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2.2. Idrogeologia

2.2.2. Bassa Pianura friulana

Dall’Alta Pianura, procedendo verso meridione si nota un calo progressivo di granulometria, permeabilità e spessore dei potenti livelli grossolani caratteristici dell’Alta Pianura; questi vengono eteropicamente e progressivamente sostituiti da corpi sedimentari sabbioso-ghiaiosi [sede di acquiferi] in strati suborizzontali e digitati, alternati a livelli limoso-argillosi a ridotta permeabilità [sede di acquicludi e acquitardi], progressivamente più potenti.

Questo genera a valle della linea delle risorgive un complesso sistema multi acquifero sovrapposto, le cui acque derivano dalla differenziazione in più livelli acquiferi della falda freatica caratteristica dell’Alta Pianura. Anche nella Bassa Pianura, a scarsa profondità dal piano di campagna si rinviene una modesta e discontinua falda freatica sospesa.

La Bassa Pianura in destra Tagliamento è caratterizzata da depositi fini (sabbioso-limosi) che divengono decisamente prevalenti su poco potenti depositi ghiaioso-sabbiosi, sempre più fini per granulometrie e spessore verso meridione. Sequenze marcatamente sabbiose sono frequenti fino a profondità superiori a 500 metri nella zona a sud di Pordenone.

I depositi di quest’area della pianura sono sia di origine fluvioglaciale che marina, lagunare e palustre, in risposta alle variazioni eustatiche causate dalla fase glaciale wurmiana (bibliografia).

In sinistra Tagliamento, i materiali presentano, tanto orizzontalmente quanto verticalmente, una forte diminuzione della frazione grossolana e sono caratterizzati da spessi depositi misti argilloso-limosi, talora organici, variamente intercalati a sottili orizzonti sabbiosi-ghiaiosi. Verso meridione scompaiono i depositi debolmente cementati. Nella zona di Latisana, Palazzolo dello Stella, Precenicco, i terreni risultano prettamente argilloso-limosi, con rare intercalazioni di orizzonti sabbiosi e ghiaiosi, che diventano, procedendo verso oriente, localmente più grossolani, anche per la presenza di livelli ghiaiosi dovuti alla dispersione delle antiche alluvioni dell'Isonzo e del Natisone: il paleoalveo dell'Isonzo risulta essersi, nel suo ultimo tratto in pianura, inizialmente impostato più a ovest del tratto attuale, tanto da sfociare in prossimità della zona di Belvedere e Grado.

L'area lagunare e perilagunare rappresentano l'estremità orientale del grande sistema deltizio che si sviluppa con continuità da Ravenna alla foce dell’Isonzo. Il sistema si sarebbe formato in epoche posteriori a 4000-5000 anni fa, in seguito alla trasgressione post-wurmiana. Nel caso specifico della laguna di Grado, Marano e Caorle, è probabile che essa si sia formata per la concomitanza di tre fattori principali: la trasgressione marina, il progressivo avanzamento verso mare degli apparati deltizi dei fiumi locali, Tagliamento ed Isonzo in particolar modo, e la subsidenza per compattazione per diagenesi dei materiali fini. Se si escludono alcune zone della laguna caratterizzate da sedimenti sabbiosi, i terreni lagunari e perilagunari sono in genere costituiti da depositi limoso-argillosi, talora solo debolmente sabbiosi; frequenti sono anche gli episodi torbosi, spesso comunque di modesto spessore.

Nelle porzioni sabbiose e/o più permeabili presenti a diverse profondità nel sottosuolo della Bassa Pianura, si trovano numerosi sistemi di acquiferi sovrapposti, caratterizzati da diversi gradi di artesianità in risposta ai diversi orizzonti argillosi che li confinano e separano

verticalmente. Le acque che vi circolano presentano spesso superficie piezometrica al di sopra del piano di campagna (acque risalienti o zampillanti) e direzione di deflusso media approssimativamente da Nord a Sud.

La successione idrostratigrafica-tipo è data dunque da una serie di acquiferi ed acquitardi-acquicludi, che sono stati studiati nel corso di diversi decenni di studi che ne hanno permesso la definizione di un modello idrogeologico generale. Recentemente (Cucchi et al., 2002; Granati et al., 2000; Martelli et al., 2004, Martelli et Al., 2007) questo modello è stato revisionato anche nell’ambito delle diverse convenzioni finanziate dalla Direzione Centrale Ambiente e Lavori Pubblici regionale. Tuttavia, poiché rispetto all’elevato numero complessivo di pozzi per acqua esistenti, il numero di litostratigrafie di pozzo esistenti è decisamente limitato, la ricostruzione della struttura idrogeologica del sottosuolo risulta piuttosto difficoltosa, anche alla luce dell’inevitabile grado di imprecisione delle stratigrafie stesse (non tarate da opportuni controlli biostratigrafici e sedimentologici).

Sulla base di numerosi profili geologici realizzati e della distribuzione della profondità di captazione dei pozzi sono stati individuati entro i primi 600 m di profondità circa, dieci sistemi di acquiferi confinati di importanza regionale, non sempre continui e omogenei lateralmente e le cui relazioni laterali e verticali sono ancora difficilmente sintetizzabili.

 Acquifero semi – confinato / freatico: è presente a partire da 10 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 20-25 m; questo acquifero, generalmente continuo, è eteropico alle ghiaie della zona settentrionale ed è prevalentemente costituito da depositi sabbiosi. Questa falda è caratterizzata dall’assenza di artesianità dei pozzi (non presenta infatti prevalenza rispetto al piano campagna) e da valori di temperature ridotte –sempre al di sotto dei 20°C-, prossime a quelli di temperatura media dell’aria.

