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3. LA RICERCA DELLA COMPETITIVITÀ OLTRE CONFINE

3.5 Le barriere all’internazionalizzazione

Le barriere all’internazionalizzazione posso essere definite come le restrizioni che impediscono l’avvio, lo sviluppo ed il mantenimento di operazioni commerciali in mercati esteri (Fliess et al., 2006). La necessità di affrontare, e di conseguenza superare, suddette barriere spesso limita la possibilità delle imprese di intraprendere percorsi di internazionalizzazione. Quanto appena detto viene enfatizzato nelle piccole e medie imprese dalla mancanza di sufficienti risorse con un conseguente scarso interesse da parte loro verso il fenomeno dell’internazionalizzazione. È necessario però precisare che a causa della globalizzazione anche all’interno del mercato domestico le aziende devo affrontare una competizione di tipo internazionale (European Parliament, 2012). Una PMI non può quindi semplicemente ignorare lo sviluppo del fenomeno per evitare di affrontare i rischi ad esso collegati, anche involontariamente essa ne viene travolta. Decidere di svolgere un ruolo da protagonista e intraprendere intenzionalmente un processo di internazionalizzazione rappresenta allora un modo per rimanere competitivi sul mercato e per cercare di raggiungere la redditività a lungo termine.

Per poter affrontare efficacemente le barriere all’internazionalizzazione è necessario per prima cosa conoscerne la natura. Alcuni autori (Siringoringo et

al., 2009) dividono suddette barriere in due tipologie: barriere interne e barriere

esterne. Le prime sono relative alle risorse e alle competenze aziendali, le seconde provengono dall’ambiente economico domestico o estero in cui l’azienda opera o intende operare (Kubickova et al., 2006).

Maggiori dettagli su tale classificazione sono riportati nella figura che segue (Fig. 4):

Fig. 4 - Barriere all’internazionalizzazione delle PMI

[Fonte: propria elaborazione]

Una delle principali barriere interne è rappresentata dall’incapacità dell’impresa di svolgere le attività di marketing richieste. Si fa riferimento ad esempio all’attività di raccolta di informazioni circa il mercato target, attività necessaria per comprendere i bisogni espressi e non espressi dei consumatori locali. È importante interrogarsi sull’idoneità qualitativa e tecnica del prodotto per il mercato estero, non è raro infatti riscontrare la necessità di dover apportare modifiche al design o al packaging per adattarsi ai gusti del consumatore. O ancora, sebbene in azienda sia presente una grande quantità di informazioni e dati statistici circa il mercato estero, le risorse umane impiegate potrebbe non possedere le competenze necessarie ad evidenziare le informazioni rilevanti per il successo del processo o ad utilizzare tali informazioni in modo opportuno. Di estrema importanza è anche la mancanza di risorse finanziare, questo si verifica in particolare nelle PMI e rappresenta una delle principali cause responsabili dell’abbandono del progetto d’internazionalizzazione.

In merito alle barriere esterne è opportuno evidenziare la necessità di analizzare il settore di riferimento in quanto la strategia da impiegare potrebbe essere influenza dalla natura del settore stesso (livello di concorrenza, dimensione delle imprese all’interno del settore, presenza di competitors esteri). In particolare l’alta concentrazione di un settore potrebbe rappresentare una barriera molto importante per le PMI. Oppure l’utilizzo accentuato della

tecnologia informatica da parte di un gran numero di entità operanti all’interno del settore potrebbe costituire un punto d’arresto per il progetto di internazionalizzazione di PMI scarsamente digitalizzate.

Altre barriere sono rappresentate dalla scarsa notorietà del marchio e dalla distanza culturale presente tra i due paesi, entrambe potrebbero impattare sulla percezione delle caratteristiche del prodotto da parte dei consumatori (si parla qui delle customers barriers), o ancora la complessità delle procedure che è spesso la causa principale del ritardo nell’implementazione della strategia d’internazionalizzazione (procedural barriers).

Le barriere legate all’ambiente economico possono essere ulteriormente distinte in barriere direte e barriere indirette. Le prime sono definite dirette in quanto direttamente innalzate dalle autorità governative locali, si parla ad esempio di dazi doganali, inadeguato supporto diplomatico per le attività di esportazione e di importazione o regolamentazione non favorevole per le imprese estere. Le seconde invece sono relative all’ambiente macroeconomico (come ad esempio un tasso di cambio sfavorevole) o agli accordi di commercio fra i diversi paesi. Questi ultimi in particolare hanno una duplice valenza: positiva quando il paese di cui l’impresa fa parte partecipa a tali accordi, in questo caso infatti essi non rappresentano una barriera bensì agevolano l’ingresso delle imprese nel mercato di tutti i paesi firmatari; negativa quando il paese di cui l’impresa fa parte non partecipa a tali accordi, in questo secondo caso essi costituiscono un blocco di significativa entità per l’ingresso in tutti i paesi che invece rientrano nello specifico accordo commerciale.

La percezione che le PMI hanno di tali barriere è stata studiata dall’OECD nel 2009. Dalla classifica risultate si evidenzia una propensione delle PMI a considerare meno importanti le barriere esterne e ad enfatizzare di contro il peso delle barriere interne nel loro processo d’internazionalizzazione. La mancanza delle risorse finanziarie necessarie, la difficoltà di identificare le opportunità emergenti nei mercati esteri, la scarsità di informazioni possedute e acquisibili sull’ambiente extra-domestico sono le barriere ritenute più difficilmente superabili. Un possibile cambiamento nelle percezioni degli imprenditori potrebbe essere incentivato dalle azioni a favore

finanziamenti a tassi agevolati ed i contributi a fondo perduto ad esempio esercitano un effetto diminutivo sulla prima barriera evidenziata. La sempre maggiore attenzione rivolta al tema dell’internazionalizzazione da parte dell’Unione Europa porta quindi ad ipotizzare una futura modifica della classifica riportata nella Tab. 4 e, con un atteggiamento ottimistico, a prospettare una diminuzione dell’insieme generale delle barriere all’internazionalizzazione delle PMI.

Tab. 4 - Classifica delle barriere maggiormente percepite dalle PMI

[Fonte: OECD-APEC 2007]