3.2. Delimitazione spaziale delle aree termicamente anomale
3.2.2. Le mappe tracciate
Le mappe elaborate per questa fase di lavoro sono presentate nella Tavola in allegato.
Sistema “E”
Questo sistema di acquiferi interessa un intervallo ghiaioso, debolmente sabbioso, o limoso (verso Sud), più ghiaioso verso Nord. La profondità del tetto degli acquiferi “E” è inferiore a 180 m ai margini N ed E ed in zona Latisana ; localmente le profondità sono comprese fra 180 e 190 m.
La falda “E” raggiunge e supera la temperatura di 25 °C (massima 29 °C) nella zona di Val Noghera-Morgo (Laguna di Grado e Marano), a profondità attorno ai 175 m. La falda si trova grossomodo alle stesse temperature della sottostante falda “F”, suggerendo ipotesi di intercomunicazioni verticali fra questi due acquiferi tramite fratture o variazioni di permeabilità, e questo probabilmente anche con i livelli permeabili più profondi.
Sistema “F”
Il sistema interessa un insieme di livelli acquiferi eterogenei (sabbiosi, sabbioso cementati e ghiaiosi) intercalati da sottili stratificazioni di limi e argille e spesso interdigitati. La profondità del tetto del sistema è a circa 250 m dal piano campagna lungo fasce comprese fra il fiume Tagliamento e il fiume Stella, mentre a circa 230 m verso Grado e la foce dell’Isonzo. Questo sistema di acquiferi supera le temperature di 25 °C (25-34 °C) nel settore della Laguna di Grado e Marano (Val Noghera e Morgo), a profondità di circa 225 m.
Sistema “G”
Questo sistema interessa intervalli sabbiosi, talvolta debolmente ghiaiosi o con sabbie cementate, localmente molto eterogenei per spessori e granulometria. Il livello “G” si trova con il suo tetto a circa 230 m dal piano campagna nei settori orientali, dalla Laguna di Grado - Marano verso Ovest il tetto si approfondisce fino a 240 m e raggiunge i 290 m nel Settore Tagliamento – Stella.
La temperatura del sistema supera i 25°C (da 29 fino a 35 °C) nella zona Morgo – Val Noghera, a profondità di circa 245 m. La temperatura è prossima a 25 °C, o poco superiore, anche fra Marano e Latisana - Isola Picchi.
Sistema “H”
Il sistema degli acquiferi “H” è posto al di sotto di un acquitardo argilloso-limoso molto potente, e interessa intervalli compositi ed interdigitati con sabbie, sabbie ghiaiose, talvolta cementate o debolmente sabbiosi; si tratta di intervalli prossimi alla base del Quaternario e del Pliocene nella zona di Val Noghera. Si trova a profondità di 320-330 m dal piano campagna nelle lagune del Settore Centrale e circa a 400 m a Nord di Latisana.
La temperatura del sistema di acquiferi supera, sulla gran parte dell’area esaminata, i 25 °C (fra 30 e 35 °C nell’area fra Latisana e Precenicco).
Questo è il primo sistema di acquiferi che risente regionalmente dell’effetto del riscaldamento ad opera dell’alto strutturale della piattaforma, perché questo è anche l’acquifero composito ma intercomunicante, che copre gran parte dell’area. Ciò conferma l’importanza paleogeografia regionale di questo evento deposizionale. Si sono osservati più di 35 °C per le acque in corrispondenza dell’alto strutturale di Cesarolo - Precenicco – Aprilia Marittima. Si superano i 35 °C anche in Val Noghera – Morgo.
Sistema “I” + “L”
I due acquiferi “I” ed “L” interessano livelli debolmente cementati delle Molasse mioceniche, si tratta di due livelli permeabili per fratturazione. La distribuzione areale di questi acquiferi nel Settore Centrale è poco nota, mancando un numero sufficiente di pozzi di adeguata profondità; tuttavia, è stata valutata una profondità di circa 450 fino a 470 m nella zona di S. Giorgio di Nogaro e di Lignano,ed oltre presso Pertegada – Canedo – Precenicco.
L’acquifero “L” è localizzato in un intervallo di sabbie cementate del Tortoniano, ha il tetto a profondità superiori a 500 m. Le temperature in questi acquiferi superano i 30 °C, fino a più di 40 °C nella zona di Pertegada – Isola Picchi – Aprilia Marittima. L’andamento delle temperature superiori a 35 °C sembra conforme all’assetto della struttura della piattaforma dei carbonati mesozoici nella stessa area. Temperature comprese fra 25 e 30 °C molto probabilmente interessano le zone marginali di questi sistemi permeabili, almeno per una fascia larga qualche km e allungata conformemente alle strutturazioni del tetto dei carbonati, ma non sono state riconosciute dai pozzi disponibili. Da questo sistema emungono i pozzi delle Terme di Bilione.
Sistema “M”
L’acquifero “M” è costituito da intervalli arenacei entro il Miocene Superiore, probabilmente interessati anche da possibili sistemi di fatture. Questa ipotesi è supportata sia dai risultati delle analisi geochimiche che evidenziano un limitato contributo di origine profonda, che dal modesto livello di sismicità attuale dell’area litorale da Caorle alla foce del Tagliamento. La delimitazione del sistema acquifero mediante la stima della sua estensione areale e della profondità del suo tetto risulta pertanto scarsamente significativa. E’ ragionevole supporre comunque che tale acquifero (ancora ad acqua dolce) si possa sviluppare soprattutto entro le molasse mioceniche più permeabili, sia verso l’area sud-alpina a Nord, sia verso il Bacino Bellunese. L’alimentazione prevalente, infatti, è da ritenersi ancora da Nord.
