B V Ipermetro e discorso diretto
C) II P LURISILLABI E CLAUSOLE GRECIZZANT
Le parole plurisillabiche, generalmente evitate nella versificazione,401 possono essere impiegate, come si è visto anche nella sezione precedente, per conferire una patina grecizzante alla clausola.402 Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di nomi propri greci o stranieri, che, spesso in lunghe elencazioni, contribuiscono ad innalzare il registro stilistico del passo.403 Emblematico è Aen. VI 479 ss.
hic illi occurrit Tydeus, hic inclutus armis Parthenopaeus et Adrasti pallentis imago,
hic multum fleti ad superos belloque caduci Dardanidae, quos ille omnis longo ordine cernens ingemuit, Glaucumque Medontaque Thersilochumque, tris Antenoridas Cererique sacrum Polyboeten
Idaeumque etiam currus, etiam arma tenentem
dove il poeta, nel descrivere la schiera delle anime dei guerrieri troiani che incontrano Enea nell’Ade, riprende chiaramente il modello dei cataloghi omerici, imitandone anche gli aspetti metrico-ritmici. Il solenne e cadenzato verso 483, costituito da quattro parole,404 è chiaramente modellato su Il. XVII 216 (Glau^ko@n te Me@donta@ te qersi@loco@n te) del quale imita il ritmo, l’uso della congiunzione enclitica, e la clausola polisillabica.405 L’omericità del passo è ancora confermata
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401 Va osservato che nella lingua latina solo il 12% dei termini ha una struttura di 4 o 5 sillabe. Cfr.
Traina 2002, p. 117.
402 Traina 2002, p. 118, invita ad una certa cautela nell’assegnare un valore stilistico a parole la cui
lunghezza è condizionata dagli aspetti flessivi, mentre riconosce che «l’impiego di nomi greci, o comunque stranieri, di grande volume mira il più delle volte a effetti artistici». Sulla rilevanza di tali clausole si veda Norden 19705, p. 438.
403 Oltre ai nomi propri, sono particolarmente ricorrenti in clausola i termini greci hymenaeus (15
occorrenze: georg. III 60, IV 516; Aen. I 651; II 328, IV 100, 317; VI 623, VII 344, 358, 398, 555; X 720, XI 217, XI 355, XII 805) e hyacinthus (5 occorrenze: b. III 63, VI 53; Aen. IV 137, IV 183; XI 69).
404 Sulla rilevanza dei versi costituiti da quattro parole (four word-lines) cfr. Winbolt 1912, pp. 227
ss. e Von Albrecht 2012, pp. 205 s.
405 Cfr. Austin 1977, ad loc. In un medesimo contesto (si tratta sempre di un catalogo di anime)
Virgilio impiega due volte la clausola quadrisillabica: Aen. VI 445 ss. his Pheadram Procrinque
locis maestamque Eriphilen / crudelis nati monstrantem uulnera cernit, / Euadnenque et Pasiphaen; his Laodamia / it comes et...
al verso successivo dall’espressione tris Antenoridas, che riprende Il. XI 59 trei^v t è èAnthnori@dav, e ancora dall’ulteriore quadrisillabo in clausola (Polyboeten). A questo passo si può accostare Aen. X 413
hic mactat Ladona Pheretaque Demodocumque
che presenta un’evidente patina omerizzante, oltre che nei nomi dei guerrieri, anche nell’uso del doppio que e nel ritmo;406 Aen. IV 146
Cretesque Dryopesque fremunt pictique Agathyrsi
con allungamento in arsi della prima enclitica que;407 e ancora due suggestivi versi costituiti dalla giustapposizione di quattro nomi propri (un caso di four-word line e name-line al tempo stesso): Aen. IX 767
Alcandrumque Haliumque Noemonaque Prytanimque
che riproduce alla lettera Il. V 678
òAlkandro@n q è çAlio@n te Noh@mona@ te Pru@tani@n te
e presenta ancora l’allungamento in arsi della terza enclitica que;408 e ancora Aen. X 123
Asius Imbrasides Hicetaoniusque Thymoetes409 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
406 Cfr. Harrison 1991, ad loc. confronta il verso con Il. XXI 209! eònq èeçle Qersi@loco@n te
Mu@dwna@ te èAstu@pulo@n te.
