• Non ci sono risultati.

I tre pilastri di Basilea II?

Nel documento INDICE. Premessa CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA (pagine 83-93)

3.2 Un nuovo scenario: BASILEA 2

3.2.1 I tre pilastri di Basilea II?

Basilea II è un nuovo Accordo sui “requisiti patrimoniali” delle banche stabilito dal Comitato di Basilea77 che riunisce i rappresentanti delle Banche Centrali dei maggiori paesi. Illustra le nuove metodologie che le banche dovranno adottare per calcolare i propri requisiti patrimoniali minimi in relazione ai rischi inerenti alla loro attività. Ogni volta che una banca concede un prestito, infatti, deve accantonare una certa parte del proprio patrimonio, per far fronte alla possibilità che il prestito non sia rimborsato (rischio di credito). Le norme di Basilea prevedono che:

- ogni attività della banca comporta l'assunzione di un certo grado di rischio;

- questo rischio deve essere quantificato e supportato da capitale, definito come

“capitale di vigilanza”.

Basilea 2 si presenta (vedi grafico sotto riportato) come un insieme articolato di tre parti, i cosiddetti “Pilastri”, che riguardano, oltre ai nuovi metodi di calcolo del rischio di credito, i nuovi principi guida per la supervisione degli organi di vigilanza delle banche centrali (per l‟Italia la Banca d‟Italia) e il ricorso alla disciplina del mercato, tramite la trasparenza informativa.

77 Il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria è l‟organismo di consultazione che si riunisce periodicamente presso la Banca dei Regolamenti Internazionali con sede, appunto, a Basilea.

Fu istituito nel 1975 dai Governatori delle Banche Centrali dei paesi appartenenti al G10 con la finalità di formulare linee guida per la cooperazione internazionale in materia di vigilanza, accettate come norme vincolanti in oltre 100 paesi.

84

GRAFICO 1

1°Pilastro: Innovazione nelle regole di quantificazione dei rischi per determinare l‟adeguatezza patrimoniale. È introdotto

un requisito patrimoniale specifico a fronte del rischio operativo, a fianco del rischio di credito e di mercato, tra gli elementi base del calcolo del requisito patrimoniale complessivo. È, inoltre, richiesta una maggiore sofisticazione nelle metodologie di calcolo del rischio di credito attraverso lo sviluppo e l‟utilizzo da parte della banca di sistemi interni di rating del merito creditizio della controparte;

2°Pilastro: Definizione di nuovi principi guida per la supervisione da parte degli organi di controllo nazionali, volti ad

assicurare che gli intermediari si dotino di adeguati sistemi di misurazione e controllo dei rischi e sviluppino politiche e procedure per la valutazione dell‟adeguatezza patrimoniale;

3°Pilastro: Ricorso alla disciplina di mercato quale strumento d‟integrazione del lavoro delle autorità di Vigilanza nel garantire la solvibilità del sistema bancario attraverso l‟utilizzo di requisiti di trasparenza delle informazioni sulle condizioni di rischio e di patrimonializzazione delle singole banche.

85

Il documento di Basilea 2, emanato nel giugno del 2004, rappresenta un miglioramento rispetto al documento di Basilea 1 del 1988 (vedi Box 1). L'entrata in vigore delle regole di Basilea 2 è prevista in Europa a partire dal 2007.

Fonte Associazione Bancaria Italiana(ABI) ANNO 2006

86 3.2.2 La nuova cultura del rating per le imprese

Come già introdotto nel paragrafo precedente -in merito al 1° Pilastro di Basilea II- per valutare l‟affidabilità delle imprese (Rischio di Credito)78 ciascuna banca potrà costruire un proprio sistema di valutazione, scegliendo fra 3 metodi che variano dal più semplice al complesso e che si adattano alle dimensioni e alle capacità di gestione del rischio delle diverse banche: il metodo standard (Standardised Approach), il metodo dei rating interni (Internal Measurement Approach) di ‘base‟ e „avanzato‟79.

