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Come nel caso del Tempio di Saturno, restaurato da Munazio Planco grazie alle manubiae conquistate con i trionfi militari o ex Raetis o ex Gallia, anche la ricostruzione dell’Atrium Libertatis sembra essere fortemente connessa al trionfo di Asinio Pollione sui Partini. Vari indizi, infatti, tratti soprattutto dalle fonti antiche, inducono a considerare l’atrio della Libertà come una costruzione manubiale: in primo luogo Svetonio, il quale, per l’appunto, enumera anche tale opera edilizia tra quelle portate a termine dai viri triumphales durante il principato di Augusto90, nonché, Plinio91 ed Isidoro92, i quali legano il restauro dell’edificio alle manubiae necessarie a finanziarlo e, quindi, al trionfo celebrato a Roma il 25 ottobre del 39 o del 38 a.C.93

L’attività edilizia di Pollione, dunque, appare fortemente correlata alle imprese militari da lui portate a termine contro i Partini. Le iscrizioni trionfali94, infatti, menzionano il nome di Pollione ponendolo in relazione con tale popolo, senza tuttavia specificare ulteriormente se egli abbia svolto il suo incarico di proconsole nella provincia dell’Illirico o della Macedonia.

90 Suet. Aug. 29.4.

91 Plin. 7.115: M. Varronis in bibliotheca, quae prima in orbe ab Asinio Pollione ex

manubiis publicata Romae est, unius viventis posita imago est. Per la traduzione si rimanda alla nota 68 di questo capitolo.

92 Isid. Orig. 6.5.2: Primum autem Romae bibliothecas publicavit Pollio, Graecas simul

atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio, quod de manubiis magnificentissimum instruxerat. (‘Per primo a Roma, d’altra parte, Pollione rese pubbliche le biblioteche, sia quelle latine sia quelle greche, aggiungendo ritratti degli autori nell’atrio, che mediante i bottini aveva edificato in modo assai grandioso.’)

93 La datazione del trionfo di Asinio Pollione è ancora incerta poiché nei Fasti

Triumphales Capitolini (per il testo si veda nota successiva) vi è una lacuna in prossimità dell’indicazione dell’anno. SHIPLEY 1931, p. 19, ANDRÉ 1949, p. 23, BOSWORTH 1972, p. 466, ZECCHINI 1982, p. 1276 sono concordi nel datare il trionfo al 39 a.C.

94CIL I2, p. 341 = InscrIt 13.1 (Act. Triump. Capitol.): C(aius) Asinius Cn(aei) f(ilius)

Pollio pro co(n)s(ule) an(no) [DCCXIV] / ex Parthineis VIII K(alendas) Novem(bres).

InscIt 13.1.36 (Tab. Triump. Barb.): C(aius) Asinius ex Parthinis a(nte) d(iem) VIII

Una certa difficoltà nel definire le coordinate spaziali entro le quali il proconsole esplicò il suo incarico deriva chiaramente sia dall’ambiguità insita nelle fonti antiche sia dalla difficile situazione politica e geografica della regione in seguito agli accordi di Brindisi e alla divisione dell’Impero tra i due triumviri, Antonio ed Ottaviano. In merito a quest’ultima questione, in effetti, le fonti antiche sono tra loro concordi nel porre la linea di confine tra la provincia della Macedonia, appartenente alla pars Orientis e, quindi, ad Antonio, e l’Illirico, posto sotto il controllo dell’erede di Cesare, in prossimità della città di Scodra, l’odierna Scutari in Albania95. Sempre le fonti antiche, inoltre, specificano il luogo d’insediamento dei Partini nell’entroterra di Durazzo, nell’odierna Albania ma, mentre Appiano e Cassio Dione qualificano i Partini come una tribù illirica, Plinio, d’altra parte, li descrive come una popolazione pertinente alla provincia della Macedonia96. Ulteriori difficoltà, inoltre, sorgono quando si considerino Orazio e Floro: il primo, infatti, all’interno dell’ode indirizzata a Pollione, parla di un <<trionfo dalmatico>>97, mentre il secondo definisce la guerra in cui combatte Pollione Bellum Dalmaticum e si rivolge a lui come al responsabile della confisca di greggi, armi e terre appartenute ai Dalmatae98.

Il proconsole, d’altra parte, oltre ad essere esplicitamente nominato nella quarta ecloga di Virgilio a lui dedicata99, sembra possa essere sotteso come

95 Cfr. App. civ. 5.65; Dio 48.28.4; Liv. Perioch. 127; Plut. Ant. 61.5.

96 Cfr. Caes. civ. 3.11, 41 e 42; Strabo 7.326.8 (ἀναµέµικται δὲ τούτοις τὰ Ἰλλυρικὰ

ἔθνη … τῆς γὰρ Ἐπιδάµνου καὶ τῆς Ἀπολλωνίας µέχρι τῶν Κεραυνίων ὑπεροικοῦσι Βυλλίονές τε καὶ Ταυλάντιοι καὶ Παρθῖνοι καὶ Βρῦγοι); App, civ. 5.75 (Παρθηνοὺς (…), Ἰλλυρικὸν ἔθνος Ἐπιδάµνῳ πάροικον); Dio 48.41.7 (ἐν Ἰλλυριοῖς τοῖς Παρθινοῖς κίνησις); Plin. nat. 3.145 (A Lisso Macedonia provincia. Gentes Partheni et a tergo eorum Dassaretae).

