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B V Ipermetro e discorso diretto

C) I a) Iato e letterarietà

Il carattere marcatamente grecizzante dello iato in Virgilio appare palese alla luce della convergenza con clausole omeriche o alessandrine (quadrisillabiche o spondiache) o con nomi propri greci.377 La rarità e la letterarietà della figura conferiscono inevitabilmente solennità, enfasi e pathos alla dizione. 378

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376 Sullo iato, oltre ai principali commenti (tra i quali si segnalano le dettagliate note di Fordyce

1977, ad Aen. VII 631 e Austin 1971, ad Aen. I 13; e 1955, ad Aen. IV 235), si veda Siedow 1911 (una prima raccolta di iati in poesia esametrica), EV. Cozzoli 1984-1991 (s.u. “iato”), Winbolt 1903, pp. 195-200; e soprattutto Trappes-Lomax 2004, pp. 141-158 (in Virgilio e Orazio).

377 Cfr. Fordyce 1977, ad Aen. VII 631 e Trappes-Lomax 2004, pp. 145-149, che, considerando i

casi di “Grecising hiatus” come la norma rispetto nell’uso virgiliano («for the most part Vergil certainly treats hiatus as a Greek phenomenon and confines it to Graecising contexts») propone di emendare i casi che non rientrano in questa categoria. Le clausole quadrisillabiche hanno la struttura di ionici a minore (brevi e due lunghe, es. Arachinto), quelle spondiache sono costituite da parole molossiche (es. Anchisae). Cfr. Trappes-Lomax 2004, p. 146.

378 Lo figura metrica dello iato comune in poesia greca è molto rara in poesia latina prima di

Virgilio (il primo a farne un uso sistematico) e sembra essere generalmente evitata nelle versificazione, come emerge da Cic. orat. 152: et quidem nos ‘hoc motu radiantis Etesiae in uada

ponti’. Hoc idem nostri saepius non tulissent, quod Graeci laudare etiam solent.Cfr. Trappes-

Ciò è evidente nei casi in cui lo iato in quinta sede tra aggettivo e nome proprio, convergendo con la clausola spondiaca, sottolinea la grandezza di un personaggio, come in Aen. I 617 s.

tune ille Aeneas quem Dardanio Anchisae alma Venus Phrygii genuit Simoentis ad undam?

dove Didone chiede stupefatta ad Enea se sia proprio lui il famoso figlio di Venere e del dardanio Anchise.379 La stessa clausola è fortemente espressiva anche in Aen. IX 646 ss.

formam tum uertitur oris antiquum in Buten. hic Dardanio Anchisae armiger ante fuit fidusque ad limina custos

dove lo iato sottolinea l’importanza di Anchise e, di riflesso, del suo fidato Bute, le cui mansioni sono elegantemente collocate a cornice del verso 648 (armiger...custos).380 A questo caso si deve accostare il chiaro parallelo di Aen. XI 29 ss.

Sic ait inlacrimans recipitque ad limina gressum, corpus ubi exanimi positum Pallantis Acoetes seruabat senior, qui Parrhasio Euandro armiger ante fuit, sed non felicibus aeque tum comes auspiciis caro datus ibat alumno.

dove la giustapposizione Pallantis Acoetes, fortemente patetica, sottolinea la vicinanza spaziale e al tempo stesso emotiva tra Pallante, tragicamente caduto in battaglia, e il suo anziano e amorevole maestro Acete, un tempo scudiero del

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379 Cfr. Austin 1971, ad loc. Interessante la testimonianza di Quint. XI 3, 176 che cita l’espressione tune ille Aeneas a proposito dell’enfasi nella declamazione, necessaria ad esprimere meraviglia

(come in questo caso) o altri sentimenti.

380 Per questa corrispondenza a cornice del verso si veda la sezione “Ordine delle parole e senso”,

grande Evandro (iato e clausola spondiaca ne sottolineano la regalità), ora costretto dal fato a vegliare sul corpo del suo giovane protetto.381

La patina grecizzante è evidente anche in Aen. III 73 ss.

sacra mari colitur medio gratissima tellus

Nereidum matri et Neptuno Aegaeo, quam pius arquitenens oras et litora circum

errantem Mycono e celsa Gyaroque reuinxit immotamque coli dedit et contemnere uentos.

dove al verso 73 la singolare separazione degli epiteti di tellus mediante l’inserzione della specificazione di luogo è di ascendenza enniana,382 mentre il verso successivo, che mette in rilievo le divinità protettrici dell’isola greca di Delo, è impreziosito dal doppio iato, dal ritmo spondiaco nel quarto e quinto piede, dall’allitterazione sillabica e, privo di forme verbali, dal fascino evocativo dei nomi. 383 Al verso 74 il composto arquitenens di ascendenza omerica e enniana contribuisce a rendere la patina arcaizzante, mentre l’ampio iperbato quam ... reuinxit, che incornicia due versi, sembra suggerire il lungo percorso dell’isola infine arrestato dalle frecce di Apollo.384

Stilisticamente ricercato è ancora Aen. VII 629 s.

quinque adeo magnae positis incudibus urbes tela nouant, Atina potens Tiburque superbum,

Ardea Crustumerique et turrigerae Antemnae

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381 Cfr. Horsfall 2003, ad loc., che nota l’elegante connessione etimologica tra il nome di Acoetes!