I rating esterni sono elaborati da agenzie internazionali come Standard&Poor's, Moody's e Fitch Ratings. Bisogna ricordare che in Europa e anche in Italia le imprese, anche in forma cooperativa, provviste di rating esterno sono pochissime, in sostanza solo le maggiori aziende. Per tutte le altre un ruolo chiave sarà svolto dai rating interni attribuiti dalle banche(vedi box sotto).

78Il rischio di credito è dato dalle seguenti componenti: probabilità di insolvenza della controparte (probability of default, PD); perdita al netto de recupero delle garanzie in caso di insolvenza della controparte (loss given default, LGD); dalla perdita inattesa a fronte della stima delle prime due componenti (unexpected loss, UL); scadenza residua al momento dell‟insolvenza (maturity, M).

RUOZI R., ZARA C. (2003), ''Il futuro del credito alle imprese. Come cambia il rapporto con le banche '', EGEA, Milano.

79 Il metodo standard è molto simile a quello utilizzato da Basilea 1. La novità principale è l‟utilizzo dei rating esterni per quelle imprese che sono state valutate da un‟agenzia specializzata.

Per le imprese che non hanno rating esterno (la grande maggioranza) il trattamento nel metodo standard rimarrà sostanzialmente invariato rispetto a Basilea 1.

Coi Metodi dei rating interni, invece, è la banca stessa ad attribuire, tramite un proprio modello di analisi (base o avanzato), un rating all‟impresa. Il rating interno esprime quindi la valutazione della banca sulla capacità dell‟impresa di ripagare il prestito ricevuto.

87

Approccio di ‘base‟ e „avanzato‟

La scelta della banca fra i vari metodi è condizionata da due fattori:

a) più i metodi sono complessi, maggiori sono gli investimenti necessari per implementarli;

b) nei metodi dei rating interni, sia base sia avanzato, la banca deve ricevere un‟autorizzazione da parte della Banca d'Italia per utilizzare il suo sistema ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali.

Il rating, dunque, è un giudizio che esprime la capacità di ripagare un prestito da parte di un'impresa. È una sorta di voto che sintetizza le informazioni quantitative e qualitative disponibili sull'impresa in relazione all'insieme delle informazioni che la banca ha a disposizione sulla totalità delle imprese clienti e sul loro

88

comportamento di rimborso nel corso del tempo. Alla fine del processo di valutazione all'impresa viene assegnata una classe di rating (vedi Box sotto).

Fonte Associazione Bancaria Italiana(ABI) ANNO 2006 su elaborazione STANDARD&POOR‟S

89

Il rating attribuito non è immutabile, ma è periodicamente controllato e aggiornato in conformità a tutte le informazioni disponibili (di norma almeno una volta l‟anno).

Il rating,quindi, rappresenta uno dei fattori chiave che determinano le condizioni del finanziamento per l‟impresa.

Appendice

.

L‟effetto del rating sulle Pmi : l‟esperienza italiana

Numerose agenzie di rating, operatori finanziari e impiegati di banche, stimano, come un fattore estremamente positivo, la diffusione questa pratica per le PMI80. La sensazione generale è che il rating per le PMI è percepito come un passo decisivo verso il miglioramento dell‟efficienza del mercato dei capitali e come un servizio utile alle imprese che molti vorrebbero vedere essere realizzato. Tuttavia, il rating per le PMI non è ancora stato considerato come un business redditizio dalle agenzie a causa di alcune peculiarità delle PMI81.

80Particolarmente interessante si è dimostrata una prima e sommaria indagine sulle risposte già pervenute all‟Associazione Torino Finanza in relazione ai questionari diffusi via l‟ACFRE. Anche se si tratta di un campione ristretto, su alcune risposte emergono delle percentuali significative che possono testimoniare di una forte percezione, da parte di imprenditori di PMI europee, dell‟utilità del rating. È soprattutto interessante notare che la maggior parte delle persone che hanno risposto dichiarano di aver emesso delle obbligazioni nel corso degli ultimi due anni, ma nessuna dichiara aver fatto ricorso al rating. Tuttavia, al contempo, in una scaletta sull‟utilità del rating che va da

“nullo; basso; medio; elevato; molto elevato” una sola risposta considera “basso” il grado di utilità del rating mentre tutte le altre risposte danno un giudizio positivo, che si divide tra “medio” e

“elevato” con una predominanza di questo ultimo giudizio.

