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BIGLIETTI E ORARI D’APERTURA

5. I RISULTATI DELL’AUTONOMIA E IL SISTEMA MUSEALE NAZIONALE

5.3 AUTONOMIA COME AZIONE

5.3.1 BIGLIETTI E ORARI D’APERTURA

Un primo aspetto riguarda le politiche di decisione sui prezzi dei biglietti e sugli orari di apertura delle sedi museali. A questo proposito si richiama l’esperienza dell’attuale direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt.

Tra le realtà museali presenti all’interno del museo autonomo degli Uffizi figura Palazzo Pitti, storico palazzo fiorentino.

Il direttore, dopo aver superato le polemiche riguardo alla sua nazionalità, ha approntato politiche di prezzo dei biglietti volte all’ottimizzazione degli orari di visita al Palazzo.

Ha verificato che nell’orario mattutino, approssimativamente nella fascia oraria che va dalle ore 8 alle ore 10, l’afflusso dei visitatori era nettamente minore rispetto alle altre ore del giorno.

Ha deciso, quindi, di applicare uno sconto del 50% per tutti i biglietti acquistati prima delle 8.59 e per tutti coloro che accedono all’edificio in orario compreso tra le 8.15 e le 9.25 (h ttps://www.uffizi.it/avvisi/pitti-sconto-mattino).

Questo sconto è, inoltre, cumulabile con quello previsto per le visite in bassa stagione, promozione valida per il periodo compreso tra il primo novembre fino alla fine di febbraio. In una città come quella di Firenze, città d’arte e meta di enormi flussi turistici, si è sempre discusso circa soluzioni in grado di “destagionalizzare” il turismo, rendendolo più intelligente e più sostenibile per il tessuto cittadino (problematiche comuni ad altre città d’arte italiane). Decisioni di questo tipo vanno sicuramente nella direzione di un’intelligente azione di coordinamento con la realtà territoriale e con le richieste della controparte politica.

Altre politiche di prezzo volte alla cura dell’esperienza di fruizione, sempre all’interno della realtà fiorentina, permettono di comperare un biglietto unico valido per 3 giorni (estesi a 4 qualora vi sia di mezzo il lunedì, giorno di chiusura) e che permette di visitare liberamente tutti i musei: Uffizi, Giardino di Boboli, Palazzo Pitti e anche l’Opificio delle Pietre Dure. Questo stesso format è soggetto a promozione durante la bassa stagione.

Sulla stessa falsa riga si inserisce la creazione del biglietto “PassePartout. Abbonamento annuale”. Secondo questa modalità, è possibile sottoscrivere una tessera con validità annuale che permette di avere accesso illimitato al museo o palazzo d’interesse per i 365 giorni successivi al primo ingresso, con un prezzo diverso per ogni museo che fa parte dell’istituto autonomo degli Uffizi. È previsto, inoltre, un abbonamento “formato famiglia” che, a un prezzo leggermente più alto, permette a due adulti e un numero illimitato di bambini i vantaggi di cui sopra.

Non sorprende quest’ultima formula alla luce della costante attenzione che la virtuosa direzione di Schmidt ha sempre prestato alle età più giovani, improntando allestimenti specificamente pensati per interessare maggiormente i bambini, in una dialettica di costante dialogo e collaborazione con gli istituti scolastici della città e dintorni.

Si segnala, inoltre, come, alla luce dell’attuale emergenza legata al COVID-19, gli abbonamenti in corso siano stati congelati e riprenderanno dal momento in cui potrà essere garantita la visita in sicurezza delle realtà museali fiorentine.

FIGURA 4 – (FONTE: SITO UFFICIALE GALLERIE DEGLI UFFIZI - h ttps://www.uffizi.it/pagine/tessere-annuali)

Iniziativa analoga è stata avviata a fine 2019 presso il Parco Archeologico di Pompei con il nome di “Pompei365”. Tramite questa iniziativa è possibile comprare una tessera nominativa e non trasferibile (ma acquistabile come regalo per terze persone) che permette l’accesso illimitato ai siti parte del parco per un anno intero dalla data di emissione del particolare biglietto.

Questa forma di agevolazione è partita come risposta a una petizione firmata dai cittadini e dagli appassionati d’archeologia, fatta pervenire alla direzione del Parco, che ha deciso di mantenere il nome dell’iniziativa proposto dalla collettività.

