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5.2. La litostratigrafia di pozzo

5.2.3. Carote prelevate

Le carote di fondo sono state prelevate nel solo basamento carbonatico in corrispondenza di un intervallo significativo ed a fondo pozzo da una ditta specializzata (Cor.Pro.Italia s.r.l.) mediante l’utilizzo di un carotiere doppio caratterizzato da:

 assemblaggio di vari componenti per lunghezza complessiva di 7.47 m  fustella interna in alluminio

 corona diamantata tipo MCT443 di 37 cm di lunghezza e diametro di 8”½.

Figura 5-16. Schema di assemblaggio del carotiere adottato.

Core- 1 (791-797 m T.R.)

La prima carota è stata prelevata dopo la prima significativa perdita di circolazione registrata intorno ai 737 m ed è stata carotata tra 791.0 e 797.0 m di profondità. A seguito dell’assemblaggio del carotiere e della sua discesa in foro, ad una profondità approssimativa di 780 m T.R., è stata riscontrata una certa resistenza relazionata alla presenza a fondo foro di una decina di metri di cuttings e detriti non risaliti in superficie a causa dell’alleggerimento dei fanghi di circolazione, reso necessario per bilanciare i fluidi di strato. Si è provveduto pertanto ad una circolazione protratta al fine di eliminare questi residui solidi prima di procedere al vero e proprio carotaggio.

Il pozzo esplorativo Grado-1 137

L’avanzamento del carotiere (coring) è stato caratterizzato da parametri tecnici di perforazione nel complesso piuttosto costanti, indicando caratteristiche fisiche e litologiche dell’ammasso roccioso carotato omogenee (ad esempio coppia torcente stabile intorno a 100 kg*m); tuttavia, per alcuni brevi momenti sono state rilevate variazioni di coppia torcente molto repentine ed intense (variabile tra 40-160 kg*m): anche con il supporto dei dati geofisici di pozzo queste ultime sono state messe in relazione a diverse discontinuità tettoniche presenti nell’ammasso roccioso. La carota recuperata, lunga 2.9 m, è stata suddivisa in 3 spezzoni a intervalli regolari di 1 m:

- Core-1 A: 791.0 – 792.0 - Core-1 B: 792.0 - 793.0 - Core-1 C: 793.0 – 793.9

opportunamente chiuse con tappi di plastica; su ogni spezzone sono stati chiaramente indicati Top e Bottom, nonché le profondità di riferimento.

Figura 5-17. Campione proveniente dal Top della Carota-1: è evidente la forma conica lasciata dallo scalpello.

Core 1 corrisponde, presumibilmente, all’intervallo compreso tra 791.0 e 793.9 m, come testimoniato anche dalla presenza, nel top della carota, della forma conica lasciata dallo scalpello in perforazione e dai segni degli inserti sulla superficie della roccia. In questo intervallo la carota ha campionato calcareniti bioclastiche, ricche in foraminiferi, gasteropodi, alghe calcaree, lamellibranchi, a stratificazione poco evidente, con giunti di strato frequentemente stilolitizzati, talvolta caratterizzati dalla presenza di solfuri (pirite) e residui bituminosi secchi. Risultano ben visibili macroforaminiferi centimetrici riconducibili ad Alveolinidae e Nummulitidae, che hanno permesso in cantiere di attribuire alla formazione una età indicativamente Paleogenica.

Core-2 (1103-1105 m T.R.)

La seconda carota (Core-2, profondità carotata da 1103.0 a 1105.4 m) è stata prelevata al raggiungimento del fondo pozzo a 1103 m dalla Tavola Rotary mediante perforazione con bit 8" ½. Durante le ultime fasi di perforazione, erano state riscontrate variazioni repentine nella velocità di avanzamento dello scalpello e nei valori di coppia torcente, nonché nel movimento della batteria di perforazione, che avevano portato ad ipotizzare la presenza di un intervallo a fondo foro fratturato e/o incarsito.

Figura 5-18. Insieme dei campioni recuperati in superficie durante il secondo carotaggio.

Questa risposta strumentale è stata confermata

anche durante il carotaggio. A seguito

dell’assemblaggio del carotiere e della sua discesa in foro, dato quanto riscontrato durante le fasi

preliminari di carotaggio della prima carota, si è provveduto ad effettuare una pulizia del foro mediante circolazione protratta.

Durante il coring, dopo aver misurato variazioni contenute di coppia torcente intorno a 100-120 kg*m (lungo un tratto di circa 0.5 m) indicatrici di un ammasso roccioso complessivamente omogeneo ed alcune variazioni relazionabili alle discontinuità presenti, sono stati riscontrati valori eccessivamente fissi di coppia torcente (costante a 100 kg*m) e velocità di avanzamento (molto lenta: di circa 30 cm/h) che lasciavano supporre una problematica di coring a fondo foro. Al sollevamento della batteria e del carotiere, è stato effettivamente riscontrato l’incastro nel core-catcher di un campione che ha impedito il recupero del materiale sottostante.