Nell’area veneto-orientale, sulla destra Tagliamento, il tetto di questo sistema può essere indicativamente posto a profondità superiori a 590 m. La temperatura misurata nel pozzo Cesarolo 1 è di circa 50 °C . Nella zona di Lignano Pineta (siamo al margine della piattaforma carbonatica), esso presenta temperature relativamente basse, dell’ordine dei 30 °C ed anche basse permeabilità. Comunque, visti i pochissimi pozzi che possono averlo raggiunto e le grandi incertezze sull’estensione, termabilità e spessori di questo acquifero, i dati qui evidenziati non sono stati riportati in alcuna mappa.
4. Modellizzazione 3D degli acquiferi subsuperficiali e
profondi
La convenzione di ricerca per lo “Studio sugli acquiferi regionali finalizzato anche alla
definizione di linee guida per il corretto e compatibile utilizzo delle loro acque” [Progetto 3]
promossa dal Servizio Idraulica della RA - FVG e commissionata al DISGAM ed al DICA prevedeva, tra i diversi argomenti programmati, alcune attività di analisi ed accorpamento delle banche dati provenienti dalle strutture e dagli uffici pubblici variamente dislocati sul territorio regionale. Le banche dati (informatizzate e non) riguardavano le informazioni relative Reti di
monitoraggio quantitativo e qualitativo e ai dati ricavati dal censimento delle utilizzazioni e
delle derivazioni delle acque.
In particolare anche nell’ambito delle attività di dottorato sono stati consultati gli archivi informatici -database organizzati e compilati da servizi ed uffici regionali- seguenti:
Perforazioni Dati Pozzi Dati piezometrici
Denunce pozzi
Pozzi comune di Udine Geotermia.
Lo scopo dell’omogeneizzazione era quello di creare un’unica banca dati regionale che definisse lo stato presente relativo allo sfruttamento delle risorse e ne raccogliesse tutti i dati tecnici, le informazioni accessorie ed il materiale esistente. Nell’ambito di questo progetto si prevedeva, in particolare, l’esame spaziale integrato e l’omogeneizzazione di litostratigrafie relative a diverse centinaia di pozzi perforati tra Alta e Bassa Pianura Friulana (e intercettanti sia gli acquiferi sub superficiali che quelli profondi). L’analisi delle litostratigrafie era finalizzata alla successiva ricostruzione delle geometrie laterali e verticali esistenti tra i diversi sistemi di acquiferi presenti.
Poiché questo tipo di analisi spaziale di dati di pozzo risultava in logica prosecuzione con le attività di dottorato svolte in concomitanza al Progetto 1 per le aree termicamente anomale (discusse nel capitolo precedente) è stata avviata una collaborazione diretta con il DISGAM al fine di aggiornare il modello idrostratigrafico sotterraneo. Questa collaborazione al contempo dava la possibilità di ampliare verso settentrione l’areale di studio e di annettere alle ricerche anche gli acquiferi meno profondi, non interessati da alcuna anomalia geotermica o chimica.
Inoltre, considerato il gran numero di dati resi disponibili dal Progetto 3 per la Bassa Pianura friulana, si è deciso di sperimentare un metodo numerico di modellizzazione degli acquiferi, basato sull’analisi geostatistica dei dati di pozzo. L’applicazione di queste metodologie avrebbe permesso di disporre di nuovi dati, osservazioni ed elaborati, e di evidenziare al contempo analogie e discrepanze con quanto ottenuto nell’ambito della delimitazione spaziale delle aree geotermiche. Inoltre, una volta definito un modello numerico 3D rappresentativo del sottosuolo indagato, è possibile ricavarne numerose sezioni esplicative di correlazione di pozzi e mappe bidimensionali relative alle superfici interpolate rappresentanti spessori, profondità del tetto, limiti areali ed estensione spaziale dei sistemi di acquiferi.
Nell’ambito della tesi di dottorato, ed in concomitanza al Progetto 3, si è contribuito alla realizzazione di un distinto database delle litostratigrafie dei pozzi per acqua perforati nella Pianura Friulana (Alta e Bassa), che ha integrato oltre 1800 litostratigrafie assieme ad altri dati accessori; questo database omogeneizzato è stato successivamente assorbito al database regionale dei punti di prelievo. Per le attività di dottorato, inoltre, a partire dall’analisi del database delle litostratigrafie sono stati programmati ed ultimati:
l’elaborazione numerica delle superfici 3D delimitanti i principali sistemi di acquiferi confinati (grid files) e delle relative mappe (isobate del tetto e isopache), mediante l’applicazione di diverse metodologie statistiche e l’analisi preventiva dei variogrammi sperimentali;
la descrizione e l’aggiornamento del modello idrogeologico ottenuto, previa validazione con le sezioni sismiche e le mappe delle isobate di Base del Quaternario e
Tetto del basamento carbonatico revisionate dal DICA nel corso del Progetto 3.
L’attività di ricerca è stata avviata con l’ausilio dei softwares commerciali Surfer e
Rockworks, con i quali si è effettuata l’analisi del variogramma sperimentale e la scelta di quello
teorico; i dati di pozzo sono stati invece organizzati in una banca dati informatizzata ed analizzata spazialmente mediante Rockworks.
La descrizione dei metodi di calcolo adottati e dei principali risultati ottenuti è stata presentata anche nella Relazione – Fase 2B redatta nell’ambito del Progetto 3 e discussa in occasione del Congresso FIST 2009 (Calligaris et al, 2009).
A fine capitolo vengono brevemente richiamate alcune criticità e problemi evidenziati dalla metodologia adottata.