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LA NOMINA DEI “SUPER DIRETTORI”

4. LA RIFORMA DEL 2014

4.4 LA NOMINA DEI “SUPER DIRETTORI”

“Un passo storico per l'Italia e i suoi musei che colma anni di ritardi, che completa il percorso di riforma del ministero e che pone le basi per una modernizzazione del nostro sistema museale”

Con queste parole il Ministro commenta la pubblicazione del bando per la selezione delle figure dirigenziali dei primi 20 musei autonomi.

Il carattere di adeguamento della riforma agli standard internazionali trova diretta conseguenza, dunque, nella scelta delle modalità di reclutamento e scelta dei direttori dei nuovi musei autonomi.

Si opta per una selezione di procedura pubblica, un unicum all’interno della storia dell’assegnazione di cariche dirigenziali nel MiBACT.

La sola scelta di questa modalità fortifica la convinzione che la riforma si muova davvero in una direzione innovativa. Scostandosi dalle precedenti modalità di spartizione delle cariche all’interno del Ministero stesso, con criteri spesso poco chiari e per nulla intesi in un’ottica di totale trasparenza, l’amministrazione culturale del nostro Paese supera gli argini del settore pubblici e i confini nazionali per ricercare le competenze necessarie sul mercato del lavoro.

Se la riforma ha comunque subito i limiti di un approccio top-down, dovuto anche a cause esterne legate alle contingenze politico-economiche, con questa scelta si prende atto dell’apertura del Ministero a una visione che parta dal basso, dalle reali necessità delle realtà museali, senza ricadere in un’aprioristica determinazione delle figure, ma cercando di trovare le giuste capacità in grado di inserirsi nei diversi contesti.

Tra il gennaio 2015 e il febbraio 2017 vengono emanati i bandi per l’assegnazione di incarichi dirigenziali per un totale di 30 realtà museali autonome.

Il primo di questi, emanato l’8 gennaio 2015, in diretta prosecuzione dei lavori di riforma riguardava 20 realtà museali (Galleria Borghese; Gallerie degli Uffizi; Galleria dell'Accademia di Venezia; Galleria Estense di Modena; Galleria Nazionale delle Marche;

Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma; Gallerie dell'Accademia di Firenze; Gallerie Nazionali d'arte antica di Roma; Museo Archeologico Nazionale di Napoli; Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; Museo Archeologico Nazionale di Taranto; Museo Nazionale del Bargello; Museo di Capodimonte; Palazzo Ducale di Mantova; Galleria Nazionale dell'Umbria; Palazzo Reale di Genova; Parco archeologico di Paestum; Pinacoteca di Brera; Polo Reale di Torino; Reggia di Caserta). La domanda deve essere presentata online, tramite apposita sezione del sito del Ministero, entro il 15 febbraio 2015 e deve essere corredata dal curriculum vitae e da una lettere di motivazione, redatta in italiano e in inglese.

Tra i requisiti richiesti, oltre ai titoli di studio, vi è una comprovata esperienza professionale in materia di tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale, maturata in Italia o all’estero. La commissione valutatrice, composta dall’ ing. Paolo Baratta (Presidente della Fondazione La Biennale di Venezia, in qualità di presidente), dal prof. Lorenzo Casini (Professore di Diritto Amministrativo dell’Università di Roma Sapienza), dalla dott.ssa Claudia Ferrazzi (segretario generale dell’Accademia di Francia – Villa Medici di Roma), dal prof. Luca Giuliani (rettore del Wissenschaftskolleg zu Berlin) e dal prof. Nicholas Penny (Direttore della National Gallery di Londra), valuta tra i criteri per la selezione:

“2. specifica esperienza professionale documentata di direzione e/o gestione di musei, comprendente attività di conservazione e valorizzazione delle collezioni, pianificazione delle attività, gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali;

[…]

5. esperienza nell’ideazione e nell’implementazione di progetti di comunicazione; 6. esperienza nell’ideazione e nella progettazione di progetti di fund raising; […]

2. capacità di comunicazione nei confronti di tutti gli interlocutori, interni ed esterni all’istituto; […]”.