81La prima obiezione che normalmente viene posta è che le imprese europee di piccole e medie dimensioni hanno raramente ricorso al mercato dei capitali per il loro finanziamento e quando vi ricorrono, privilegiano i mercati locali, dove l‟effetto di informazione per quello che li riguarda è maggiore. Molto rari sono i casi di PMI che ricorrono ai mercati internazionali dei capitali. In

90

L‟analisi dell‟impresa costituisce comunque il primo passo di un rating che porta alla valutazione di un‟emissione e costituisce inoltre la parte dell‟analisi avente il più grande valore aggiunto poiché deve stimare tanto l‟ambiente dell‟impresa (paese, regione, settore produttivo) quanto gli aspetti microeconomici e i dati di bilancio82. Questo tipo di rating, non ancora abbastanza apprezzato dalle agenzie, ma in fase di sviluppo dalle altre entità specializzate, può avere un ruolo molto importante anche per una piccola impresa che normalmente non emette obbligazioni. La PMI può trovare interessante di farsi attribuire un rating al fine di potere accedere più facilmente al credito sulla sua piazza o su piazze differenti.

Il vantaggio per l‟impresa consiste in migliori quotazioni bancarie, alle quali può avere accesso grazie alla valutazione espressa su di lei dall‟agenzia.

questi casi, il rating sul debito non è necessario e questa sarebbe la principale causa della sua scarsa diffusione per le PMI. “L'attività di rating nei mercati esteri e le prospettive di diffusione in Italia”, in "Zenith", BASILE, I., Bologna, 1991

82 Gli analisti tentano innanzi tutto di ricostruire l‟ambiente nel quale l‟impresa opera, raccogliendo delle informazioni di carattere sociale, culturale, politico ed economico sul paese di residenza dell‟impresa; dopo, si concentrano sulle caratteristiche del settore industriale d‟attività.

Per la valutazione del rischio paese si considera il ruolo sostenuto dall‟impresa nell‟economia nazionale e le sue prospettive economiche. L‟analisi del settore industriale risulta determinante per definire il rischio economico dell‟impresa, e in modo particolare la sua posizione all‟interno del mercato. A questo punto, si viene a considerare i fattori microeconomici: principalmente la capacità dell‟emittente di generare del liquido nel futuro in modo tale da permettergli di fare fronte alle proprie obbligazioni. Gli indici di bilancio utilizzati non sono mai gli stessi per ogni impresa, ma sono scelti ad ogni volta in funzione delle caratteristiche del settore e dell‟impresa sottomessa a valutazione. Dal punto di vista dell‟organizzazione, una grande importanza è attribuita alla struttura del gruppo al quale l‟impresa appartiene, ai sistemi di controllo di gestione ed all‟esperienza e qualità del management. Solo a questo punto gli analisti voltano la loro attenzione sulle caratteristiche dell‟emissione alla quale si dovrà assegnare il rating. Esaminano innanzi tutto le ragioni per le quali l‟impresa ha voluto o ha dovuto fare ricorso al mercato obbligazionario e, infine, le caratteristiche tecniche e legali dei titoli in questione.

91

L‟Italia è il paese europeo dove il rating è il meno diffuso. Questo perché nel nostro paese le due basi di carattere generale necessarie per la nascita e lo sviluppo dell‟attività del rating hanno fino ad ora fatto difetto:

- L‟esistenza di un mercato dei titoli obbligazionari di dimensioni importanti per il numero complessivo delle emissioni, per il numero degli emittenti e le varietà degli strumenti di investimento.

- L‟intervento dei poteri pubblici attraverso la via legislativa.

