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Asinio Pollione, in seguito al suo trionfo, intraprende i lavori di restauro dell’Atrium Libertatis, edificio nel quale, come si è visto precedentemente, in epoca repubblicana, era localizzata la sede ufficiale dei censori. Infatti, il termine Atrium, se inizialmente indicativo della forma dell’edificio, uno spazio quadrangolare probabilmente circondato da altri ambienti, forse in un secondo momento, si sgancia dal suo significato architettonico simboleggiando, dunque, la <<sede di un ufficio pubblico>>108, e in particolare della censura.

Il restauro dell’edificio attuato da Pollione, d’altra parte, introduce significative novità nella struttura originaria dell’edificio: secondo la testimonianza pliniana, infatti, l’ex console aggiunge ad esso una biblioteca, probabilmente due, una latina e una greca, le prime pubbliche in orbe109, e,

107 Plin. nat. 7.115: M. Varronis in bibliotheca, quae prima in orbe ab Asinio Pollione ex

manubiis publicata Romae est, unius viventis posita imago est. Per la traduzione si rimanda alla nota 68 di questo capitolo. Tale datazione è proposta da SHIPLEY 1931, p. 20, CASTAGNOLI 1946, p. 282 e n. 1.

108 CASTAGNOLI 1946, p. 281.

109 Cfr. Plin. nat. 7.115 (M. Varronis in bibliotheca, quae prima in orbe ab Asinio

Pollione ex manubiis publicata Romae est, unius viventi posita imago est) e Plin. nat.

35.10 (Asini Pollionis hoc Romae inventum, qui primus bibliothecam dicando ingenia

hominum rem publicam fecit). In Isid. orig. 6.5.2 (Primum autem Romae bibliothecas publicavit Pollio, Graecas simul atque Latinas, additis auctorum imaginibus in atrio quod de manubiis magnificentissimum instruxerat) si fa riferimento alle due

biblioteche e sempre a tale struttura si allude anche in Ov. trist. 3.1. 69 ss. (Altera

templa peto vicino iuncta theatro:/haec quoque erant pedibus non adeunda meis;/nec me, quae doctis patuerunt prima libellis,/atria Libertas tangere passa sua est. ‘Mi dirigo ad altri tempi ben connessi al vicino teatro: io non potevo visitare anche questi con i miei piedi; né la Libertà mi ha permesso di toccare i suoi atri, i quali per primi furono aperti alle opere dotte.’)

forse, quella che viene definita come basilica Asinia, realizzando, dunque, un edificio di grandi dimensioni110. Nel racconto di Plinio, inoltre, sempre che si accetti l’identificazione dell’Atrium Libertatis con i monumenta Pollionis111, si può scorgere una sorta di catalogo delle opere d’arte in esso contenute, le quali, pur avendo uno scopo prettamente decorativo, potevano essere ammirate liberamente da tutti: (Praxitelis) Maenades et quas Thyiadas vocant et Caryatidas, et Syleni (36.23); (Cephisodoti) Venus (36.24); (Scopas fecit) Vestam … duosque campteras circa eam, quarum pares in Asini monumentis sunt, ubique et canephoros eiusdem (36.25); Centauri Nymphas gerentes Arcesilae, Thespiades Cleomenis, Oceanus et Iuppiter Heniochi, Appiades Stephani, Hermerotes Taurisci, non caelatoris illius sed Tralliani, Iuppiter hospitalis Papyli, Praxitelis discipuli, Zethus et Amphion ac Dirce et taurus vinculumque ex eodem lapide, a Rhodo advecta opera Apolloni et Taurisci … eodem loco Liber pater Eutychidis laudatur (36.33 s.)112.

Tra gli elementi decorativi pertinenti all’atrio della Libertà si devono menzionare, inoltre, anche delle lastre ‘Campana’, decorate a rilievo e rinvenute sulle pendici del Campidoglio verso il Forum Iulium, ossia nel luogo

110 L’esistenza di una basilica è teorizzata in COARELLI 1993a, p. 133 sulla base

dell’affermazione contenuta in Serv. Aen. 1.726 (alii atria magnas aedes et

capacissimam dictas tradunt, atria Licinia et atrium Libertatis). In COARELLI 1993b, p. 170 si specifica tale teoria facendo riferimento sia ad un’iscrizione, ora andata

perduta, proveniente dal sepolcro dei liberti di Druso a Roma (CIL VI 4330: Rhoci

atriens(is) / de basilica / Asinia Maritam(a) / fecit), sia al presupposto che i

monumenta Pollionis siano stati riprodotti nel complesso del Foro Traiano e, in particolare, nella Basilica Ulpia con le biblioteche adiacenti. Probabilmente, comunque, anche in seguito al restauro di Pollione, l’edificio continua a svolgere anche

la funzione di tabularium.

