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b) Il profilo biografico: il carteggio con Cicerone e la fazione antoniana

Prima delle idi di marzo del 44 a.C., Pollione, nominato governatore dell’Hispania Ulterior, parte alla volta della sua provincia con l’incarico di proseguire la guerra contro i pompeiani capeggiati da Sesto Pompeo20. La sua permanenza in Spagna tra il 44 e il 43 a.C. con al seguito tre legioni21, nonché

16 Sulla carica di Antonio, si veda Plut. Ant. 8.4. Il contatto tra Antonio e Asinio è

menzionato in Plut. Ant. 9.1-2. Sul comportamento ambiguo di Antonio, Dio 42.31.1-2.

Si dibatte ancora sulla possibilità che Asinio ricoprisse allora la carica di tribuno della plebe: ANDRÉ 1949, p. 16 rifiutava tale ipotesi sulla base di Dio 42.29.1, dove

solo Lucius Trebellius e Publius Cornelius Dolabella sono nominati come tribuni,

mentre BROUGHTON 1952, p. 287 inserisce Pollione tra i tribuni della plebe.

17 Plut. Caes. 52.8. Cfr. Cic. Att. 12.2.1 dove Cicerone riporta un rumor giunto a Roma

che diffondeva la notizia della cattura di Pollione, ancora vivo, da parte dei pompeiani. ANDRÉ 1949, p. 16 sostiene che Cesare avesse scelto proprio Pollione in quanto egli aveva già combattuto in Africa nel 49 a.C. e, di conseguenza, conosceva il territorio.

18 Suet. Iul. 55.4. Cfr. Cic. Att. 12.38.2 e 39.1.

19 Si veda Vell. 2.73.2 dove lo storico si riferisce a Pollione come ex pretore della

Spagna.

20 App. civ. 4.84.1; Dio 45.10.3; Vell. 2.73.2. Secondo BROUGHTON 1952, pp. 327 e

343, Pollione ricopriva la carica di proconsole, mentre ZECCHINI 1982, p. 1272 gli attribuisce la carica di propretore.

21 Cic. fam. 10.32.4. Cfr. App. civ. 3.46 dove lo storico, narrando del passaggio delle

legioni di Pollione ad Antonio, ne cita solo due. ANDRÉ 1949, p. 17 e n. 11 sostiene che Pollione si sia diretto in Gallia con solo due legioni e che la terza, al suo comando, sia rimasta nel territorio della sua provincia.

il suo atteggiamento o, per meglio dire, la sua inclinazione politica durante e dopo i delicati eventi accaduti a Forum Gallorum e a Modena sono oggetto del carteggio tra Pollione e Cicerone. Si tratta in realtà di un epistolario a senso unico, in quanto si conservano esclusivamente le tre lettere inviate da Pollione ma non le risposte dell’Arpinate. Esse, scritte tra la primavera e l’estate del 43 a.C., rappresentano gli unici documenti sicuramente attribuibili a Pollione, dai quali, inoltre, è possibile trarre delle conclusioni circa il suo orientamento politico.

Nella prima lettera22, datata 16 marzo, Pollione, dopo aver risposto a una precedente missiva di Cicerone (oggi non conservata) e dopo aver giustificato il suo silenzio epistolare enfatizzando le difficoltà di comunicazione in tempo di guerra, dal momento che i suoi portalettere erano intercettati o dai briganti o dagli eserciti di Lepido23, si dichiara ben disposto a intrattenere con Cicerone una frequente corrispondenza, grazie all’arrivo della bella stagione e alla riapertura della navigazione. Rievocando gli avvenimenti del 49 a.C., egli dichiara la sua naturale predisposizione ad pacis et libertatis cupiditatem24, e, quindi, giustifica il suo precoce schierarsi a favore di Cesare alludendo ai numerosi nemici presenti su entrambi i fronti. Pollione, quindi, esamina la fortuna ottenuta grazie a Cesare e, contemporaneamente, rivela di aver portato a termine delle azioni contro la sua volontà e di aver, quindi, compreso quam iucunda libertas et quam misera sub dominatione vita esset25: si tratta, quindi, di un’opposizione generica al dominio tirannico priva di alcun riferimento alla scontro tra la fazione antoniana e quella ottavianea. Tale neutralità, d’altra parte, dipende, almeno secondo le parole di Pollione, sia dalla mancanza di ordini precisi da parte del senato tranne che per una

22 Cic. fam. 10.31.

23 Sul medesimo argomento anche Cic. fam. 10.33.1.

24 Cic. fam. 10.31.2.

lettera inviatagli da Pansa e giunta a lui solo alle idi di marzo del 43 a.C. (ossia il giorno prima di scrivere tale lettera a Cicerone), sia dalla minaccia delle legioni di Lepido, già dichiaratosi a favore di Antonio e pronto ad osteggiare una sua eventuale marcia verso l’Italia26. Il governatore, infine, dichiara la sua fedeltà alla Repubblica, rimproverando addirittura lo stesso Cicerone di non avergli detto se manendo in provincia an ducendo exercitum in Italiam rei publicae magis satis facere possim27.

