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II. LE FRODI NEL SETTORE ITTICO! !

II.1 FRODE ITTICA SANITARIA ! !

II.1.3 BIOTOSSINE ALGALI!

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! ! Nel Reg.853/2004/CE si fa riferimento anche ad altre biotossine che possono essere veicolate all’uomo attraverso l’ingestione di prodotti della pesca. In particolare la vendita di molluschi eduli lamellibranchi provenienti da alcune zone non controllate oppure non sottoposte a determinati trattamenti di depurazione si

configura come frode e può comportare il rischio di ingerire sostanze tossiche, tossine, che possono portare ad una serie di sintomatologie da avvelenamento.! I molluschi eduli lamellibranchi (mitili, vongole, pettini, ostriche), in virtù della loro particolare modalità di alimentazione, basata sulla filtrazione giornaliera di notevoli quantità di acqua (filter-feeding), possono infatti accumulare all'interno del proprio tessuto digestivo (epatopancreas) significative quantità di cellule algali tossiche e di tossine.!

L’avvelenamento da molluschi è causato generalmente da una serie di tossine prodotte da alghe planctoniche (dinoflagellate, nella maggior parte dei casi) che vanno ad accumularsi e che a volte vengono metabolizzate nei molluschi stessi.! Le sindromi legate all’ingestione di molluschi contenenti queste tossine sono, principalmente: !

Il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 27 marzo 2002 “Etichettatura

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dei prodotti ittici e sistema di controllo” e successivi aggiornamenti rende obbligatorio

utilizzare una denominazione ufficiale per un prodotto ittico che corrisponda al nome latino. In particolare,con la denominazione commerciale “Cernia” possono essere indicate solo

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• DSP, Diarrhetic Shellfish Poisoning il cui agente eziologico risulta essere un insieme di molecole liposolubili tra le quali sono presenti l’acido okadaico, dinofisifitossine, pectonotossine, yessotossine;!

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• PSP, Paralytic Shellfish Poisoning i cui agenti tossici sono 18, raggruppati in gruppi di biotossine idrosolubili e termostabili, tra le quali saxitossina, la neosaxitossina e le gonyautossine 1, 2, 3 e 4 risultano essere le più tossiche;!

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• ASP, Amnesic Shellfish Poisoning, sostenuta dall’acido domoico, tossina che può essere contenuta anche in alcuni granchi e nei visceri di alcuni pesci;!

• NSP, Neurotoxic Shellfish Poisoning nel quale è implicata la brevitossina;!

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• VSP, Venerupin Shellfish Poisoning nel quale la responsabile è la venerupina.!

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Tabella 2: Principali sindromi nell’uomo legate all’ingestione di biotossine algali.!

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Sindrome Tossica nell’uomo

Microalga Vettore Principi tossici Sintomatologia

DSP • Dinophysis" (D.fortii, D.sacculus, D.acuta, D.caudata, D.rotundata)."

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• Lingulodiniu m polyedrum" • Goniaulax grindleyi Molluschi bivalvi • acido okadaico, dinofisifitossine, pectonotossine, yessotossine; sintomatologia gastrointestinale (diarrea) ! cancerogenicità dell’acido okadaico (?) PSP • Alexandrium tamarense, ! • Alexandrium minutum ! • Gymnodiniu m catenatum. Molluschi bivalvi saxitossina, neosaxitossina gonyautossine 1, 2, 3 e 4 sintomatologia a livello neurologico, tra cui formicolio, parestesia alla bocca, labbra, lingua e alle estremità degli arti,

profonda astenia

muscolare, impossibilità a mantenere la stazione eretta, andatura atassica ASP • Nitzschia pungens, ! • Pseudonitzsc hia seriata! • Amphora coffeaeformis ! • Chondria armata ! • Alsidium corallinum.!

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• Molluschi bivalvi! • Granchi! • Visceri di alcuni pesci

acido domoico – sintomi gastrointestinali precoci (entro le 24 ore), come nausea, vomito, dolori addominali, diarrea,! – sintomi neurologici (in genere entro le 48 ore): vertigini, cefalea, convulsioni, disorientamento, perdita di memoria temporanea, difficoltà respiratorie, e anche coma. NSP Gymnodinium breve! Molluschi bivalvi

brevitossina sintomi coinvolgono l’apparato digerente, quello vascolare e respiratorio (in qualche caso fino alla paralisi della muscolatura respiratoria), quello nervoso (parestesie) e la cute (irritazione).! Morte VSP Prorocentrum! minimum Molluschi bivalvi venerupina epatotossicità

Quello rappresentato dalle biotossine algali è un problema mondiale che sta interessando da vicino anche l’Italia dal giugno 1989, anno al quale risale la prima dimostrazione della presenza di biotossine marine in mitili dell’Adriatico. !