407 Cfr. Austin 1955, ad loc. sottolinea l’atmosfera greca conferita al verso dall’uso dell’enclitica que e dalla clausola quadrisillabica. La chiara ascendenza omerica del procedimento è confermata
dal fatto che l’enclitica que 1) si allunga solo se associata ad un altro que, ricalcando il modulo omerico del doppio te 2) si allunga, come in Omero, anche davanti a singola consonante (cfr. Aen. III 91 liminaque laurusque; Aen. XII 363 Chloreaque Sybarimque). Cfr. Fordyce 1977, ad Aen. VII 186. Si veda anche Housman 1927, p. 12; Norden 19705, p. 451, Postgate 1923, pp. 32 ss.
408 Questo è l’unico caso di esatta riproduzione di un verso omerico in Virgilio. Cfr. Hardie 1994, ad loc.
409 Non esprime pathos o grandezza, ma risponde semplicemente all’inclinazione e al gusto di
Spesso la patina grecizzante conferita al verso dalla clausola ha la funzione di evidenziare la grandezza di un personaggio o l’eccezionale fattura di un oggetto. Emblematico è il caso di Aen. III 464 ss.
dona dehinc auro grauia ac secto elephanto imperat ad nauis ferri, stipatque carinis ingens argentum Dodonaeosque lebetas, loricam consertam hamis auroque trilicem et conum insignis galeae cristasque comantis,
arma Neoptolemi.
dove la prima clausola quadrisillabica (elephanto)410in iato sottolinea il pregiato materiale dei doni, mentre il verso 466, marcatamente spondiaco e costituito da quattro parole, presenta un’ulteriore clausola quadrisillabica che mette in rilievo il peso dell’argento e dei massici calderoni. Quando l’elenco sembra concluso, l’apposizione in superflux (arma Neoptolemi) sottolinea ulteriormente l’eccezionalità degli oggetti: le armi che Eleno regala ad Enea sono appartenute al nemico Neottolemo.411 A questo caso si può accostare Aen. I 647 ss.
Munera praeterea Iliacis erepta ruinis ferre iubet, pallam signis auroque rigentem et circumtextum croceo uelamen acantho, ornatus Argiuae Helenae, quos illa Mycenis, Pergama cum peteret inconcessosque hymenaeos, extulerat, matris Leae mirabile donum
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Narycii posuerunt moenia Locri, / et Sallentinos obsedit milite campos / Lyctius Idomeneus; hic illa ducis Meliboei / parua Philoctetae subnixa Petelia muro.
410 La stessa clausola quadrisillabica è impiegata ancora per mettere in rilievo un oggetto
meraviglioso, quale la porta del Sonno, in Aen. VI 895 altera candenti perfecta nitens elephanto, o una porta istoriata con altorilievi d’avorio in georg. III 26 in foribus pugnam ex auro solidoque
elephanto.
411 La messa in rilievo dell’apposizione mediante la collocazione in superflux non è infrequente
nell’Eneide. Cfr. I 168 Nympharum domus, I 636 munera laetitiamque dii, III 488 coniugis
Hectoreae, III 679 concilium horrendum, VI 11 antrum immane, VI 223 triste ministerium, VII
791 argumentum ingens, VII 82 fatidici genitoris, VII 202 Saturni gentem, VII 565 Ampsancti
dove il secondo emistichio del verso 651 inconcessosque hymenaeos non solo rimarca la provenienza greca e l’eccezionalità del uelamen, mirabile donum di Leda alla figlia Elena, e ora omaggio di Enea a Didone, ma anche il suo sinistro carattere ominoso: l’unione illegittima di Elena e Paride prelude a quella non meno funesta tra la regina cartaginese e il condottiero romano.
