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AUTOBIOGRAFIA E FINZIONE, MITO E PARODIA

3.2 Incroci tra autobiografia e finzione

3.2.1 Los cuentos tristes di Marta Lynch

In Los cuentos tristes, pubblicato nel 1967, la scrittrice Marta Lynch inserisce ben due racconti dedicati alla figura della prostituta, “Las señoritas de la noche” e “Las señoras que tomaban té”.

“Las señoritas de la noche” parla di due ragazzi cresciuti insieme in un imprecisato quartiere della periferia di Buenos Aires. La prima descrizione della protagonista femminile la offre sua madre, che delinea al contempo il contesto della sua crescita: «la Negra, nacida mal, [...] pero había nacido y allí estaba, oscura y flaca al nacer, buena hija de pobre, sanita y viva, aprendiendo en la vereda los primeros pasos, los insultos y las inocentes indecencias del barrio».371 La Negra è «mal nacida» perché è figlia illegittima di un prete e di una donna la cui storia sembra parafrasare il testo di un tango;372 il suo amico Arturo fa parte invece di una

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M. Lynch, “Las señoritas de la noche”, in Los cuentos tristes, Centro Editor de América Latina, Buenos Aires 1967, p. 8.

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«Doña Lola estaba casi segura de que la Negrita había sido el resultado de aquel abrazo triste que aún le calentaba el alma, pero el cura le pidió tantas veces olvidarlo que ella decidió echar tierra sobre él. Ya no quebada nada del abrazo fuera de la Negra y de la

famiglia “rispettabile”, ma estremamente conflittuale. I due sono inseparabili, ma diventando adulti le loro traiettorie esistenziali divergono: l’essere cresciuti per la strada porta infatti l’uno a prendere i voti – anche grazie all’interessamento del prete che, pur non essendosi occupato della propria figlia, decide di prendere sotto la sua custodia il figlio di un «almacenero anarquista» –, l’altra a diventare prostituta...

Il destino di questa ragazza abituata a vivere per la strada, come del resto tutti i giovani abitanti del sobborgo – «al fin la calle es el gran recurso de los pobres»373 – è infatti segnato a partire dal giorno in cui la Negra cede all’attrazione esercitata su di lei dall’invitante mondo intravisto dal cancello di casa, e scopre il potere sugli uomini che il suo corpo le offre: «Al pasar frente al vidrio se descubrió cómo la veían los otros. Los hombres iban a ser corderos para ella».374

Il differente percorso che i due figli dell’arrabal intraprendono non ne sancisce la separazione, anzi i due decidono di andare a vivere nello stesso isolato, lui lavorando e studiando per diventare prete, lei prostituendosi ogni sera sulla strada:

Estaba habituado a verla por allí con su otras tristes y lindas compañeras de oficio. [...] Triste y linda mujercita que había encontrado un hueco sobre el paredón, donde la luz del farol la iluminaba, para mostrar como era, con frío y con tormenta, la paciente muchacha de la esquina; allí estaba en valiente exposición al alcance de los buenos hombres.375

Ma l’influsso negativo esercitato sulla Negra – personaggio tanto derelitto da non meritare nemmeno un nome proprio – dall’ambiente può essere però contrastato: sarà infatti proprio la giovane prostituta a riportare sulla retta via Arturo, il quale cerca di sedurla poco prima di prendere i voti, evitandogli di intraprendere il cammino dell’ipocrisia che il suo stesso padre aveva percorso. Potrebbe allora implicare una critica al falso moralismo imperante nella società argentina il fatto che all’interno di una narrazione priva di retorica o indignazione, nella quale si illustra il passaggio quasi indolore della ragazza dalla vita onesta a quella disonesta, proprio «esa pobre oveja, esa chica querida, esa endiablada y bonita pasajera del placer»,376 mostri

tristeza; ni siquiera cuando tatareaba por la tarde hubiera dicho alguien que las letras de los tangos se referían a su historia», ibidem.

373 Ivi, p. 10. 374 Ivi, p. 17. 375 Ivi, p. 18. 376 Ibidem.

maggiore fermezza ed attaccamento ai valori morali rispetto a un ministro di Dio ed ai «buenos hombres» che puntualmente si avvalgono dei suoi servigi.

