano (cui è giustapposta l’ulteriore notazione coloristica caerula).

Espressività e bilanciamento del verso sono ricercate anche in Aen. IX 626 ss.

ipse tibi ad tua templa feram sollemnia dona, et statuam ante aras aurata fronte iuuencum

dove la nota di colore dell’aggettivo candentem, isolato anche dalla cesura tritemimera, incornicia il verso con il participio isosillabico e in rima ferentem.

Un’altra categoria è costituita da una serie di casi in cui in fine di verso è collocato il sostantivo ensis, come in Aen. IV 579 s.

dixit uaginaque eripit ensem

fulmineum strictoque ferit retinacula ferro

dove fulmineum, in posizione enfatica, suggerisce un’idea di lucentezza, e rapidità.86 Il nesso ritorna in Aen. IX 440 s.

quem circum glomerati hostes hinc comminus atque hinc proturbant. instat non setius ac rotat ensem

fulmineum, donec Rutuli clamantis in ore

condidit aduerso et moriens animan abstulit hosti

in un passo caratterizzato da un marcato dinamismo. L’effetto di sospensione dato dall’enjambement del verso 440 sottolinea la violenza del verbo in rejet proturbant, mentre la ripartenza sintattica con la giustapposizione dell’altra forma verbale instat (con cambio di soggetto) indica, qui come altrove, il processo immediato di azione-reazione.87 Fulmineum qui dice l’ultimo bagliore di luce prima che lo sventurato Niso affronti le tenebre della morte.88

Orientato alla simmetria è invece l’ordo verborum di Aen. IX 303 ss.

umero simul exuit ensem

auratum, mira quem fecerat arte Lycaon Cnosius atque habilem uagina aptarat eburna

dove il rejet dell’aggettivo auratum, in posizione enfatica, isolato com’è all’inizio del verso e dalla tritemimera, è replicato in Lycaon / Cnosius, e trova un

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86 Austin 1955, ad loc.

87 Si veda il capitolo “Effetti stilistici dell’après rejet”, pp. 100 ss. 88 Cfr. Hardie 1994, ad loc.

simmetrico bilanciamento nell’aggettivo eburna, con il quale incornicia i due versi contenenti la digressione sull’ensis.89

La ricercata simmetria del passo deve essere letta come formal echo della simile descrizione di una spada di Od. VIII 403 s.

dw@sw oié to@d è aòor pagca@lkeon, w§j eòpi kw@ph

èargure@h, koleo#n de# neopri@stou eèle@fantov

amfdedi@nhtai

dove i complementi di materia incorniciano il verso. 90Accanto a questa indubbia “imitazione attraverso la forma” - è così che si può definire la formal echo - si potrebbe aggiungere che simile è anche la giustapposizione interstichica, che enfatizza l’aggettivo in enjambement, (aèrgure@h, in Omero, auratum in Virgilio).

Un’altra nutrita serie di giustapposizioni interstichiche presenta il gruppo nome o pronome associato a patronimico o aggettivo indicante popolo. In Virgilio anche la “poesia dei nomi” si serve di questa figura per accentuare il valore evocativo di forme patronimiche polisillabiche, già di per sé fortemente suggestive. Un esempio lampante è Aen. VIII 161

mirabarque duces Teucros, mirabar et ipsum

Laomedontiaden; sed cunctis altior ibat

Anchises

dove l’ammirazione di Evandro per Priamo è enfatizzata dall’anafora di mirabar e dal rejet del patronimico eptasillabico Laomedontiaden, che, estendendosi fino alla cesura pentemimera, evoca un senso di monumentale grandezza.91 Lo stesso rejet del nome Anchise al verso successivo è enfatico e riflette l’ammirazione di Evandro per l’eroe troiano (sed cunctis altior ibat).

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89 Per queste corrispondenze si veda il capitolo “Ordine delle parole e senso”, pp. 306 ss.

90 Hardie 1994, ad loc.: «The two adjective frame the two lines 304-305, a formal echo of Od.

8.404 (in the description of the sword given by Odysseus by Euryalus), a line framed by aèrgure@h and eèle@fantov ‘silver’ and ‘of ivory’, the materials respectively of the hilt and of scabbard».

In alcuni casi il patronimico, non senza una nota di pathos, sottolinea la grandezza di un personaggio destinato a cadere in battaglia. Da un punto di vista del rapporto metro-sintassi, in questi casi la figura ha la funzione di scavalcare il confine del verso per permettere una dilatazione del pensiero, spesso sotto forma di frase participiale, come in Aen. II 341 ss.

iuuenisque Coroebus

Mygdonides – illis ad Troiam forte diebus

uenerat insano Cassandrae incensus amore et gener auxilium Priamo Phrygibusque ferebat, infelix, qui non sponsae praecepta furentis audierit!

