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Blomberg e “Las cigarras del hambre”

IL FASCINO DELL’ARRABAL

2.1 Un nuovo sguardo sul margine, tra tango e narrazione

2.1.3 Blomberg e “Las cigarras del hambre”

Qualche anno prima di Tuñón si era occupato di margini e marginali anche Héctor Pedro Blomberg, scrittore, giornalista e compositore di tanghi che gli scrittori di Boedo consideravano un modello per la sua sensibilità sociale.244

La zona che viene portata alla ribalta dai suoi scritti, con il relativo carico di miserie umane e poesia è quella del porto di Buenos Aires. Se infatti i fratelli Tuñón inseguono i protagonisti dei loro testi nel Puchero Misterioso, Blomberg sceglie invece l’area portuale della capitale come luogo d’incontro con uomini e marinai provenienti da ogni angolo del mondo, interessato ad ascoltare storie che, invariabilmente, convergono sul famigerato Paseo de Julio.

241 Ivi, p. 87. 242 Ibidem. 243 Ivi, p. 88. 244

Sulla funzione di precursore di Blomberg nei confronti degli scrittori sociali di Boedo si sofferma Juan José Delaney nell’articolo “Héctor Pedro Blomberg, precursor de Boedo”, in Ápicesdigital, n. 4, Raúl Lavalle Editor, Buenos Aires 2009, pp. 15-20, reperibile alla pagina web: http://www.scribd.com/doc/25338833/Apices-Digital-4 [Consultato il 26/02/2011].

Uno dei racconti del suo Las Puertas de Babel (1920), “Las cigarras del hambre”, è dedicato proprio alle cantanti-prostitute del Paseo de Julio, che Blomberg descrive così:

La vía larga, estrecha y oscura se extendía ante él, bordeada por tenduchos sórdidos, por cafetines y tabernas llenas de musiquillas que nunca enmudecían. Veinte idiomas chocaban bajo las arcadas sombrías; ásperas figuras vagaban sin cesar por la vía misteriosa. Hombres de todas las razas se codeaban allí. Los aventureros andrajosos que salieron del vientre de las naves parecían haberse dado cita en esa Corte de los Milagros porteña.245

Questa strada dai cui antri spira «un jadeo de lujuria», appartenente alla Buenos Aires del passato, offre dunque asilo ai paria della città, uomini senza patria che vivono nel ricordo di terre lontane ed annegano i propri sentimenti nostalgici in locali squallidi ed equivoci. In un simile scenario esercitano il mestiere più antico del mondo le donne che Blomberg definisce «las cigarras del hambre», le cicale della fame. Tali “artiste”, argentine o straniere, cantano sullo scenario dei cafés-conciertos storie di terre lontane, tenendo compagnia ai tristi marinai di passaggio ed a quelli che hanno deciso di fermarsi nella capitale porteña – ormai ridotti a «desechos humanos» –, e dopo l’esibizione si appartano con clienti o amanti, ripresentandosi sul palco il giorno successivo «ojerosas y descoloridas, con las orgias de la noche escritas en los rostros lívidos».246

Blomberg riesce comunque ad offrire una descrizione altamente poetica di queste donne che sembrano aver toccato il fondo e si radunano nella zona del porto:

Eran las cigarras del hambre que volvían a cantar, después de los silencios siniestros, inquietantes, del Paseo de Julio. Las había de todas las razas: andaluzas de Cádiz y de Málaga, francesas de Marsella y del Havre, italianas de Génova y de Nápoles, griegas de Salónica, inglesas de Liverpool y de Swansea, norteamericanas de Charleston y San Francisco.

Eran gaviotas de todos lo puertos, horribles algunas, pasables otras, bellas las menos.247

245

H. P. Blomberg, “Las cigarras del hambre”, in Las puertas de Babel, Cooperativa Editorial Buenos Aires, Buenos Aires 1929, p. 16.

246

Ivi, p. 35.

247

La comparazione con il mondo animale ritorna, ma la similitudine che accosta le prostitute-cantanti a gabbiani e cicale è molto distante dai brutali paragoni di Stanchina, il quale immaginava le mujeres de la vida simili a cagnacci affamati o a vermi disgustosi.248 Lo scrittore prova infatti un sentimento di empatia nei confronti di queste sventurate e, di conseguenza, le sue descrizioni risultano più liriche, come rileva Gálvez nel prologo alla raccolta:

Y esta es otra característica del autor: haber tratado asuntos realistas, gentes y cosas repugnantes, con espíritu poético. Ha ennoblecido la realidad, convirtiendo en verdaderos poemas lo que en manos de un escritor naturalista habría resultado una cosa desagradable, aunque tal vez más fuerte.249

Blomberg si sofferma in particolare sulle vicende della più bella tra queste

cigarras, Marieta Brentano, giramondo con sangue siciliano significativamente nata

in un porto, il cui destino di figlia di uno sconosciuto ubriaco si compie con l’abbandono subito da parte dell’affascinante ufficiale marittimo di cui si era innamorata, e con l’inizio di una “carriera” da cantante-prostituta. La sua condizione viene però addolcita dalla solidarietà di un arabo, uno dei mille sventurati che come lei popola la zona del porto, e che la donna ama, ricambiata, fino a stancarsene ed abbandonarlo senza troppi drammi. Per la storia di questa fortunata giovane c’è anche un parziale lieto fine, che la vede allontanarsi dallo squallore del Paseo de Julio per cominciare una vita più sfarzosa, ma pur sempre mala:

Era Marieta Brentano, que se iba para siempre del Paseo de Julio.