97 Hor. carm. 2.1.16: (…) Delmatico … triumpho.

98 Flor. Epit. 2.25.

99 Il nome compare in Verg. ecl. 4.12. In merito a tale ecloga, una questione ancora

aperta è l’identità del nascenti puero del v.8. Negli scoli a Virgilio, in particolare, il

destinatario anche dell’ottava, dove, in effetti, sebbene il suo nome non sia scritto a chiare lettere da Virgilio, sembra celarsi sotto le spoglie di un comandante, famoso compositore di tragedie, che, nel tragitto o di ritorno o di andata verso la Dalmazia, attraversa il Timavo - fiume che sfocia nel golfo di Trieste - e costeggia il mare dell’Illiria, e per il quale Virgilio anticipa un imminente trionfo100. Gli scoli alla quarta ecloga di Virgilio, inoltre, rappresentano gli unici testimoni, al di fuori di Porfirio101, a narrare della riconquista della città di Salonae, definita in Servio come Dalmatiae civitatem102, per il resto totalmente assente sia nel racconto di Appiano sia in

quello di Cassio Dione.

l’appunto, alla conquista, da parte del proconsole della città di Salonae (si veda la

nota 102). Sulla scia dei commentatori antichi anche CARCOPINO 1943, pp. 155-71.

Di parere diverso, tuttavia, sia SLATER 1912, p. 114 sia TARN 1932, passim, per i

quali il bambino al quale Virgilio fa riferimento sarebbe il frutto del matrimonio, celebrato dopo i patti di Brindisi, tra Antonio e la sorella di Ottaviano, Ottavia e sarebbe, quindi, da identificare con Antonia maggiore. BRACCESI 2012, pp. 10-18, al

contrario, sostiene che il puer cui Virgilio fa riferimento doveva essere visibile nel

grembo materno già prima degli accordi di Brindisi, dal momento che l’ecloga in questione può essere verosimilmente datata tra l’autunno del 40 a.C. e la fine dell’anno, quando Asinio Pollione si dimette dal consolato: per motivi di ordine cronologico, visto che il matrimonio tra Antonio e Ottavia fu celebrato in seguito agli

accordi di Brindisi, lo studioso, quindi, rifiuta la proposta di identificare il puer con

Antonia maggiore. Braccesi, dunque, situando nel 39 a.C. la nascita di Giulia, frutto del matrimonio tra Ottaviano e Scribonia celebrato agli inizi del 40 a.C., avanza

l’ipotesi che Virgilio si riferisse proprio a tale nascitura: l’uso del termine puer invece

di puella può essere giustificato se si considera che la quarta ecloga fu scritta prima della nascita dell’infante e prima, dunque, di conoscerne il sesso.

100 Verg. ecl. 8.6-13. THIBODEAU 2006, pp. 619-20 ha proposto che il fiume

Timavus rappresenti non una tappa del viaggio di ritorno di Pollione dalla Macedonia, bensì il punto di inizio della sua campagna. A favore di una identificazione del destinatario dell’ottava ecloga con Pollione vi sono: LEVI 1966, passim, TARRANT 1978, pp. 197-98, FARRELL 1991, pp. 205 e 210-11, THIBODEAU 2006, p. 623. Il primo a proporre una nuova identificazione del destinatario dell’ecloga con Ottaviano è stato BOWERSOCK 1971, pp. 77-80 poi sostenuto e seguito da MANKIN 1988, p. 76.

101 Opt. Porf. carm. 2.1. 15: Salonas enim, Dalmatarum civitatem, Pollio ceperat.

102 Serv. ecl. 4.1. Gli scoli alla quarta Ecloga di Virgilio legano il nome della città

Le fonti, dunque, pur tramandando una molteplicità di informazioni circa il proconsolato di Pollione, non sembrano tuttavia facilitare gli storici nel loro tentativo di definire spazialmente il territorio entro il quale egli svolse tale incarico. Come visto precedentemente, infatti, alcune fonti alludono chiaramente a una campagna in territorio illirico mentre in altre si fa distintamente riferimento al territorio della Dalmazia. Conseguentemente a tale disordine documentario, il dibattito storiografico inerente al proconsolato di Pollione si è arenato su tre posizioni: da una parte coloro che identificano Pollione come un collaboratore di Antonio e gli attribuiscono, dunque, la provincia della Macedonia, dall’altra, coloro che tentano di ridefinire in chiave positiva i rapporti tra Pollione e Ottaviano nel periodo successivo a Brindisi, postulando, in questo modo, la nomina di Asinio a proconsole dell’Illiria, e, infine, coloro che, rifiutandosi di assegnargli una singola provincia, gli riconoscono una sorta di incarico itinerante, accordatogli da entrambi i triumviri, nell’area alto-adriatica103.