111 Sulla questione si veda la nota 70 di questo capitolo.

112 La narrazione pliniana è ben analizzata in BECATTI 1956, pp. 201-07. Nel

complesso si può affermare che Plinio abbia redatto un elenco molto dettagliato dal quale emerge un <<gusto orientato verso il classicismo neoattico, ma interessato anche al “barocco” microasiatico>> (COARELLI 1993a, pp. 134-35). Si veda ZANKER 1989, pp. 75-77, dove il gusto ellenistico di Pollione è messo in contrasto con il <<programma arcaicizzante e classicheggiante di Ottaviano>>.

in cui anticamente sorgeva l’Atrium Libertatis, realizzate con le stesse matrici con le quali saranno prodotte delle lastre di terracotta rinvenute nel Tempio di Apollo sul Palatino accanto a delle tegole bollate con il nome C. Cosconius, noto per aver lavorato nelle figlinae, ossia nelle fabbriche di mattoni di Asinio Pollione113.

D’altra parte, nella scelta di Pollione di dedicarsi al restauro dell’atrio della Libertà si può forse intravedere una sua precisa volontà di portare a termine un progetto ideato da Cesare e legato ai lavori sul Forum Iulium114. Tra gli indizi utili a tale ricostruzione si deve considerare un passo della Vita di Cesare di Svetonio115, riferito al 47 a.C., quando il dittatore aveva incaricato Varrone di raccogliere dei libri che sarebbero stati in seguito disposti all’interno di biblioteche pubbliche greche e latine destinate a sorgere, con ogni probabilità, nelle vicinanze o in collegamento con il Forum Iulium.

Sulla base di tale passo, dunque, e di alcune informazioni riferibili all’atrio della Libertà, appare verosimile che tale edificio possa essere stato concepito come la realizzazione concreta di un progetto risalente allo stesso

113 COARELLI 1984, pp. 130-36. Le figlinae di Asinio Pollione erano ubicate in una sua

villa posizionata, in base a una iscrizione (CIL XIV, 2599), nella valle a sud di Tuscolo:

essa sorgeva nelle vicinanze di alcune importanti cave di argilla utilizzate per la produzione sia di tegole sia di lastre ‘Campana’ bollate. Secondo Coarelli, le lastre di terracotta erano state prima prodotte per decorare l’atrio della Libertà e, in seguito, furono utilizzate anche nel Tempio di Apollo Palatino; entrambe comunque rappresentano una raffinata creazione di Arcesilao. Per la questione si rimanda all’ultimo paragrafo di questo capitolo.

114 Favorevoli a rintracciare un legame tra l’Atrium Libertatis e il Forum Iulium sono:

CASTAGNOLI 1946, p. 283 e n. 1; ANDRÉ 1949, p. 117; BECATTI 1956, p. 201; TORTORICI 1991, pp. 106-07 e 121-22; COARELLI 1993a, pp. 134-35; LA ROCCA 1998, pp. 234-35.

115 Suet. Iul. 44: Bibliothecas Graecas Latinasque quas maximas posset publicare,

data Marco Varroni cura comparandarum ac digerendarum. (‘Per aprire al pubblico biblioteche greche e latine quanto più eccelse, fu dato l’incarico a Marco Varrone di raccogliere e di ordinare i libri’)

Cesare. Se, per esempio, si consideri la questione della vicinanza al Forum Iulium, tale prerequisito sembra essere rispettato sulla base della proposta di Castagnoli116 di collocare l’edificio in prossimità della sella tra il Quirinale e il Campidoglio, ossia nell’estremità nord-occidentale del Forum Iulium. Non si deve dimenticare, inoltre, che proprio all’interno dell’atrio della Libertà sorgeva la prima biblioteca pubblica di Roma117 e che tra i ritratti che decoravano tale biblioteca vi era quello di Varrone, unico uomo ancora in vita ad essere onorato in tal modo118. L’esistenza di una sorta di legame strutturale tra l’Atrium Libertatis e il Forum Iulium trova, inoltre, un’ulteriore conferma dalla constatazione che Arcesilaus, menzionato come uno degli artisti responsabili delle opere d’arte collocate nei monumenta Pollionis, sia autore anche di una statua di culto posizionata nel vicino tempio di Venere Genitrice, la cui realizzazione è cronologicamente compatibile con il restauro dell’atrio da parte di Pollione119.

g)

L’Atrium Libertatis: Pollione, Augusto e il concetto