Fortemente connessa a questa prima lettera è la terza, databile probabilmente agli inizi di giugno28, nella quale Pollione si lamenta dei ritardi delle comunicazioni dovuti al bellum civile e ai blocchi posti dai soldati di Lepido nonché della sua esclusione dal senatoconsulto emanato all’inizio di febbraio. Informato da Lepido sugli avvenimenti di Modena e sulla fuga di Antonio, proclama, sul finire della lettera, la necessità di agire repentinamente a favore dello Stato, dichiarando la sua disponibilità a partire e l’intenzione di esporre i propri piani in una prossima lettera29. Nonostante la frase patriottica di effetto posta a conclusione della missiva,

nam neque deesse neque superesse rei publicae volo30 ciò che emerge da

26 Cic. fam. 10.31.4. Anche in Cic. fam. 10.33.1 Pollione si lamenta di essere stato

escluso dal senatoconsulto emanato all’inizio di febbraio nel quale si richiamavano in Italia sia Lepido sia Planco, naturalmente con al seguito le proprie legioni, per garantire un ulteriore sostegno ai consoli e ad Ottaviano; cfr. Dio 46.29.6.

27 Cic. fam. 10.31. 5-6: ‘Posso servire meglio la Repubblica o rimanendo nella provincia

o conducendo l’esercito in Italia’.

28 Sulla datazione si confronti Cic. fam. 10.33.4-5. Pollione, infatti, sembra aver

ricevuto una lettera con gli aggiornamenti sull’assedio di Modena, la quale, secondo le parole del governatore, sarebbe giunta in Spagna dopo un intervallo di quaranta giorni. Al contrario MASSA 1993, p. 508 n. 24, utilizzando i medesimi passi, sostiene la sua ipotesi secondo la quale questa epistola sarebbe la terza in ordine di tempo, scritta poco dopo la 10.32, dal momento che quest’ultima è priva di qualsiasi riferimento agli eventi di Modena.

29 Cic. fam. 10.33.4-5.

30 Cic. fam. 10.33.5: ‘Infatti non voglio né negare il mio aiuto né sopravvivere allo

queste due prime lettere è, da un lato, l’atteggiamento temporeggiatore, comune per altro anche a Planco, e l’intenzione di farsi promotore di slogan politici a favore della pace e della riconciliazione tra i membri della fazione cesariana31, mentre, dall’altro, l’assoluta mancanza di qualsiasi affermazione di chiara ostilità nei confronti di Antonio.

Gli stessi atteggiamenti, d’altra parte, emergono anche nell’ultima delle tre epistole conservate, datata otto giugno del 43 a.C.: in essa, dopo una prima parte incentrata sui crimini del questore Cornelio Balbo32, Pollione e le tre legioni ai suoi comandi, mantenute da lui immuni dalle insidie di Lepido e leali alla Repubblica, si dichiarano pronti ad eseguire gli ordini impartiti loro dal senato33.

L’atteggiamento temporeggiatore di Pollione, chiaramente affine a quello mantenuto nel medesimo periodo da Planco, interpretato da Bosworth come <<political opportunism>>34, sembra possa essere ricondotto a due motivazioni, la prima di ordine pratico, ossia la paura di scegliere la fazione perdente, mentre la seconda maggiormente politicizzata, ossia la necessità, come

31 Cfr. BOSWORTH 1972, pp. 56-57, dove lo studioso sostiene che i concetti di pace

e libertà appartengano al linguaggio della riconciliazione, comune tra l’altro anche alle

epistole scritte da Planco e Lepido a Cicerone (cfr. Cic. fam. 10.6 e 27), dal quale,

tuttavia, non emerge alcuna ostilità nei confronti di Antonio.

32 Cic. fam. 10.32.1-3.

33 Cic. fam. 10.32.4-5. Pollione, a differenza che in Cic. fam. 10.33.5, non afferma più

la necessità di agire repentinamente contro Antonio e Lepido, bensì con tranquillità, egli sembra attendere eventuali ordini da parte del senato, nonostante le difficoltà e i tempi lunghi in cui, in base alle sue stesse parole, avveniva la corrispondenza. BOSWORTH 1972, p. 59 sostiene che il cambio di tono presupponga un qualche accadimento come, per esempio, l’alleanza tra Lepido e Antonio solitamente datata alla fine di maggio,

34 BOSWORTH 1972, p. 61. Egli, infatti, sostiene che essendo Pollione un homo novus

e dovendo, quindi, dipendere da altri per ottenere un avanzamento politico, tendesse

a rimanere neutrale professando il suo appoggio alla pax e alla libertas ma, in alcun

membro autorevole del partito cesariano, di mantenere unita e compatta tale fazione al fine di evitare una guerra civile tra i suoi affiliati35.

Pur non disponendo di altre fonti, le notizie dell’alleanza tra Lepido e Antonio devono aver costretto Pollione a schierarsi definitivamente: egli, quindi, dopo essere rimasto in Spagna per almeno due mesi dalla data dell’ultima epistola, marcia verso la Gallia con due legioni, convincendo anche Planco ad unirsi ad Antonio36.

La volontà di Pollione di mantenere compatto il partito cesariano e la sua incessante ricerca di un’alleanza tra Antonio ed Ottaviano sembrano trionfare quando, nel novembre del 43 a.C., i due, accompagnati da Lepido, siglano il secondo patto triumvirale, designando i magistrati per i cinque anni successivi. Tra le predisposizioni dei triumviri risaltano la nomina di Pollione quale consul ordinarius per l’anno 40 a.C.37, l’inserimento del suocero L. Quinzio nelle liste di proscrizione38, nonché la sua nomina a governatore della Gallia Cisalpina con al seguito sette legioni e con l’incarico di distribuire terre ai veterani.39

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Il profilo biografico: l’incertezza del proconsolato e