 1° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 30-40 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 50-55 m; questo acquifero, spesso discontinuo ed in chiusura verso meridione, è prevalentemente costituito da depositi sabbiosi. La falda, a limitata prevalenza rispetto al piano campagna (inferiore a 2m), è caratterizzata da modesti valori di temperatura sempre inferiori a 20°C.

 2° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 60-70 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 80-90 m; questo acquifero, spesso discontinuo soprattutto in senso E-W, è costituito da depositi sabbiosi. La falda, a limitata prevalenza rispetto al piano campagna (generalmente compresa tra 0 e 1 m), è caratterizzata da valori di temperatura di poco superiori a quelli della temperatura media dell’aria al di sotto dei 20°C.

 3° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 110-120 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 130-135 m; questo acquifero, generalmente discontinuo e interdigitato in almeno due livelli (sistemi “B”-“C”) non sempre facilmente riconoscibili, è costituito da depositi sabbiosi. I livelli di falda, a prevalenza rispetto al piano campagna generalmente superiore ai 2 m, è caratterizzata da valori di temperatura di poco superiori a quelli della temperatura media dell’aria ma ancora al di sotto dei 20°C.

 4° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 150-160 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 220-240 m; questi livelli acquiferi (sistemi

“D”-“E”), prevalentemente costituito da depositi sabbiosi, sono generalmente continui e presentano nette eteropie con le ghiaie dei settori più settentrionali. La falda, interessata da numerosi pozzi e sfruttata da parecchi anni, presenta una modesta prevalenza rispetto al piano campagna in aumento verso Latisana (compresa tra 0 e 1 m e fino a 7) e risente dell’effetto dell’anomalia termica con temperature generalmente comprese tra 15 e 20°C e valori superiori ai 25 °C in coincidenza con i settori maggiormente geotermici.

 5° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 240-250 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 290-300 m; questo sistema si sviluppa in livelli sabbioso-ghiaosi (sistemi “F”-“G”), verso settentrione eteropici a ghiaie, generalmente continui. La falda presenta una prevalenza elevata rispetto al piano campagna in aumento verso occidente (compresa tra 0 e 1 m e fino a 7) e, similmente alla 5°falda, risente dell’effetto dell’anomalia termica con temperature generalmente comprese tra 15 e 20°C e valori superiori ai 25 °C in coincidenza con i settori maggiormente geotermici.

 6° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 300-310 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 350-380 m; è prevalentemente sabbioso e continuo su tutta l’area (sistema “H”). La falda presenta una prevalenza elevata rispetto al piano campagna presso Latisana e risulta risentire dell’anomalia termica presentando valori di temperatura anche superiori a 25 °C in coincidenza dell’area termale.

 7° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 400-410 m di profondità dal piano di campagna fino alla profondità di 460 m; questo acquifero, prevalentemente sabbioso, è spesso difficilmente correlabile lateralmente (sistema “I”). La falda presenta una prevalenza massima di circa 10 m rispetto al piano campagna presso Latisana e risulta risentire dell’anomalia termica presentando valori di temperatura anche superiori a 45 °C.

 8° sistema acquifero confinato: è presente a partire da 480-490 m di profondità dal piano di campagna (sistema “L”), mentre il letto e l’estensione dell’acquifero, sabbioso-ghiaioso e debolmente cementato, sono spesso difficilmente determinabili dato l’esiguo numero di pozzi che raggiungono tale profondità. La falda, caratterizzata da un certo contenuto in sali, presenta una prevalenza di circa 20 m rispetto al piano campagna in rapido calo presso l’alto geotermico, in relazione allo sfruttamento della stessa falda; è caratterizzata da una spiccata termalità con temperature che raggiungono valori prossimi ai 50°C in corrispondenza dell’alto geotermico.

 9° sistema acquifero confinato: dato l’insufficiente numero di stratigrafie disponibili non è possibile determinare tetto, letto e continuità laterale di questo acquifero – che si sviluppa in sabbie e ghiaie cementate e arenarie fratturate - profondo (sistema “M”), che dovrebbe essere situato intorno ai 600 m di profondità. La falda presenta una prevalenza elevata generalmente di circa 15m rispetto al piano campagna localmente inferiore per effetto dello sfruttamento delle acque di falda; questa ultima è caratterizzata da un contenuto salino piuttosto alto e da spiccata termalità, con temperature superiori ai 30°C che raggiungono valori prossimi ai 45°C in corrispondenza dell’alto geotermico.

Le prime 8 falde sono contenute in acquiferi sedimentari quaternari, mentre i rimanenti apparterrebbero alle coperture sedimentarie terziarie, presumibilmente molassa miocenica, nei

settori più occidentali, e al flysch paleogenico, nei settori orientali. Questo schema, apparentemente semplice, si riferisce ad una situazione regionale a grande scala che a livello locale è caratterizzata da una maggiore complessità dovuta alla notevole eteropia di facies ed alla particolare strutturazione del substrato prequaternario.

Un ultimo acquifero profondo (di cui erano disponibili solo poche informazioni desunte dai pozzi profondi ENI) si rinviene all’interno del substrato carbonatico sepolto che costituisce un vero e proprio reservoir geotermico (vedasi paragrafo successivo).