Io lo metterei prima – Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, accoglie il lancio dell’iniziativa, con partenza dal 1 gennaio 2020, con queste parole: “L’abbonamento assieme all’iniziativa delle domeniche gratuite, introdotta dal Mibact, sono mirati ad ampliare le possibilità di visita al sito e avvicinare ogni categoria di utente a questo patrimonio unico che è a portata di mano, ma va riscoperto e fruito sempre al meglio.”

Un’azione, quest’ultima, nata dalle istanze dei fruitori, reali e potenziali, che permette di cogliere le potenzialità di un impianto museale dinamico, autonomo, in grado di recepire e adeguare le proprie attività alle richieste del territorio e degli appassionati. Un bene culturale parte integrante della realtà; non un patrimonio da amministrare dall’alto ma come un’opportunità di gestione e fruizione partecipate e partecipative.

FIGURA 5 – (FONTE: SITO UFFICIALE PARCO ARCHEOLOGICO POMPEI - h ttp://pompeiisites.org/comunicati/arriva-pompei-365-

labbonamento-per-visitare-pompei-ogni-volta-che-vuoi/)

Un’altra iniziativa degna di nota, per quanto riguarda l’ottimizzazione degli orari di apertura delle sedi autonome, è stata implementata dall’allora direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori, quando, tra fine 2017 e inizio 2018, dichiarò di voler aprire il

palazzo vanvitelliano anche di martedì, giorno di regolare chiusura, con la formula dei “Martedì della Reggia”.

Con il favore dei sindacati dei lavoratori, studiò una formula che avrebbe permesso un contatto anche con le realtà culturali del territorio.

Il martedì, previo pagamento di un affitto, la Reggia diventava “teatro” di visite guidate particolari, tenute dalla compagnia teatrale “Il Demiurgo”, diretta da Franco Nappi. Il Palazzo veniva aperto solo per le visite guidate condotte dalla compagnia di teatranti che si impegnava a raccontare la storia della sede con il contributo di ballerini e musicisti. In questo modo la Reggia trovava modo di vivere anche quando sarebbe dovuta essere chiusa, anzi, con una modalità in grado di esaltarne le caratteristiche e la componente storico-artistica.

Oltre a essere fonte di arricchimento straordinario per la Reggia, dato il canone d’affitto, alla compagnia veniva lasciato il diritto di introitare i ricavi derivanti dagli ingressi, con il prezzo del biglietto che restava immutato rispetto ai normali giorni di visita.

Un’iniziativa in grado di far dialogare la Reggia con il proprio territorio e con le realtà culturali operanti in esso. Un martedì che permetteva alla Reggia di essere vissuta, restituita alla sua funzione originale.

Quest’ultima una tematica che è sempre stata a cuore del direttore Felicori, la cui decisione di aprire ad eventi privati, nel sacrosanto rispetto della sicurezza degli edifici e delle decorazioni, sollevò un grande polverone mediatico. Egli era reo, secondo una parte consistente della “dottrina”, di aver profanato la sacralità di uno spazio destinato alla sola fruizione, minacciando gravemente la sicurezza e la conservazione della Reggia. Un bene culturale che viene restituito alla sua funzione originaria, che viene reso vivo e vitale, disponibile alla consapevole partecipazione della cittadinanza. Questo era impensabile per la “dottrina”; si sottolinea un velo d’ironia nelle virgolette perché lo stesso dott. Felicori, a più riprese, a ironizzato, non senza una vena di malinconia, sulla casta della storia dell’arte italiana e su come essa veda il comparto dei beni culturali cui va sacrificata una parte della ricchezza dei cittadini (IRPEF) e che non deve essere profanato da istanze gestionali o economiche.

La triste vicenda del pensionamento forzato di Felicori in quanto dipendente comunale, avvenuto il 31 ottobre del 2018, nonostante il suo contratto come direttore della Reggia di Caserta fosse in vigore per un altro anno, getta delle ombre sulla reale volontà di prosecuzione e coerente implementazione della riforma. Ci si domanda se quella “dottrina” non sia ancora la compagine forte all’interno della componente culturale e dirigenziale del nostro Paese, e se questa riforma non sia servita effettivamente ad eliminare una forma mentis che vede i beni culturali come una reliquia e non come una testimonianza esperibile e foriera di sviluppo socio-economico.