Complessivamente il carotiere è avanzato di 2.4 m (intervallo 1103.0 - 1105.4 m) in 04.27 ore. Data la scarsità di campioni recuperati (lunghezza complessiva circa a 20 cm), è probabile che buona parte del tratto carotato sia stata distrutta dalla corona tagliente. Il posizionamento verticale dei campioni ottenuti risulta molto incerto, anche se è possibile ipotizzare, presumibilmente, un intervallo di provenienza intorno a 1103 m. Date le pessime condizioni del materiale recuperato i frammenti di roccia sono stati numerati e riposti in un sacchetto chiuso, anziché nella fustella in alluminio.

La carota-2 ha campionato calcari micritici chiari-biancastri, risultati privi di frammenti bioclastici (dalle sole osservazioni macroscopiche), interessati da notevoli giunti di fratturazione, riempiti di cemento spiritico e beanti, nonché alcune superfici stilolitiche , lievemente bituminose (vedi fotografie di dettaglio seguenti).

A causa della reciproca abrasione e sfregamento subito dai diversi frammenti progressivamente campionati durante l’operazione di carotaggio, causati dall’incastro di un elemento roccioso nel core-catcher, i campioni si presentano di aspetto tondeggiante e sono caratterizzati da una superficie liscia: non devono, tuttavia, essere interpretati come evidenze della presenza di brecce o conglomerati da crollo in strutture da incarsimento, seppur queste ultime siano state effettivamente riscontrate dai logs geofisici e risultino ben evidenti dal log di imaging.

Date le ridotte dimensioni dei campioni recuperati in superficie con il secondo carotaggio causate dalle particolari condizioni geologiche (estremo grado di fratturazione della roccia) e l’importanza di ottenere un campione sufficientemente significativo da fondo foro, si è richiesto un terzo carotaggio nel tratto immediatamente successivo, come previsto da capitolato.

Core-3 (1105-1110 m T.R.)

Con il terzo carotaggio (Core-3 prelevata nel tratto compreso tra 1105.4 e 1109.6 m) è stata raggiunta la massima profondità del pozzo.

Durante il coring i parametri tecnici di perforazione sono risultati nel complesso piuttosto costanti, con variazioni di coppia torcente contenute (stabile tra 100-120 kg*m), anche se sono stati rilevati locali e rapidi picchi di coppia torcente fino a 140-180 kg*m: questi hanno reso manifesta la condizione estremamente fratturata della roccia a fondo pozzo. Mediante un controllo accurato del carico al carotiere, sono state mantenute velocità di avanzamento moderate, al fine di limitare quanto possibile i disturbi alla carota. Complessivamente il carotiere è avanzato di 4 m (intervallo 1105.4 e 1109.6 m) in 06.53 ore.

Il pozzo esplorativo Grado-1 139

Nonostante la roccia di fondo foro fosse notevolmente fratturata e tettonizzata, il terzo carotaggio ha fornito un campione significativo nonostante la sua lunghezza sia risultata di 0.71 m e pertanto non abbia raggiunto i 3 metri previsti da capitolato. Il posizionamento verticale dei campioni ottenuti è riconducibile, presumibilmente, all’intervallo di profondità compreso tra 1105.4 e 1106.2 m circa. La carota-3 è stata riposta in fustella di alluminio di 1 m circa, denominata Core-3, opportunamente chiusa e sulla quale sono stati indicati profondità di riferimento, Top e Bottom.

La terza carota ha campionato calcari micritici chiari-nocciola omogenei, a tessitura fangosostenuta con granuli non visibili a scala macroscopica (da mudstone a wackestone); sono presenti rari bioclasti, dati da sottili gusci di lamellibranchi, la cui disposizione organizzata permette di individuare la stratificazione, altrimenti non visibile. I campioni sono caratterizzati dalla presenza di numerose superfici stilolitiche ed un reticolo di giunti di fratturazione con spaziatura di ordine centimetrico: questi risultano in parte cementati da calcite spatica ed in parte beanti ed interessati da mineralizzazioni. In essi sono inoltre presenti residui bituminosi e tracce di minerali argillosi, presumibilmente legati all’intenso grado di carsificazione riscontrato dai logs geofisici di pozzo.

La totale assenza dei foraminiferi caratterizzanti la Core-1 (attribuiti al Paleogene), unita alle notevoli variazioni nelle caratteristiche fisiche dell’ammasso roccioso hanno permesso di ipotizzare già in cantiere un’età della formazione presumibilmente Cretacica.