Per primo, dunque, Syme, in un articolo del 1937, prendendo in considerazione sia le fonti letterarie sia la difficoltà di definire geograficamente i confini tra Illiria e Macedonia dopo il trattato di Brindisi, e partendo dalla constatazione che <<the terms ‘Illyrian’ and ‘Dalmatian’ have

il figlio debba il nome al fatto di essere nato in quella città; gli Schol. Bern. ecl. 4

praef. collocano la nascita del figlio in corrispondenza del proconsolato di Pollione in

Dalmazia e in più affermano che Saloninus dictus a Salonis, civitate Dalmatiae; in

Philarg. Verg. ecl. 4.1, invece, Saloninus sarebbe nato proprio nel momento della

conquista della città da parte del padre; Serv. ecl. 4.1 sostiene che il filius sarebbe

nato nell’anno in cui Pollione aveva conquistato la città e che il nome rappresenti una celebrazione di tale trionfo.

103 Quest’ultima tesi, sostenuta in principio da ANDRÉ 1949, pp. 22-23 e n. 11, è

stata recentemente ribadita da DZINO 2010, pp. 99-101 e DZINO 2011, p. 164 dove egli afferma che <<Pollio was entrusted with the joint commission by Antony and Octavian in order to deal with both: the Delmatian alliance in Illyricum and the Parthini in Macedonia>>.

a very general connotation>>104, giungeva a definire Pollione come un uomo di Antonio e, dal momento che i Partini erano insediati nell’entroterra della Macedonia, attribuiva al nostro uomo il proconsolato in questa provincia105.

D’altra parte, in un articolo pubblicato nel 1972, Bosworth, promuovendo una nuova visione dei rapporti tra Pollione e Ottaviano alla luce di una reciproca collaborazione iniziata prima della sigla del trattato di Brindisi, attribuiva a Pollione il proconsolato nella provincia dell’Illirico, un incarico che Asinio avrebbe svolto, dunque, come collaboratore del futuro princeps106.

Sebbene il dibattito sul proconsolato di Pollione non possa ancora definirsi concluso, le vittorie da lui conseguite sui Partini rappresentano il presupposto necessario al suo progetto di restauro dell’Atrium Libertatis, iniziato dopo la celebrazione del trionfo il 25 ottobre del 39 o del 38 a.C. e

104 SYME 1937, p. 42.

105 SYME 1937, pp. 40-42 il quale, inoltre, riteneva che la città di Salonae non

facesse parte della provincia della Macedonia affidata a Pollione e che, quindi, la sua conquista veniva attribuita a Pollione dagli scoliasti di Virgilio nel tentativo di dare

una giustificazione e una derivazione al nome del figlio Saloninus. Infine, Syme dubita

perfino dell’esistenza del figlio Saloninus in quanto attestato solo dagli scoliasti e

sulla base dell’affermazione di una sua morte precoce contenuta in Serv. ecl. 4.1. La

Macedonia è identificata come la provincia proconsolare affidata a Pollione anche da BROUGHTON 1952, pp. 387-88; BOWERSOCK 1971, pp. 77-78 (il proconsolato in Macedonia rappresenta per lui la prova più consistente per negare la possibilità che Pollione abbia potuto costeggiare la costa illirica almeno fino a Trieste e, quindi, per ipotizzare che Ottaviano fosse il destinatario dell’ottava ecloga di Virgilio), TARRANT 1978, p. 197, THIBODEAU 2006, p. 622. DZINO 2011, pp. 64-65,

prendendo in considerazione una nuova fonte, ossia la Historia Salonitana scritta da

Tommaso Arcidiacono (1200/01- 1268), nei cui primi due capitoli si raccolgono le

fonti latine inerenti prima la Dalmazia e poi Salonae, giunge a postulare l’esistenza di

una tradizione, erede probabilmente dei commentarii di Aelius Donatus, nella quale a

Pollione era realmente attribuita la conquista di Salonae, importante dal punto di

vista strategico in vista della spedizione in Illirico di Ottaviano tra il 35 e il 33 a.C.

106 BOSWORTH 1972, pp. 462-73. L’ipotesi di attribuire a Pollione la provincia

dell’Illirico è appoggiata anche da FARRELL 1991, pp. 205-06: egli, infatti, tenta di eludere in questo modo quelle problematiche geografiche che permettevano a Bowersock di riconoscere in Ottaviano il destinatario dell’ottava ecloga di Virgilio. La visione degli eventi proposta da Bosworth è smentita completamente da ZECCHINI 1982, pp. 1276-77.

concluso, almeno secondo la testimonianza di Plinio, prima della morte di Varrone datata comunemente al 28 a.C.107