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Le uniche indicazioni relative al patrimonio librario a disposizione di Eugippio le ricaviamo ancora una volta dai suoi stessi scritti. Nella epistola prefatoria agli Excerpta ex operibus sancti Augustini l’autore si rivolge alla nobile Proba interrogandosi sull’eventuale disponibilità dell’intera opera di Agostino1. Le recenti ricerche hanno cercato di stabilire effettivamente quali fossero le risorse della nobile donna o del suo entourage e se Eugippio si fosse servito soltanto di questa proprietà come fonte esclusiva.

Con l’ausilio di indagini paleografiche si è verificata la ricorrenza di segni convenzionali nella punteggiatura, nelle citazioni e nelle abbreviazioni dei nomina sacra, prodotti nei manoscritti in semi-onciale tra IV e VI secolo, relativi alla prima letteratura patristica. In un’analisi della circolazione libraria degli scrittoria posti sotto l’influenza di Rufino di Aquileia (345 ca.-411) emergono in modo definito alcune caratteristiche distintive dei primi manoscritti latini, che dimostrano contatti tra aree geografiche lontane, Africa, Campania, Roma e nord Italia2. È ipotizzabile che il centro monastico guidato da Eugippio e il circolo aristocratico romano, con cui mantiene fitti contatti, siano al centro di una simile rete di produzione e circolazione libraria.

È già stato svolto anche un esame filologico dei manoscritti attribuibili al monastero di San Severino in Napoli, in particolare sulla base delle note a margine3.

Eugippio è stato probabilmente il primo editore del De Genesi ad litteram di Agostino, circa nel 500 avrebbe infatti suddiviso tale testo in capitoli, provvedendo per ciascuno a una intestazione. Le glosse a quest’opera, riportate nell’esemplare romano Sess. 13 (E), rimandano a una provenienza dal cenobio napoletano4. Il De Genesi è parte costituente degli Excerpta di Eugippio, quanto il De

ciuitate Dei, il De trinitate, le Quaestiones in Heptateuchum e il De doctrina christiana; tutti testi di

cui è sicuramente fornita la biblioteca del monastero che dirige.

Indizio probante riguardo alle Quaestiones in Heptateuchum è il ritrovamento di un manoscritto del tardo VIII secolo (Par. Lat. 12168): in una glossa si riporta infatti l’espressione ab hinc scribendum, a fianco si trova la parte di testo da cui in effetti inizia la selezione di Eugippio per la raccolta dei suoi estratti.

Al IX secolo risale anche una copia delle epistole di Agostino, con segnalazione a margine: justa

mendosum exemplar in Seuerinae.

Per la redazione di una regola monastica, documentata anche nel caso di Eugippio, l’opera di primaria importanza rimane la Bibbia e in effetti tra i manoscritti più celebri realizzati nello scrittorio di San Severino si annovera il Vangelo di Echternach (ms. Par. Lat. 9389), che riporta in sottoscrizione l’affermazione secundum codicem de biblioteca eugipi proespiteri quem fuerunt

fuisse sancti Hieronimi, copia dell’VIII secolo da un originale databile all’anno 5585.

La comunità monastica di Eugippio partecipa certamente alla diffusione delle traduzioni di Rufino, la scoperta di un manoscritto in semi-onciale del VI secolo che riproduce il testo degli Excerpta

1

Ed. principale di riferimento per gli Excerpta: Knöll in CSEL IX, 1, Vienna 1885. Eug. ep. ad Probam 1 (PL LXII, col. 559): […] bibliothecae uestrae copia multiplex integra de quibus pauca decerpsi contineat opera.

2

Cfr. Hammond Bammel 1978:366-91;1979:430-62;1984:347-93.