In questo periodo venne messa infatti in evidenza lungo la costa emiliano romagnola, la presenza nelle acque delle specie Dinophysis sacculus, D. fortii, D. rotundata, D.

acuminata, D. caudata, D. tripos che determinò problemi igienico-sanitari ai

consumatori di molluschi bivalvi (Boni et al., 1993).!

Nel corso degli anni, con l’incrementarsi dei casi di avvelenamento in seguito al consumo di mitili, sono state effettuate ricerche che hanno portato al rilevamento della presenza di altre microalghe produttrici di biotossine algali, tra le quali la yessotossina (YTX) (Ciminiello et al., 2003).!

Il Reg.854/2004/CE stabilisce in Allegato II le modalità attraverso le quali l’Autorità competente deve effettuare i controlli ufficiali sui molluschi bivalvi vivi provenienti da zone di produzione classificate: le zone di produzione e di stabulazione risultano infatti essere suddivise in tre categorie in funzione della contaminazione fecale.! Le zone classificate come di classe A sono quelle zone da cui possono essere raccolti molluschi bivalvi vivi che verranno direttamente destinati al consumo umano; ovviamente devono essere rispettati i requisiti sanitari previsti dal Reg.853/2004/CE .!7

Le zone classificate come di classe B sono quelle zone da cui i molluschi bivalvi vivi possono essere raccolti, ma possono essere immessi sul mercato ai fini del consumo umano soltanto dopo aver subito un trattamento in un centro di depurazione o previa stabulazione in modo da soddisfare i requisiti sanitari stabiliti dal Reg.853/2004/CE.! Vengono classificate dalla Autorità competente come zone di classe C quelle zone da cui i molluschi bivalvi vivi possono essere raccolti, ma possono essere immessi sul mercato soltanto previa stabulazione di lunga durata al fine di soddisfare i requisiti sanitari precedentemente elencati.!

L’ Allegato III, Sezione VII, Capitolo V del Reg.853/2004/CE stabilisce i limiti massimi di

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concentrazione di biotossine algali all’interno del corpo intero o nelle parti consumabili dei molluschi bivalvi vivi: !

a) PSP (Paralytic Shellfish Poisoning): 800 μg/kg;!

b) ASP (Amnesic Shellfish Poisoning): 20 mg/kg di acido domoico;!

c)  acido okadaico, dinophysitossine e pectenotossine complessivamente: 160 μg di equivalente acido okadaico/kg;!

d) yessotossine: 3,75mg di equivalente yessotossine/kg (Regolamento CE n.786/2013)! e) azaspiracidi: 160 μg di equivalente azaspiracido/kg.

In applicazione di questo Regolamento, quando i piani di monitoraggio attuati dalla Autorità competente su una determinata zona di produzione mettono in luce una mancanza dei requisiti sanitari stabiliti per i molluschi bivalvi vivi ed un conseguente rischio per la salute pubblica, la zona in questione deve essere chiusa; è per tale ragione che numerosi allevamenti della costa romagnola sono rimasti chiusi per molti giorni nell’arco degli ultimi anni. (Poletti et al., 2008).!

Nell’ambito dei molluschi bivalvi vivi ergo una delle possibili frodi sanitarie si concretizza quando vengono posti in commercio esemplari provenienti da zone sottoposte ad Ordinanze di divieto di raccolta per motivi sanitari (presenza di biotossine algali, cariche microbiche superiori ai limiti consentiti, presenza di germi patogeni o sostanze tossiche).!

Inoltre si profila come frode sanitaria anche la commercializzazione da parte degli operatori del settore alimentare di molluschi bivalvi vivi raccolti da zone che non sono state classificate dalla Autorità competente (Reg.853/2004/CE Allegato II, Sezione VII, Capitolo II, punto A, comma 6). !

Nella Relazione annuale sull’attività operativa del Comando Carabinieri per la Sanità relativamente all’anno 2000 sono riportati diversi casi di non conformità nella

commercializzazione di molluschi bivalvi vivi; nella maggior parte degli interventi ciò che ha portato al sequestro delle partite ed al segnalamento all’autorità giudiziaria degli OSA coinvolti è la presenza di una fittizia documentazione sanitaria che

accompagna i prodotti. In tutti i casi presi in considerazione infatti i molluschi bivalvi vivi provenivano da zone precluse alla raccolta in quanto altamente inquinate.!