(da! aè privativo e koima^n “dormire”)! e l’azione del seruare. Sul valore patetico del passo e in particolare della locuzione sed non felicibus auspiciis modellata su Il. II 859!all è ouèk oièwnoi^sin eèru@sato kh^ra me@lainan!si veda Horsfall 2000, ad Aen. VII 756.

382 Cfr. Horsfall 2006, ad loc.

383 Sul sapore grecizzante del verso si veda Horsfall 2003, ad loc. Sul doppio iato si veda Winbolt

1903, pp. 196 ss.

384 Perkell 2010, ad loc. osserva che l’iperbato a cornice dei due versi «encloses the wandering

(errantem) island, suggesting both the island’s wandering and its ultimate securing in place by the god». Sempre incentrata sull’idea del movimento, ma da una prospettiva leggermente differente (il focus è sulla traiettoria delle frecce), è l’interpretazione dell’iperbato avanzata da Horsfall 2003,

ad loc. secondo il quale la figura «conveys admirably the extent of the god’s bonds and their tight,

enclosing effect». Sul valore iconico di questo tipo di iperbato si veda qui la sezione sull’iperbato interstichico, pp. 294 ss.

dove lo iato in quinta sede, il composto turrigerae 385 e l’elenco delle potenti città che si preparano alla guerra contro Enea (5 toponimi in 2 versi),386 conferiscono al passo ancora un sapore marcatamente omerico.

Anche i casi di iato con abbreviamento della sillaba finale, rari in poesia latina, hanno una chiara ascendenza greca e vengono non a caso impiegati da Virgilio in versi di argomento omerico o che presentino parole greche, come in Aen. V 261

uictor apud rapidum Simoenta sub Ilio alto

e Aen. III 210 s.

Strophades Graio stant nomine dictae insulae Ionio in magno, quas dira Celaeno...

dove il procedimento metrico chiaramente sottolinea la dizione greca (Graio nomine dictae);387

Anche lo iato a ponte della pentemimera viene impiegato in versi che presentano nomi greci, come Aen. XII 535 s.

ille ruenti Hyllo animisque immane frementi occurrit telumque aurata ad tempora torquet

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385!L’epiteto turrigerae, pur non essendo attestato in greco, sembra essere modellato come ipotizza

Norden 19705, p. 438, su un probabile!purgofo@roi. Si veda a tal proposito Harrison 1991, ad Aen.

X 169 s. che interpreta il composto letifer, impiegato ancora in un catalogo dal sapore omerico, come un calco di qanathfo@rov (Aesch. Cho. 369, Soph. OT 181).

386 Gli elenchi in Virgilio, di chiara matrice omerica e alessandrina, sono spesso caratterizzati dalla

presenza di iato tra la sillaba finale di un termine e la congiunzione. Cfr. b. III 6 et sucus et pecori,

et lac subducitur agnis, b. X 13 illum etiam lauri, etiam fleuere maricae, georg. I 341 Tum pingues

agni, et tum mollissima uina.

387 Horsfall 2006, ad loc., dopo aver notato la «typical accumulation of metrical anomalies and

extravagances in the presence of Greek names and themes», sottolinea la rilevanza dello iato e la particolare scansione dell’aggettivo Ionio (i breve, o lunga). Altri casi virgiliani di abbreviamento in iato sono; georg. I 281 ter sunt conati imponere Pelio Ossam, I 437 Glauco et Panopeae et Inoo

Melicerate, IV 461 implerunt montis; flerunt Rhodopeiae arces, b. III 79 et longum ‘formose uale, uale’ inquit ‘Iolla’ e b. VI 44 clamassent, ut litus ‘Hyla, Hyla omne sonaret’ (con suggestiva

enantiometria su cui si veda la sezione dedicata), b. VIII 11 a te principium, tibi desinam: accipe

iussis unico caso con pausa sintattica sulla dieresi bucolica (cfr. Clausen 1994, ad loc.). Un

discorso a parte (non sono attestati in Omero) meritano i casi di abbreviamento di monosillabo in iato quali Aen. VI 507 nomen et arma locum seruant; te, amice nequiui (unico esempio in poesia epica), b. II 65 te Corydon, o Alexi: trahit sua quemque uoluptas, b. VIII 108 credimus? an, qui

dove, accanto alla figura metrica, è notevole anche l’ordo verborum: la collocazione in rejet del verbo occurrit, dopo la sequenza incorniciata dai due participi isosillabici, isoprosodici e in omeoteleuto grammaticale (ruenti ...

frementi), conferisce all’azione un marcato dinamismo.388 Notevole infine è il caso di Aen. X 136

inclusum buxo aut Oricia terebintho

dove Virgilio, ripredendo un verso dei Theriaca di Nicandro (v. 516) pu@xou de# croih^j prosali@gciov èWriki@oio

vi aggiunge lo iato per rimarcare la patina grecizzante del suo verso, già evidente nella clausola quadrisillabica.389