Qui il patronimico Mygdonides, che segnala la nobile stirpe di Corebo (Migdono era re dei Frigi), si estende fino alla tritemimera ed è seguito da una lunga parentetica, un focus patetico sullo sventurato giovane.92

Rejet del patronimico e digressione sul personaggio caratterizzano ancora la figura in chiaro esempio di self-echo, Aen. XII 391 ss.

iamque aderat Phoebo ante alios dilectus Iapyx

Iasides, acri quondam cui captus amore

ipse suas artes, sua munera laetus Apollo augurium citharamque dabat celerisque sagittas

Tipologicamante differente è invece Aen. VIII 340 s.

uatis fatidicae, cecinit quae prima futuros

Aeneadas magnos et nobile Pallanteum

dove il patronimico, necessario all’interpretazione del senso, è rigettato nel verso successivo per esigenze di simmetria e bilanciamento. Le forme quadrisillabiche !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

92 Cfr. Austin 1964, ad loc.: «the parenthetic explanation, and the word forte, add a pathetic

simplicity». Per i versi incompleti, come Aen. II 346, Austin 1955 ad Aen. IV 44, Williams 1960,

Aeneadas e Pallanteum, dalla cadenza solenne, incorniciano il verso in una struttura chiastica, sottolineando la grandezza dei personaggi già espressa negli aggettivi magnos e nobile.93

Un altro caso interessante è Aen. X 602 s.

talia per campos edebat funera ductor

Dardanius, torrentis aquae uel turbinis atri

more furens.

dove la perifrasi allitterante ductor / Dardanius scavalca il limite del verso con il rejet dell’aggettivo, e permette una più ampia articolazione del pensiero in una frase participiale, che deborda a sua volta nel verso successivo, quasi a suggerire l’incontenibile furia guerriesca di Enea, non a caso paragonato ad un fiume in piena.

Abbiamo visto come in Lucrezio questo tipo di enjambement non sia mai seguito da forte segno d’interpunzione. Il lettore quindi si prefigura, generalmente, un andamento sintattico che scavalchi ampiamente il verso. Virgilio tuttavia in rari casi viola, a fini espressivi, questa tendenza, per suggerire l’interruzione brusca di un’azione o di un dialogo. Un caso esemplificativo è Aen. II 73 s.

quo gemitu conuersi animi, compressus et omnis

impetus.

dove l’effetto immediato del lamento di Sinone, che fa acquietare l’impeto dei Troiani (come è sottolineato dall’allitterazione prefissale conuersi compressus),94 è suggerito dal particolare andamento sintattico, che scavalca il limite versale, per arrestarsi di colpo, in corrispondenza della pausa sintattica dopo il primo dattilo.95

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93 Particolarmente rilevante è la clausola quadrisillabica e spondiaca (Pallanteum). Cfr. pp. 190 ss. 94 Cfr. Austin 1964, ad loc.

Questo effetto stilistico è ancor più suggestivo nei discorsi, che spesso nell’Eneide si concludono con una singola parola in rejet.96 In Aen. V 672 s.

non hostem inimicaque castra Argiuum, uestras spes uritis. en ego uester

Ascanius!’- galeam ante pedes proiecit inanem

la figura, che suggella il discorso di Ascanio, sembra suggerire una pausa, quasi che il giovane eroe pronunci con enfasi il suo nome, aspettandosi una repentina reazione delle donne troiane. 97

Una trattazione particolare merita il suggestivo caso di Aen. VI 885

tu Marcellus eris. manibus date lilia plenis, purpureos spargam flores animamque nepotis his saltem accumulem donis et fungar inani

munere’ . sic tota passim regione vagantur

Qui la figura s’iscrive in un contesto altamente patetico (il compianto funebre per il giovane Marcello), dove la commozione di Anchise è resa mediante alcuni accorgimenti stilistici. Il termine accumulem è selezionato da Virgilio in luogo di cumulem, per realizzare con saltem una sinalefe, che suggerisce quasi un singhiozzo.98 L’inutilità del munus funebre è sottolineata dalla semantica dei termini saltem e inani, mentre la sospensione tra inani e munere introduce una breve pausa nel parlato: Anchise trae un lungo sospiro prima di concludere il suo discorso.

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96 Cfr. Austin 1977, ad Aen. VI 886, che nota: «the technique is very Virgilian: cf. 2. 276, 570, 8.

583, 10. 495, 776, in all of which… a speech ends on a word run on from the previous line».

97 Cfr. Williams 1960, ad loc.

98 Cfr. Austin 1977, ad Aen. VI 885: «contrast 5.331 f. “Acesten / muneribus cumulat magnis”:

perhaps Virgil preferred the compound here to get elision of the final syllable in saltem, so avoiding the effect of saltém cumulém (and the elision itself is suggestive of a sob)». Su questo ipo di sinalefe (“gasping synaloepha”) si veda pp. 162 ss.