È ben noto che in Italia il mercato dei capitali è poco diversificato in termini di emittenti. Questa situazione dipende da differenti fattori. In primo luogo esistono pochi soggetti che procedono al collocamento del loro passivo finanziario. D‟altra parte, la scomparsa progressiva degli emittenti privati del settore delle obbligazioni, è stata principalmente causata, negli ultimi venti anni, dall‟emissione sul mercato di un numero molto alto di titoli pubblici, caratterizzati da un profilo di rischio/rendimento imbattibile, cioè rischio quasi nullo e alti rendimenti, rispetto a qualsiasi altro investimento finanziario83. È opportuno rilevare come tali circostanze hanno per molto diminuito, dal punto di vista degli investitori, il valore dell‟analisi e della valutazione del rischio di credito, perché la maggior parte delle attività finanziarie custodite nel portafoglio presentava un rischio minimo poiché riportate direttamente o indirettamente allo Stato. Non vi è

83 L‟incidenza delle emissioni di titoli obbligazionari non ha mai raggiunto delle quotazioni significative, fino a scendere allo 0.03% nel 1992, per poi risalire allo 0.12% nel 1993, mentre le emissioni di titoli pubblici si sono mantenute in modo costante attorno al 96% del mercato. Cf.

MONTI, E., in “Bancaria” p 26.

92

tuttavia alcun dubbio che, di fronte alle tendenze evolutive del mercato, una tale situazione sia destinata a modificarsi. La libertà di movimento internazionale dei capitali, la lenta e graduale privatizzazione dei pacchetti azionari controllati dai poteri pubblici, la riduzione auspicabile del debito pubblico, la possibilità di finanziarsi direttamente con delle obbligazioni concesse alle banche e ora anche alle autorità private, sta determinando una trasformazione del sistema finanziario che si sta lentamente allineando agli standard internazionali. Il baricentro del mercato finanziario italiano si sta lentamente spostando dalle banche agli intermediari finanziari, con l‟effetto di concedere a questi ultimi un maggior peso.

In più, durante il periodo 1991-1994, si è assistito a una grande produzione in materia di mercato dei capitali, dovuta alla richiesta di una più grande trasparenza e informazione84. Manca tuttavia un‟azione legislativa che possa aumentare la diffusione e la “cultura” del rating. In questa situazione di evoluzione generale s‟inserisce il rating per le PMI. Per questo segmento d‟imprese un importante incoraggiamento ad aver ricorso al mercato arriva dalla nuova legislazione L.

43/1994 sulle cambiali finanziarie (forma d‟indebitamento a breve termine con assegni a scadenza 3-12 mesi e con un taglio minimo di 100 milioni) che ha permesso a delle società, quotate o no, di raccogliere delle risorse a breve

84Ricordiamo che le principali leggi in materia durante il periodo 1991-1994 sono: L. 1/1991 sui SIM; L. 157/1991 sull'Insider Trading; L. 421/1992 sui fondi pensione; L. 43/1994 sui commercial paper ed i certificati di investimento; L. 86/1994 sui fondi mobiliari; D.L. 357/1994 con degli incoraggiamenti all'investimento azionario ed alla quotazione in borsa; Delibera CIRC sul le D.L.

385/1993 che permette agli operatori bancari di emettere delle obbligazioni convertibili. La maggior parte di queste leggi sono state adottate dopo delle direttive comunitarie.

93

scadenza sul mercato85. In ultima analisi questi interventi dovrebbero aumentare la possibilità di fare ricorso al mercato delle PMI permettendo loro di raccogliere dei fondi a un costo inferiore rispetto all‟indebitamento bancario.

Questa evoluzione potrebbe portare le autorità di sorveglianza a richiedere la valutazione del credito da parte di agenzie specializzate, in modo che alcune emissioni possano essere piazzate tra il pubblico o essere detenute da degli investitori istituzionali.

È sulla base di queste considerazioni di mercato che nasce Italrating, una nuova agenzia di rating come testimonianza dell‟evoluzione che sta subendo il mercato italiano e delle prospettive che si aprono per le agenzie86.

Nel documento INDICE. Premessa CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA (pagine 83-93)