Particolarmente ricercato è anche Aen. XII 82 s.
poscit equos gaudetque tuens ante ora frementis, Pilumno quos ipsa decus dedit Orithyia
dove l’eccezionalità dei cavalli, motivo di gioia per Turno e di vanto per il suo trisavolo Pilumno (li ricevette in dono da Orithyia, moglie del vento Borea), è sottolineata al verso 83 dall’apposizione (decus), dalla clausola quadrisillabica, e dalla collocazione a cornice del verso dei due nomi propri, secondo l’elegante uso virgiliano che più volte abbiamo evidenziato.412
Un’efficacia particolare ha la clausola quadrisillabica nei discorsi diretti come appare evidente in Aen. VI 392 ss.
nec uero Alciden me sum laetatus euntem accepisse lacu, nec Thesea Pirithoumque, dis quamquam geniti atque inuicti uiribus essent
che suggerisce una nota di rispetto e ammirazione nelle parole di Caronte nei confronti della grandezza e delle origini divine di quegli eroi greci, dinanzi ai quali ha dovuto suo malgrado cedere.
La clausola aggiunge enfasi alle parole di Achemenide in Aen. III 613 ss.
sum patria ex Ithaca, comes infelicis Vlixi,
nomine Achaemenides, Troiam genitore Adamasto paupere (mansisset utinam fortuna!) profectus. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
412 La collocazione dei due nomi sembra essere qui particolarmente pregnante. Cfr. Traina 20042, ad loc.: «V. si è compiaciuto di far cozzare a cornice del verso l’antroponimo greco in clausola
spondiaca (cf. Apoll. Rhod. 1, 212) col teonimo indigeno, Pilumno…gettando così un ponte tra i due mondi del suo poema».
dove particolarmente efficace è il contrasto tra la solennità dei versi 611 s., che mettono in rilievo le origini del personaggio, e il rejet dell’aggettivo paupere, che ne indica la misera condizione presente.413
Particolarmente suggestivo è anche il caso di Aen. IV 215 ss.
et nunc ille Paris cum semiuiro comitatu, Maeonia mentu mitra crinemque madentem subnexus, rapto potitur;...
dove, nelle parole di Iarba, piene di rabbia e disprezzo (rilevante a tal proposito l’et “indignantis”),414 la clausola contribuisce a connotare Enea e i suoi come stranieri, particolarmente lontani, nella loro mollezza orientale, rispetto ai popoli italici.415 Notevole è ancora il caso di Aen. III 325 ss.
nos patria incensa diuersa per aequora uectae stirpis Achilleae fastus iuuenemque superbum seruitio enixae tulimus, qui deinde secutus
Ledaeam Hermionem Lacedaemoniosque hymenaeos
me famulo famulamque Heleno transmisit habendam.
dove la clausola quadrisillabica del termine greco hymenaei, piuttosto comune in Virgilio, s’iscrive in un verso solenne di quattro termini (four-word line), e suggerisce una nota di pungente ironia nelle parole di Andromaca, che rimarca la grandezza delle sfortunate nozze per le quali è stata abbandonata da Pirro. 416
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413 L’antroponimo Achemenide, non attestato altrove, richiama probabilmente i termini greci!
‘Acai^ov! e! me@nw,! sottolineando, in un elegante gioco etimologico frequente in Virgilio, il misero destino del personaggio abbandonato dai compagni. Cfr. Horsfall 2006, ad loc. e O’Hara 1996, p. 147.
414 Cfr. Austin 1971, ad Aen. I 48 (et quisquam numen Iunonia adoret?): «et marks a querulous or
angry tone».
415 Cfr. Austin 1955, ad loc.: «note the quadrisyllabic ending, a Greek type ending to suit the
‘foreign’ picture, upsetting the normal pattern».
416 L’ironia di Andromaca è già notata da Servio. Cfr. Williams 1962, ad loc. Il verso formato da
quattro parole sembra suggerire una voluta lentezza nel pronunciare i termini, come osserva Von Albrecht 2012, p. 206.