3

Cfr. Gorman 1980a:7-49;1980b:88-104;1982:7-32/ 229-65;1984:71-7. L’attribuzione dei mss. non si deve comunque ritenere esclusiva del monastero di San Severino, Gregorio Magno documenta numerosi monasteri esistenti nell’area, comunque vincolati gli uni agli altri – cfr. Greg. I reg.epp. I,23

4

La stessa strutturazione dell’opera si ritrova nei mss. Par. Lat. 2112 (Z) del IX sec., Par. Lat. 2706 (P) degli inizi dell’VIII secolo e copiato in area francese orientale , Par. Lat. 1572 derivante dal precedente e appartenente all’inizio del IX secolo, Par. Lat. 1804 (R) copiato nel sud della Francia ancora nel IX secolo e il Novara 83 (N) proveniente dal nord Italia a metà del IX secolo.

5

(Vat. Lat. 3375) è indicativa in questo senso, il codice riporta i tratti distintivi delle abbreviazioni di Rufino. Inoltre è accertata l’esistenza nel cenobio di Eugippio di una copia della traduzione del De

Principiis di Origene, con indicazione del proprietario, un certo diacono Donato6, che sostiene di

aver letto l’opera presso Lucullanum nel 561. Lo stesso Donato fornisce un altro elemento comprovante la consistenza della biblioteca a disposizione di Eugippio, nel 570 annota con formula pari alla precedente una copia dei commentari dell’Ambrosiaster7.

Sempre con riferimento all’operato di Rufino si deve considerare che la Regula Eugippii presenta estratti dalla traduzione della regola di Basilio e nella prefazione alla stessa si menziona la provenienza originaria del manoscritto dalla comunità di Pinetum8, un centro non distante da

Lucullanum. Dallo stesso codice proviene una traduzione delle Sententiae di Evagrio.

Nella regola elaborata da Eugippio si cita anche l’Enchiridion (reg. 28,76) di Sesto9, tradotto da Rufino per gli aristocratici romani Avita e Aproniano10, un’opera quasi sicuramente appartenuta alla biblioteca di Proba.

Tra gli scambi con il circolo di intellettuali con cui il discepolo di Severino si mantiene in contatto non devono mancare opere di letteratura profana, infatti negli Excerpta troviamo citazioni dirette e indirette tratte da Platone, Cicerone, Sallustio, Plinio, Terenzio, Virgilio e Orazio11.

La copiosa disponibilità libraria di Eugippio trova conferma nelle parole fiduciose con cui Fulgenzio conclude una sua lettera all’abate di Lucullanum: Obsecro ut libros quos opus habemus,

serui tui describant de codicibus uestris12.

6

PCBE II/1, s.v. Donatus 8, p. 598: Segnalato nella prosopografia come presbyter, è attestato in qualità di diacono proprio nella sottoscrizione personale alla traduzione di Rufino da Origene, secondo cui durante la decima indizione, quindi nel 561, si trova in aedibus beati Petri in Castello Lucullano. Divenuto prete nel 570, nel medesimo luogo, emenda la personale copia dei commentari dell’Ambrosiaster sull’epistola di Paolo.

7

In ms. Montecassino 150 strettamente correlato a ms. Vat. Lat. 3375.

8

Eug. reg. praef. (CSEL LXXXVI, p. 3): […] monasterium tuum ingressi sumus […] locos eminus arguit pinus, ex qua

et Pineti clarum nomen saeculo dedit.

9

ODC, s.v. Sixtus II, pp. 1507 s.: Asceso al soglio pontificio nel 257, il martire Sesto ebbe rapporti con Cipriano e le Chiese dell’Africa e dell’Asia Minore. Patisce il martirio sotto l’imperatore Valeriano, nel 258, ed è sepolto insieme a Callisto. Il suo nome è riportato nel martirologio romano alla metà del IV secolo.

10

PLRE I, s.v. Turcius Apronianus 8, p. 87: Aproniano è marito di Avita. Senatore tra la fine del IV sec. e l’inizio del V secolo, pagano, è convertito al cristianesimo da Melania. Conosce Paolino di Nola e, come attestato dalla Historia

Lausiaca, si trova sicuramente a Roma nel 405. E’ identificabile con l’Aproniano cui Rufino di Aquileia dedica anche

l’Explanatio ad Psalmos di Origene.

11

Cfr. infra p. 39, n. 11.

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