Le competenze puramente scientifiche non sono sufficienti; è necessario dimostrare esperienza e conoscenza nel campo della gestione delle risorse, siano esse umane o

finanziarie, e nel campo della comunicazione, con particolare riguardo alla dialettica da intrattenere con tutti gli stakeholders.

L’esperimento pompeiano aveva portato in nuce l’impossibilità di selezionare figure così determinanti all’interno di una politica tutta interna al ministero, senza preoccuparsi, se non retoricamente, di questioni legate alla trasparenza e alla comunicazione costante con la società. Con il carattere pubblico di questo processo di selezione, la lezione dei precedenti esperimenti risulta appresa. Il Ministero si garantisce ampi spazi di scelta e collabora attivamente con la neoistituita Direzione Generale Musei (la quale ha il compito di proporre i nominativi dei dirigenti degli uffici di livello dirigenziale non generale) con il precipuo obiettivo di non schierarsi a favore di un direttore puramente “umanista” o un direttore puramente “manageriale”; al contrario decide per il criterio mediano dell’utilità e della capacità, cercando di modificare le procedure e la mentalità a queste legata.

Le prime selezioni si concludono entro la fine dell’anno e i primi 20 musei autonomi hanno i loro direttori.

Di questi 20, ad eccezione del neo-direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori, ben 19 sono rinomati storici dell’arte, con grande cognizione del patrimonio presente all’interno delle istituzioni che sono chiamati a governare. Il sig. Felicori viene, invece, dall’ambito comunale, essendo stato per anni dirigente del comune di Bologna. Grande eco mediatica suscita la nazionalità dei designati: ben 7 sono direttori stranieri.

Con particolare riferimento alla procedura di selezione del direttore del Palazzo Ducale di Mantova, viene presentato ricorso al TAR del Lazio circa la procedura stessa. Secondo gli impugnanti, la possibilità di conferire l’incarico a una persona straniera non trova legittimità nella legge italiana.

Il TAR, in attesa di procedere al vaglio della documentazione, aveva annullato i processi di nomina dello stesso Palazzo Ducale di Mantova; oltre alle nomine del MArTA, del MANN, delle Gallerie Estensi di Modena e del Museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria.

Con la sentenza n. 9 del 25 giugno 2018, l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato si pronuncia in favore delle istanze presentate dal Ministero, sottolineando e ribadendo la legittimità dei processi di selezione e delle nomine effettuate. Secondo i giudici, la cd. “riserva di nazionalità”, statuita tramite il regolamento adottato nel 1994 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in tema di “accesso dei cittadini degli Stati membri della Unione ai posti di lavoro presso le pubbliche amministrazioni” e dal Testo Unico del Pubblico Impiego del 2001, non trova applicazione nel caso di specie in quanto limitata a “posti di lavoro che implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri o che attengono alla tutela dell’interesse nazionale” .

Questa norma interna si scontra con il Trattato di Roma e, in particolare, con quanto disposto all’art. 45 riguardo la libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea.

Stante la primarietà del diritto comunitario qualora vi sia una legge nazionale che contraddica quanto riportato nei trattati comunitari, la Corte di Giustizia UE prevede la disapplicazione della norma interna in favore delle leggi comunitarie.

I Direttori stranieri, quindi, hanno potuto riprendere la propria occupazione, con il sollievo della parte più modernista del dibattito scientifico che guardava alle realtà internazionali in cui è consuetudine che un candidato straniero, se più meritevole e competente, ottenga incarichi anche di carattere pubblico in amministrazioni di altri Paesi.

Durante il corso di questa incresciosa vicenda, le selezioni per le figure dirigenziali delle altre realtà museali sono continuate regolarmente, garantendo maggior stabilità operativa ai direttori nominati.