Era la cigarra del hambre, transformada en mariposa de la lujuria; la gaviota de los muelles, convertida en golondrina de amor, que se lanzaba en busca de los veranos, mientras allí, en los antros, las hermanas cigarras proseguían la obscura miseria de sus días, mientras el Paseo de Julio reanudaba su negra canción interminable.250

Ma per una cicala che riesce a trasformarsi in farfalla ed a volare via, ce n’è un’altra destinata a concludere la sua avventurosa vita proprio nel Paseo de Julio. Nel racconto appare infatti un’altra Marieta, che emerge come un’ombra dal passato di Hansen, marinaio caduto in disgrazia a causa della sua indole violenta e convinto di

248

Cfr. § 1.3.2.

249

M. Gálvez, “Prólogo”, in H. P. Blomberg, Las puertas..., cit., p. 11.

250

averla uccisa molti anni prima a Marsiglia – strangolandola – perché lei lo aveva tradito. La suggestiva descrizione che lo scrittore offre di questa prostituta la avvolge in un’aura quasi mitica:

En los ojos extraños de aquella mujer ardían todas las pasiones de la humanidad. Por sus mejillas pintadas parecían haber corrido todas las lágrimas de las edades. Era la musa de todos los puertos, la gaviota de todos los muelles.251

Quando però Hansen la riconosce, si scaglia su di lei e questa volta riesce davvero a strangolarla senza che nessuno si azzardi a fermarlo, ma viene a sua volta ucciso con un colpo di pistola da un cameriere del bar, quel Bar Garibaldi con gli eroi nazionali – non argentini, però: i quadri rappresentano infatti l’ammiraglio Nelson, il generale Lafayette e “l’eroe dei due mondi” Garibaldi – incorniciati ed appesi alle pareti, che assistono con indifferenza allo svolgimento di un dramma affatto straordinario in questo ambiente. Sulle vite dei personaggi di Las Puertas de Babel pende infatti costantemente la spada di Damocle di una tragedia inevitabile, sempre pronta a scoppiare nello scenario del Paseo de Julio in cui, come aveva annunciato lo scrittore: «De los antros, de las tabernas, de los tenduchos se desprendía un vaho de drama, una sensación indefinible de tragedia».252

L’esistenza di questo mondo separato dal resto della città, con le sue regole e le sue leggi spietate, è segnalata anche da Gálvez, che sottolinea la presenza di una solare Buenos Aires «de arriba» ed una inquietante Buenos Aires «de abajo», in una geografia nella quale alle differenti coordinate spaziali corrispondono universi opposti ed inconciliabili – aspetto che, come si vedrà più avanti, viene evidenziato anche nei testi di Roberto Arlt e Julio Cortázar –:

Los puertos de Buenos Aires, y los barrios que los rodean: la Boca, el Dock Sur, el Paseo de Julio, son las puertas de Babel. Por ellos se entra en la ciudad monstruosa e inquietante donde todos los idiomas del mundo y todas las razas se confunden y mezclan. Arriba está la ciudad rica y poderosa. Abajo, es decir en las puertas de Babel, se aglomera la caravana de los parias, la turba sucia y doliente que arrastra por los puertos y los mares su desolación y su miseria.253

251 Ivi, p. 48. 252 Ivi, p. 17. 253

Blomberg sceglie dunque di sposare i drammi di questa folla di disperati, seguendone i destini con un trepidante senso di partecipazione. Il suo atteggiamento è molto diverso da quello di voluto distacco assunto qualche anno dopo da Borges nella poesia dedicata al Paseo de Julio – «Puerto mutilado sin mar, encajonada racha salobre, / resaca que te adheriste a la tierra: Paseo de Julio, / aunque recuerdos míos, antiguos hasta la ternura, te saben, / nunca te sentí patria»254 –, che lo descrive come un ricettacolo di malvagità e perdizione irreparabile:

¿Será porque el infierno es vacío / que es espuria tu misma fauna de monstruos / y la sirena prometida por ese cartel es muerta y de cera? [...] Detrás de los paredones de mi suburbio, los duros carros rezarán con varas en alto a su imposible dios de / hierro y de polvo, / pero, ¿qué dios, qué ídolo, qué veneración la tuya, Paseo de Julio? / Tu vida pacta con la muerte; / toda felicidad, con sólo existir, te es adversa.255

Sulle vicende degli avventori della zona portuale Blomberg tornerà con un racconto di Los soñadores del bajo fondo (1924), “Una hija del Paseo de Julio”. In questo testo, che narra una storia ambientata nei primi anni del Novecento, Blomberg descrive ancora l’ambiente delle cigarras, ma da una prospettiva diversa: adesso lo scrittore deve infatti recuperare nel passato – con uno sguardo che diventa nostalgico – un mondo che già non esiste più:

Las veladas ruidosas de otros días han desaparecido. El silencio ha descendido sobre los bar-conciertos, donde, hace apenas cinco años, las cigarras del hambre y de la lujuria ponían la nota de sus cuerpos lascivos y cálidos.