In “Las señoras que tomaban té” Marta Lynch mostra invece il presente di due donne che hanno frequentato la stessa scuola da giovani e che si rincontrano dopo quindici anni in un caffè del centro: una è diventata casalinga, moglie di un rispettabile urologo, l’altra prostituta. La prospettiva proposta al lettore è quella della signora benestante, che ricorda il passato comune, i sogni e le tiepide speranze di un’indistinta massa di quindicenni: tra questi, l’aspirazione di ogni ragazza “onesta” a sposarsi e ad avere una famiglia, trasformatasi in realtà per tutte se si eccettua una compagna morta di tubercolosi in giovane età e la povera Adela, il cui presente stride con l’immagine e lo stile di vita dell’amica.

La scrittrice presenta la scena del confronto tra le due donne, consistente in una conversazione del tutto fasulla, nel corso della quale la prostituta Adela cerca inutilmente di coprire ciò che agli occhi della sua vecchia compagna diventa pian piano evidente:

Mis explicaciones se alargan y me distraigo –ella también se distrae– mira alrededor con algo de conocedora, mientras descubro sus manos, que no han conocido el trabajo, las uñas largas, son unas hermosas manos pero a la vez unas manos cursis. [...] Por fin advierto que su aspecto es muy curioso. Está acicalada, dura, enjaezada como un animal de feria, curiosamente trajeada, con una suerte de triste esperanza o de furiosa decisión sobre su persona. [...] Hace muchos años que escucho a las modistas insistir en la sobriedad, en la displicente forma de disimular los pechos o el borde de los muslos. Adela lleva una falda muy estrecha; bajo el cristal de la mesa veo sus anchas rodillas descubiertas y una blusa con aberturas en los brazos. Con mecánica, con infatigable impiedad anoto cada detalle: una especie de vidriera ambulante.377

La scrittrice propone ancora una volta un raffronto tra le diverse traiettorie vitali che possono svilupparsi nell’ambito di uno stesso ambiente, anche se in questo caso l’accento è posto con maggiore intenzione sulle differenze esistenti tra le rispettive famiglie d’appartenenza che quando si è giovani non sembrano così evidenti, rivelandosi però determinanti nella vita adulta: solo dopo molti anni la proprietaria della voce narrante si rende infatti conto delle impercettibili stranezze che

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riguardavano la famiglia di Adela ed in particolare la madre della giovane, probabilmente prostituta a sua volta. Le riflessioni della narratrice la portano infine ad alludere apertamente, quasi alla fine del racconto, alla professione dell’amica, il cui esercizio del resto non viene in alcun modo mostrato nel testo, ma solo rivelato da alcuni chiari indizi:

Yo salí de la manada de las arpías maternales y me fue bien, por eso tomo el té prolijamente con esa irritante desaprensión de las mujeres que saben tomar té. Y Adela, después de quince años, salida de idéntica manada, acaba el whisky con un gesto de impotencia preguntándose de nuevo si ha disimulado bien, si no miró ostentosamente alrededor con la habilidad que le enseñara su pobre, inmundo oficio, derramándose sobre su piel, es en vano el meñique levantado, las alusiones a su madre muerta y la cauta manera de ocultar lo inocultable porque no bien abrió la puerta estaba escrito en la cara de todos los que la vieron entrar, los mozos, el cajero y naturalmente los hombres.378

Della prostituta ci viene dunque restituita solo l’immagine catturata da questa placida e soddisfatta benestante che, con un incipiente senso di colpa si rende conto di aver fatto perdere alla sua vecchia compagna di studi il guadagno di un intero pomeriggio – trattenendola a chiacchierare –, e che ascolta con pena l’ultima pietosa bugia della mujer de la vida: «La monjas hicieron lo mejor para nosotras. Nos educaron bien. El mundo nos recibió como entonces esperábamos».379

Nemmeno in questo racconto si propone una critica sociale o una denuncia precisa ma, come nel caso precedente, si sviluppa una discreta e triste riflessione sulle dolorose disuguaglianze tra gli individui nella società, che sottolinea la dignità dei personaggi sospinti ai suoi margini prendendo spunto dalle finzionali ma realistiche vicende di uno di loro.

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Ivi, p. 57.

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