• Non ci sono risultati.

B V Ipermetro e discorso diretto

C) I b) Iato ed espressività

Accanto ai passi commentati nella sezione precedente, nei quali è evidente la letterarietà della figura, si segnalano altri casi in cui lo iato sembra essere impiegato anche a fini espressivi. Un valore mimetico ha ad esempio Aen. IV 667

lamentis gemituque et femineo ululatu

e l’analogo Aen. IX 477 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

388 Per l’effetto stilistico si veda Tarrant 2012, ad loc. e ad Aen. XII 299 s. (et uenienti Ebyso plagamque ferenti / occupat os flammis…): «the build-up of action in the participles is brutally cut

off by the enjambed verb». Ancor più notevole è la collocazione in rejet dopo un verso interamente incorniciato da participio come in geor. III 420 ss. cape saxa manu, cape robora,

pastor, / tollentemque minas et sibila colla tumentem / deice! su cui si veda p. 67.

389 Cfr. Harrison 1991, ad loc. che cita Prop. III 7, 49 thyio thalamo aut Oricia terebintho, come

evidente imitazione del passo virgiliano e sottolinea la patina grecizzante, oltre che dello iato, anche del quadrisillabo finale. Su tale tipo di clausola si veda Norden 19705, p. 438 e Winbolt

1903, pp. 135 s.; sulla coloritura greca dei versi con iato e clausola quadrisillabica Fordyce 1977,

euolat infelix et femineo ululatu

dove, se è vero che la clausola quadrisillabica e lo iato possono far ipotizzare un modello greco, appare evidente l’espressività del nesso femineo ululatu, che suggerisce un prolungato lamento. 390

In molti casi lo iato è collocato prima di pausa sintattica e sembra suggerire nei discorsi diretti una breve pausa nel parlato.391 In Aen. VI 505

nomen et arma locum seruant; te, amice, nequiui conspicere et patria decedens ponere terra’

l’abbreviamento del monosillabo (te) in iato non è riconducibile alla versificazione omerica, ma, attestato in Teocrito e ampiamente nella commedia latina, costituisce un tratto mimetico del parlato.392 Esso ha la funzione di mettere in rilievo, nelle commosse parole di Enea, il vocativo amice: è ancora forte il rimpianto di non aver potuto dare adeguata sepoltura all’amato cugino e amico Deifobo. Ancora una suggestiva pausa nel parlato è suggerita dallo iato in Aen. III

605 s.

spargite me in fluctus uastoque immergite ponto: si pereo, hominum manibus periisse iuuabit.’

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

390 Cfr. Austin 1955, ad loc. «a fine onomatopeic line (note the interplay of all five vowel-

sounds)…tho -o is prolonged, as it were, to coalesce only slowly with the following –u- (OOOULULATU), like an actual sound of wailing». Norden 19705, p. 438 ipotizza un modello

greco (gunakei@wj ololugmw^j)! e accosta a questo verso met. XI 17 tympanaque et plausus et

Bacchei ululatus (dove però la patina greca è evidente nel termine Bacchei). 391 Cfr. Austin 1955, ad Aen. IV 235.

392 Cfr. Austin 1977, ad loc. («pathetic realism»). Questo è l’unico caso di abbreviamento di

monosillabo nella poesia epica. Gli altri due casi virgiliani sono b. II 65 te Corydon, o Alexi: trahit

sua quemque uoluptas, che ha il suo antecedente nell’abbreviamento dell’interiezione in Theocr. I

115, e XV 123; e b. VIII 108 credimus? an, qui amant, ipsi sibi somnia fingunt?. Per la figura nella commedia plautina cfr. Lindsay 1922, pp. 266 ss. !

dove Achemenide, nella sua allocuzione fortemente patetica ai Troiani, sottolinea che nella sua misera condizione morire ucciso dagli uomini piuttosto che dai Ciclopi sarebbe una sorta di liberazione.393

Lo iato, ancora suggestivamente impiegato nel discorso diretto, converge con la pausa metrico-sintattica in Aen. IX 291

hanc sine me spem ferre tui, audentior ibo in casus omnis’

dove contribuisce a mettere in rilievo l’ardimento del giovane Eurialo (audentior);394 e in Aen. XII 31

promissam eripui genero, arma impia sumpsi

dove enfatizza il sintagma arma impia: le armi imbracciate da Lauso sono empie in quanto Enea è voluto dai fati.395

Un caso isolato ma fortemente suggestivo è Aen. IV 235 s.

quid struit? aut qua spe inimica in gente moratur nec prolem Ausoniam et Lauinia respicit arua?

dove in corrispondenza dello iato non c’è pausa sintattica, ma solo metrica e logica: Zeus sembra riflettere sulle possibili motivazioni della scelta di Enea.396

In una nutrita serie di casi, dopo lo iato è collocato un contre-rejet, che presenta una specificazione di luogo, come ubi nell’emblematico esempio di Aen. I 405 s.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

393 Williams 1962, ad loc.: «the natural pause after pereo is accentuated as he stays for a moment

on the grim word, and emphasis is put on hominum, the key word of the speech».

394 Eurialo fa riferimento al suo coraggio all’inizio e alla fine del suo discorso (ausis al verso 281, audentior al verso 291). Cfr. Hardie 1994, ad loc.

395 Cfr. Tarrant 2012, ad loc. «almost every word in the line expresses L.’s retrospective

condemation of his action».

396 Cfr. Austin 1955, ad loc. rileva una «slight pause at the hiatus, as Jupiter were musing over the

possibly reasons for Aeneas’ behaviour, or trying to decide exactly how to refer to the Carthaginians».

et uera incessu patuit dea. ille ubi matrem agnouit tali fugientem est uoce secutus

Qui lo iato della vocale breve, rarissimo in poesia latina,397 si coniuga con l’elegante contre-rejet, che presenta il pronome ille in posizione incipitaria. La giustapposizione dea. ille separata da iato sembra riflettere l’uso stilistico della commedia latina, in cui l’alternanza degli interlocutori è spesso marcata da questa figura metrica.398Ancora una volta lo iato sembra suggerire una pausa, il momento di suspence di Enea che ha appena riconosciuto la madre e si appresta a parlarle.399

In altri casi non è possibile riscontrare tale tipo di espressività, ma solo un certo dinamismo nel contre-rejet, come in Aen. X 141 s.

Maeonia generose domo, ubi pinguia culta exercentque uiri Pactolusque inrigat auro

il cui iato, in un verso in cui è citato il popolo dei Meoni, ha anche la funzione di conferire una patina grecizzante;400 e nei due casi di iato seguito dall’avverbio di luogo hic: Aen. I 16 s.

posthabita coluisse Samo. hic illius arma, hic currus fuit; hoc regnum dea gentibus esse

e Aen. V 735 s.

concilia Elysiumque colo. huc casta Sibylla nigrarum multo pecudum te sanguine ducet.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

397 L’unico altro caso virgiliano è b. II 53 addam cerea pruna: honos erit huic quoque pomo. Cfr.

Soubiran 1966, p. 291 e Gérard 1980, p. 12, e n. 7.

398 Cfr. Austin 1971, ad Aen. I 16.

399 Cfr. Austin 1971, ad loc. e Lindsay 1922, p. 240.