Las gaviotas del Paseo de Julio han levantado el vuelo. La ciudad inmensa las hizo desaparecer en sus turbias y ardientes entrañas, y de aquellas mujeres bizarras, de aquella feria humana febril que recordaba en el regazo de Buenos Aires los infiernos cosmopolitas de Londres y Marsella, de Barcelona y Alexandria, no queda más que un recuerdo cada vez más vago, cada vez más borroso.256

È un misto di ricordo e fascinazione il sentimento che prevale nell’autore, attratto da tutto ciò che è esotico e da chi ha girato il mondo. Le prostitute, in questo caso,

254

J. L. Borges, “El paseo de Julio” (1929), in Obra poética: 1923-1966, Emecé, Buenos Aires 1966, p. 127.

255

Ivi, pp. 128-129.

256

H. P. Blomberg, “Una hija del paseo de Julio”, in Los soñadores del bajo fondo, Tor, Buenos Aires 1924, p. 11.

appaiono agli occhi di Blomberg come la porta d’accesso a terre lontane, terre che egli stesso aveva visitato quando, seguendo il richiamo del sangue – suo nonno era un marinaio svedese –, si era imbarcato per attraversare l’oceano:

Suenan, espectrales, y sonoras, las canciones que cantaban, sobre los sucios tablados de apolillado terciopelo, en las guaridas luminosas de los cafés- conciertos, las miserables alondras de Italia y de España.

¡Aquellas alondras!

Sus voces, roncas de alcohol, de avariosis o de cocaína, tenían la sugestión misteriosa de la vida errante.257

È inevitabile che da questa continua mitizzazione dei marinai, avventurosi viaggiatori, si origini un impietoso confronto con gli uomini “di terra”, la cui vita non ha nulla di eroico, che si emozionano ascoltando canzoni melense, noiosissime per i naviganti, e che vengono spregiativamente definiti dallo scrittore come «sujetos indígenas, compadritos», ribaltando la consuetudine della società argentina dell’epoca di disprezzare e rigettare l’immigrato.

La storia proposta da Blomberg in questo nuovo racconto parla di una ragazzina nata in un café-concierto,258 la quale cresce attorniata da cigarras che vengono da posti diversi ed hanno un diverso passato alle spalle: c’è una creola, una ex lottatrice brasiliana, una spagnola con il volto sfigurato dalla sifilide... E poi c’è l’affascinante italiana Ginnuccia – la quale «Hablaba el inglés y el francés a la perfección, y cuando no estaba soñando sus sueños de cocaína, en las tardes solas del bar, leía libros de versos que le regalaban los oficiales de los buques»259 –, donna misteriosa che cerca di dimenticare le sue pene con la droga e sulla cui figura lo scrittore si sofferma per svelare ai lettori le complesse storie racchiuse in ognuna delle sventurate costrette a vendersi per pochi pesos. La miseria e l’orrore di queste vite non vengono quindi nascosti, ma ancora una volta sono coperti e idealizzati da un velo lirico.

257

Ivi, p. 12.

258

Come la protagonista di “Sentimento gaucho” di Tuñón, anche lei nata in un caffè del Paseo de Julio, e la sfortunata Rosarito di Café de camareras.

259

Ivi, p, 19. Le sue canzoni addolciscono i naviganti, fluendo con naturalezza dalla «garganta de la pobre gaviota arrojada por las marejadas de la miseria a las arcadas del Paseo de Julio, con sus horribles úlceras y su añoranza ardiente, anoranza de cielos azules y de muelles bañados por el sol, bajo el beso salobre del océano», ivi, p. 20.

Anche nel locale di “Una hija del Paseo de Julio” si susseguono naturalmente drammi e delitti di prostituzione e passione, spesso anche in presenza della piccola Eva, la quale sembra dunque destinata a seguire la strada delle donne che la circondano, vittima delle leggi del sangue e dell’ambiente.

La differenza rispetto alle storie precedenti è che quello recuperato da Blomberg nel suo racconto è un mondo che ormai sta esalando il suo ultimo respiro: a simboleggiare questo processo, infatti, in uno stesso giorno muore il proprietario del bar-hotel nonché padre di Eva, la prostituta brasiliana viene arrestata e la povera Pilar Gimánez, «cuyo rostro estaba ya totalmente desfigurado por las úlceras»,260 è costretta ad internarsi in un ospedale. E se la giovane e sprovveduta Eva sembra ad un certo punto soccombere all’ondata di lussuria che si leva dal Paseo di Julio per avvolgerla e trascinarla con sé,261

alla fine riesce a sottrarsi a questa condanna e viene portata via dall’amato marinaio che rende possibile, almeno per questa ragazza – la cui giovane vita non era però stata ancora macchiata dall’orrore della prostituzione –, il riscatto negato a tutte le cigarras del hambre di Blomberg.