Anche il Rapporto “Italia a Tavola” a cura di Legambiente relativamente all’anno 2008 cita altre operazioni dell’Autorità competente tese a sventare la introduzione in

commercio di molluschi bivalvi vivi privi della idonea documentazione di

accompagnamento: è il caso relativo al sequestro presso il porto di Brindisi di un carico di 850 chili di molluschi pregiati e costosissimi della specie Modiolus barbatus, proveniente dalla Grecia completamente sprovvisto di documentazione sanitaria e commerciale.!

Altre possibili frodi che possono arrecare nocumento alla salute pubblica possono essere causate quando, fraudolentemente, vengono commercializzate partite di molluschi bivalvi morti misti a molluschi bivalvi vivi: i molluschi bivalvi, al momento della vendita, devono essere infatti vivi al momento dell’acquisto.!

II.1.4 GEMPYLOTOSSINA!

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! ! L’attenzione degli organi di controllo nei confronti delle frodi sanitarie deve rimanere sempre molto alta data la variegatura e la complessità del mercato dei prodotti della pasca: oltre infatti agli avvelenamenti da molluschi sostenuti da biotossine algali ed oltre alle specie ittiche velenose precedentemente passate in rassegna, come ricordano Arcangeli et al., 2007, sono considerate velenose anche altre famiglie di pesci.!

Secondo infatti il parere adottato il 30 agosto 2004 dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), i prodotti della pesca della famiglia Gempylidae, in particolare Ruvettus pretiosus e Lepidocybium flavobrunneum, possono avere effetti gastrointestinali nocivi. Queste due specie sono infatti oggetto di uno specifico divieto di commercializzazione sul territorio nazionale data la presenza di tali pesci nelle acque nazionali, specialmente a sud, nel Mar Ionio (cfr. nota Min. 15420/AL.22 ISS, Uff. IX del 5/7/1999), salvo che il prodotto non sia accompagnato da specifiche informazioni per il consumatore riguardanti la corretta modalità di cottura per

allontanare la componente tossica dai tessuti (cfr. Linee guida nazionali sui prodotti della pesca, conferenza stato regioni 2007 - suppl. ord. Alla G.U. n. 68 del 22 marzo 2007).!

La ragione risiede nel fatto che le carni di questi pesci, in commercio chiamati

rispettivamente oilfish e Escolar (in Italia conosciuti come “ruvetto", “rovetto", “pesce raspa”,o “pesce olio” il primo e come “pesce burro” il secondo) contengono

naturalmente una miscela di esteri di acidi grassi saturi (la cosiddetta

gempylotossina) che, se assunta in grandi quantità, ha l’effetto di un olio purgativo.! La sintomatologia da gempylotossina si manifesta mediamente dopo 2 o 3 ore dall’ingestione del pesce ed è di natura gastrointestinale: le persone intossicate presentano infatti solitamente diarrea, dolori e crampi addominali, nausea, mal di testa e vomito.!

Dalla poca casistica presente risulta impossibile stabilire un livello di assunzione di queste carni che non arrechi un danno alla salute; per questo motivo il Reg.

2074/2005/CE che rettifica e sostituisce in alcuni punti il Reg.853/2004/CE stabilisce che “ i prodotti della pesca freschi, preparati, congelati e trasformati appartenenti alla

famiglia delle Gempylidae, in particolare Ruvettus pretiosus e Lepidocybium flavobrunneum possono essere immessi sul mercato solo in forma di prodotti

confezionati o imballati e devono essere opportunamente etichettati al fine di informare i consumatori sulle modalità di preparazione o cottura e sul rischio connesso alla presenza di sostanze con effetti gastrointestinali nocivi”."

Come raccomandato nella nota EFSA del 30/8/2004, question n. Q 2004, 016 queste

specie devono essere infatti preparate in modo che la maggior parte del grasso venga eliminato durante la cottura ed, inoltre, il liquido derivante da questo procedimento non deve essere utilizzato come condimento.!

Per quanto riguarda l’Italia è interessante riportare i casi raccolti dalla Dottoressa Alessandra Belli dell’AUSL N° 10 di Firenze, in merito alla manifestazione di episodi diarroici in due nuclei familiari in seguito al consumo di pesce congelato di

provenienza Oceano Indiano etichettato come “cernia” e poi risultato essere Ruvettus

pretiosus."